Storia della Chiesa
Capitolo 18: Qualsiasi luogo sulla terra


“Qualsiasi luogo sulla terra”, capitolo 18 di Santi – La storia della Chiesa di Gesù Cristo negli ultimi giorni, volume 3, Risolutezza, nobiltà e indipendenza, 1893–1955 (2021)

Capitolo 18: “Qualsiasi luogo sulla terra”

Capitolo 18

Qualsiasi luogo sulla terra

Immagine
Edificio della Chiesa su una strada di città negli anni 20 del 1900

Nel dicembre del 1927 Reinhold Stoof, il presidente della Missione sudamericana, era pronto a lasciare l’Argentina, anche se per poco.

Quando era arrivato a Buenos Aires diciotto mesi prima, Reinhold si era aspettato di lavorare principalmente con immigrati di lingua tedesca. Tuttavia, i tedeschi erano disseminati per la città e difficili da trovare, rendendo ardua l’opera missionaria tra loro. Se la Chiesa in Sud America doveva crescere come una quercia, come aveva profetizzato l’anziano Melvin J. Ballard, Reinhold e il suo piccolo gruppo di missionari avrebbero dovuto portare il Vangelo agli abitanti di lingua spagnola.1

Essendo un santo di origini tedesche che conosceva a malapena una parola di spagnolo, Reinhold iniziò a studiare la lingua quasi subito. Eppure, si sentiva comunque responsabile per i tedeschi del continente. Sapeva che c’erano comunità numerose di immigrati di lingua tedesca nel vicino Brasile. Infatti, prima di ritornare negli Stati Uniti, l’anziano Ballard aveva raccomandato di inviare i missionari in quelle comunità per valutarne l’interesse per il Vangelo.

Reinhold sapeva di alcuni santi tedeschi che vivevano già in Brasile e credeva che avrebbero potuto contribuire a stabilire dei rami della Chiesa nei loro paesi e nelle loro città. Poiché a Buenos Aires il lavoro tra gli immigrati tedeschi era diminuito, sembrava il momento giusto di fare visita al Brasile.2

Il 14 dicembre, Reinhold affidò a un missionario il lavoro in Argentina e si recò in Brasile con un anziano di nome Waldo Stoddard. Prima si fermarono a San Paolo, una delle più grandi città del Brasile, dove speravano di trovare un membro della Chiesa che si era trasferito lì dopo aver servito nella Missione svizzero-tedesca La loro ricerca però non ebbe successo e la città stessa si rivelò troppo impegnativa per l’opera missionaria. A San Paolo c’erano molti immigrati tedeschi ma, come a Buenos Aires, erano disseminati per tutta la città.3

Una settimana dopo Reinhold e Waldo si recarono in una città più piccola, Joinville, nel Brasile meridionale. La città era stata fondata negli anni ’50 del diciannovesimo secolo da immigrati provenienti dal nord Europa e molti di coloro che vivevano lì parlavano ancora tedesco. Le persone erano gentili e sembravano interessate al Vangelo. Reinhold e Waldo distribuirono opuscoli e tennero due incontri in città. In entrambe le occasioni si presentarono più di un centinaio di persone. Gli Anziani riscontrarono un interesse simile quando predicarono in altre città della zona. L’ultimo giorno a Joinville, furono invitati a benedire due donne malate.

Dopo aver trascorso tre settimane a Joinville e nei dintorni, Reinhold fece ritorno in Argentina emozionato per la situazione che aveva trovato in Brasile. “Lavorare tra i tedeschi a Buenos Aires sarà sempre una cosa buona”, informò la Prima Presidenza, “ma è nulla se paragonato all’opera tra i tedeschi in Brasile”.

Voleva mandare immediatamente dei missionari a Joinville. “Sono sempre stato ottimista nella mia vita, ma mai troppo entusiasta da non vedere i problemi e gli ostacoli”, ammise. “Eppure lo ripeto: questo Brasile meridionale è il luogo!”4.


