Storia della Chiesa
2 Una gloria sufficiente


“Una gloria sufficiente”, capitolo 2 di Santi – La storia della Chiesa di Gesù Cristo negli ultimi giorni, Volume 2, Nessuna mano profana, 1846–1893 (2019)

Capitolo 2: “Una gloria sufficiente”

Capitolo 2

Una gloria sufficiente

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due donne osservano degli uomini che marciano

La sera del 15 febbraio 1846, quando Brigham Young arrivò a Sugar Creek, soffiava un vento freddo. Centinaia di santi sparsi per il bosco innevato, non lontano da un torrente ghiacciato, rabbrividivano avvolti in cappotti e coperte inumiditi. Molte famiglie si erano raccolte attorno al fuoco e sotto le tende realizzate con le lenzuola o con le coperture dei carri. Altri si stringevano insieme sulle carrozze o sui carri per riscaldarsi.1

Brigham comprese subito che doveva organizzare l’accampamento. Con l’aiuto di altri dirigenti della Chiesa, egli divise i santi in compagnie e chiamò dei capitani perché le dirigessero. Li ammonì di evitare viaggi inutili per tornare a Nauvoo, di non essere indolenti e di non prendere in prestito senza chiedere il permesso. Gli uomini dovevano proteggere costantemente l’accampamento e controllarne la pulizia, e ogni famiglia era tenuta a pregare insieme mattina e sera.2

Molto presto un buono spirito si diffuse per l’accampamento. In salvo lontano da Nauvoo, i santi si preoccupavano meno della plebaglia o delle minacce del governo di impedire l’esodo. La sera, una banda di ottoni suonava allegramente mentre gli uomini e le donne danzavano. Anche i santi che praticavano il matrimonio plurimo divennero meno circospetti e cominciarono a parlare apertamente del principio e di come esso univa le famiglie.3

Intanto, Brigham trascorreva ore a perfezionare i piani per il trasferimento a ovest.4 Mentre digiunava e pregava nel tempio poco prima di lasciare Nauvoo, aveva avuto una visione di Joseph Smith che gli indicava una bandiera che sventolava sulla vetta di un monte. Joseph lo aveva istruito dicendo: “Costruite attorno a questo stendardo, e prospererete e vivrete in pace”.5 Brigham sapeva che c’era un luogo preparato dal Signore per la Chiesa, ma condurvi migliaia di santi era un compito immenso.

In quel periodo arrivarono all’accampamento le lettere di Sam Brannan, che stava navigando verso la California con la nave Brooklyn. In mezzo alle lettere c’era il contratto che prometteva un esodo sicuro dei santi in cambio di terra all’ovest. Brigham lesse attentamente il contratto con gli apostoli. Le lettere di Sam lasciavano intendere che, se non avessero firmato, il presidente degli Stati Uniti avrebbe potuto ordinare il disarmo dei santi e impedirne il raduno.6

Brigham non era convinto. Per quanto fosse diffidente nei confronti del governo, aveva già deciso di tentare una collaborazione invece di uno scontro. Infatti, poco prima di lasciare Nauvoo, aveva dato istruzioni a Jesse Little, il nuovo anziano che presiedeva negli stati orientali, di perorare la causa della Chiesa e di accettare qualsiasi offerta onorevole da parte del governo federale per favorire l’esodo dei santi. Brigham e gli apostoli capirono in fretta che il contratto altro non era che un piano elaborato per favorire gli uomini che lo avevano redatto. Invece di firmare l’accordo, gli apostoli decisero di confidare in Dio e di guardare a Lui per avere protezione.7

Quel mese, col passare dei giorni, le temperature scesero sotto zero e la superficie del Mississippi ghiacciò, facilitando l’attraversamento del fiume. Presto circa duemila persone si trovarono accampate a Sugar Creek, anche se occasionalmente alcuni tornavano a Nauvoo per diversi motivi.

Questo andirivieni preoccupava Brigham, il quale credeva che i santi stessero trascurando le proprie famiglie per concentrarsi troppo sulle loro proprietà in città. Già in ritardo nel viaggio verso l’ovest, egli decise che era il momento di far partire i santi da Sugar Creek, anche se le compagnie non erano ben attrezzate.

