Storia della Chiesa
36 Attentamente e in preghiera


“Attentamente e in preghiera”, Santi – La storia della Chiesa di Gesù Cristo negli ultimi giorni, volume 3, Risolutezza, nobiltà e indipendenza, 1893–1955 (2022)

Capitolo 36: “Attentamente e in preghiera”

Capitolo 36

Attentamente e in preghiera

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soldato al confine tra Berlino Est e Berlino Ovest

Clemencia Pivaral diede un’occhiata all’orologio mentre il suo treno usciva dalla stazione centrale di Città del Guatemala. Erano le otto del mattino del 10 ottobre 1951. In lontananza, nuvole grigie oscuravano il cielo minacciando pioggia. Sopra la stazione, tuttavia, il cielo era terso e soleggiato. Era una bella giornata, pensò Clemencia. Lei e il suo figlio dodicenne, Rodrigo, stavano iniziando un viaggio di oltre tremila chilometri insieme a due altri santi guatemaltechi. La loro destinazione era una grande conferenza di santi ispanofoni al Tempio di Mesa, in Arizona.1

Nel corso degli ultimi sette anni, centinaia di Santi provenienti dal Messico, dall’America Centrale e dagli Stati Uniti occidentali si erano riuniti annualmente a Mesa per partecipare a una conferenza e svolgere il lavoro di tempio. La maggior parte dei Santi che si recava all’evento aveva risparmiato per anni allo scopo di avere denaro sufficiente per il viaggio. Al loro arrivo venivano ospitati da tre pali dell’Arizona; i membri del posto davano alloggio ai visitatori e preparavano i pasti in modo che i loro ospiti potessero trascorrere più tempo dentro il tempio. Per controbilanciare il costo della conferenza, i santi ispanofoni facevano pagare il biglietto per due esibizioni di una gara di talenti e di The Time Is Come [è giunto il tempo], uno spettacolo a tema genealogico scritto da Ivie Jones, moglie del presidente della Missione ispano-americana.2

Questa era la prima volta che Clemencia partecipava alla conferenza. Aveva incontrato i missionari agli inizi degli anni ’50, poco dopo che il presidente di distretto, John O’Donnal, aveva mandato una coppia di anziani a Quetzaltenango, la città natale di Clemencia e la seconda città più grande del Guatemala. Clemencia era una vedova di ventinove anni e gli Anziani e le Sorelle che le insegnarono il Vangelo furono felici quando lei accettò prontamente le loro lezioni sul battesimo per i morti, sui templi e su altri principi evangelici. Alcuni mesi dopo aveva trovato lavoro come insegnante per studenti ciechi, sordi e non verbali a Città del Guatemala, così lei e suo figlio si erano trasferiti lì e avevano cominciato a frequentare la chiesa con gli O’Donnal e altri membri del Ramo di Città del Guatemala.3

Un giorno, mentre Clemencia stava studiando Dottrina e Alleanze nella casa di riunione del ramo, il presidente della Missione messicana Lucian Mecham le chiese se fosse un membro della Chiesa. “No”, rispose lei. “I missionari non mi hanno ancora chiesto se voglio essere battezzata”.

Il presidente Mecham la intervistò subito, chiedendole se credeva in tutto ciò che i missionari le avevano insegnato. Lei gli disse di sì.

“Se è pronta per essere battezzata”, disse il presidente Mecham, “che ne dice di farlo domani?”.

“Sì!”, rispose.4

Ora, a più di un anno di distanza, Clemencia era diretta al tempio per ricevere la propria investitura. Con meno di settanta membri, la Chiesa in Guatemala era ancora piccola. Solo pochi guatemaltechi avevano ricevuto le loro benedizioni del tempio; tra questi c’era Carmen O’Donnal, che aveva ricevuto l’investitura ed era stata suggellata nel Tempio di Salt Lake l’anno successivo al suo battesimo.5 Clemencia era felice di fare il viaggio. Il caldo opprimente sul treno la rendeva assonnata, ma nulla poteva smorzare il suo entusiasmo mentre guardava il paesaggio lussureggiante della costa guatemalteca dal finestrino.

