Storia della Chiesa
27 Fuoco tra le sterpi


“Fuoco tra le sterpi”, capitolo 27 di Santi – La storia della Chiesa di Gesù Cristo negli ultimi giorni, Volume 2, Nessuna mano profana, 1846–1893 (2020)

Capitolo 27: “Fuoco tra le sterpi”

Capitolo 27

Fuoco tra le sterpi

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Uomo a cavallo che conduce un altro cavallo

Nelle settimane precedenti la sua udienza in tribunale nel gennaio del 1872, circolavano molte voci in merito al ritorno di Brigham Young a Salt Lake City. I procuratori territoriali erano certi che Brigham avrebbe preferito sfuggire alla giustizia piuttosto che comparire davanti a un giudice.1

Tuttavia, verso la fine di dicembre, Daniel Wells ricevette una lettera urgente dal profeta. “Saremo presenti al momento stabilito per fare la nostra comparsa in tribunale”, lo informava Brigham.2 Il giorno dopo Natale, percorse circa centodieci chilometri attraverso le bufere di neve per incontrare Daniel a Draper, una città situata trentadue chilometri a sud di Salt Lake City. Da lì, salirono su un treno diretto a nord e Brigham arrivò a casa poco prima di mezzanotte.

Un agente del governo degli Stati Uniti arrestò il profeta una settimana dopo e lo scortò all’aula di tribunale del giudice McKean. Brigham mantenne la calma e si mostrò sicuro nel corso di tutta l’udienza. Rimarcando la sua età avanzata e la sua salute inferma, gli avvocati del profeta chiesero al giudice di rilasciarlo su cauzione. McKean respinse la richiesta e mise Brigham agli arresti domiciliari.3

L’inizio del processo era programmato entro breve e il Salt Lake Tribune prevedeva che ogni giornale degli Stati Uniti e della Gran Bretagna ne avrebbe pubblicato gli atti. Il “Grande processo” fu posticipato, tuttavia, e i giorni si trasformarono presto in settimane. Brigham trascorreva a casa la maggior parte del tempo, solitamente sotto la custodia degli agenti. A volte, però, partecipava a eventi sociali come quando, insieme a un vice sceriffo, si recò a una festa di compleanno a sorpresa per Eliza Snow presso l’edificio del Quattordicesimo Rione.4

Da Washington, DC, George Q. Cannon inviava a Brigham rapporti regolari in merito a un caso che i santi avevano presentato alla Corte Suprema degli Stati Uniti, la più alta corte della nazione. Il caso sosteneva che la pratica del giudice McKean di escludere deliberatamente i santi dai gran giurì nel Territorio dello Utah fosse illegale. Se la Corte Suprema avesse deliberato contro la pratica del giudice, allora tutte le accuse formulate da un gran giurì impropriamente costituito nello Utah — incluse quelle contro il profeta — sarebbero decadute con effetto immediato.5

La Corte Suprema decise il caso in aprile. Sia il giudice McKean sia George si trovavano in aula per ascoltare la sentenza. Benché alcuni dei suoi associati fossero certi che la corte avrebbe deliberato in loro favore, McKean era ansioso mentre il giudice presiedente leggeva la decisione della corte.6

“Nel complesso”, dichiarò il giudice presiedente, “siamo dell’opinione che in questo caso la giuria non sia stata selezionata e convocata secondo le leggi vigenti”7.

Il giudice McKean lasciò l’aula imprecando contro la sentenza e insistendo di non aver fatto nulla di sbagliato. Ben presto la notizia, viaggiando lungo le linee telegrafiche, raggiunse lo Utah. Tutte le accuse formulate da gran giurì costituiti illegalmente nel territorio erano state cancellate. Brigham Young era libero.8

“La Corte Suprema si è innalzata al di sopra dei pregiudizi religiosi e delle influenze politiche”, esultò George in una lettera indirizzata a Brigham più tardi quel giorno. Eppure George era preoccupato della decisione della corte, certo che non avrebbe fatto che inasprire ulteriormente i nemici dei santi.

“Non ci sarà da sorprendersi”, scrisse George, “se verrà fatto di tutto per promulgare delle leggi contro di noi”9.


Quell’aprile i santi di tutte le Hawaii si recarono a Oahu per partecipare a una conferenza a Laie, il loro luogo di raduno negli ultimi sette anni. Nell’accampamento vivevano in pianta stabile tutto l’anno circa quattrocento santi. C’erano una piccola cappella, una scuola e una grande fattoria dove i santi locali e i missionari provenienti dallo Utah coltivavano canna da zucchero.