Il 1° marzo, cinquecento carri cominciarono ad attraversare le praterie dell’Iowa diretti a ovest. Brigham intendeva ancora mandare una compagnia d’avanguardia sulle Montagne Rocciose quell’anno, ma prima i santi avevano bisogno di tutte le risorse per allontanarsi da Nauvoo.8


Mentre i santi e Brigham lasciavano Sugar Creek, la quarantatreenne Louisa Pratt era rimasta a Nauvoo, e si stava preparando a lasciare la città con le quattro figlie giovani. Tre anni prima, il Signore aveva chiamato suo marito, Addison, in missione nelle isole del Pacifico. Da allora, il servizio postale inaffidabile tra Nauvoo e Tubuai, l’isola della Polinesia Francese in cui stava servendo Addison, aveva reso difficile mantenere i contatti con lui. Molte delle sue lettere arrivavano con mesi di ritardo, alcune risalivano all’anno prima.

Nella sua ultima lettera, Addison aveva scritto chiaramente che non sarebbe tornato a casa in tempo per andare con lei all’ovest. I Dodici gli avevano dato istruzioni di restare sulle isole del Pacifico finché non fosse stato richiamato a casa o finché non avessero mandato dei missionari a sostituirlo. A un certo punto, Brigham aveva sperato di mandare altri missionari sulle isole dopo l’investitura dei santi, ma l’esodo da Nauvoo aveva rinviato tale piano.9

Louisa era disposta a compiere il viaggio senza suo marito, ma il pensiero la rendeva nervosa. Detestava dover lasciare Nauvoo e il tempio e non le piaceva l’idea di viaggiare su un carro fino alle Montagne Rocciose. Prima di partire, voleva anche far visita — probabilmente per l’ultima volta — ai suoi genitori anziani in Canada.

Se avesse venduto il tiro di buoi, avrebbe avuto abbastanza denaro per far visita ai suoi genitori e per comprare un biglietto per la sua famiglia su una nave diretta in California, evitandosi così il viaggio via terra.

Louisa si era quasi decisa ad andare in Canada, ma qualcosa non la convinceva. Decise di scrivere a Brigham Young quali erano le sue preoccupazioni riguardo al viaggio via terra e il suo desiderio di rivedere i genitori.

“Se lei dice che la spedizione con i carri trainati dai buoi è il modo migliore per raggiungere la salvezza, allora vi parteciperò con tutta me stessa”, scrisse, “e credo di potercela fare senza lamentarmi come qualsiasi altra donna”10.

Poco dopo, arrivò un messaggio contenente la risposta di Brigham. “Procedi. La via più sicura è con i tiri di buoi”, le disse. “Il fratello Pratt ci raggiungerà nel deserto in cui ci stabiliremo e sarà estremamente deluso se la sua famiglia non sarà con noi”.

Louisa prese in considerazione il consiglio, preparò il suo cuore per il viaggio difficile che l’attendeva e decise di seguire il gruppo principale dei santi, a costo della vita.11


Quella primavera, i santi attraversarono l’Iowa definendosi il Campo di Israele, come gli antichi ebrei che il Signore aveva liberato dalla schiavitù dell’Egitto. Giorno dopo giorno, combattevano gli elementi come la neve e la pioggia incessanti che fecero diventare le praterie dell’Iowa cedevoli e fangose. I fiumi e i corsi d’acqua scorrevano carichi e veloci. Le strade in terra battuta erano diventate un pantano. I santi avevano intenzione di attraversare la maggior parte del territorio in un mese, ma in quel lasso di tempo avevano coperto solo un terzo della distanza.12

Il 6 aprile, giorno del sedicesimo anniversario dell’organizzazione della Chiesa, la pioggia cadde per tutto il giorno. Brigham trascorse delle ore immerso fino alle ginocchia nel fango per aiutare i santi lungo la strada che li avrebbe condotti in un luogo chiamato Locust Creek. Là li aiutò a organizzare i carri, a montare le tende e a tagliare la legna finché tutti i santi non si furono stabiliti nell’accampamento. Una donna, che lo aveva visto nel fango mentre tirava e spingeva un carro impantanato, aveva pensato che, malgrado le difficoltà che lo circondavano, sembrava felice come un re.