Lei e gli altri Santi sul treno trascorsero il tempo leggendo le Scritture e parlando del Vangelo. Inoltre, Clemencia incontrò una donna che sembrava desiderosa di parlare di religione. Dopo aver condiviso ciò in cui credevano, Clemencia diede alla donna una copia di La verdad restaurada [la verità restaurata], un opuscolo missionario scritto dall’apostolo John A. Widtsoe. La invitò ad andare in chiesa la volta successiva in cui si fosse trovata a Città del Guatemala.6

Dopo essere arrivati a Città del Messico, Clemencia e gli altri santi guatemaltechi si unirono a un gruppo di membri della Chiesa messicani diretti alla conferenza. Per tre giorni viaggiarono verso nord in un furgoncino, cantando lungo il tragitto, arrivando infine a Mesa il 20 ottobre. Lì, i santi del Guatemala incontrarono John e Carmen O’Donnal, che si erano recati negli Stati Uniti agli inizi del mese per una vacanza.7

I primi giorni della conferenza furono ricchi di riunioni e di preparativi per il tempio. La celebrazione delle ordinanze ebbe inizio il 23 ottobre, il terzo giorno della conferenza. Alla prima sessione di investitura della giornata si presentò una folla molto numerosa e ci vollero sei ore per terminare l’ordinanza. Clemencia ricevette la propria investitura e poi, il giorno seguente, ricevette l’ordinanza per la sua nonna materna, morta quando Clemencia era piccola. Più tardi, quel giorno, Clemencia e Ralph Brown, il missionario che l’aveva battezzata, celebrarono per procura il suggellamento dei suoi nonni.8

Dopo la conferenza, Clemencia e suo figlio andarono a Salt Lake City con gli O’Donnal. Visitarono la Piazza del Tempio e Clemencia e gli O’Donnal parteciparono ad altre sessioni di investitura. Inoltre, John si incontrò con dei dirigenti della Chiesa in merito alla costruzione di una cappella e di una casa della missione a Città del Guatemala.9

L’opera del Signore si stava espandendo nel Centro America e presto il Guatemala e le nazioni confinanti avrebbero avuto una missione tutta loro.


Il 15 gennaio 1952 John Widtsoe inviò alla Prima Presidenza un rapporto sull’emigrazione dei santi degli ultimi giorni europei. Dalla fine della guerra, migliaia di Santi erano fuggiti dalla loro patria e la presidenza aveva chiesto a John di monitorare i movimenti e il benessere degli emigranti. Anche se alcuni di questi Santi si erano trasferiti in Sud America, in Africa o in Australia, la maggior parte si era stabilita negli Stati Uniti o in Canada, spesso incoraggiata e aiutata dai missionari e da altri Santi.

Il fatto che i membri della Chiesa emigrati avessero trovato dei porti sicuri era una bella notizia, ma John e altri dirigenti erano preoccupati per l’impatto che la perdita di questi Santi avrebbe avuto sui rami europei in difficoltà. Per poter crescere sul continente, la Chiesa aveva bisogno che i Santi rimanessero nei rispettivi paesi. Che cosa avrebbe potuto persuaderli a rimanere, soprattutto quando erano circondati da così tante difficoltà?

Diciotto mesi prima, John aveva sollevato questa domanda a una conferenza di dirigenti di missione europei a Copenaghen, in Danimarca. Durante la riunione, diversi presidenti di missione avevano concordato sul fatto che i santi europei emigravano perché erano terrorizzati che potesse scoppiare un’altra guerra e desideravano la stabilità e il sostegno che potevano trovare nella Chiesa in Nord America.

Un presidente di missione aveva detto a John: “Abbiamo perso ventotto membri solo durante i raid aerei ad Amburgo, e le persone se lo ricordano. Non so come possiamo impedire alle persone di voler andare in America”.

“Non si può”, aveva detto un altro presidente di missione. “Le persone attraverserebbero l’oceano a nuoto, se potessero”.

John era rimasto sorpreso dal fatto che i Santi stessero lasciando persino la Danimarca, che durante la guerra aveva subito meno avversità di molti altri paesi europei. Chiese ai presidenti che cosa si poteva fare.

“Penso che, se avessimo un tempio in Europa”, suggerì un presidente di missione, “potremmo arrestare parecchio il flusso”.

L’idea era ispirata. Con il sostegno di John, i presidenti di missione suggerirono che la Prima Presidenza approvasse il progetto di un tempio in Europa. “Una cosa è certa”, disse John ai presenti. “Non possiamo convertire il mondo intero e portarlo in America”. D’altro canto, la Chiesa poteva portare i templi nel mondo.10

Al tempo in cui John inviò il suo rapporto sull’emigrazione, la Prima Presidenza non aveva fatto alcun annuncio sulla costruzione di un tempio in Europa, ma aveva già autorizzato John a supervisionare un comitato di traduzione dell’investitura del tempio in diverse lingue europee. Dato che l’ordinanza era disponibile solo in inglese e spagnolo, i Santi che parlavano altre lingue partecipavano senza comprendere appieno le parole della cerimonia.