Nel periodo in cui Reinhold Stoof tornò dal Brasile, John e Leah Widtsoe arrivarono a Liverpool, in Inghilterra, per iniziare la missione. Iscrissero subito Eudora a una scuola superiore del posto e iniziarono la loro nuova vita. Leah abbracciò il cambiamento. Non aveva mai svolto una missione né dedicato così tanto tempo a lavorare fuori casa e ogni giorno portava con sé nuove esperienze. Il lavoro missionario le risultava naturale e le piaceva servire al fianco di John, che a causa della carriera e degli incarichi ecclesiastici spesso era stato lontano da lei.5

Erano trascorsi quasi trent’anni da quando erano arrivati in Europa per gli studi di John. In quel lasso di tempo, la Chiesa era cambiata notevolmente in tutto il continente. La fine della migrazione di massa nello Utah era risultata in circa ventottomila santi che ora vivevano in Europa, quasi la metà dei quali di lingua tedesca. Inoltre, i critici ostili come William Jarman erano scomparsi e molti giornali ora pubblicavano resoconti imparziali sulle conferenze della Chiesa o commentavano con favore le buone opere dei Santi.6

Tuttavia, quando Leah e John facevano visita ai rami sparsi nel continente, percepivano dell’indifferenza e della frustrazione tra i santi. Alcune ordinanze della Chiesa, come le benedizioni patriarcali e il culto reso nel tempio, non erano disponibili in Europa. Dal momento che la Chiesa aveva posto fine alle iniziative per promuovere l’emigrazione, pochi santi europei potevano sperare di prendere parte a queste ordinanze.7

C’erano altri fattori che ostacolavano il progresso. I missionari provenienti dall’America erano più giovani e con meno esperienza dei loro predecessori. Molti di loro riuscivano a stento a parlare la lingua della missione, eppure, in molti casi, i missionari venivano messi alla guida delle congregazioni, anche in luoghi dove c’erano membri forti e capaci che appartenevano alla Chiesa da decenni. Potendo contare su entrate modeste provenienti dalle decime, questi rami di solito affittavano sale di riunione in zone della città in decadimento, così risultava difficile attirare nuovi membri. Inoltre, la mancanza della Società di Soccorso, della Primaria, delle associazioni di mutuo miglioramento e della Scuola Domenicale rendeva la Chiesa meno invitante sia per i membri che per i potenziali membri.8

Leah, come John, era impaziente di servire i santi europei. La sua responsabilità principale era quella di dirigere l’opera della Società di Soccorso in Europa. Subito dopo l’arrivo in Inghilterra, iniziò a scrivere lezioni per la Società di Soccorso sul Libro di Mormon per l’anno successivo. Nel suo primo messaggio alla Società di Soccorso delle isole Britanniche, pubblicato nel Millennial Star, riconobbe la loro distanza dalla sede centrale della Chiesa ma espresse la sua opinione secondo cui Sion non fosse un solo luogo.

“Dopo tutto, dov’è Sion?”, chiese. “Sion è la ‘pura di cuore’ e può essere qualsiasi luogo sulla terra in cui gli uomini scelgono di servire Dio in pienezza e verità”9.

Mentre Leah e John viaggiavano per la missione, capendo meglio come aiutare le persone in Europa, i loro pensieri tornavano di continuo al figlio Marsel. Era difficile per John visitare la zona in cui suo figlio aveva servito fedelmente. Tuttavia, traeva conforto da un’esperienza vissuta poco dopo la morte di Marsel, quando lo spirito del giovane era venuto e lo aveva rassicurato di essere felice e impegnato nell’opera missionaria dall’altro lato del velo. Il messaggio aveva dato a John il coraggio di affrontare la vita senza suo figlio.10

Anche Leah traeva forza da questa rassicurazione. Prima, sapere che Marsel stava lavorando con gioia nel mondo degli spiriti non era stato sufficiente per strapparla alla depressione. La missione, però, aveva cambiato la sua prospettiva. “La consapevolezza che nostro figlio è impegnato nella stessa grande causa là come noi lo siamo qui mi offre un’ulteriore motivazione per accrescere la mia attività e il mio zelo”, scrisse in una lettera indirizzata a un’amica nello Utah. La morte di Marsel era ancora un ricordo doloroso, ma lei trovò speranza e guarigione in Gesù Cristo.

“Nulla se non il Vangelo potrebbe rendere sopportabile un’esperienza simile”, attestò. E ora la sua fede nel potere di guarigione del Signore era inamovibile. “Ha superato la prova”, scrisse. “Funziona”11.


