Storia della Chiesa
26 Le ripugnanti piaghe della guerra


Capitolo 26

Le ripugnanti piaghe della guerra

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I bombardieri nazisti riempiono il cielo

Il 24 agosto 1939, otto giorni prima dell’invasione della Polonia, la Prima Presidenza ordinò a 320 missionari nordamericani nelle missioni di Gran Bretagna, Francia, Germania Ovest, Germania Est e Cecoslovacchia di sfollare in Danimarca, Svezia, Norvegia o nei Paesi Bassi, qualunque fosse il paese neutrale più vicino.1 L’apostolo Joseph Fielding Smith, che quell’estate aveva fatto visita ai santi in Europa con sua moglie Jessie, rimase in Danimarca per coordinare l’evacuazione da Copenaghen.2

Dopo aver ricevuto l’ordine di partire, Norman Seibold, un missionario di ventitré anni dell’Idaho che serviva nella Missione della Germania Ovest, fece sì che tutti i missionari nordamericani del suo distretto lasciassero immediatamente il paese. Invece di andare direttamente nei Paesi Bassi, egli si diresse verso la casa della missione a Francoforte.

Quando arrivò, Norman trovò il suo presidente di missione, Douglas Wood, estremamente preoccupato. Il presidente Wood aveva mandato dei telegrammi che istruivano tutti i missionari di sfollare, ma le linee di comunicazione in tutta la Germania erano sovraccariche. Solo Norman e una manciata di missionari avevano confermato di aver ricevuto il messaggio. E a peggiorare le cose, i funzionari governativi dei Paesi Bassi avevano impedito a qualsiasi persona priva di cittadinanza di entrare nel paese a meno che non fosse solo di passaggio. In quel momento, decine di missionari erano probabilmente bloccati nella Germania Ovest con inutili biglietti ferroviari per i Paesi Bassi e senza denaro per acquistarne di nuovi.3

Il presidente Wood e sua moglie, Evelyn, stavano partendo per supervisionare l’evacuazione di un gruppo di anziani che erano già arrivati alla casa della missione e avevano bisogno di qualcuno che rimanesse in Germania per individuare i missionari rimanenti.

“La tua missione sarà trovarli e assicurarti che se ne vadano”, disse il presidente Wood a Norman. “Segui alla lettera le tue impressioni spirituali. Non abbiamo idea delle città in cui si trovano questi trentuno anziani”4.

Sul tardi, quella sera, Norman lasciò Francoforte su un treno affollato, diretto a nord lungo il fiume Reno. Aveva i biglietti per la Danimarca e il denaro per tutti i missionari che avrebbe incontrato — se solo avesse saputo dove trovarli. E doveva sbrigarsi. Il governo tedesco aveva appena annunciato che l’esercito aveva bisogno delle linee ferroviarie per trasportare i soldati, quindi i posti a sedere sarebbero stati presto scarsi per tutti i civili che viaggiavano in treno.

Quando il treno si fermò nella città di Colonia, Norman sentì di dover uscire e si fece spazio a gomitate per lasciare la carrozza. La stazione era piena di persone, quindi salì su un carretto per i bagagli per vedere sopra la folla, ma non riconobbe alcun missionario. Poi ricordò il “fischio missionario” — la melodia di “Fai ciò ch’è ben”, che era familiare a tutti coloro che erano in missione. Norman aveva poco talento per la musica, ma increspò le labbra e fischiettò le prime note al meglio delle sue capacità.5

La gente se ne accorse immediatamente e ben presto Norman vide un missionario e un santo tedesco del posto venire verso di lui. Continuò a fischiettare e anche altri anziani e una coppia missionaria senior lo individuarono. Mandò i missionari verso un posto sicuro e poi salì su un treno verso un’altra città.

Alcune ore dopo, nella città di Emmerich, Norman trovò altri missionari. Mentre dava loro il denaro da parte del presidente di missione, attirò l’attenzione di un poliziotto, che sembrava pensare che i missionari stessero cercando di portare di nascosto del denaro fuori dalla Germania. L’ufficiale chiese che consegnassero i loro soldi e gli dicessero quello che stavano facendo. Quando Norman rifiutò di collaborare, l’ufficiale lo afferrò e minacciò di portarlo dalle autorità cittadine.

Norman di solito ascoltava la polizia, ma non voleva andare in città con l’ufficiale. “Farebbe meglio a togliermi le mani di dosso”, disse, “o potrebbe scoppiare una rissa”.