Il comitato aveva reclutato diversi santi europei, tra cui Pieter Vlam nei Paesi Bassi, perché facessero le traduzioni che sarebbero state usate in sessioni speciali nei templi esistenti. Se avesse costruito un tempio in Europa, però, la Chiesa avrebbe potuto offrire le ordinanze in più lingue ai santi di molte nazioni.11

Alcuni mesi dopo aver ricevuto il rapporto di John, il presidente McKay parlò dell’emigrazione al Quorum dei Dodici Apostoli. Dopo aver espresso la necessità di rafforzare i rami europei, il profeta menzionò che il presidente della Missione britannica lo aveva da poco sollecitato a costruire un tempio in Gran Bretagna.

“I fratelli della Prima Presidenza hanno valutato attentamente e in preghiera”, disse il presidente McKay ai Dodici, “e sono ora giunti alla conclusione che, se costruiamo un tempio in Gran Bretagna, dovremmo al contempo costruirne uno in Svizzera”. Durante le due guerre mondiali la Svizzera era rimasta neutrale, il che le aveva dato stabilità politica. Il paese inoltre si trovava quasi al centro dell’Europa occidentale.

Dopo che il presidente McKay ebbe finito di parlare, John disse: “La gente in Gran Bretagna e nelle missioni non anglofone sogna il tempo in cui verrà eretto un tempio in Europa”. John espresse il suo pieno sostegno al piano della Prima Presidenza e tutti i presenti concordarono sul fatto che la Chiesa dovesse procedere con la costruzione dei templi.12


Nel frattempo, dall’altra parte dell’Atlantico, la città di Berlino si trovava al centro della Guerra fredda. Nel 1949 la Germania si era divisa in due nazioni. La regione orientale occupata dai Sovietici era diventata un nuovo stato comunista, la Repubblica Democratica Tedesca (RDT) o Germania Est. Il resto del paese era diventato la Repubblica Federale Tedesca, o Germania Ovest. Anche se Berlino si trovava nella RDT, al momento della divisione il lato occidentale della città era rimasto sotto il controllo di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Ora anche la città, est e ovest, era divisa tra i poteri comunisti e quelli democratici.13

Viaggiare da Berlino Est a Berlino Ovest di norma non costituiva un problema. Quella primavera, tuttavia, le autorità di frontiera fermarono il ventunenne Henry Burkhardt mentre era diretto alla sede della Missione tedesca orientale nella zona di occupazione alleata. Henry era un missionario proveniente dalla RDT che serviva come presidente di distretto in Turingia, uno stato a sudovest di Berlino. Era entrato a Berlino Ovest molte volte in precedenza, ma stavolta i funzionari scoprirono che aveva con sé i rapporti annuali del suo distretto, compresi gli elenchi delle decime, e la vista dei rapporti finanziari li allarmò. L’economia della Germania Est ristagnava e i capi del paese avevano proibito ai cittadini di inviare o di portare denaro in Germania Ovest.

In veste di dirigente missionario nella RDT, Henry sapeva di dover seguire attentamente le nuove restrizioni, quindi depositava sempre il denaro delle decime in una banca della Germania Est. Il suo tentativo di portare i rapporti fuori dal paese, tuttavia, fu sufficiente per destare i sospetti dei funzionari, che lo arrestarono all’istante.

Henry rimase sotto custodia per tre giorni prima che i funzionari decidessero che non aveva fatto nulla di male. Lo rilasciarono, ma non prima di avergli proibito di consegnare i rapporti all’ufficio della missione.14

Circa un mese dopo, Henry tornò a Berlino Ovest per partecipare a una conferenza della Chiesa. Anche se i cittadini della Germania Est erano tecnicamente liberi di rendere il culto a loro piacimento, il governo diffidava delle influenze esterne sulla sua gente, comprese le religioni straniere. Dato che la RDT aveva espulso dai propri confini i capi religiosi non tedeschi, i missionari nordamericani della Missione tedesca orientale erano confinati a Berlino Ovest. Tutto il resto dell’opera missionaria nel paese ricadde sulle spalle dei tedeschi dell’est come Henry.