Alla conferenza, tredici missionari locali resero testimonianza delle loro recenti esperienze. Sotto la direzione di Jonathan Napela, che era stato chiamato a sovrintendere l’opera di proselitismo nelle isole, i missionari avevano battezzato più di seicento persone. Il numero dei santi alle Hawaii superava ora di gran lunga le due migliaia.10

Ogni anziano rese testimonianza dei miracoli cui aveva assistito sul campo di missione. Recentemente, il Signore aveva guarito un uomo paralizzato dopo che i missionari avevano esercitato la fede e pregato in suo favore.11 Un altro uomo, che si era rotto il braccio cadendo dal suo mulo, era stato completamente guarito dopo una benedizione ricevuta dalle mani di due missionari. Altri anziani avevano ripetutamente benedetto una ragazzina che non poteva camminare. Dopo ogni benedizione era migliorata, un poco per volta, finché non era stata di nuovo in grado di correre e giocare.12

Dopo la conferenza, i missionari continuarono a predicare il Vangelo e a guarire gli ammalati. Keʻelikōlani, la governatrice della Big Island delle Hawaii, fu tra la schiera di quelli che cercarono il loro aiuto. Ella chiese ai santi di pregare in favore del suo fratellastro, il re Kamehameha V, che stava per morire. Napela conosceva bene il re così, insieme a un altro anziano di vecchia data della Chiesa, si recò a palazzo e si offrì di pregare per lui.

“Siamo venuti a conoscenza della vostra grande afflizione”, dissero, “e desideriamo sinceramente che vi rimettiate in salute”. Il re accettò la loro offerta e i missionari si inchinarono rispettosamente. Kaleohano poi offrì una fervente preghiera.

Quando i missionari ebbero finito, Kamehameha si sentiva molto meglio. Egli disse agli anziani che alcune persone del governo gli avevano fatto pressioni perché impedisse ai santi di predicare sulle isole, ma egli si era rifiutato di dar loro retta. La costituzione delle Hawaii garantiva la libertà di religione al popolo e lui aveva preteso che venisse rispettata.

Il re parlò amabilmente e a lungo con Napela e con Kaleohano. Mentre gli anziani stavano per andarsene, alcuni uomini arrivarono con del pesce per la famiglia del re. Quando li vide, Kamehameha indicò Napela e Kaleohano. “Non dimenticatevi di questi re”, disse.

Fece dare a ciascuno dei due anziani un cesto di pesci e li accomiatò.13


All’incirca nello stesso periodo della conferenza di aprile a Laie, i giornali di tutti gli Stati Uniti erano in fermento per un memoriale di nuova pubblicazione sul matrimonio plurimo scritto da Fanny Stenhouse, che era divenuta la donna di spicco del New Movement. Nel suo libro, Fanny dipingeva le sante degli ultimi giorni come donne oppresse e insoddisfatte.14

Le donne della Chiesa furono sconvolte da questa descrizione. Credendo che fosse meglio per le sante degli ultimi giorni descriversi da sé piuttosto che essere erroneamente dipinte da altri, la ventitreenne Lula Greene iniziò a pubblicare un giornale per le donne dello Utah. Lo chiamò Woman’s Exponent.15

Lula era una scrittrice di talento che serviva come presidentessa della Young Ladies’ Retrenchment Association di un piccolo ramo. Dopo averne pubblicato le poesie, il direttore del Salt Lake Daily Herald voleva che Lula scrivesse per il suo giornale. Tuttavia, dopo che il suo staff si era mostrato riluttante all’assunzione, il direttore le aveva suggerito di fondare un giornale suo.

L’idea aveva affascinato Lula. Le recenti riunioni di indignazione avevano mostrato la grande influenza che le sante degli ultimi giorni potevano esercitare parlando apertamente di questioni che stavano loro a cuore. Le donne, però, sia della Chiesa che non, raramente avevano la possibilità di esprimere la propria opinione in pubblico. Molte delle buone cose dette e fatte dalle Società di Soccorso e dalla Retrenchment Association, inoltre, non erano mai menzionate e passavano inosservate, specialmente da chi viveva fuori dal territorio.

Inizialmente Lula aveva confidato il progetto del giornale a Eliza Snow, che poi aveva consultato Brigham Young, prozio di Lula. Entrambi sostennero l’impresa. Su richiesta di Lula, Brigham le affidò una missione speciale: servire in qualità di direttrice del giornale.16

Il primo numero del Woman’s Exponent fu pubblicato nel giugno del 1872. Il giornale riportava notizie locali, nazionali e mondiali come pure editoriali, poesie e resoconti delle riunioni della Società di Soccorso e del movimento per la morigeratezza.17 Lula mandava in stampa anche le lettere al direttore, offrendo così alle donne della Chiesa uno spazio per raccontare le loro storie ed esprimere le loro opinioni.

A luglio, Lula pubblicò la lettera di una donna inglese, Mary, che metteva a confronto la sua vita difficile come serva a Londra e a New York con la sua vita nello Utah. “Noi ‘donne mormoni’ dobbiamo scrivere e dire al mondo — che voglia crederci o no — che non siamo povere e oppresse come siamo state dipinte”, affermava Mary. “Qui non sono stata oppressa ma sono stata libera di venire, libera di andare, libera di lavorare o libera di non farlo”.