Oramai la gente si era accalcata l’ufficiale guardò le persone nervosamente. Lasciò andare Norman e lo portò da un ufficiale militare alla stazione ferroviaria perché spiegasse chi era e cosa stava facendo. Il funzionario ascoltò la storia di Norman, non vide motivo di trattenerlo e scrisse persino una lettera di spiegazione da mostrare a chiunque lo avesse fermato durante i suoi viaggi.6

Norman proseguì, fermandosi a cercare i missionari ogni volta che lo Spirito lo guidava. In una città remota, quasi nessuno era in piedi sul binario della stazione e sembrava sciocco cercare i missionari in quel luogo. Eppure Norman sentì di dover scendere dal treno, così decise di andare in città. Andò subito in un piccolo ristorante e trovò due anziani che bevevano succo di mela acquistato con le ultime monete che avevano in tasca.7

Dopo giorni di ricerche, Norman aveva trovato diciassette missionari. Per arrivare in Danimarca, lui e i suoi colleghi dovettero prendere i treni che erano stati requisiti per il trasporto delle truppe, cercando di ingannare i controllori e di evitare i poliziotti per tutto il tragitto. Quando Norman arrivò a Copenhagen, un giorno dopo l’invasione della Polonia, ogni missionario nordamericano delle missioni tedesche era al sicuro.

Il giorno dopo, il 3 settembre, Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania.8


“La guerra a lungo minacciata e temuta è scoppiata”, annunciò il presidente Heber J. Grant alla conferenza generale di ottobre del 1939. Per anni, aveva osservato con preoccupazione e apprensione Hitler che guidava la Germania lungo un sentiero violento e pericoloso, spargendo infelicità e sangue sul mondo. Ora i poteri dell’Asse, guidati dalla Germania nazista, erano impegnati nella guerra contro le nazioni Alleate sotto il Regno Unito e la Francia.

“Dio è afflitto per via della guerra”, disse il presidente Grant ai Santi. “Egli riterrà soggetti alle punizioni eterne della Sua volontà coloro che hanno ingiustamente intrapreso una guerra”. Il profeta esortò i leader mondiali, e tutte le persone ovunque, a cercare soluzioni pacifiche alle loro differenze.

“Condanniamo tutte le ripugnanti piaghe della guerra: l’avarizia, l’avidità, l’infelicità, l’indigenza, la malattia, la crudeltà, l’odio, la disumanità, la ferocia e la morte”, dichiarò. Il profeta era addolorato al pensiero dei milioni di persone che soffrivano e facevano cordoglio a causa del conflitto. Molte migliaia di loro erano Santi degli Ultimi Giorni e alcuni erano già in pericolo. Disse: “Noi imploriamo con fervore tutti i membri della Chiesa di amare i loro fratelli e le loro sorelle, come pure tutte le persone, a prescindere da chi siano e da dove siano, di bandire l’odio dalla loro vita, di riempire il cuore di carità, pazienza, longanimità e perdono”9.

Nelle settimane e nei mesi successivi alla Conferenza generale, il pensiero della guerra gravò grandemente sulla mente del profeta. A dicembre scrisse a sua figlia Rachel riguardo all’inutile perdita di vite umane. “Mi fa male al cuore”, scrisse. “Il Signore dovrebbe spazzare via dalla terra persone che creano i conflitti e danno inizio alle guerre, come Hitler”10.

Nell’inverno del 1940, il presidente Grant si recò a Inglewood, un quartiere di Los Angeles, dove i Santi non vedevano l’ora di ascoltarlo in occasione della loro conferenza di palo. Quando arrivò in cappella, si sentiva confuso e trovava difficile parlare. Quando uscì dalla macchina, le sue gambe erano instabili e faticò a raggiungere la porta della casa di riunione. Poco dopo che ebbe preso posto sul podio, le vertigini sembrarono passare. Tuttavia, chiese di essere esonerato dal fare il suo discorso.

Più tardi, dopo un pisolino, si sentì abbastanza in forze da parlare alla sessione pomeridiana della conferenza. In piedi al pulpito, si rivolse ai Santi per quasi quaranta minuti. Quella sera, però, in diverse occasioni cercò di alzarsi ma quasi cadde. La mattina seguente sentiva il suo lato sinistro intorpidito e non riusciva ad alzare il braccio né a muovere le dita da quel lato. Quando cercò di alzarsi, non aveva più forza nella gamba sinistra. Sentiva la lingua ingrossata e non riusciva a parlare bene.