A marzo inoltrato del 1929, la pioggia e il vento si abbattevano sulla casa di Bertha e Ferdinand Sell a Joinville, in Brasile. Per Bertha difficilmente la tempesta sarebbe potuta capitare in un momento peggiore. Lei e Ferdinand, entrambi immigrati tedeschi di seconda generazione, mantenevano i loro sette figli vendendo latte per la città. Da quando Ferdinand aveva avuto un incidente che gli aveva impedito di consegnare il latte ai loro clienti, era compito di Bertha fare le consegne, con la pioggia o con il sole, nonostante soffrisse di asma.12

Quel giorno Bertha trascorse ore in giro a piedi, consegna dopo consegna a dispetto del brutto tempo. Tornò a casa esausta, ma dopo essere entrata notò un vecchio giornale sul tavolo. Lo prese e chiese: “Da dove viene questo giornale?”. Nessuno in famiglia lo sapeva.

Il giornale riportava la pubblicità di una riunione di santi degli ultimi giorni che si sarebbe tenuta quella sera a Joinville. “Interessante! Non ho mai sentito parlare di questa chiesa”, disse al marito. “Siamo tutti invitati a partecipare”.

Ferdinand non era interessato. “Che cosa faremo in una riunine con degli estranei?”, chiese.

“Andiamoci”, insistette Bertha.

“Sei stanca”, disse lui. “Hai già camminato tanto oggi. È meglio non andare”. Oltretutto, c’era da tenere in conto la sua salute. Che cosa sarebbe successo se si fosse sforzata troppo andando alla riunione?

“Ma io voglio andare”, disse lei. “Qualcosa mi sussurra che devo andarci”13.

Alla fine Ferdinand si arrese e lui e Bertha camminarono fino in città con alcuni dei loro figli. Le strade erano ricoperte di fango a causa della pioggia di quel giorno, ma la famiglia arrivò alla riunione in tempo per sentire due missionari di lingua tedesca, Emil Schindler e William Heinz, parlare del vangelo restaurato di Gesù Cristo. Gli Anziani erano arrivati a Joinville sei mesi prima insieme al presidente Reinhold Stoof, che era ritornato in Brasile per aprire un ramo nella città.

Anche se in città alcuni ministri avevano cercato di aizzare le persone contro di loro, i missionari erano stati pronti a difendere le proprie convinzioni. Avevano distribuito opuscoli e fatto presentazioni con diapositive sulla Chiesa a cui avevano partecipato in molti. Ora tenevano incontri serali regolari e una scuola domenicale per circa quaranta studenti. Eppure, ancora nessuno a Joinville si era unito alla Chiesa.14

Al termine della riunione, tutti dissero “amen” e lasciarono la sala. Mentre usciva, Bertha ebbe un improvviso attacco di asma. Ferdinand corse nell’edificio e chiese aiuto ai missionari. Emil e William si precipitarono fuori e riportarono Bertha nella sala. Posero le mani sul suo capo e le impartirono una benedizione del sacerdozio. Presto si riprese e tornò fuori sorridendo.

“Hanno fatto una preghiera per me”, raccontò alla sua famiglia, “e ora mi sento meglio”15.

I missionari aiutarono la famiglia a tornare a casa e Bertha subito raccontò ai vicini quello che era successo. “Di questo sono certa”, disse ai suoi amici. “La Chiesa è vera”. Era felicissima. Riusciva a percepire la verità del Vangelo.

Il giorno seguente Bertha cercò i missionari per dire loro che ora voleva che battezzassero lei e i suoi figli.

Nelle due settimane che seguirono, gli Anziani incontrarono la famiglia e le insegnarono il vangelo restaurato, lezione dopo lezione. Ferdinand e la figlia maggiore, Anita, non vollero unirsi alla Chiesa in quel momento, ma Emil e William battezzarono Bertha e quattro dei sui figli — Theodor, Alice, Siegfried e Adele — il 14 aprile nel vicino fiume Cachoeira. Furono i primi santi degli ultimi giorni battezzati in Brasile.