Dopo la conclusione della conferenza, Arthur Glaus, il presidente di missione, chiese a Henry di essere il responsabile ufficiale della Chiesa per la tenuta dei registri nella RDT e di fungere da collegamento tra la sede della missione e i rami della Germania Est. Henry era consapevole che sarebbe stato rilasciato da presidente di distretto in Turingia poco dopo la conferenza in modo che potesse dedicarsi a questi nuovi doveri, ma venne anche a sapere dall’ufficio della missione che avrebbe potuto essere chiamato come presidente di distretto a Berlino o magari come consigliere della presidenza di missione.

“Ebbene”, pensò, “qualunque cosa accada, è la volontà del Signore”15.

Due mesi dopo, Henry stava ancora servendo come presidente di distretto in Turingia quando il presidente David O. McKay arrivò in Europa nel suo primo viaggio internazionale da quando era diventato presidente della Chiesa. Il profeta e sua moglie, Emma Ray McKay, avrebbero trascorso sei settimane tra Gran Bretagna, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Svizzera, Francia e Germania. Anche se un ex presidente di missione gli aveva consigliato di non andare a Berlino — temendo che sarebbe stato pericoloso passare per la RDT — egli vi andò comunque. La città era un luogo in cui i Santi di entrambi i lati della Germania divisa potevano riunirsi insieme.16

Il presidente McKay arrivò a Berlino il 27 giugno 1952 e, durante la sua visita, lui e il presidente Glaus chiesero di incontrare Henry. Il presidente McKay diede inizio all’intervista ponendogli alcune domande su di lui, dopodiché il profeta disse: “È disposto a servire come consigliere nella presidenza della missione?”17.

Anche se Henry si aspettava nuove responsabilità, la richiesta lo colpì come un fulmine a ciel sereno. Sarebbe stato l’unico consigliere tedesco dell’est nella presidenza della missione, non soltanto un collegamento tra il presidente di missione e i santi della RDT. Dato che il governo si rifiutava di riconoscere la legittimità dei capi religiosi stranieri, egli sarebbe stato a tutti gli effetti l’autorità presiedente della Chiesa per oltre sessanta rami presenti nel paese. Se i funzionari della Germania Est avessero avuto qualche problema con la Chiesa, si sarebbero rivolti a lui.

La chiamata rese Henry ansioso. Era membro della Chiesa da tutta la vita, ma era ancora giovane e inesperto. Inoltre, era timido in presenza di altri. Tuttavia, non espresse queste preoccupazioni. Il profeta del Signore gli aveva appena esteso una chiamata, quindi la accettò.

Meno di due settimane dopo, Henry si trasferì nella città di Lipsia per aprire un piccolo ufficio della missione. Il lavoro lo teneva impegnato ed egli fece di tutto per instaurare rapporti con i capi di governo e i dirigenti del sacerdozio locali, ma le nuove responsabilità erano logoranti e presto cominciò a perdere il sonno.

“Perché sono stato io la persona chiamata a compiere questo lavoro?”, si chiedeva.18


Dopo aver trascorso una settimana con i Santi e i missionari in Germania, il presidente e la sorella McKay si recarono in Svizzera per la seconda volta nel corso del loro viaggio. All’insaputa della maggior parte dei Santi, il profeta era andato in Europa per scegliere i siti del tempio britannico e di quello svizzero. In Inghilterra aveva scelto un sito a Newchapel, nel Surrey, poco a sud di Londra. Si era poi recato a Berna, capitale della Svizzera, e lì aveva scelto un sito per il tempio. Dopo aver proseguito verso i Paesi Bassi, tuttavia, era venuto a sapere che la sua scelta per il sito del Tempio svizzero era stata acquistata da terzi. Dovevano ricominciare daccapo la ricerca.19

Il 3 luglio, Samuel e Lenora Bringhurst, dirigenti della Missione svizzero-austriaca, incontrarono i McKay all’aeroporto di Zurigo. Il gruppo andò in auto a Berna, dove esaminò diverse proprietà in vendita. Alla periferia della città, in un villaggio chiamato Zollikofen, il gruppo si fermò a una stazione ferroviaria. Il presidente McKay guardò alla sua sinistra e indicò la sommità di una collina vicina a un bosco. Si chiedeva se sarebbe stato possibile ottenere quella proprietà. Samuel rispose che non era in vendita.20