E aggiunse: “Per il momento l’Exponent mi piace molto. Parla con buon senso”.18


Nel frattempo, nello Utah del nord, i gruppi settentrionali del popolo shoshone erano sul punto di morire d’inedia. Circa diecimila coloni bianchi, la maggior parte dei quali santi degli ultimi giorni, vivevano nelle terre indigene degli Shoshoni nella Cache Valley e nelle aree circostanti, sfruttando le risorse naturali di cibo della regione.19

Quando i santi erano giunti per la prima volta nella Cache Valley a metà degli anni ’50 del diciannovesimo secolo, un capo shoshone chiamato Sagwitch aveva instaurato un buon rapporto con i dirigenti locali della Chiesa, in particolare con il vescovo Peter Maughan, che a volte forniva aiuti agli Shoshoni attingendo all’ufficio della decima. Tuttavia, i rapporti fra i due popoli si erano inaspriti alla fine degli anni ’50, quando un numero maggiore di santi si era insediato nella valle e la selvaggina aveva iniziato a scarseggiare.

Per provvedere il cibo per sé e per le proprie famiglie, alcuni Shoshoni iniziarono a fare razzie tra il bestiame dei santi, considerandole una riparazione per la perdita delle terre e per l’esaurimento delle risorse. Forse nella speranza di porre fine alle razzie, i santi con riluttanza cercarono di nutrire gli Shoshoni regalando loro farina e manzo, ma questi doni non furono sufficienti a compensare le perdite causate dai coloni che si erano trasferiti nella Cache Valley.20

In questo periodo, gli Shoshoni si erano scontrati ripetutamente anche con il governo degli Stati Uniti. Il colonnello Patrick Connor, comandante delle truppe dell’esercito degli Stati Uniti di stanza a Salt Lake City, si servì del conflitto come scusa per attaccare gli Shoshoni. Una mattina di gennaio del 1863 Sagwitch e il suo popolo, accampati nei pressi del fiume Bear, al risveglio videro i soldati avanzare verso di loro. Gli Shoshoni ripiegarono dietro le loro difese e cercarono di rispondere all’attacco dei soldati. L’esercito però li circondò velocemente e fece fuoco senza pietà su di loro.

Nell’assalto all’accampamento perirono circa quattrocento Shoshoni, tra uomini, donne e bambini. Sagwitch sopravvisse all’attacco insieme alla figlia neonata e a tre figli. Sua moglie, Dadabaychee, e due figliastri furono invece contati tra le donne e i bambini uccisi.21

Dopo il massacro, i santi degli insediamenti limitrofi vennero per offrire assistenza agli Shoshoni feriti. A causa dell’attacco, però, Sagwitch fu estremamente diffidente nei confronti dei santi. Era stato Porter Rockwell, un santo degli ultimi giorni che a volte lavorava come ricognitore per l’esercito, a condurre i soldati all’accampamento degli Shoshoni. Inoltre, alcuni santi della Cache Valley avevano osservato il massacro dalla cima di una collina poco lontana e altri avevano dato rifugio all’esercito e lo avevano nutrito dopo l’attacco. Persino Peter Maughan, che descrisse le azioni dei soldati come “disumane”, credeva che fossero stati gli Shoshoni a causare le violenze. Alcuni santi arrivarono addirittura a considerare l’assalto un atto di intervento divino.22

Ora, un decennio dopo il massacro, Sagwitch e il suo popolo covavano ancora del risentimento verso i coloni bianchi. Benché i santi, grazie alla loro disponibilità ad attingere alle risorse della Chiesa per fornire cibo e provviste agli Shoshoni, si fossero riacquistati un po’ della loro fiducia, la perdita di vite innocenti, di terra e di risorse aveva lasciato gli Shoshoni in condizioni disperate.23

Nella primavera del 1873, un rispettato capo shoshone, Ech-up-wy, ebbe una visione in cui tre indiani entravano nella sua tenda. Il più imponente di loro — un uomo di bell’aspetto e dalle spalle larghe — gli disse che il Dio dei santi era lo stesso Dio che adoravano gli Shoshoni. Con l’aiuto dei santi avrebbero costruito case, coltivato la terra e ricevuto il battesimo.

Nella visione, Ech-up-wy vide anche gli Shoshoni condurre piccole fattorie insieme ad alcuni uomini bianchi. Uno era George Hill, un santo degli ultimi giorni che aveva svolto una missione tra gli Shoshoni quindici anni prima. Era un uomo che parlava la loro lingua e a volte distribuiva loro cibo e altre provviste.