Gli amici e i vicini di Bertha iniziarono a partecipare con lei alle riunioni, e in breve tempo a Joinville fu stabilito un ramo de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.16


Nello stesso periodo, a Cincinnati, nell’Ohio, all’inizio del 1929 la chiesa presbiteriana mise in vendita una piccola cappella fatta di mattoni. La cappella aveva circa settant’anni e si trovava in una strada laterale all’estremo nord del centro città. Benché non fosse imponente come altre chiese o sinagoghe della città, aveva un bell’ingresso ad arco, una torre adorna e diverse grandi finestre affacciate sulla strada.17

Presto la cappella attrasse l’attenzione di Charles Anderson, il presidente del Ramo di Cincinnati, e dei suoi consiglieri, Christian Bang e Alvin Gilliam. Come molti presidenti di ramo della Chiesa, Charles da tempo desiderava trovare una casa di riunione fissa per la sua congregazione. A quel tempo, i dirigenti di rione e di ramo di tutta la Chiesa erano impazienti di costruire o acquistare case di riunione con impianti di riscaldamento moderni, impianti idraulici e luci elettriche. Anche se Charles aveva dei cari ricordi di tutti i vecchi negozi e le altre sale in affitto in cui nel corso degli anni si era riunito il Ramo di Cincinnati, sapeva che erano solo dimore temporanee per i santi. Prima o poi il ramo sarebbe diventato troppo grande o una locazione sarebbe scaduta, e i santi avrebbero dovuto trovare un altro posto in cui incontrarsi.18

Questa ciclicità era tediosa. Charles aveva sempre cercato di assicurarsi la sala più bella e decorosa che riuscisse a trovare. Per molti anni la Chiesa non era stata ben vista in città e alcune persone si erano rifiutate categoricamente di affittare ai Santi degli Ultimi Giorni. Charles e il ramo si erano sforzati di cambiare l’impressione sulla Chiesa tenendo incontri in strada, ospitando concerti e spettacoli gratuiti e invitando le persone a rendere il culto con loro la domenica. Queste iniziative avevano avuto un po’ di successo ed era diventato più semplice trovare nuove sale di riunione. Tuttavia, il fatto di trasferirsi da un indirizzo a un altro ostacolava la capacità dei santi di attrarre convertiti in città.

Rendendosi conto del problema, il presidente di missione locale aveva consigliato a Charles di iniziare a cercare una cappella fissa per i santi di Cincinnati. Il ramo ora contava circa settanta persone, la maggior parte delle quali donne e uomini giovani della classe operaia che erano cresciuti nella zona. La Chiesa era una cosa nuova per loro e molti erano gli unici membri in famiglia. Il ramo mise a loro disposizione quorum del sacerdozio, una Società di Soccorso, una Scuola Domenicale, una Primaria e una AMM per aiutarli a crescere nel Vangelo. Tutto ciò di cui avevano bisogno era una sede.19

Una volta che Charles e i suoi consiglieri ebbero fatto un’offerta per la cappella presbiteriana, il presidente di missione venne a Cincinnati e ispezionò la proprietà. Approvò l’acquisto e lavorò con Charles per assicurarsi i fondi dalla sede centrale della Chiesa per acquisire e ristrutturare l’edificio.20

Intanto, alcuni ministri presbiteriani si indignarono quando vennero a sapere che i Santi degli Ultimi Giorni stavano acquistando la cappella. In passato i presbiteriani a Cincinnati erano stati coinvolti nelle iniziative per criticare e screditare la Chiesa. Come poteva la congregazione pensare di vendere la sua cappella ai Santi?

Alcuni presbiteriani influenti di Cincinnati approvavano la vendita, felici di sapere che la cappella sarebbe rimasta un luogo di culto. Tuttavia, i ministri cercarono di fare tutto ciò che era in loro potere per impedire ai Santi di concludere l’acquisto. Quando i loro tentativi fallirono, chiesero a Charles di completare la transazione servendosi di un intermediario in modo che dai documenti pubblici non si evincesse che i presbiteriani avevano venduto la loro cappella ai Santi degli Ultimi Giorni. La richiesta ferì Charles, ma alla fine si accordò per far trasferire la proprietà prima a un avvocato e poi alla Chiesa.21

La primavera si trasformò presto in estate e il ramo iniziò a contare i giorni che mancavano alla fine della ristrutturazione dell’edificio. La dedicazione della cappella prometteva di essere un grande avvenimento. Nel giro di pochi mesi i santi di Cincinnati avrebbero finalmente avuto un luogo che potevano considerare loro.22


Intanto, nella città di Tilsit, nella Germania nord orientale, il quarantacinquenne Otto Schulzke era uno dei pochi presidenti di ramo chiamati localmente sul continente europeo.

