Storia della Chiesa
29 Il giorno è al tramontar


Capitolo 29

Il giorno è al tramontar

Immagine
Una bicicletta lasciata per terra e un uomo che corre via

In una calma serata del novembre 1943, Nellie Middleton sentì suonare il campanello. Fuori era buio, ma lei sapeva bene che non doveva accendere la luce quando apriva la porta. Erano passati circa tre anni dalla prima volta che le bombe tedesche erano cadute vicino alla sua casa in St. Paul’s Road a Cheltenham, in Inghilterra, e Nellie la sera continuava a oscurare le finestre per tenere se stessa e sua figlia al sicuro dai raid aerei.

Nellie aprì la porta con la luce spenta. Davanti all’uscio si trovava un ragazzo con il volto nell’ombra. Porse la mano e si presentò dicendo di essere il fratello Ray Hermansen. Il suo accento era decisamente americano.1

Nellie ebbe un nodo alla gola. Dopo la chiusura del ramo, lei e altre donne di Cheltenham raramente avevano avuto la possibilità di prendere il sacramento.2 Gli Stati Uniti avevano recentemente inviato delle truppe in Inghilterra per preparare un’offensiva degli Alleati contro la Germania nazista.3 Una volta a Nellie era venuto in mente che alcuni soldati americani di stanza nella loro città avrebbero potuto essere santi degli ultimi giorni in grado di benedire il sacramento, quindi chiese alla sua sorellastra, Margaret, di dipingere un’immagine del Tempio di Salt Lake da appendere in città. In fondo all’immagine c’era un messaggio: “Se qualche soldato è interessato a quanto sopra, troverà un caloroso benvenuto al 13 di Saint Paul’s Road”4.

Che quell’americano avesse visto il poster? Aveva l’autorità di benedire il sacramento? Nellie gli strinse la mano e lo fece entrare.

Ray era un soldato ventenne santo degli ultimi giorni proveniente dallo Utah ed era un sacerdote nel Sacerdozio di Aaronne. Benché fosse di stanza a quindici chilometri da Cheltenham, aveva sentito parlare dell’immagine del Tempio di Salt Lake da un altro membro della Chiesa e aveva ottenuto il permesso di recarsi a quell’indirizzo. Era andato a casa di Nellie a piedi e per questo era arrivato con il buio. Quando Nellie gli parlò del suo desiderio di prendere il sacramento, lui le chiese quando sarebbe potuto venire per amministrare per lei questa ordinanza.

Il 21 novembre, Nellie, sua figlia e altre tre donne diedero il benvenuto a Ray nella loro riunione domenicale. Nellie aprì la riunione con una preghiera e poi il gruppo cantò “Iddio ebbe carità”. Ray quindi benedisse e distribuì il sacramento, e tutte e quattro le sorelle resero testimonianza del Vangelo.5

Ben presto, altri soldati santi degli ultimi giorni vennero a sapere delle riunioni in Saint Paul’s Road. Certe domeniche, la sala di Nellie era tanto piena che le persone dovevano sedersi sulle scale. Poiché le comunicazioni tra le nazioni Alleate erano rimaste aperte, i santi di Cheltenham erano rimasti in contatto con la sede centrale della Chiesa nello Utah. Inoltre, durante la guerra, la Missione britannica aveva continuato a pubblicare il Millennial Star, fornendo ai Santi materiale per le lezioni e articoli di giornale di cui parlare durante le loro riunioni.

Una delle notizie più importanti del Millennial Star a quel tempo era stata la chiamata di Spencer W. Kimball e di Ezra Taft Benson nel Quorum dei Dodici Apostoli. Entrambi erano presidenti di palo al di fuori dello Utah quando il presidente Grant li aveva chiamati come apostoli e tutti e due avevano dei legami con la Missione britannica. Heber C. Kimball, nonno dell’anziano Kimball, aveva aperto la missione nel 1837. L’anziano Benson, invece, aveva servito nella missione agli inizi degli anni ’20 del 1900.6

Durante le riunioni, Nellie percepiva quanto ai soldati mancassero le loro famiglie. Poiché la posta in uscita dei militari era censurata, spesso i loro cari non avevano idea di dove fossero di stanza i loro soldati. Nellie iniziò a scrivere lettere alle famiglie dei soldati, descrivendo quanto fosse meraviglioso avere il loro fratello, figlio, marito o fidanzato nella sua casa. Sulla busta indicava il suo indirizzo come indizio della posizione dei soldati.7

In una lettera indirizzata alla moglie di un soldato, Nellie scrisse: “So quanto ti deve mancare tuo marito e quanto desideri avere sue notizie. Ma voglio dirti che saresti stata molto orgogliosa se l’avessi sentito parlare di te e della Chiesa.”