Dopo aver saputo della visione di Ech-up-wy, un gruppo di Shoshoni si mise in viaggio verso la casa di George a Ogden.24


Poco tempo dopo, George Hill si svegliò una mattina e venne a sapere che un gruppo di Shoshoni era alla porta di casa sua e lo aspettava per parlargli. Quando George salutò i suoi visitatori, uno degli uomini che li guidavano gli spiegò che avevano saputo per ispirazione che i santi erano il popolo del Signore. “Vogliamo che tu venga al nostro accampamento e predichi e ci battezzi”, disse.

George non se la sentiva di battezzarli senza il permesso di Brigham Young. Delusi, gli Shoshoni lasciarono casa sua, ma ritornarono più tardi e chiesero nuovamente di essere battezzati. Anche questa volta George disse loro che doveva attendere di ricevere direttive dal profeta.25

Non molto tempo dopo, George si incontrò con Brigham Young a Salt Lake City. “Da un po’ di tempo ho un peso sulle spalle”, disse Brigham. “Ho cercato di scrollarmelo di dosso. Ora lo passo a te. Da ora in poi sarà il tuo fardello. Voglio che tu ti faccia carico della missione agli Indiani in tutto il nord di questa regione”.

Consigliò a George di stabilire un luogo di raduno per gli Shoshoni e di insegnare loro a coltivare la terra. “Non ho idea di come dovresti farlo”, disse, “ma troverai il modo”.26

Il 5 maggio 1873 George viaggiò in treno fino a una città circa cinquanta chilometri a nord di Ogden. Da lì si avviò a piedi verso l’accampamento di Sagwitch, a circa venti chilometri di distanza. Prima ancora che avesse fatto un chilometro, Tig-we-tick-er, un vecchio uomo shoshone, si avvicinò ridendo. Quella mattina, disse, Sagwitch aveva profetizzato che George avrebbe fatto visita al loro accampamento.

Tig-we-tick-er diede a George indicazioni per arrivare all’accampamento e promise di fare presto ritorno per sentirlo predicare. George proseguì e incontrò altri due Shoshoni che fecero eco alle parole di Sagwitch. Stupito, George si chiedeva come facesse Sagwitch a conoscere il giorno e l’ora esatti del suo arrivo. Per lui era un segno che l’opera del Signore stava davvero avendo inizio tra gli Shoshoni.

Ben presto George vide Sagwitch che si avvicinava a cavallo, conducendo un altro cavallo dietro di sé. “Ho pensato che saresti stato stanco”, disse Sagwitch, “così ti ho portato un cavallo”.

Cavalcarono insieme fino all’accampamento. Moltissime persone aspettavano per essere istruite. George predicò per un’ora o due e trovò che molti desideravano unirsi alla Chiesa. Quel pomeriggio battezzò centouno Shoshoni, incluso Sagwitch, e li confermò sulla riva. Poi lasciò l’accampamento appena in tempo per prendere l’ultimo treno per Ogden.27

Il giorno seguente, George mandò una lettera a Brigham Young. “Non mi sono mai sentito meglio in vita mia né ho mai trascorso un giorno più felice”, scrisse. Osservò che anche gli Shoshoni sembravano felici e intendevano tenere riunioni di preghiera ogni sera. Dopo aver menzionato il loro disperato bisogno di provviste, richiese sacchi di farina per il popolo.28

George poi scrisse dei battesimi in una lettera indirizzata al suo amico Dimick Huntington, che come lui conosceva la lingua degli Shoshoni. “Il mio unico desiderio è avere lo Spirito di Dio che mi aiuti”, affermò George, “affinché io possa essere in grado di compiere l’opera richiesta dalle mie mani”.

Lo supplicò: “Dimick, aiutami il più possibile. L’opera si sta propagando come il fuoco tra le sterpi”.29


Nel periodo in cui gli Shoshoni della regione nord occidentale abbracciarono il vangelo restaurato, Jonathan Napela veniva a sapere che a sua moglie, Kitty, era stato ordinato di recarsi sull’isola di Molokai poiché aveva contratto la malattia di Hansen, ossia la lebbra. Nella speranza di contenere il diffondersi della malattia nelle Hawaii, il re Kamehameha V aveva fondato una colonia sulla penisola di Kalaupapa a Molokai per mettere in quarantena le persone che mostravano i segni dell’infezione. Poiché si riteneva che la lebbra fosse incurabile, solitamente l’esilio nella colonia equivaleva a una condanna a vita.

Preoccupato per la separazione da Kitty, Napela si assicurò un impiego a Kalaupapa come assistente supervisore della colonia. I suoi nuovi compiti comprendevano distribuire le razioni e fare regolarmente rapporto al comitato per la salute. Questo lavoro lo metteva a stretto contatto con le persone infette, aumentando la probabilità che contraesse la malattia.