Quella sera una pioggia gelata e la grandine colpirono l’accampamento, ricoprendolo di ghiaccio. Al mattino, William Clayton, segretario di Brigham e direttore della banda di ottoni, trovò l’accampamento sottosopra. Molte tende si erano appiattite sul terreno ghiacciato. Un albero caduto aveva schiacciato un carro. Alcuni uomini della banda erano anche rimasti senza provviste.13

William condivise ciò che aveva con la sua banda, sebbene la sua famiglia avesse ben poco. Poiché era stato uno dei primi santi a praticare il matrimonio plurimo, William viaggiava con tre mogli e quattro figli. Diantha, un’altra moglie, era ancora a Nauvoo con la madre che si prendeva cura di lei. Aspettava il suo primo figlio ed era di salute cagionevole, e questo aumentava l’ansia di William durante il viaggio.

Mentre i Clayton si riposavano a Locust Creek con il Campo di Israele, Brigham propose un piano per stabilire una stazione intermedia nell’Iowa dove i santi potessero aspettare il bel tempo, costruire delle casette e piantare delle colture per coloro che sarebbero arrivati dopo. Alcuni santi si sarebbero occupati della stazione di sosta mentre altri sarebbero tornati a Nauvoo per guidare le compagnie attraverso l’Iowa. Il resto del campo avrebbe proseguito con lui fino al fiume Missouri.14

Il 14 aprile, William rimase fuori tutta la notte per radunare i suoi cavalli e il bestiame che si aggiravano liberi nell’accampamento. Al mattino aveva bisogno di dormire, ma qualcuno nell’accampamento ricevette una lettera che menzionava Diantha e la nascita del suo bambino. Quella sera William festeggiò la nascita cantando e suonando con la banda fino a tardi.

Il mattino seguente il cielo era limpido, e William capì che giorni migliori attendevano il Campo di Israele. Dopo essersi seduto con carta e inchiostro, scrisse un inno di incoraggiamento per i santi:

Santi, venite senza alcun timor,

lieto è il cammin.

Anche se duro è questo nostro errar,

verso il ciel noi andrem.

Le vane cure abbandoniam

se gioia pura aver vogliam.

Allora sì, noi canterem:

“Tutto ben, tutto ben!”15.


Centosessanta chilometri più a est, Wilford Woodruff stava sul ponte di un battello sul fiume Mississippi e osservava il Tempio di Nauvoo attraverso un cannocchiale. L’ultima volta che aveva visto il tempio, i muri erano ancora incompleti. Adesso aveva un tetto, scintillanti finestre e una torre maestosa sulla cui cima c’era un segnavento a forma di angelo.16 Parti del tempio erano già state dedicate per il lavoro di ordinanza, e presto l’edificio sarebbe stato terminato e pronto per essere interamente dedicato al Signore.

Per Wilford, il viaggio di ritorno a casa dalla Gran Bretagna era stato pericoloso. Forti venti e onde avevano sballottato la nave qua e là. Wilford aveva tenuto duro, con il mal di mare e la nausea. “Qualsiasi uomo venda la sua fattoria per andare a guadagnarsi da vivere in mare ha dei gusti totalmente diversi dai miei”, aveva mormorato in un’occasione.17

Phebe era salpata prima dall’Inghilterra, portando con sé i figli Susan e Joseph a bordo di una nave piena di santi che stavano emigrando negli Stati Uniti. Wilford era rimasto a Liverpool un po’ più a lungo per sistemare alcune questioni finanziarie, per trasferire la dirigenza della Chiesa al nuovo presidente di missione e per sollecitare le donazioni per terminare la costruzione del tempio.18

Egli rammentò ai membri della Chiesa: “L’edificazione di un tempio di Dio è di uguale interesse per qualunque santo leale, ovunque possa essere”19. Anche se il tempio avrebbe dovuto essere abbandonato subito dopo il suo completamento, i santi da ambo i lati dell’Oceano Atlantico erano decisi a terminarlo, in obbedienza al comandamento dato dal Signore alla Chiesa nel 1841.