“Sento che, finché faremo del nostro meglio”, scrisse Nellie, “il Signore continuerà a benedirci. Abbiamo avuto tanta cura amorevole e protezione da parte Sua, e anche tra tutta questa infelicità e distruzione ci sentiamo molto grati per tutte le nostre benedizioni”8.


Circa in quel periodo, la trentenne Mary dos Santos fece visita alla fattoria di sua zia Sally vicino alla città di Santa Bárbara d’Oeste, nello stato di San Paolo, in Brasile. Sally stava facendo degli incontri con dei missionari santi degli ultimi giorni provenienti dagli Stati Uniti e suggerì a Mary di parlare con loro anche lei. Mary non era molto religiosa e non era affatto interessata a una nuova chiesa. Accettò tuttavia che i giovani andassero a trovare lei e suo marito, Claudio, con la promessa che non parlassero di religione.

In seguito, quando i missionari andarono a casa di Mary nella città di San Paolo, lei e Claudio li trovarono sia interessanti che divertenti. Rimasero per quattro ore e parlarono della Chiesa soltanto per menzionare un corso d’inglese che tenevano ogni giovedì. Il nonno di Mary era nato negli Stati Uniti ed era emigrato in Brasile dopo la Guerra civile americana, quindi Mary era cresciuta parlando inglese a casa. Claudio, invece, che era brasiliano di madrelingua portoghese, sapeva solo un po’ d’inglese ed era interessato al corso. Pensava che conoscere meglio l’inglese potesse aiutarlo a fare carriera.

Prima che Claudio partecipasse alla sua prima lezione, Mary lo avvertì di stare attento. “Vai al corso d’inglese, niente di più”, disse. “Non prestare alcuna attenzione a ciò che avviene prima o dopo!”.

Claudio non seguì il suo consiglio. Dopo la lezione, si fermò per un’attività in cui i membri locali della Chiesa e i loro amici facevano delle scenette e si divertivano con la musica. Claudio amava qualsiasi cosa avesse a che fare con la musica, ma rimase particolarmente attratto dal buono spirito della riunione e dalle persone.

Tornato a casa, Mary volle saperne di più sulla lezione. “Com’è andata?”, domandò.

“Benissimo!”, rispose. Le raccontò dell’attività. Non vedeva l’ora di tornare un’altra volta.

A Mary non piacque che fosse rimasto dopo la fine della lezione, ma lei lo sostenne quando vi tornò una settimana dopo l’altra. Un giorno lui la persuase ad accompagnarlo e anche lei si divertì alle attività. Non passò molto tempo prima che entrambi si interessassero al vangelo restaurato di Gesù Cristo.9

A quel tempo la Chiesa in Brasile era ancora agli albori. Su raccomandazione di Reinhold Stoof, presidente della Missione sudamericana, nel 1935 era stata creata la Missione brasiliana come missione di lingua tedesca. Tre anni dopo, tuttavia, il presidente del Brasile aveva messo in atto delle leggi per indebolire l’influenza dei governi stranieri e promuovere l’unità nazionale. Una di queste leggi proibiva l’uso di qualsiasi lingua diversa dal portoghese, che era la lingua ufficiale del paese, nelle riunioni pubbliche, comprese le riunioni ecclesiastiche.10

Sebbene i Santi avessero ricevuto il permesso della polizia di tenere alcune riunioni in tedesco, i missionari cominciarono a volgere la loro attenzione alle persone del Brasile che parlavano portoghese, molte delle quali sembravano desiderose di incontrarli. Inoltre, nel 1940 la Chiesa pubblicò un’edizione del Libro di Mormon in portoghese.11