Il mattino seguente, il presidente McKay continuò la sua ricerca. Trovò un lotto spazioso non distante dalla casa di riunione del Ramo di Berna. Era un bel contesto per un tempio ed egli autorizzò Samuel ad acquistare subito la proprietà. Compiuto il suo lavoro, il profeta lasciò Berna il giorno successivo, passando all’ultima tappa del suo viaggio. Parlò a folle numerose a Basilea e a Parigi prima di tornare a casa a Salt Lake City alla fine di luglio.21

Poco dopo il ritorno del presidente McKay, la Prima Presidenza annunciò il piano di costruire un tempio in Svizzera. I santi francesi e quelli svizzeri erano al settimo cielo. “Ciò offre la prova tangibile e convincente”, riportò un articolo su L’Étoile, il periodico francese della Chiesa, “del desiderio della Chiesa di restare in Europa e di sviluppare con continuità i rami delle missioni europee”22.

A Berna però c’erano dei problemi. Samuel non riuscì a finalizzare l’acquisto del sito del tempio. La proprietà faceva parte di una tenuta controllata da trenta eredi, alcuni dei quali si opposero alla vendita. A metà novembre, Samuel scrisse al presidente McKay per dire che la proprietà non era più disponibile.

Il profeta chiamò Samuel al telefono il giorno dopo. “Presidente Bringhurst”, disse, “c’è una forza sinistra che ci contrasta?”.

Samuel non conosceva la risposta. “Ci hanno solo detto di aver cambiato idea”, disse.

Samuel descrisse altre due proprietà. Una di esse era la proprietà nei pressi di Zollikofen che il presidente McKay aveva indicato durante la sua visita. Samuel disse che era un luogo ideale, lontano dal chiasso e dal traffico e tuttavia distante solo quattro minuti a piedi dal tram. Inoltre, era da poco stato messo in vendita sul mercato.

Durante la conversazione, Samuel tacque sulle proprie impressioni spirituali. Lui e Lenora avevano pregato riguardo a quale delle due proprietà consigliare al presidente McKay. All’inizio di quella settimana avevano visitato un’ultima volta la proprietà nei pressi di Zollikofen. Camminando all’interno della proprietà, avevano provato un sentimento di pace secondo cui il Signore voleva quel sito per il tempio.

“Questo è sicuramente il posto”, aveva detto Samuel a Lenora.

“Ho la stessa sensazione al riguardo”, assentì lei.23

Dopo aver parlato con Samuel, il presidente McKay si consultò con i suoi consiglieri, i quali suggerirono che la Chiesa acquistasse la proprietà, poi chiamò Samuel e autorizzò l’acquisto.

Una settimana più tardi, dopo che la transazione era stata completata, il presidente McKay scrisse al presidente di missione ringraziandolo per il suo impegno.

“Dopo cinque mesi di negoziati per il sito precedente, tutti gli sforzi sono falliti e quando questa proprietà è entrata sul mercato l’affare è stato concluso nel giro di una settimana!”, si meravigliò il profeta. “In questo c’è stata certamente la guida della mano del Signore”24.


All’incirca nello stesso periodo, John Widtsoe pubblicò In a Sunlit Land [in una terra assolata], un’autobiografia che andava dalla sua nascita in Norvegia al suo servizio recente nel Quorum dei Dodici Apostoli. Aveva scritto il libro per la sua famiglia, ma dietro insistenza dei suoi amici aveva accettato con riluttanza di pubblicarlo per un pubblico più ampio. Dedicò il libro alla sua posterità e ai “coraggiosi giovani” della Chiesa.25

John, ora ottantenne, cominciava a sentire il peso dei suoi anni. Alcuni anni prima, una piccola emorragia all’occhio gli aveva danneggiato la vista, costringendolo a leggere con una lente di ingrandimento. Continuò ad avere un’agenda fitta di impegni fino a quando non cominciò ad avere forti dolori alla zona lombare. Cominciò a incontrarsi regolarmente con il suo medico, che gli diagnosticò il cancro.

A causa dell’età, i medici non volevano operarlo. John sapeva che stava morendo, ma non smise di lavorare. Cominciò a fare sempre più affidamento su sua moglie, Leah. “Ho avuto una vita piena”, disse a G. Homer Durham, marito di sua figlia Eudora, “e sono disposto a vivere e a servire fino a quando il Signore lo permetterà”26.