“Vi accordo un tempo sufficiente per costruirmi una casa”, aveva dichiarato il Signore tramite Joseph Smith, “e se non farete queste cose alla fine del tempo stabilito sarete rigettati come chiesa, assieme ai vostri morti, dice il Signore vostro Dio”20.

Anche se molti santi britannici erano poveri, Wilford li aveva incoraggiati a donare ciò che potevano per contribuire a pagare il tempio, promettendo delle benedizioni per il loro sacrificio. Essi avevano fatto generose donazioni, e Wilford era grato per la loro consacrazione.21

Appena giunto negli Stati Uniti, Wilford andò a prendere sua figlia Phebe Amelia nel Maine e viaggiò verso sud per far visita ai suoi genitori, che persuase ad andare con lui a ovest.22

Dopo essere sbarcato a Nauvoo, Wilford si ricongiunse con la moglie e si incontrò con Orson Hyde, l’apostolo presiedente in città, che aveva poche buone notizie da riferirgli. Tra i santi che erano ancora a Nauvoo ce n’erano certi che si sentivano scontenti e abbandonati. Alcuni stavano anche mettendo in discussione il diritto dei Dodici di dirigere la Chiesa. Tra questi c’erano Eunice e Dwight Webster, la sorella e il cognato di Wilford.23

La notizia afflisse Wilford per giorni. Un decennio prima aveva insegnato lui stesso a Eunice e Dwight e li aveva battezzati. Di recente si erano fatti trascinare da un uomo chiamato James Strang, che sosteneva che Joseph Smith lo avesse segretamente nominato per essere il suo successore. Le affermazioni di Strang erano false, ma il suo carisma aveva conquistato alcuni santi di Nauvoo, compresi gli ex apostoli John Page e William Smith, fratello minore del profeta Joseph.24

Il 18 aprile Wilford si infuriò quando apprese che Dwight ed Eunice stavano cercando di convincere i suoi genitori a seguire Strang invece di andare a ovest. Wilford riunì la sua famiglia e denunciò il falso profeta. Poi uscì a caricare i suoi carri.

“Ho molto da fare”, scrisse nel suo diario, “e poco tempo per farlo”25.


Quella primavera, gli operai si affrettarono per terminare il tempio prima della sua dedicazione pubblica prevista per il primo maggio. Posarono il pavimento in mattoni attorno al fonte battesimale, installarono le decorazioni in legno e tinteggiarono i muri. Il lavoro procedeva tutto il giorno e spesso anche di notte. Dal momento che la Chiesa disponeva di poco denaro per pagare gli operai, molti di loro sacrificarono parte del loro salario per garantire che il tempio fosse pronto per essere dedicato al Signore.26

Due giorni prima della dedicazione, gli operai finirono di tinteggiare la sala delle assemblee al piano terra. Il giorno dopo spazzarono la polvere e i detriti fuori dalla grande sala e la prepararono per la cerimonia. Gli operai non riuscirono a rifinire ogni stanza, ma sapevano che questo non avrebbe impedito al Signore di accettare il tempio. Sicuri di aver adempiuto al comandamento di Dio, dipinsero al di sopra dei pulpiti lungo il muro orientale della sala delle assemblee le parole: “Il Signore ha visto il nostro sacrificio”.27

Consapevoli del debito che avevano nei confronti degli operai, i dirigenti della Chiesa annunciarono che la prima sessione della dedicazione sarebbe stata un evento benefico. Avrebbero chiesto a tutti partecipanti di dare un dollaro di contributo per contribuire a pagare gli operai indigenti.

La mattina del primo maggio, la quattordicenne Elvira Stevens lasciò il suo accampamento a ovest del Mississippi e attraversò il fiume per partecipare alla dedicazione. Elvira era un’orfana che aveva perso i genitori poco dopo che la famiglia si era trasferita a Nauvoo, e a quel tempo viveva con la sorella sposata. Poiché nessuno nel suo accampamento poteva accompagnarla alla dedicazione, vi andò da sola.