Con l’aiuto della sua famiglia e dei suoi amici, il presidente Grant andò in un vicino ospedale dove i dottori scoprirono che aveva avuto un ictus.11 Trascorse i mesi successivi in California, recuperando lentamente le forze e il movimento. Il medico lo avvertì di riposare di più, di mangiare meglio e di evitare qualsiasi attività faticosa. Ad aprile, il profeta stava abbastanza bene da tornare a Salt Lake City.

“Sono stato bravo e ho fatto il pigro per seguire le istruzioni del dottore”, informò sua figlia Grace poco dopo il suo ritorno. “Non so per quanto tempo riuscirò a resistere”12.


Il 28 giugno 1940 la guerra in Europa era lontana dalla mente dei santi di Cincinnati, nell’Ohio. Quella sera, la ventunenne Connie Taylor sentì le prime note del “Coro nuziale” di Wagner, il segnale che doveva iniziare a camminare lungo il corridoio centrale della casa di riunione del Ramo di Cincinnati. La cappella era piena di familiari e amici, tutti riuniti per celebrare il suo matrimonio con Paul Bang.13

Connie e Paul erano fidanzati da poco più di un anno. Volevano essere suggellati insieme, ma come molte coppie di santi degli ultimi giorni che vivevano lontano da un tempio avevano deciso di sposarsi prima civilmente nella cappella della casa di riunione.14

Mentre si dirigeva verso la parte anteriore della sala, Connie vide suo padre seduto tra gli ospiti. Ai matrimoni negli Stati Uniti, i padri tradizionalmente accompagnavano le loro figlie lungo il corridoio, ma dato che suo padre aveva difficoltà a camminare, fu suo fratello Milton ad accompagnarla. Connie era contenta per il solo fatto che suo padre fosse lì. La sua benedizione patriarcale aveva promesso che un giorno egli avrebbe goduto delle benedizioni del Vangelo con lei. Quel giorno non era ancora arrivato, ma una volta aveva partecipato a una riunione sacramentale la domenica di Pasqua, ed era un buon segno.15

Dopo che Connie ebbe raggiunto Paul nella parte anteriore della cappella, il loro presidente di ramo, Alvin Gilliam, celebrò il matrimonio. Per molte persone nella sala, quella serata segnò la fine di un’era. A parte le riunioni della domenica successiva, il matrimonio segnò l’ultima volta che il Ramo di Cincinnati si riunì nella piccola cappella acquistata undici anni prima. Il vecchio edificio stava cadendo a pezzi, quindi il ramo in espansione lo aveva da poco venduto e aveva acquistato un terreno a nord della città per costruire una nuova casa di riunione.16

Gli sposini partirono il pomeriggio successivo per le Cascate del Niagara, nello Stato di New York, sul camion del padre di Paul. Portarono tre ceste di cibo preso dal negozio di famiglia, alcuni vestiti e circa sessanta dollari in contanti.

Lungo il tragitto, Connie e Paul visitarono il Tempio di Kirtland. L’edificio era utilizzato come casa di riunione per la Chiesa Riorganizzata di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. La porta del tempio era chiusa quando arrivarono, ma un uomo con la chiave aprì l’edificio e lasciò che passassero un’ora a visitarlo da soli. Esplorarono ogni centimetro del tempio, compresa la guglia, da dove guardarono il piccolo villaggio in cui centinaia di santi fedeli avevano vissuto più di un secolo prima.17

Da Kirtland andarono alle Cascate del Niagara. La cittadina turistica era una famosa destinazione per la luna di miele al confine tra Stati Uniti e Canada, ma la guerra in Europa aveva messo tutti in allerta. Sebbene gli Stati Uniti non fossero entrati in guerra, il Canada faceva parte del Commonwealth britannico e aveva dichiarato guerra alla Germania dopo l’invasione della Polonia. Prima che Connie e Paul potessero attraversare il Canada, la polizia di frontiera li controllò attentamente per assicurarsi che non fossero spie.