John aveva dieci anni in più di quelli che aveva sua madre, Anna, quando era morta. Se John si era in qualche modo distinto nella sua lunga vita, era stato grazie alla scelta di sua madre di unirsi alla Chiesa in Norvegia, di incoraggiarlo nei suoi studi e di nutrire la sua fede. Anche Anna aveva rallentato raramente. Negli anni precedenti la sua morte aveva spesso offerto consigli ad altri immigrati che si stabilivano a Sion.

John ricordava ancora quando un convertito appena arrivato si era rivolto a lei lamentandosi aspramente della Chiesa e dei Santi nello Utah. “Siamo venuti qui per edificare Sion”, gli aveva prontamente ricordato Anna, “non per demolirla”. Il convertito aveva preso a cuore le parole di Anna ed esse cambiarono il corso della sua vita.

John stesso aveva trascorso gran parte della sua vita a edificare la Chiesa, con Leah al suo fianco. I loro sforzi per rafforzare la Chiesa in Europa e addestrare i dirigenti locali avevano aiutato i santi europei a superare la Seconda guerra mondiale e a destreggiarsi tra i suoi turbolenti postumi. Ora, la fede e la diligenza di quei Santi sarebbe stata ricompensata con la costruzione di due templi.27

I nuovi templi avrebbero rinsaldato la Chiesa in Europa e avrebbero fatto avanzare un’altra opera che John amava: la genealogia. Dopo la guerra, infatti, la Chiesa aveva dato inizio a un programma ambizioso: fotografare gli atti di nascita e di morte negli archivi e nelle parrocchie d’Europa, rendendo disponibili milioni di nuovi nomi per il lavoro di tempio.28

Dopo essere tornati dalla loro missione, John e Leah avevano edificato la Chiesa anche attraverso la scrittura. Insieme avevano pubblicato The Word of Wisdom: A Modern Interpretation [la Parola di Saggezza: un’interpretazione moderna], che traeva spunto dalla loro fede nella rivelazione e dalla loro comprensione scientifica dell’alimentazione allo scopo di promuovere una salute migliore tra i lettori. A partire dal 1935, John era diventato direttore della rivista Improvement Era e aveva tenuto una rubrica fissa chiamata “Evidences and Reconciliations” [prove e riconciliazioni], nella quale rispondeva a domande sul Vangelo inviate dai lettori. Alla fine, ne raccolse i contenuti in diversi libri di successo.29

La salute di John peggiorò nel corso dell’anno. Leah sopportò con dignità la sua malattia, anche se per lei era difficile credere che l’uomo che era suo marito da oltre cinquant’anni presto sarebbe scomparso. Lei e John erano stati compagni amorevoli e migliori amici l’uno per l’altra. Mentre Leah osservava la salute di John venire meno, la sua testimonianza del vangelo restaurato le diede forza, come era accaduto quando era morto il loro figlio Marsel.

“Non so come facciano le persone che non hanno la nostra comprensione della vita dopo la morte, con la sua continuazione dei rapporti e delle gioie familiari”, scrisse a un’amica.

Il 19 novembre John ebbe l’opportunità di tenere in braccio la sua prima pronipote, Kari Widtsoe Koplin, pochi giorni dopo la sua nascita. Per allora John era costretto a letto, ma fu grato di vedere una nuova generazione di Widtsoe fare il suo ingresso nel mondo. Alcuni giorni dopo il suo medico lo informò che i reni stavano cedendo.

“Quindi è così che andranno le cose”, disse John. Fuori era una bellissima giornata d’autunno, piena di sole.

John morì a casa il 29 novembre 1952, con il suo medico e la sua famiglia accanto. Al funerale, il presidente McKay osservò: “L’uomo che apporta il maggior contributo all’umanità è colui che ama e segue la verità a tutti i costi”. Poi citò le ultime parole di John tratte da In a Sunlit Land: “Spero che di me si dirà che ho cercato di vivere in modo altruistico, di servire Dio e di aiutare il mio prossimo, e di usare operosamente il mio tempo e i miei talenti per il progresso del bene umano”.

In seguito, mentre si recava al cimitero per la sepoltura di John, Leah vide dei fiocchi di neve fuori dal finestrino. Quella vista la rallegrò. “John era nato durante una forte tempesta”, pensò, “così ora la sepoltura del suo corpo riceve la benedizione di una bellissima coltre candida di neve”30.