Consapevole del fatto che potevano passare anni prima che venisse costruito un altro tempio a ovest, gli apostoli avevano amministrato l’investitura ad alcuni giovani non sposati, inclusa Elvira. Tre mesi dopo quell’evento, ella salì le scale fino al portone del tempio, diede il suo contributo di un dollaro e trovò un posto a sedere nella sala delle assemblee.28

La sessione ebbe inizio con il canto di un coro. Poi Orson Hyde disse la preghiera dedicatoria. “Voglia tu che il Tuo Spirito dimori qui”, fu la sua invocazione, “e che tutti possano sentire una sacra influenza nel loro cuore per sapere che la Sua mano ha contribuito a quest’opera”29.

Elvira sentì il potere del cielo nella stanza. Dopo la sessione, tornò al suo accampamento, ma due giorni dopo tornò per la sessione successiva, sperando di poter sentire di nuovo lo stesso potere. Orson Hyde e Wilford Woodruff tennero dei sermoni sul lavoro di tempio, sul sacerdozio e sulla risurrezione. Prima di concludere la riunione, Wilford elogiò i santi per aver completato il tempio pur dovendolo poi abbandonare.

“In esso, migliaia di santi hanno ricevuto la propria investitura, e tale luce non si spegnerà”, affermò. “È una gloria sufficiente a giustificare la costruzione del tempio”.

Dopo la sessione, Elvira tornò al suo accampamento, attraversando il fiume per l’ultima volta.30 Nel frattempo, i santi a Nauvoo trascorsero il resto della giornata e della notte a fare i bagagli e a rimuovere dal tempio sedie, tavoli e altri mobili finché il tempio non fu vuoto e lasciato nelle mani del Signore.31


Alcune settimane dopo la dedicazione del tempio, Louisa Pratt e le sue figlie partirono per l’ovest con una compagnia di santi. Ellen aveva quattordici anni, Frances ne aveva dodici, Lois nove e Ann cinque. Avevano due tiri di buoi, due mucche e un carro carico di vestiti nuovi e di provviste.

Prima di attraversare il fiume per arrivare in Iowa, Louisa passò dall’ufficio postale e trovò una lunga lettera di Addison datata 6 gennaio 1846 — risalente a cinque mesi prima. Addison riferiva di trovarsi a Tahiti con alcuni amici di Tubuai, la coppia di coniugi Nabota e Telii, con cui stava andando ad aiutare il suo collega Benjamin Grouard con il lavoro missionario sul vicino atollo di Anaa. Mandava a Louisa sessanta dollari e parole d’amore per lei e per le figlie.

Addison prevedeva di servire tra i santi dell’isola per molti anni a venire, ma non senza la sua famiglia. “Se puoi, procurati dei libri e, nel tempo libero, credo che tu e le bambine fareste bene a studiare la lingua tahitiana perché, a mio parere, potreste doverla usare nel giro di qualche anno”.32

La lettera fu una piacevole sorpresa e Louisa affrontò il viaggio verso ovest con sorprendente gioia. Le piogge primaverili erano finite e a lei piaceva andare a cavallo sotto il cielo limpido mentre l’uomo che aveva assunto guidava i suoi carri. Al mattino si alzava presto, radunava il suo bestiame e aiutava a guidarlo durante il giorno. Di tanto in tanto si preoccupava di quanto si stava allontanando dai suoi genitori e dagli altri parenti, ma la sua fede in Sion la confortava. Le rivelazioni parlavano di Sion come di un luogo di rifugio, una terra di pace. Era proprio ciò che voleva nella sua vita.

“A volte mi sento allegra”, scrisse nel suo diario il 10 giugno. “Il Signore ci ha chiamato e ci ha assegnato un luogo dove possiamo vivere in pace ed essere liberi dal timore dei nostri crudeli persecutori!”33.