Otto era un uomo basso che lavorava in una prigione e aveva la reputazione di essere austero.23 All’inizio dell’anno, circa un mese prima di ricevere la chiamata, aveva offeso metà del ramo parlando troppo duramente durante una lezione della AMM. Alcune persone avevano lasciato la riunione piangendo. Altre gli avevano risposto in maniera sarcastica. I missionari, che in quel periodo guidavano il ramo, sembravano semplicemente infastiditi da lui.

In effetti, prima di essere trasferiti in un’altra città, i missionari erano preoccupati che Otto diventasse il presidente di ramo. “Nessuno lo sosterrà”, si dissero fra loro.24

Tuttavia, gli Anziani avevano sottovalutato quell’uomo più grande e con più esperienza di loro. La devozione della sua famiglia verso la Chiesa era ben nota nella zona. Anni prima suo padre, Friedrich Schulzke, aveva sentito storie terrificanti sui missionari “mormoni”, così aveva pregato ferventemente che stessero sempre ben lontano dalla sua casa e dalla sua famiglia. E quando i missionari “mormoni” alla fine si erano presentati alla sua porta, li aveva cacciati via con una scopa.

Tempo dopo, Friedrich aveva incontrato due giovani che si erano presentati come missionari de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Lo avevano invitato a una riunione ed era rimasto tanto colpito da ciò che aveva sentito che aveva invitato gli Anziani a predicare a casa sua. Tuttavia, quando erano arrivati, si era sorpreso nel vedere uno di loro con un Libro di Mormon e aveva capito subito che appartenevano proprio alla chiesa che aveva cercato di evitare. Nonostante ciò, con riluttanza, li aveva lasciati parlare e poco dopo si era reso conto che erano messaggeri di Dio.

Un anno dopo lui e sua moglie, Anna, si erano uniti alla Chiesa e Otto e alcuni dei suoi fratelli e sorelle avevano presto seguito il loro esempio.25

Quando nel 1914 era iniziata la guerra, i missionari avevano lasciato la zona e Friedrich era diventato il nuovo presidente di ramo. Pur non detenendo il Sacerdozio di Melchisedec, aveva svolto la sua chiamata in modo efficace. Il ramo si riuniva a casa sua e insieme studiavano il Vangelo e imparavano le cose meravigliose che il Signore aveva in serbo per loro. Ogniqualvolta si sentiva sopraffatto dalle sue responsabilità, si inginocchiava e chiedeva al Signore di aiutarlo.26

Anche Otto aveva servito una volta in passato come presidente di ramo, poco dopo la guerra. A quel tempo il Ramo di Tilsit si stava ancora riprendendo dalla devastazione e molti si erano allontanati dalla Chiesa. Otto, burbero com’era, certamente non sembrava la persona migliore per rianimare il ramo, ma si era dimostrato all’altezza della situazione. Nel suo primo anno come presidente, a Tilsit si erano unite alla Chiesa ventitré persone.27

La prima esperienza di Otto come presidente era durata soltanto alcuni anni prima che i missionari tornassero nella zona e si assumessero la responsabilità della maggior parte dei rami. Ora, visto il desiderio dell’anziano Widtsoe di rendere i rami dell’Europa più autosufficienti e indipendenti, Otto e altri santi locali furono richiamati a dirigerli.28

Tuttavia, restava questa domanda: i santi di Tilsit avrebbero accettato la sua guida come avevano fatto in passato? Oppure si sarebbero rifiutati di sostenerlo, come avevano previsto i missionari?

Nel ramo c’erano molti santi fedeli — circa sessanta membri frequentavano ogni settimana le riunioni — che erano ansiosi di servire il Signore. Però, dopo essere stati guidati per tanto tempo dai missionari, avrebbero potuto rispondere negativamente a un uomo più grande e severo che aveva una scarsa tolleranza per le sciocchezze.