Dopo aver visitato le Cascate del Niagara, la coppia andò centosessanta chilometri a est fino a Palmyra e Manchester, nello Stato di New York.18 Nel corso degli anni, la Chiesa aveva acquistato diversi siti storici nella zona, tra cui la Collina di Cumora, il Bosco Sacro e la casa di tronchi di Lucy e Joseph Smith sr. Riconoscendo il potenziale dei siti per l’opera missionaria, la Chiesa aveva iniziato ad aprirli ai visitatori e a pubblicizzarne il significato storico e spirituale su cartelli stradali. Agli inizi degli anni ’20, sotto la direzione di B. H. Roberts, sulla Collina di Cumora si erano tenute conferenze di tutta la missione e da allora si erano trasformate in una rappresentazione annuale aperta al pubblico.19

Mentre erano a Manchester, Connie e Paul si fermarono per la notte nella casa degli Smith pagando una piccola cifra. Salirono sulla collina di Cumora e pensarono alle tavole d’oro che erano state sepolte lì per così tanto tempo. Sulla cima della collina c’era un nuovo monumento dell’angelo Moroni e si fermarono per scattarne delle fotografie e apprezzare la magnifica vista della zona circostante. In seguito, fecero una passeggiata nel Bosco Sacro, godendosi la santità e la bellezza del luogo. Prima di andarsene, si inginocchiarono insieme in preghiera.20

Gli sposini fecero una breve visita a Washington, D.C., dove parteciparono a una riunione in un’imponente casa di riunione di marmo che la Chiesa aveva dedicato nel 1933. La Chiesa aveva sperimentato una crescita significativa nella città a partire dal 1920, anno in cui l’apostolo Reed Smoot e un piccolo gruppo di santi vi avevano organizzato un ramo. Infatti, poco prima della visita di Paul e Connie, l’apostolo Rudger Clawson aveva organizzato un palo a Washington e aveva chiamato il quarantenne Ezra Taft Benson come presidente.21

Dopo alcuni giorni trascorsi a Washington, Connie e Paul tornarono a Cincinnati, dove si stabilirono in un appartamento pieno di spifferi non lontano dal negozio della famiglia Bang. Avevano avanzato solo un centesimo dei soldi per la luna di miele, ma Paul aveva ancora un lavoro con suo padre. Nel giro di pochi anni, dopo aver risparmiato del denaro, avrebbero potuto fare un viaggio ancora più lungo — questa volta a Salt Lake City e al tempio.22


In una fredda notte di dicembre del 1940, il volo minaccioso dei bombardieri nazisti riempiva il cielo sopra Cheltenham, una città nel sudovest dell’Inghilterra. La Luftwaffe, l’aviazione tedesca, bombardava da sei mesi la Gran Bretagna con incessanti raid aerei. Gli attacchi si erano concentrati prima sulle basi aeree e sui porti, ma in seguito i bombardieri si erano spostati sulle aree civili di Londra e oltre.23 Cheltenham era un luogo tranquillo con bellissimi parchi e giardini. Adesso era diventata un bersaglio.

Nellie Middleton, un membro della Chiesa di cinquantacinque anni, viveva a Cheltenham con sua figlia Jennifer, di sei anni. Per proteggere la sua casa in caso di attacchi aerei, aveva usato il suo modesto stipendio di sarta per attrezzare una zona del suo seminterrato come rifugio, con cibo, acqua, lampade a olio e un piccolo letto di ferro per Jennifer. Seguendo le istruzioni del governo, Nellie aveva anche ricoperto le finestre con una rete per bloccare le schegge di vetro volanti in caso di attacco.24

Ora, in tutta Cheltenham, le bombe fischiavano nell’aria e si schiantavano a terra con un fragore assordante. Il rumore terrificante si avvicinava sempre di più alla casa di Nellie, finché una tremenda esplosione in una strada vicina fece tremare le pareti, mandando in frantumi le finestre e riempiendo le reti di vetri affilati come rasoi.

La mattina, le strade della città erano piene di macerie. Le bombe avevano fatto ventitré vittime e oltre seicento persone erano rimaste senza casa.25

Nellie e gli altri santi di Cheltenham fecero del loro meglio per resistere dopo l’attacco. Da quando il presidente Hugh B. Brown, e gli altri missionari nordamericani della Missione britannica avevano lasciato il paese quasi un anno prima, quel piccolo ramo e altri rami simili avevano incontrato delle difficoltà a trovare persone per coprire gli incarichi e a portare avanti i programmi della Chiesa. Poi, gli uomini del posto erano partiti in guerra e quindi non c’erano detentori del sacerdozio per benedire il sacramento o amministrare formalmente gli affari del ramo. Non molto tempo dopo, il ramo fu costretto a chiudere.