Quando, nella primavera del 1873, arrivò alla colonia insieme a Kitty, Napela iniziò a predicare il Vangelo e a tenere riunioni ogni domenica con i santi malati di lebbra. Inoltre divenne amico di padre Damien, un sacerdote cattolico che serviva a Kalaupapa, e di Peter Kaeo, un membro della famiglia reale hawaiana che aveva contratto la malattia ed era arrivato non molto tempo dopo Kitty e Napela.30

Nella colonia, Peter viveva in relativo agio, in una casetta con vista sulla penisola. Aveva assunto dei servi, riceveva doni dalla sua ricca famiglia e aveva scarsi contatti con le sofferenze delle persone dell’isola. Quando venne a sapere che un uomo dell’insediamento era morto, a quanto pare Peter ne fu sconvolto e lo disse a Kitty.

“Nulla di nuovo”, rispose lei. “Muoiono quasi ogni giorno”.31

Il 30 agosto 1873, Peter si unì a Napela nel compito di valutare le necessità delle persone della colonia. Il cielo del mattino era coperto mentre loro attraversavano la penisola per recarsi alle capanne e ai rifugi dove vivevano alcuni dei residenti. Napela si fermò prima presso una caverna e parlò con tre uomini, tre donne e un bambino in merito alla loro razione. Peter era inorridito. La malattia aveva completamente sfigurato il volto di alcuni di loro, ad altri mancavano delle dita.

In seguito, Napela e Peter incontrarono una donna con una gamba estremamente gonfia. Era a Molokai da tre anni e i suoi vestiti e la sua biancheria intima erano logori. Napela le disse che se lunedì fosse andata al magazzino della colonia, avrebbe ricevuto dei vestiti nuovi.

A ottobre, il comitato per la salute venne a sapere che Napela stava distribuendo cibo ai bisognosi della colonia che non erano autorizzati a riceverlo. Lo rimossero dal suo incarico e gli ordinarono di lasciare Kalaupapa. Immediatamente Napela informò della cosa Kitty. Quando poco dopo si imbatté nella coppia, Peter vide che stava piangendo. Ultimamente Kitty non era stata bene e Napela non voleva lasciarla.32

Napela fece richiesta al comitato per la salute di lasciarlo restare per prendersi cura di Kitty. “Ho promesso davanti a Dio di prendermi cura di mia moglie in salute e in malattia e finché morte non ci separi”, scrisse. “Ho sessant’anni e non mi resta molto da vivere. Voglio trascorrere quel poco che mi resta con mia moglie”.

Il comitato approvò la sua richiesta.33


Nel dicembre del 1873, dopo anni passati a promuovere la causa della Chiesa e dello Utah a Washington, DC, a George Q. Cannon fu conferita la carica di delegato per il territorio presso la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti.34 George si era preparato spiritualmente per questo momento. La sera prima si era sentito debole e solo ma, dopo aver pregato per ricevere aiuto, fu benedetto con gioia, conforto e forza.

“Qui non c’è uomo che mi sia solidale”, rifletteva nel suo diario, “ma ho un Amico più potente di tutti loro. Di questo gioisco”.35

All’inizio degli anni ’70 del diciannovesimo secolo, l’opinione pubblica sulla Chiesa era ai minimi storici negli Stati Uniti. Il presidente Ulysses Grant era determinato a porre fine al matrimonio plurimo nello Utah promettendo che, finché non ci fosse riuscito, avrebbe vanificato ogni tentativo di dichiarare lo Utah uno stato. Nella primavera del 1874, il senatore Luke Poland presentò un altro disegno di legge pensato per rafforzare la legge anti-bigamia Morrill, acquisendo un maggior controllo sui tribunali dello Utah.36

Nel frattempo, Fanny e T. B. H. Stenhouse continuavano a scrivere critiche contro la Chiesa e a opporsi al matrimonio plurimo di fronte alle platee di tutto il paese.37 Similmente Ann Eliza Young, una moglie plurima separatasi da Brigham Young che aveva intentato una causa di divorzio, aveva iniziato a tenere discorsi pubblici in cui denunciava la Chiesa. Dopo un’apparizione a Washington, DC, durante la quale Ann Eliza condannò l’elezione di George Q. Cannon al Congresso, il presidente Grant parlò con lei e si trovò completamente d’accordo con le sue opinioni.38

Dopo aver digiunato e pregato per ricevere guida, George cercò di esercitare la sua influenza per fermare il disegno di legge Poland. Cercò inoltre l’aiuto di alleati. Recentemente, Thomas Kane e sua moglie, Elizabeth, avevano trascorso l’inverno con Brigham Young nello Utah. Influenzata dai libri ostili e dai resoconti dei giornali, Elizabeth era arrivata nel territorio aspettandosi di trovare donne oppresse e senza speranza. Invece aveva incontrato donne gentili, sincere e devote alla loro religione. Poco dopo il viaggio, le impressioni che Elizabeth aveva avuto dei santi furono pubblicate in un libro. Nel libro, Elizabeth dipingeva i santi con onestà, benché continuasse ad essere contraria al matrimonio plurimo.