Dopo tutto, come presidente di ramo, Otto si aspettava che i santi vivessero il Vangelo. E non aveva paura di dirlo loro.29

  1. Reinhold Stoof alla Prima Presidenza, 2 novembre 1927; 13 dicembre 1927, First Presidency Mission Files, CHL; Grover, “Sprechen Sie Portugiesisch?”, 116–117; Sharp, Oral History Interview, 7–8, 10.

  2. Melvin J. Ballard alla Prima Presidenza, 16 giugno 1926; Reinhold Stoof alla Prima Presidenza, 2 novembre 1927; 16 novembre 1927, First Presidency Mission Files, CHL; Grover, “Sprechen Sie Portugiesisch?”, 118–119, 125–127.

  3. Reinhold Stoof alla Prima Presidenza, 2 novembre 1927; 24 gennaio 1928, First Presidency Mission Files, CHL; Grover, “Sprechen Sie Portugiesisch?”, 120.

  4. South American Mission, Manuscript History, volume 1, 29 febbraio 1928; Reinhold Stoof alla Prima Presidenza, 24 gennaio 1928, First Presidency Mission Files, CHL; Stoddard, Oral History Interview, 19–20; Grover, “Sprechen Sie Portugiesisch?”, 120. Argomenti: Argentina; Brasile

  5. Widtsoe, Diary, 23 dicembre 1927–14 gennaio 1928; John A. Widtsoe a Heber J. Grant, 18 gennaio 1928, First Presidency Mission Files, CHL; Leah Dunford Widtsoe a [Louisa] Hill, 11 maggio 1928; Leah Dunford Widtsoe a Mary Booth Talmage, 30 ottobre 1929; Leah Dunford Widtsoe a Libby Ivins, 1 novembre 1929, Widtsoe Family Papers, CHL.

  6. Presiding Bishopric, Financial, Statistical, and Historical Reports for Stakes and Missions, volume 10, 1927; John A. Widtsoe alla Prima Presidenza, 1 maggio 1928, First Presidency Mission Files, CHL; Alexander, Mormonism in Transition, 243.

  7. John A. Widtsoe alla Prima Presidenza, 28 febbraio 1928; 2 luglio 1928, First Presidency Mission Files, CHL. Argomento: Emigrazione

  8. Missionary Department, Missionary Registers, 1860–1925; John A. Widtsoe alla Prima Presidenza, 28 febbraio 1928; 16 ottobre 1928; 16 ottobre 1929; 24 agosto 1932, First Presidency Mission Files, CHL.

  9. Leah Dunford Widtsoe, “Greeting to the Sisters”, Latter-day Saints’ Millennial Star, 5 gennaio 1928, 90:10–11; “Book of Mormon Studies”, Latter-day Saints’ Millennial Star, 12 gennaio 1928, 90:22–23; Leah Dunford Widtsoe al fratello Morton, 26 giugno 1928, Widtsoe Family Papers, CHL; Dottrina e Alleanze 97:21. Argomento: Sion/Nuova Gerusalemme

  10. Widtsoe, Diary, 28–29 gennaio 1928; John A. Widtsoe a Heber J. Grant, 17 ottobre 1927, First Presidency General Administration Files, CHL; Leah Dunford Widtsoe a [Louisa] Hill, 11 maggio 1928, Widtsoe Family Papers, CHL.

  11. John A. Widtsoe a Heber J. Grant, 17 ottobre 1927, First Presidency General Administration Files, CHL; Leah Dunford Widtsoe a [Louisa] Hill, 11 maggio 1928, Widtsoe Family Papers, CHL. Argomento: John e Leah Widtsoe

  12. Sell, Transcrito, 1; Brazilian Mission, History of Mission Work, [9b]; Sell, Oral History Interview, 1.

  13. Sell, Transcrito, 1; Sell, Oral History Interview, 1.

  14. Sell, Transcrito, 1; Brazilian Mission, History of Mission Work, 2–[9b]; Sell, Oral History Interview, 1–2.

  15. Sell, Oral History Interview, 2; Brazilian Mission, History of Mission Work, [9b].

  16. Sell, Oral History Interview, 2–4; Sell, Transcrito, 1; Brazilian Mission, History of Mission Work, [9b], 21. Argomento: Brasile

  17. Cincinnati Branch, Minutes, 29 marzo 1929, 2; Fish, Kramer e Wallis, History of the Mormon Church in Cincinnati, 55; One Hundred Years of Presbyterianism, 182; “Joseph Smith’s Prophecy of Mormon Church in Cincinnati”, Commercial Tribune (Cincinnati), 16 settembre 1929, [1].