Un uomo anziano, Arthur Fletcher, che deteneva il Sacerdozio di Melchisedec, viveva a circa trenta chilometri dalla città e ogni volta che poteva andava a trovare i santi di Cheltenham con la sua bicicletta arrugginita, ma la maggior parte delle volte era Nellie, l’ex presidentessa della Società di Soccorso del Ramo di Cheltenham, che si assumeva la responsabilità del benessere spirituale e materiale dei santi della sua zona. Con la chiusura del ramo, la domenica i membri della Chiesa non potevano più riunirsi nella sala che erano soliti affittare, quindi il salotto di Nellie era diventato il luogo in cui la Società di Soccorso pregava, cantava e studiava i libri Gesù il Cristo e Articoli di Fede.26

Nellie si assicurò anche che sua figlia imparasse il Vangelo. Aveva quasi cinquant’anni e non era sposata quando aveva adottato Jennifer. Ora la bambina si univa alle donne quando si incontravano per studiare, ed esse stavano attente a parlare del Vangelo in un modo che Jennifer potesse comprendere. Nellie e le altre sorelle della Società di Soccorso inoltre portavano Jennifer con loro quando andavano a far visita agli ammalati o agli anziani. Nessuno nel ramo aveva un telefono o un’automobile, quindi facevano le loro visite a piedi e portavano un messaggio insieme a un vasetto di marmellata o a una fetta di torta.27

Dopo il tramonto, però, tutte le visite cessavano. Per impedire ai bombardieri tedeschi di individuare i loro obiettivi, i paesi e le città di tutto il Regno Unito scollegavano i lampioni e spegnevano i cartelli illuminati. Le persone coprivano le finestre con panni scuri e svitavano le lampadine all’ingresso delle case.

A Cheltenham, i santi si ritiravano nelle loro abitazioni. Qualsiasi barlume di luce poteva mettere a rischio loro e i loro vicini.28


L’anno seguente, Alois Cziep, il presidente del Ramo di Vienna, trovava la sua chiamata sempre più difficile. La guerra aveva interrotto i consueti canali di comunicazione tra la sede centrale della Chiesa e i rami nelle aree occupate dall’Asse. Der Stern, la rivista di lingua tedesca della missione, aveva cessato la pubblicazione. Il presidente facente funzione della missione, un membro tedesco di nome Christian Heck, stava facendo del suo meglio per far funzionare la Chiesa nel caos. Alois faceva lo stesso per il suo ramo.

Anche se la distruzione e la devastazione fisica della guerra non avevano ancora raggiunto i confini austriaci, Alois sapeva che la Royal Air Force britannica aveva attaccato delle città tedesche. Anche l’Unione Sovietica era entrata in guerra contro il Terzo Reich. Come la Gran Bretagna dall’altra parte del conflitto, anche l’Austria era sottoposta all’ordine di oscuramento notturno come misura protettiva dagli aerei nemici che avrebbero potuto sorvolare i loro cieli.29

All’inizio della guerra, la maggior parte degli uomini del Ramo di Vienna era stata arruolata nell’esercito tedesco. Poiché alcuni anni prima aveva perso un occhio a causa di una malattia, Alois era esente dal servizio militare. Nonostante le difficoltà crescenti, aveva la fortuna di avere due consiglieri, diversi giovani detentori del Sacerdozio di Aaronne e sua moglie, Hermine, che lo aiutavano. Come presidentessa della Società di Soccorso, Hermine portava gran parte del fardello emotivo delle donne del ramo, che spesso erano sfinite, sole e spaventate — specialmente se ricevevano la notizia che i loro cari erano stati fatti prigionieri o uccisi in battaglia.

Hermine le incoraggiava a confidare in Dio e ad andare avanti, e cercava di fare lo stesso.30

Anche quando il ramo divenne più piccolo dopo l’inizio della guerra, le divisioni tra i membri continuarono, nonostante gli sforzi di Alois di tenere la politica lontano dalle riunioni. Una volta, all’inizio di una riunione della Chiesa, un visitatore tedesco offrì una preghiera per Adolf Hitler. “Fratello”, disse Alois dopo che l’uomo ebbe terminato, “in questo luogo non preghiamo per Hitler”.