Anche grazie al libro di Elizabeth, George persuase i suoi colleghi legislatori a smussare alcuni aspetti del disegno di legge Poland. Tuttavia, nonostante tutti i suoi sforzi, non riuscì a impedire al presidente Grant di firmare il disegno che divenne così legge a metà giugno.39

Quell’estate e quell’autunno, William Carey, l’avvocato degli Stati Uniti nello Utah, intraprese le prime misure allo scopo di perseguire i santi che notoriamente praticavano il matrimonio plurimo. George fece ritorno nello Utah in questo periodo e a ottobre fu arrestato con l’accusa di praticare il matrimonio plurimo. Di fronte alla prospettiva di un numero sempre più elevato di arresti fra i santi, i dirigenti della Chiesa decisero di intraprendere un’azione legale che servisse da precedente, per mettere alla prova la legalità della legge Morrill contro la poligamia.

Trovarono un accordo con Carey: avrebbero acconsentito a fargli condannare un uomo per poligamia, in modo che gli avvocati della Chiesa potessero appellarsi a una corte di grado superiore. In cambio, l’avvocato federale promise che non avrebbe perseguito nessun altro finché il processo di appello del caso non si fosse concluso. Nel fare questo accordo, i dirigenti della Chiesa speravano che la corte di grado superiore avrebbe deliberato che la legge contro la poligamia violava i diritti religiosi dei santi e avrebbe ribaltato la sentenza.

George Q. Cannon fu rilasciato su cauzione poco dopo il suo arresto. Quella sera, incontrò George e Amelia Reynolds che passeggiavano lungo il muro meridionale dell’isolato del tempio. George Reynolds era un giovane santo britannico che serviva come segretario di Brigham Young. Quell’estate aveva sposato Amelia, la sua prima moglie plurima. Conoscendo bene Reynolds, George Q. Cannon lo raccomandò come candidato ideale per la contestazione alla legge contro la poligamia.

Reynolds acconsentì. Poiché il caso, che serviva da precedente, poteva continuare solo se fosse stato condannato, Reynolds fornì prontamente un elenco di persone che potevano fungere da testimoni contro di lui in tribunale. Fu arrestato per bigamia poco tempo dopo. Il giudice poi lo rilasciò su cauzione e stabilì la data del suo processo.40

  1. “President Young Again in Court”, Salt Lake Daily Herald, 3 gennaio 1872, [2]; “Give Him Time”, Salt Lake Daily Tribune and Utah Mining Gazette, 29 novembre 1871, [2]; “Oh Dear!”, Salt Lake Daily Tribune and Utah Mining Gazette, 23 dicembre 1871, [2]; “Home or Not at Home”, Salt Lake Daily Tribune and Utah Mining Gazette, 27 dicembre 1871, [2].

  2. Brigham Young and George A. Smith to Daniel H. Wells, Dec. 15, 1871, President’s Office Files, Brigham Young Office Files, CHL; Daniel H. Wells to Brigham Young, Dec. 22, 1871, Brigham Young Office Files, CHL.

  3. “Journal of Pres. Young and Party”, Dec. 26, 1871, in Historical Department, Office Journal, Dec. 23–28, 1871; Historical Department, Office Journal, Jan. 2, 1872; “Application for the Admission of President Young to Bail”, Salt Lake Daily Herald, 3 gennaio 1872, [3]; “Brigham Young on Trial”, Salt Lake Daily Tribune and Utah Mining Gazette, 3 gennaio 1872, [2].

  4. “Brigham Young on Trial”, Salt Lake Daily Tribune and Utah Mining Gazette, 3 gennaio 1872, [2]; Tullidge, History of Salt Lake City, 553–557; Whitney, History of Utah, 2:661–663; Historical Department, Office Journal, Jan. 2229, 1872; “Minutes of a Surprise Meeting”, Deseret Evening News, 24 gennaio 1872, [2].

  5. George Q. Cannon to Brigham Young, Mar. 16, 1872; Mar. 25, 1872, Brigham Young Office Files, CHL; “St. Brigham’s Counsel”, New York Herald, 16 novembre 1871, 5.

  6. George Q. Cannon to Brigham Young, Apr. 15, 1872, Brigham Young Office Files, CHL.

  7. “The Clinton-Engelbrecht Decision”, Deseret News, 8 maggio 1872, [10]–[11]. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  8. George Q. Cannon to Brigham Young, Apr. 15, 1872, Brigham Young Office Files, CHL; “By Telegraph”, Deseret Evening News, 16 aprile 1872, [1]; “Local and Other Matters”, Deseret Evening News, 16 aprile 1872, [3]; Historical Department, Office Journal, Apr. 25, 1872; “President Brigham Young”, Salt Lake Daily Herald, 26 aprile 1872, [2].