  1. Pivaral, Journal, 2–3.

  2. Mecham, Oral History Interview, 57–58; “Lamanite Saints Assemble in Mesa”, Deseret News, 24 ottobre 1951, Church section, 14–15; “Lamanites Assemble in Mesa for Temple Session”, Deseret News, 31 ottobre 1951, Church section, 5.

  3. Ralph G. Brown, “Quetzaltenango-Guatemala”, 4; Ralph G. Brown a “Clemencia, Linda and Family”, 10 aprile 2004, Ralph G. Brown Mission Papers, CHL; Golithon, “Clemencia Pivaral’s Baptism Story”, 1; Christofferson, Mission Journal, 19, 21 e 28 febbraio 1950; 1, 5, 7 e 12 marzo 1950.

  4. Golithon, “Clemencia Pivaral’s Baptism Story”, 1. Citazioni inglesi modificate per facilitarne la lettura.

  5. O’Donnal, Pioneer in Guatemala, 66–68; O’Donnal, “Personal History”, 72–73. Argomento: Guatemala

  6. Pivaral, Journal, 4–5; vedere anche John A. Widtsoe, La verdad restaurada ([Buenos Aires, Argentina]: Misión Argentina, [1935]).

  7. Pivaral, Journal, 10–18; O’Donnal, “Personal History”, 76; “Guatemalan Saints Attend S. L. Temple”, Deseret News, 14 novembre 1951, Church section, [12].

  8. “Lamanites Assemble in Mesa for Temple Session”, Deseret News, 31 ottobre 1951, Church section, 5; Spanish American Mission, Manuscript History, 21–23 ottobre 1951; Arizona Temple, Endowments of the Living, 1927–57, volume 120, 1944–57, n. 3570, immagine 363, microfilm 962,067, Special Collections, U.S. and Canada Record Collection, FHL; Arizona Temple, Endowments for the Dead, 1927–70, Heir Indexes, 1927–72, Baptisms for the Dead, 1943–79, 2 ottobre 1951, n. 23524, immagine 2454, microfilm 450,994, Special Collections, U.S. and Canada Record Collection, FHL; Arizona Temple, Sealings for the Dead, Couples, and Children, 1942–70, 27 giugno 1951, Mercedes de Jesus Orillana e Ponciano Pardo, immagine 1112, microfilm 456,259, Special Collections, U.S. and Canada Record Collection, FHL; Golithon, “Clemencia Pivaral’s Baptism Story”, 1.

  9. O’Donnal, “Personal History”, 77; “Guatemalan Saints Attend S. L. Temple”, Deseret News, 14 novembre 1951, Church section, [12].

  10. Emigration Report, 15 gennaio 1952, First Presidency General Administration Files, 1930–60, CHL; Minutes of the European Mission Presidents’ Meeting, 5–6 luglio 1950, 1, 64–68, John A. Widtsoe Papers, CHL; David O. McKay, Diary, 27 dicembre 1951 [CHL]. Argomenti: Emigrazione; Edificazione di templi

  11. Minutes of the European Mission Presidents’ Meeting, 6 luglio 1950, 67; John A. Widtsoe a David O. McKay, 9 novembre 1950, copia; 21 maggio 1951, John A. Widtsoe Papers, CHL; Memorandum, 7 dicembre 1950, David O. McKay Papers, CHL; vedere anche Summary of Minutes of the Conference of the Presidents of the European Mission, 4–10 luglio 1950, First Presidency Mission Correspondence, CHL.

  12. David O. McKay, Diary, 30 novembre 1951; 18–20 dicembre 1951; 3 gennaio 1952; 13 febbraio 1952; 17 aprile 1952 [CHL]; Romney, Journal, 17 aprile 1952; Cowan, “Pivotal Swiss Temple”, 133–135. Argomento: Edificazione di templi

  13. Fink, Cold War, 72–76; Large, Berlin, 402–418.

  14. Germany Hamburg Mission, Manuscript History and Historical Reports, 31 marzo 1952; Kuehne, Henry Burkhardt, 1; Fassmann, Walter K. Fassmann, 133.

  15. Kuehne, Henry Burkhardt, 10–11, 13; Kuehne, Mormons as Citizens of a Communist State, 63; Hall, “The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints in the Former East Germany”, 490, 494–495.