Con membri e simpatizzanti del ramo che appartenevano al Partito Nazionalsocialista, Alois spesso doveva stare più attento a ciò che diceva. Gli informatori e le spie potevano essere ovunque, pronti a denunciare lui e la sua famiglia al governo. Anche se lui ed Hermine credevano di dover onorare la legge del paese, a volte farlo era doloroso.31

Due membri del ramo, Olga Weiss e il suo figlio adulto Egon, erano convertiti ebrei che servivano nel ramo ogni settimana con i loro talenti musicali. Tuttavia, quando i nazisti invasero l’Austria, i Weiss sapevano di dover lasciare il paese per non rischiare di cadere preda del violento regime antisemita. Anche se la famiglia non praticava più l’ebraismo, i nazisti li consideravano “ebrei per razza” a motivo della loro discendenza.

Alcuni mesi dopo l’annessione tedesca dell’Austria, i Weiss scrissero lettere urgenti alla Prima Presidenza e agli ex missionari che conoscevano, sperando di trovare qualcuno che potesse aiutare loro e alcuni dei loro parenti a emigrare negli Stati Uniti. “Qui le condizioni sono terribili per noi ebrei”, scrisse Egon nella sua lettera. “Dobbiamo fuggire da qui”32.

Come molte persone in tutto il mondo, il presidente Grant aveva ricevuto resoconti contrastanti sull’ostilità di Hitler nei confronti degli ebrei e sull’entità del pericolo che affrontavano in Germania. Il profeta aveva biasimato tale antisemitismo pubblicamente e in privato.33 I dirigenti della Chiesa non furono tuttavia in grado di aiutare i Weiss o qualsiasi altro individuo europeo che sperasse di emigrare. Essi fecero presente che le leggi degli Stati Uniti non permettevano più alle organizzazioni religiose di fare da garanti per gli immigranti e per molti anni la Chiesa aveva rifiutato tutte le richieste di tale assistenza.34 Con l’intensificarsi della guerra in Europa, la Prima Presidenza esprimeva spesso sgomento per il fatto che il governo degli Stati Uniti non permettesse loro di aiutare i rifugiati immigrati. Quando ricevevano lettere come quelle di Egon, il presidente Grant e i suoi consiglieri non potevano fare altro che rispondere con solidarietà, a volte raccomandando organizzazioni che speravano potessero essere d’aiuto.35

Nel settembre del 1941, Egon e Olga erano ancora a Vienna. A quel tempo i nazisti richiedevano a tutti gli ebrei austriaci di identificarsi indossando una stella di Davide gialla sui loro vestiti. Quando scoprirono che degli ebrei frequentavano le riunioni del Ramo di Vienna, i funzionari nazisti ordinarono ad Alois di proibire loro di partecipare. Se avesse rifiutato, i Santi sarebbero stati sfrattati dal loro luogo di riunione.

Alois decise di dover soddisfare la richiesta. Combattuto e pieno di rimpianti, si incontrò con i Weiss e disse loro che non potevano più partecipare alle riunioni. Lui e altri membri del ramo però continuarono fedelmente a far visita alla famiglia, fino a quando, un giorno, Olga ed Egon non si riuscirono a trovare da nessuna parte.36

  1. Prima Presidenza a Douglas Wood, Telegram, 24 agosto 1939; Prima Presidenza a Joseph Fielding Smith, Telegrams, 24 agosto 1939; 25 agosto 1939, First Presidency Mission Files, CHL; U.S. State Department, Memorandum, 25 agosto 1939, U.S. State Department Correspondence regarding Mormons and Mormonism, CHL; Grant, Journal, 27 agosto 1939; Boone, “Evacuation of the Czechoslovak and German Missions”, 123, 136; vedere anche Minert, Under the Gun, 27–28; e British Mission, Manuscript History and Historical Reports, 1–2 settembre 1939. I missionari della Missione britannica sfollarono direttamente negli Stati Uniti.

  2. Joseph Fielding Smith alla Prima Presidenza, 6 maggio 1939; 1 agosto 1939; Joseph Fielding Smith e Jessie Evans Smith a Heber J. Grant, 21 giugno 1939, First Presidency Miscellaneous Correspondence, CHL; Joseph Fielding Smith alla Prima Presidenza, 28 agosto 1939, First Presidency Mission Files, CHL.

  3. Seibold, Oral History Interview, 2–3; Douglas Wood, in One Hundred Tenth Annual Conference, 78–79; Joseph Fielding Smith alla Prima Presidenza, Telegram, 26 agosto 1939, First Presidency Mission Files, CHL; Boone, “Evacuation of the Czechoslovak and German Missions”, 137.