  9. George Q. Cannon to Brigham Young, Apr. 15, 1872, Brigham Young Office Files, CHL.

  10. Cluff, Autobiography, 132; H. H. Cluff, Letter to the Editor, 7 aprile 1872, in “Correspondence”, Deseret News, 8 maggio 1872, [13]; George Nebeker to Joseph F. Smith, 29 aprile 1872, e H. H. Cluff, Letter to the Editor, aprile 1872, in “From the Sandwich Islands”, Deseret News, 29 maggio 1872, [9]; “Elder George Nebeker”, Deseret News, 15 novembre 1871, [7]; H. H. Cluff, “Sandwich Islands”, Deseret News, 4 ottobre 1871, [9]; “Napela, Jonathan (Ionatana) Hawaii”, Biographical Entry, sito Internet Journal of George Q. Cannon, churchhistorianspress.org; vedere anche Moffat, Woods e Walker, Gathering to La‘ie, 29–47. Argomento: Hawaii

  11. William King to George Nebeker, 4 dicembre 1871, in “Correspondence”, Deseret News, 24 gennaio 1872, [3].

  12. H. H. Cluff, Letter to the Editor, aprile 1872, in “From the Sandwich Islands”, Deseret News, 29 maggio 1872, [9].

  13. Cluff, Autobiography, 134–135; George Nebeker, Letter to the Editor, 19 agosto 1872, in “Correspondence”, Deseret News, 25 settembre 1872, [10]; H. H. Cluff, Letter to the Editor, 12 ottobre 1872, in “Correspondence”, Deseret News, 20 novembre 1872, [10]; Woods, “Jonathan Napela”, 32–33; Zambŭcka, High Chiefess, 25; “Kaleohano, H. K.”, Biographical Entry, sito Internet Journal of George Q. Cannon, churchhistorianspress.org. Nelle fonti contemporanee, H. K. Kaleohano viene normalmente chiamato per cognome.

  14. Vedere “Mrs. Stenhouse’s Book”, Salt Lake Daily Tribune and Utah Mining Gazette, 26 febbraio 1872, [2]; “Mrs. Stenhouse on Polygamy”, Salt Lake Daily Tribune and Utah Mining Gazette, 1 marzo 1872, [2]; “Polygamy”, Chicago Tribune, 17 marzo 1872, [6]; “Reviews of New Books”, New York Herald, 25 marzo 1872, 10; “Mormonism”, Alexandria Gazette, 28 marzo 1872, [1]; “Giving Her Husband to a Second Wife”, New North-West, 13 aprile 1872, [4]; Walker, “Stenhouses and the Making of a Mormon Image”, 59, 62; e Stenhouse, Exposé of Polygamy, 13, 85–88, 96.

  15. Woman’s Exponent”, Woman’s Exponent, 1 giugno 1872, 1:[8]; “‘Enslaved’ Women of Utah”, Woman’s Exponent, 1 luglio 1872, 1:[20]; “Richards, Louisa Lula Greene”, Biographical Entry, sito Internet First Fifty Years of Relief Society, churchhistorianspress.org.

  16. Lula Greene Richards to Zina S. Whitney, 20 gennaio 1893, Louisa Lula Greene Richards, Papers, CHL; Richards, “How ‘The Exponent’ Was Started”, 605–607; Smithfield Branch, Young Women’s Mutual Improvement Association Minutes and Records, 25 maggio 1871, CHL; Campbell, Man Cannot Speak for Her, 4–5, 9–12; “Prospectus of Woman’s Exponent, a Utah Ladies’ Journal”.

  17. Vedere “Woman’s Exponent”, Woman’s Exponent, 1 giugno 1872, 1:[8]. Argomento: Periodici della Chiesa

  18. Woman’s Voice”, Woman’s Exponent, 15 luglio 1872, 1:30.

  19. Christensen, Sagwitch, 2, 23–26, 81. Argomento: Indiani americani, Gli

  20. Christensen, Sagwitch, 18–23, 26–40. Argomento: Sagwitch

  21. Christensen, Sagwitch, 41–58; 216–217, nota 26; Martineau, Journal, 1 febbraio 1863, in Godfrey e Martineau-McCarty, Uncommon Pioneer, 132.

  22. Peter Maughan to Brigham Young, Feb. 4, 1863, Brigham Young Office Files, CHL; Christensen, Sagwitch, 57–81; Madsen, Shoshoni Frontier, 194–195.

  23. Christensen, Sagwitch, 30, 71, 81; Parry, Interview, 8, 17.

  24. Hill, “Indian Vision”, 12:11; Hill, “My First Day’s Work”, 10:309; Christensen, Sagwitch, 84–87; Parry, Interview, 14.

  25. Hill, “George Washington Hill”; Hill, “My First Day’s Work”, 10:309; vedere anche Christensen, Sagwitch, 59, 85, 88; e Parry, Interview, 8–10, 14.