  16. Kuehne, Henry Burkhardt, 11–12; David O. McKay, Diary, 28 maggio e 6 giugno 1952 [CHL]; “Pres. and Mrs. McKay to Tour Missions throughout Europe”, Deseret News, 28 maggio 1952, Church section, 2; “1500 Berliners Out to Greet President”, Deseret News, 23 luglio 1952, Church section, 4. Argomento: Germania

  17. “1500 Berliners Out to Greet President”, Deseret News, 23 luglio 1952, Church section, 4; Burkhardt, Oral History Interview, 1. Citazione tradotta in inglese modificata per facilitarne la lettura.

  18. Burkhardt, Oral History Interview, 1–2; Burkhardt, “Henry Johannes Burkhardt”, 26; Kuehne, Henry Burkhardt, 13–15; Kuehne, Mormons as Citizens of a Communist State, 358.

  19. David O. McKay a Stephen L Richards, J. Reuben Clark jr e al Quorum dei Dodici Apostoli, 13 giugno 1952; 5 luglio 1952, First Presidency General Administration Files, 1930–60, CHL; David O. McKay, Diary, 26 maggio 1952 [CHL]; Morning Session, English language, 11 settembre 1955, 2, Swiss Temple Dedicatory Addresses, CHL.

  20. Bringhurst, Mission President Journal, 6; David O. McKay, Diary, 18 novembre 1952 [CHL]; David O. McKay a Samuel Bringhurst, 19 novembre 1952, volume 151, David O. McKay Scrapbooks, CHL.

  21. David O. McKay a Stephen L Richards, J. Reuben Clark jr e al Quorum dei Dodici Apostoli, 5 luglio 1952, First Presidency General Administration Files, 1930–60, CHL; David O. McKay, Diary, 5–22 e 28 luglio 1952 [CHL]; “McKay Finishes Tour, Lauds LDS Missions”, Salt Lake Tribune, 15 luglio 1952, 12.

  22. “Pres. McKay Interview Covers Many Subjects”, Deseret News, 30 luglio 1952, Church section, 2; Golden L. Woolf, “Un temple en Europe”, L’Étoile, ottobre 1952, 220.

  23. Samuel Bringhurst a David O. McKay, 14 novembre 1952, copia; David O. McKay a Samuel Bringhurst, 19 novembre 1952, volume 151, David O. McKay Scrapbooks, CHL; David O. McKay, Diary, 18 novembre 1952 [CHL]; Bringhurst, “Acquisition of Property of the Swiss Temple”, 198–199; Bringhurst, Mission President Journal, 6, 8; Morning Session, English language, 11 settembre 1955, 3, Swiss Temple Dedicatory Addresses, CHL.

  24. David O. McKay a Samuel Bringhurst, 19 novembre 1952; 24 novembre 1952, volume 151, David O. McKay Scrapbooks, CHL. Argomenti: Edificazione di templi; Svizzera

  25. John A. Widtsoe, In a Sunlit Land (Salt Lake City: Milton R. Hunter and G. Homer Durham, 1952); John A. Widtsoe a “the Brethren of the General Authorities of the Church”, 10 ottobre 1952, John A. Widtsoe Papers, CHL.

  26. Durham, “Death of John A. Widtsoe”, 1–5; Leah Dunford Widtsoe ad Ann Rees, 19 dicembre 1952, John A. Widtsoe Papers, CHL. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  27. Durham, “Death of John A. Widtsoe”, 1–5; Leah Dunford Widtsoe ad Ann Rees, 19 dicembre 1952, John A. Widtsoe Papers, CHL; Santi, volume 2, capitoli 323336; Widtsoe, In the Gospel Net, 119–120.

  28. Parrish, John A. Widtsoe, capitolo 23; Allen, Embry e Mehr, Hearts Turned to the Fathers, 222–229; Genealogical Society of Utah Board of Trustees, Minutes, 14 ottobre 1947; 17 maggio e 24 ottobre 1950. Argomento: Storia familiare e genealogia

  29. John A. Widtsoe e Leah Dunford Widtsoe, The Word of Wisdom: A Modern Interpretation (Salt Lake City: Deseret Book, 1937); John A. Widtsoe, Evidences and Reconciliations: Aids to Faith in a Modern Day, 3 voll. (Salt Lake City: Bookcraft, 1951).

  30. Durham, “Death of John A. Widtsoe”, 3–10; Leah Dunford Widtsoe ad Ann Rees, 19 dicembre 1952, John A. Widtsoe Papers, CHL; Parrish, John A. Widtsoe, 662–663; In Memoriam: John A. Widtsoe, 25, 27. Ultima citazione inglese modificata per facilitarne la lettura. Argomento: John e Leah Widtsoe