  18. Cincinnati Branch, Minutes, 29 marzo 1929, 1–2; Anderson, “My Journey through Life”, volume 4, 118, 124; Jackson, Places of Worship, 175, 189, 205; vedere anche Fish, “My Life Story”, [2].

  19. Anderson, “My Journey through Life”, volume 4, 122–123, 126–130, 133; annotazioni dei membri del Ramo di Cincinnati, South Ohio District, Northern States Mission, in Ohio (Stato), parte 2, Record of Members Collection, CHL; Williams’ Cincinnati Directory [1927–1928]; Fish, “My Life Story”, [6]; Paul Bang, “My Life Story”, 7, 10.

  20. Cincinnati Branch, Minutes, aprile 1929, 3; Noah S. Pond a Heber J. Grant, 16 aprile 1929; Heber J. Grant a Noah S. Pond, 16 aprile 1929; Charles V. Anderson a Heber J. Grant, 16 aprile 1929; Heber J. Grant a Charles V. Anderson, 17 aprile 1929, First Presidency Mission Files, CHL.

  21. Cincinnati Branch, Minutes, aprile–giugno 1929, 3; Anderson, “My Journey through Life”, volume 4, 134; vedere anche, ad esempio, “Changes in Law of the Land”, Cincinnati Enquirer, 3 febbraio 1915, 10; “To Talk on Mormonism”, Commercial Tribune (Cincinnati), 10 marzo 1916, 10; e “Antimormon Meeting”, Commercial Tribune, 4 maggio 1916, 10.

  22. “News from the Missions”, Liahona, the Elders’ Journal, 14 maggio 1929, 26:574.

  23. German-Austrian Mission, Manuscript History and Historical Reports, volume 1, 31 maggio 1929; Meyer e Galli, Under a Leafless Tree, 58; Naujoks e Eldredge, Shades of Gray, 35; Clayson, Oral History Interview, 4. La città di Tilsit, in Germania, oggi è Sovetsk, in Russia. Argomento: Russia

  24. German-Austrian Mission, Manuscript History and Historical Reports, volume 1, 31 maggio 1929; Melvin O. Allen, Journal, 10 marzo e 17 aprile 1929; Worlton, Journal, 17 aprile 1929.

  25. Obituary for Friedrich W. Schulzke, Der Stern, 15 febbraio 1937, 69:60–61; Schulzke, “Story of Friedrich Schulzke”, 13–14; annotazioni della famiglia Schulzke, Tilsit Branch, Königsberg Conference, Swiss-German Mission, in Germania (Nazione), parte 30, Record of Members Collection, CHL.

  26. Obituary for Friedrich W. Schulzke, Der Stern, 15 febbraio 1937, 69:60–61; Schulzke, “Story of Friedrich Schulzke”, 15–16; vedere anche Parshall, “Friedrich Schulzke”, [2].

  27. German-Austrian Mission, Branch Histories, 137–138; Tilsit Branch, Manuscript History and Historical Reports, 1914–1920.

  28. Tilsit Branch, Manuscript History and Historical Reports, 1921–1923; vedere anche, ad esempio, German-Austrian Mission, Manuscript History and Historical Reports, volume 1, 31 maggio 1929; 31 luglio 1929; 31 dicembre 1929.

  29. Naujoks e Eldredge, Shades of Gray, 29, 35; German-Austrian Mission, Branch Histories, 138; Meyer e Galli, Under a Leafless Tree, 58; George H. Neuenschwander a Genevieve Bramwell, 16 settembre 1931, George H. Neuenschwander Correspondence, CHL; Clayson, Oral History Interview, 4. Argomento: Germania