Cinque giorni dopo, Louisa e la sua compagnia arrivarono a Mount Pisgah [monte Pisgah], una delle due grosse stazioni stabilite dai santi lungo il sentiero dell’Iowa. L’accampamento era ai piedi di alcune basse colline coperte di boschi di quercia. Come aveva previsto Brigham, i santi vivevano in tende o in casette di legno e coltivavano la terra per fornire cibo alle compagnie che sarebbero arrivate dopo. Altre zone dell’accampamento disponevano di pascoli per il bestiame.

Per la sua famiglia, Louisa scelse un posto all’ombra di alcune querce. Il luogo era bello, ma il sole batteva sui santi accampati, molti dei quali erano esausti dopo aver combattuto pioggia e fango in primavera.

Louisa pensò: “Possa il Signore ricompensarli per tutti i loro sacrifici”34.


Più avanti, lungo il cammino, Brigham e il Campo di Israele si erano fermati a Mosquito Creek, non lontano dal fiume Missouri. Erano affamati, in ritardo di due mesi e disperatamente poveri.35 Tuttavia Brigham insisteva ancora di voler inviare una compagnia d’avanguardia sulle Montagne Rocciose. Riteneva che quella stagione un gruppo di santi dovesse terminare il viaggio, perché finché la Chiesa vagava senza una casa, i suoi nemici avrebbero cercato di disperderla o di bloccarle la strada.36

Brigham tuttavia sapeva che preparare tale gruppo avrebbe esaurito le risorse dei santi. Pochi avevano denaro e provviste di riserva, e l’Iowa forniva opportunità limitate per trovare un lavoro retribuito. Per sopravvivere nelle praterie, lungo il sentiero molti santi avevano venduto beni preziosi o svolto lavori occasionali per procurarsi i soldi per cibo e provviste. A mano a mano che si spostavano a ovest, gli insediamenti diminuivano e sarebbe stato più difficile trovare occasioni simili.37

Altre questioni preoccupavano Brigham. I santi che non appartenevano alla compagnia d’avanguardia avevano bisogno di un posto dove trascorrere l’inverno. Gli Omaha e altri popoli nativi che abitavano il paese a ovest del fiume Missouri erano disposti a lasciare che i santi si accampassero sulle loro terre durante l’inverno, ma gli agenti del governo erano restii a consentire loro di stabilirsi nelle terre protette degli indiani per un lungo periodo.38

Brigham sapeva inoltre che i santi ammalati e poveri di Nauvoo dipendevano dalla Chiesa per andare a ovest. Per un certo periodo aveva sperato di aiutarli con la vendita di proprietà di valore a Nauvoo, tra cui il tempio, ma fino ad allora questo tentativo era fallito.39

Il 29 giugno, Brigham scoprì che tre ufficiali dell’esercito degli Stati Uniti stavano arrivando a Mosquito Creek. Gli Stati Uniti avevano dichiarato guerra al Messico, e il presidente James Polk aveva autorizzato gli uomini a reclutare un battaglione di cinquecento santi per una campagna militare sulla costa della California.

Il giorno dopo, Brigham discusse la notizia con Heber Kimball e Willard Richards. Brigham non aveva alcun contenzioso con il Messico e l’idea di aiutare gli Stati Uniti lo irritava. Eppure, se gli Stati Uniti avessero vinto la guerra, l’ovest avrebbe potuto diventare territorio americano, e aiutare l’esercito avrebbe potuto migliorare i rapporti dei santi con la nazione. Un aspetto ancora più importante era che la paga degli uomini arruolati avrebbe potuto aiutare la Chiesa a finanziare la sua migrazione verso ovest.40

Brigham parlò con gli ufficiali non appena arrivarono. Venne a sapere che avevano ricevuto gli ordini da Thomas Kane, un uomo giovane con ottime conoscenze sulla costa orientale, che aveva sentito parlare della situazione dei santi e aveva presentato Jesse Little a importanti funzionari del governo a Washington, D.C. Dopo aver fatto alcune pressioni, Jesse aveva incontrato il presidente Polk e lo aveva persuaso ad aiutare i santi a trasferirsi all’ovest arruolando alcuni di loro nelle forze armate.