  4. Douglas Wood, in One Hundred Tenth Annual Conference, 79–81; Boone, “Evacuation of the Czechoslovak and German Missions”, 143. Ultima parte della citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  5. Boone, “Evacuation of the Czechoslovak and German Missions”, 144; Douglas Wood, in One Hundred Tenth Annual Conference, 79–80; Seibold, Oral History Interview, 3, 12; Montague, Mormon Missionary Evacuation, 83.

  6. Seibold, Oral History Interview, 4–5, 12; Montague, Mormon Missionary Evacuation, 84–86; Boone, “Evacuation of the Czechoslovak and German Missions”, 144. Citazione inglese modificata per facilitarne la lettura.

  7. Seibold, Oral History Interview, 6.

  8. Boone, “Evacuation of the Czechoslovak and German Missions”, 146; Seibold, Oral History Interview, 10; Montague, Mormon Missionary Evacuation, 97–100; Overy, Third Reich, 197–198; Ellis Rasmussen e John Kest, “Border Incident”, Improvement Era, dicembre 1943, 46:793797. Argomento: Seconda guerra mondiale

  9. Heber J. Grant, in One Hundred Tenth Semi-annual Conference, 8–9; Heber J. Grant a Walter Day, 8 settembre 1939, Letterpress Copybook, volume 78, 99, Heber J. Grant Collection, CHL.

  10. Grant, Journal, 6 dicembre 1939; Heber J. Grant a Rachel Grant Taylor, 14 dicembre 1939, Heber J. Grant Collection, CHL.

  11. Grant, Journal, 4–5 febbraio 1940; Heber J. Grant a Charles Zimmerman, 20 giugno 1940, Letterpress Copybook, volume 79, 61, Heber J. Grant Collection, CHL; Clark, Office Diary, 5 febbraio 1940; Heber J. Grant a Isaac Stewart, 10 maggio 1940, Letterpress Copybook, volume 78, 962; Heber J. Grant a Henry Link, 2 agosto 1941, Letterpress Copybook, volume 80, 230, Heber J. Grant Collection, CHL.

  12. Grant, Journal, 27 aprile 1940; Heber J. Grant a Grace Grant Evans, 1 maggio 1940; Willard [Smith] a “‘Grant’ Family”, 22 febbraio 1940, Heber J. Grant Collection, CHL. Argomento: Heber J. Grant

  13. Bang, Autobiography, 7–8; [Bang], Wedding Day Story, [1].

  14. Paul Bang, “My Life Story”, 22, 27; vedere anche Charles Anderson ad Adeline Yarish Taylor, 30 luglio 1940, Paul and Cornelia T. Bang Papers, CHL.

  15. Bang, Autobiography, 7; Cornelia Taylor, Patriarchal Blessing, 6 febbraio 1935, 1–2, Paul and Cornelia T. Bang Papers, CHL; Taylor, Diary, 12 aprile 1936.

  16. Bang, Autobiography, 7–8; Leo Muir al Vescovato Presiedente, 15 aprile 1940; Marvin O. Ashton, Memorandum, 22 maggio 1940, Presiding Bishopric General Files, 1889–1956, CHL; Fish, Kramer e Wallis, History of the Mormon Church in Cincinnati, 67.

  17. Argomenti: Tempio di Kirtland, Il; Altri movimenti dei Santi degli Ultimi Giorni

  18. [Bang], Wedding Day Story, [1]; [Bang], Honeymoon Diary, 23–24; Howlett, Kirtland Temple, 53–56, 60–61; Bang, “Personal History of Paul and Connie Bang—1942 Forward”, 2–3.

  19. Lund, “Joseph F. Smith and the Origins of the Church Historic Sites Program”, 345, 352–355; Packer, “Study of the Hill Cumorah”, 75, 92–94, 122–126, 135–138; Argetsinger, “Hill Cumorah Pageant”, 58–59. Argomenti: Siti storici della Chiesa; Palmyra e Manchester; Bosco Sacro e la fattoria degli Smith, Il

  20. [Bang], Honeymoon Diary, 25; Bang, “Personal History of Paul and Connie Bang—1942 Forward”, 3; Gerritsen, “Hill Cumorah Monument”, 133; Paul Bang e Cornelia Taylor Bang, Hill Cumorah, 1940, Photograph, Paul and Cornelia T. Bang Papers, CHL.

  21. [Bang], Honeymoon Diary, 25; “Leaders in Church Speak at Opening of Capital Chapel”, Deseret News, 11 novembre 1933, Church section, 1; “Will Link Parks by One Great Highway”, Deseret Evening News, 5 giugno 1920, section 2, 8; “Church Forms Stakes in U.S. Capital and Denver”, Deseret News, 1 luglio 1940, 11.