Le restrizioni linguistiche, nel frattempo, continuavano a frustrare i santi di lingua tedesca del Brasile. Queste frustrazioni non fecero che intensificarsi nell’estate del 1942, quando dei sommergibili tedeschi attaccarono le navi brasiliane. Il Brasile dichiarò guerra alla Germania e l’opera missionaria in lingua tedesca si dovette arrestare.12 Anche se alcuni membri di lingua tedesca si rivoltarono contro la Chiesa e i suoi dirigenti principalmente americani, molti rimasero devoti Santi degli Ultimi Giorni.13

Nel Ramo di San Paolo, dove Mary e Claudio partecipavano alle riunioni e alle attività, un gruppetto di santi di lingua portoghese e di lingua tedesca rendeva il culto insieme.14 C’era, però, un problema di dirigenza. In Brasile solitamente erano stati i missionari a dirigere i rami, ma in quel momento ce n’erano di meno a causa della guerra. Il governo brasiliano aveva anche imposto il divieto di ingresso nel paese a nuovi missionari stranieri. Quando il presidente di missione William Seegmiller era arrivato nel 1942, più di sessanta anziani nordamericani stavano servendo in Brasile. Ora, agli inizi del 1944, gli ultimi missionari rimasti stavano per tornare a casa e in Brasile c’erano pochissimi detentori del sacerdozio di lingua portoghese che potessero occupare le posizioni di dirigenza vacanti.15

Quando i missionari tornarono negli Stati Uniti, le lezioni di inglese di Claudio furono interrotte. Non molto tempo dopo la fine delle lezioni, però, lui e Mary ricevettero una visita da Ada, la moglie del presidente Seegmiller. Dopo aver chiacchierato un po’, lei disse: “Sapete, quei missionari sarebbero molto felici se vi battezzaste”.

Quella sera la coppia non accettò di essere battezzata, ma decise di iniziare a partecipare alle riunioni domenicali. Il loro interesse per il Vangelo crebbe fino a quando, poco dopo l’inizio del nuovo anno, decisero di unirsi alla Chiesa. Il 16 gennaio 1944, Mary e Claudio furono battezzati da Wan, il figlio dei Seegmiller, soltanto pochi giorni prima che lasciasse il paese per andare a servire nell’esercito degli Stati Uniti.16


Qualche settimana dopo l’inizio dell’anno, Helga Meiszus Birth venne a sapere della morte di suo cugino Kurt Brahtz, un soldato dell’esercito tedesco che di recente era rimasto ferito in Unione Sovietica. Crescendo, lei e Kurt erano stati come fratello e sorella, e lei piangeva pensando a lui e al suo defunto marito, Gerhard, un’altra giovane vittima della guerra. Per un po’ fu inconsolabile. Poi si costrinse a reagire. “Mi sto piangendo addosso”, disse.17

Poco tempo dopo, mentre partecipava a una conferenza di distretto vicino a casa sua, Helga incontrò Paul Langheinrich, il secondo consigliere della presidenza di missione. Mentre parlavano, Paul le chiese: “Sorella Birth, che cosa ne pensa della possibilità di andare in missione?”. Helga prese in considerazione la domanda. Con la maggior parte dei giovani in guerra, c’era un disperato bisogno di sorelle missionarie. Svolgere una missione durante la guerra però non sarebbe stato facile e avrebbe dovuto ottenere un permesso speciale per trasferirsi a Berlino. Tuttavia, voleva contribuire all’opera del Signore, così disse a Paul che era disposta a servire.

Passarono mesi e non arrivò nessuna chiamata in missione. Durante quel periodo, era sempre più preoccupata per il fratello minore Siegfried, che era stato arruolato nell’esercito. Era sicura che gli fosse successo qualcosa. Quando finalmente ricevette una sua lettera, egli si trovava in un ospedale militare in Romania. Una bomba gli aveva lacerato il corpo, maciullandogli il ginocchio e l’anca. “Helga”, scrisse, “per me la guerra è finita”. Morì pochi giorni dopo.18

Il mese successivo, il ramo tenne una commemorazione per Siegfried. Nita, la zia di Helga che viveva ad Amburgo, andò a Tilsit per la cerimonia, per stare con Helga, i suoi nonni e sua zia Lusche. Mentre lasciavano la commemorazione, Lusche afferrò il braccio di Helga e disse: “Perché non vieni a stare da me?”.