Vedendo i benefici dell’accordo, Brigham accolse gli ordini di buon grado. “Questa è la prima offerta che abbiamo mai ricevuto dal governo che può portarci beneficio”, dichiarò. “Propongo che vengano radunati i cinquecento volontari, e fin dove potrà arrivare la mia influenza, farò del mio meglio per verificare che le loro famiglie procedano, e che siano nutrite anche se nemmeno io avrò più nulla da mangiare”41.


Drusilla Hendricks era furiosa per la decisione di Brigham di collaborare con gli Stati Uniti. Nel 1838 suo marito James era stato colpito al collo durante una schermaglia con gli abitanti del Missouri, ed era rimasto parzialmente paralizzato. Come altri dell’accampamento, nutriva ancora del risentimento verso il governo per non aver aiutato i santi a quel tempo. Anche se il figlio, William, era abbastanza grande da offrirsi volontario per il battaglione, non voleva che si arruolasse. Per via della paralisi del marito, ella dipendeva dal figlio per ricevere aiuto.42

Gli ufficiali visitarono l’accampamento ogni giorno, spesso insieme a Brigham o ad altri apostoli. “Se vogliamo avere il privilegio di andare dove possiamo adorare Dio secondo i dettami della nostra coscienza”, testimoniò Brigham, “dobbiamo formare il battaglione”43. Molti santi inghiottirono il boccone del risentimento e diedero il loro sostegno al progetto, ma Drusilla non poteva sopportare la separazione dal figlio.

A volte lo Spirito le sussurrava: “Temi di confidare nell’Iddio di Israele? Non è stato sempre al tuo fianco nelle tue prove? Non ha provveduto alle tue necessità?”. Ella riconosceva la bontà di Dio, ma poi si rammentava della crudeltà del governo, e la rabbia riaffiorava.

Il giorno della partenza del battaglione, William si alzò presto per radunare le mucche. Drusilla lo osservò mentre camminava tra l’erba alta e bagnata, e si preoccupò del fatto che la sua mancanza di fede potesse fare più male che bene al figlio. Avrebbe potuto farsi male durante il viaggio con la sua famiglia proprio come durante la marcia con il battaglione. E se fosse accaduto, avrebbe rimpianto di averlo fatto rimanere.

Drusilla cominciò a fare colazione, incerta su cosa fare con William. Mentre saliva sul carro per prendere la farina, sentì di nuovo lo Spirito sussurrare: “Non vuoi le più grandi benedizioni del Signore?”.

“Sì”, rispose ad alta voce.

“Allora come puoi ottenerle senza compiere il più grande sacrificio?”, chiese lo Spirito. “Lascia andare tuo figlio con il battaglione”.

“È troppo tardi”, disse lei. “Partirà proprio stamattina”.

William tornò e la famiglia si riunì per la colazione. Mentre James benediceva il cibo, Drusilla si sorprese quando un uomo irruppe nell’accampamento. “Radunatevi, uomini!”, gridò. “Ci mancano ancora degli uomini per formare il battaglione”.

Drusilla aprì gli occhi e vide che William la fissava. Lei studiò il suo volto, per memorizzarne ogni aspetto. Seppe allora che si sarebbe unito al battaglione. “Se non ti rivedrò fino al mattino della risurrezione”, pensò, “saprò che sei mio figlio”.

Dopo colazione, Drusilla pregò da sola. “Risparmiagli la vita”, pregò, “fa’ che sia restituito a me e alla Chiesa”.

“Ti sarà fatto come per Abrahamo quando offrì Isacco sull’altare”, sussurrò lo Spirito.

Drusilla cercò William e lo trovò seduto sul carro, con la testa tra le mani. “Vuoi andare con il battaglione?”, chiese. “Se lo vuoi, io ho avuto una testimonianza che è giusto che tu vada”.

“Il presidente Young ha detto che è per la salvezza di questo popolo”, disse William, “e io posso dare una mano come chiunque altro”.

“Ti ho trattenuto”, disse Drusilla, “ma se vuoi andare, non ti fermerò più”44.