  26. Hill, “George Washington Hill”; vedere anche Christensen, Sagwitch, 88–89.

  27. Hill, “My First Day’s Work”, 10:309; Hill, “George Washington Hill”; George Washington Hill to Brigham Young, May 6, 1873, Brigham Young Office Files, CHL; Hill, “Brief Acct”, 1.

  28. George Washington Hill to Brigham Young, May 6, 1873, Brigham Young Office Files, CHL. Citazione inglese modificata per fornire maggior chiarezza.

  29. George Washington Hill to Dimick Huntington, May 7, 1873, Brigham Young Office Files, CHL.

  30. B. Morris Young to Brigham Young, July 6, 1873, Brigham Young Office Files, CHL; Woods, “Jonathan Napela”, 34–35; Woods, Kalaupapa, 18–22, 28–34, 37–40; Korn, News from Molokai, 7; 16, nota 8; Kekuaokalani [Peter Kaeo] to Emma [Kaleleonalani], 9 luglio 1873, in Korn, News from Molokai, 18; Jonathan Napela to E. O. Hall, 29 aprile 1873; 1 maggio 1873; 24 luglio 1873; Jonathan Napela to S. G. Wilder, 10 maggio 1873; 19 maggio 1873, Board of Health Incoming Letters, Hawaii State Archives. Argomento: Jonathan Napela

  31. Kekuaokalani [Peter Kaeo] to Emma [Kaleleonalani], 4 luglio 1873; 7 luglio 1873; 9 luglio 1873; 10 luglio 1873, in Korn, News from Molokai, 11, 12–13, 17–18, 19–20; Korn, News from Molokai, 7. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  32. Kekuaokalani [Peter Kaeo] to Emma [Kaleleonalani], 31 agosto 1873; 23 ottobre 1873, in Korn, News from Molokai, 80–81, 139; Korn, News from Molokai, 140, nota 1; Woods, Kalaupapa, 37.

  33. Jonathan Napela to E. O. Hall, 23 ottobre 1873, Board of Health Incoming Letters, Hawaii State Archives; Kekuaokalani [Peter Kaeo] to Emma [Kaleleonalani], 23 ottobre 1873, in Korn, News from Molokai, 139; Woods, Kalaupapa, 39.

  34. Congressional Record [1874], volume 2, 7–8; Bitton, George Q. Cannon, 93–103, 117–125, 171–172, 184. Argomento: George Q. Cannon

  35. George Q. Cannon, Journal, Dec. 1, 1873.

  36. George Q. Cannon to George Reynolds, Apr. 24, 1872, George Reynolds, Papers, Brigham Young University; Congressional Record [1874], volume 2, 3599–3600; George Q. Cannon, Journal, Feb. 5 and 6, 1873; May 5, 1874; Bitton, George Q. Cannon, 187–188.

  37. Fanny Stenhouse, Tell It All (Hartford, CT: A. D. Worthington, 1874); T. B. H. Stenhouse, Rocky Mountain Saints (New York: D. Appleton, 1873); George Q. Cannon, Journal, Feb. 21, 1873; “Home Again”, Salt Lake Daily Tribune, 8 maggio 1873, [2]; “Anti-polygamy Lecture”, Salt Lake Daily Herald, 3 luglio 1874, [3]; “Lecture by Mrs. Stenhouse”, Salt Lake Daily Herald, 19 novembre 1874, [3].

  38. “Mrs. Young”, Boston Post, 2 maggio 1874, [4]; “Ann Eliza’s Life”, Daily Rocky Mountain News, 10 dicembre 1873, [4]; “The Divorce Suit”, Salt Lake Daily Tribune, 1 agosto 1873, [2]; “The Ann Eliza Divorce Case”, Salt Lake Daily Tribune, 23 agosto 1873, [3]; Young, Wife No. 19, 553–558; vedere anche “Mormonism”, National Republican, 14 aprile 1874, 8.

  39. [Kane], Twelve Mormon Homes; Grow, Liberty to the Downtrodden, 262–270; George Q. Cannon to Brigham Young, George A. Smith, and Daniel H. Wells, June 15, 1874, Brigham Young Office Files, CHL; George Q. Cannon, Journal, May 5–June 21, 1874, soprattutto l’annotazione in data June 19, 1874; An Act in relation to Courts and Judicial Officers in the Territory of Utah, June 23, 1874, in Statutes at Large [1875], 18:253–256. Argomento: Thomas L. ed Elizabeth Kane

  40. “Got Home”, Salt Lake Daily Herald, 2 luglio 1874, [3]; “Third District Court”, Salt Lake Daily Herald, 22 ottobre 1874, [3]; Reynolds, Journal, Oct. 21–26, 1874; “Genuine Polygamy Indictment”, Deseret Evening News, 26 ottobre 1874, [3]; Wells, “Living Martyr”, 154; Whitney, History of Utah, 3:45–47; Van Orden, Prisoner for Conscience’ Sake, 37; 65, nota 11. Argomento: Leggi contro la poligamia