  22. [Bang], Honeymoon Diary, 25–26; Bang, “Personal History of Paul and Connie Bang—1942 Forward”, 3–5; Williams’ Cincinnati City Directory, 70.

  23. United Kingdom Air Ministry, Daily Weather Report, Ross-on-Wye, 11 dicembre 1940; “Victims Trapped in Wrecked Homes”, Cheltenham (England) Chronicle and Gloucestershire Graphic, 14 dicembre 1940, 2; Overy, Third Reich, 224–230; Donnelly, Britain in the Second World War, 92–93. Argomento: Inghilterra

  24. Jennifer Middleton Mason, “Sisters of Cheltenham”, Ensign, ottobre 1996, 59–60; Mason, Oral History Interview, 4–7, 9–10, 17–18.

  25. “Victims Trapped in Wrecked Homes”, Cheltenham (England) Chronicle and Gloucestershire Graphic, 14 dicembre 1940, 2; Elder, Secret Cheltenham, 55; Mason, Oral History Interview, 16; Hasted, Cheltenham Book of Days, 347; “Over 600 Homeless after Raid”, Cheltenham Chronicle and Gloucestershire Graphic, 21 dicembre 1940, 3.

  26. British Mission, Manuscript History and Historical Reports, 1–2 settembre 1939; 10 e 18 gennaio 1940; Jennifer Middleton Mason, “Sisters of Cheltenham”, Ensign, ottobre 1996, 59; Mason, Oral History Interview, 10–12, 21, 26–27; Arthur Fletcher entry, Stroud Branch, Bristol District, British Mission, n. 11, in England (Country), part 42, Record of Members Collection, CHL.

  27. Mason, Oral History Interview, 4–6, 13–14, 22, 24; Jennifer Middleton Mason, “Sisters of Cheltenham”, Ensign, ottobre 1996, 59.

  28. “Air Raid Danger, Warning Signals, and Blackout Instructions”, file MEPO-4-489; Jennifer Middleton Mason, “Sisters of Cheltenham”, Ensign, ottobre 1996, 59; Mason, Oral History Interview, 14.

  29. Collette, Collette Family History, 205; Scharffs, Mormonism in Germany, 107; Minert, Under the Gun, 17, 465; Collette, Collette Family History, 210; Bukey, Hitler’s Austria, 188, 196–200, 206.

  30. Minert, Under the Gun, 463, 474; Hatch, Cziep Family History, 31, 64, 81, 202–203.

  31. Hatch, Cziep Family History, 81; Collette, Collette Family History, 171–172.

  32. Hatch, Cziep Family History, 81; Botz, “Jews of Vienna”, 321–322; 330, note 49; Egon Weiss a “Dear Brother”, 23 novembre 1938, First Presidency Miscellaneous Correspondence, CHL.

  33. Tobler, “Jews, the Mormons, and the Holocaust”, 81; Heber J. Grant, in Ninety-First Annual Conference, 124; Heber J. Grant a Willard Smith, 24 giugno 1933, Letterpress Copybook, volume 70, 788; Heber J. Grant a Wesley King, 24 gennaio 1920, Letterpress Copybook, volume 55, 515, Heber J. Grant Collection, CHL.

  34. Tobler, “Jews, the Mormons, and the Holocaust”, 81; Egon Weiss a “Dear Brother”, 23 novembre 1938; Prima Presidenza a “Mrs. A. Goddard”, 23 novembre 1920; Heber J. Grant a S. Sipkema, 29 gennaio 1926; Heber J. Grant, Anthony W. Ivins e Charles W. Nibley a Cornelia van der Meide, 29 gennaio 1930, First Presidency Miscellaneous Correspondence, CHL; vedere anche Jensen e Javadi-Evans, “Senator Elbert D. Thomas”, 223–239. Argomento: Emigrazione

  35. Vedere, per esempio, Joseph Anderson a Paula Stemmer, 13 ottobre 1938; Joseph Anderson a Max Safran, 7 novembre 1938; e J. Reuben Clark jr e David O. McKay a Richard Siebenschein, 27 gennaio 1939, First Presidency Miscellaneous Correspondence, CHL.

  36. Botz, “Jews of Vienna”, 330; Hatch, Cziep Family History, 81, 200, 202; vedere anche Tobler, “Jews, the Mormons, and the Holocaust”, 85–86.