“Non posso”, rispose Helga. Aveva già promesso a Nita e ai suoi nonni che sarebbe rimasta con loro quella notte.

“Vieni a casa con me”, la supplicò Lusche. “Ho cucinato tanta zuppa di piselli!”.

Helga sentì dentro di sé qualcosa che la spingeva verso Lusche. “Va bene”, le disse.

Quella sera, dopo essere entrata nel letto a casa di Lusche, Helga vide un lampo di luce accecante. Riconobbe subito che si trattava del bagliore di un bombardiere degli Alleati che illuminava un bersaglio. Lei e Lusche corsero giù nello scantinato mentre all’esterno si sentivano le sirene dei raid aerei.19

Helga non era estranea ai raid. L’anno prima, le schegge di una bomba nemica l’avevano colpita in testa e nella pancia. Tutto il suo corpo era diventato insensibile e credeva che sarebbe morta. Aveva pensato: “Vedrò Gerhard”20.

Ora, mentre i muri venivano scossi dalla forza di molteplici esplosioni, Helga pensò che non sarebbe uscita viva dallo scantinato. Rannicchiate insieme, lei e sua zia cantarono un inno a cui a volte pensava quando si sentiva spaventata:

Signore, resta qui con me,

che il giorno è al tramontar.

Alla fine, la casa smise di tremare e ci fu calma. Il mattino seguente, un uomo che Helga conosceva al lavoro bussò alla porta di Lusche. “Sbrigatevi! Forza! Sbrigatevi!”, le incitò.21

Helga seguì l’uomo fino alla strada dove vivevano i suoi nonni. Il loro palazzo era stato completamente raso al suolo dalle bombe degli Alleati. Inorridita, Helga osservò i volontari che cercavano i sopravvissuti tra le macerie. Nelle vicinanze c’erano i corpi dei morti, nascosti dalle coperte. Helga cercò fra loro, ma i suoi nonni e la zia non c’erano.

Gli addetti continuarono a scavare tra i detriti dell’edificio. Dopo alcune settimane, trovarono i corpi mancanti.22

Helga non riusciva a capire perché Dio avesse permesso che accadesse una cosa del genere. Sua nonna era stata un membro fedele della Chiesa e la sua testimonianza era stata un punto di riferimento per quella di Helga. “Dovevano proprio morire così?”, si chiedeva.

Poi, una notte, sognò i suoi nonni e sua zia. Nel sogno, capì che la loro morte era giunta velocemente, senza sofferenze. Helga trasse anche conforto nel sapere che erano morti insieme.

Poco tempo dopo, ricevette la chiamata a servire nell’ufficio della missione a Berlino. Fu felice di lasciare Tilsit. Non le venne neanche in mente che avrebbe potuto non rivederla mai più.23


Poco tempo dopo il battesimo di Claudio e Mary dos Santos a San Paolo, in Brasile, William Seegmiller, il presidente di missione, chiese a Claudio se gli sarebbe piaciuto essere un anziano. Claudio era sorpreso, ma disse di sì. Poiché frequentava la chiesa solo da pochi mesi, non era del tutto certo di cosa significasse essere un anziano. Sapeva che tutti i missionari venivano chiamati “anziani”, ed erano giovani straordinari che dedicavano a Dio la loro vita. Se quello era il significato dell’essere un anziano, allora era ciò che voleva essere.24

La mattina della domenica seguente, poco prima della Scuola Domenicale, il presidente Seegmiller lo ordinò all’ufficio di anziano nel Sacerdozio di Melchisedec. Una volta terminato, disse: “Ora prepareremo il sacramento e predisporremo le cose per la Scuola Domenicale”.

Claudio era un po’ frastornato. Stava accadendo tutto così in fretta, e non capiva esattamente che cosa stava facendo, ma seguì le istruzioni del presidente e assolse la sua prima responsabilità nel sacerdozio.

Quella sera, durante la riunione sacramentale del ramo, il presidente Seegmiller richiese nuovamente l’aiuto di Claudio, questa volta perché gli facesse da interprete mentre si rivolgeva ai Santi in inglese. Claudio stava ancora imparando l’inglese e non aveva mai fatto da interprete in precedenza, ma accettò di provarci.25

All’inizio della riunione, il presidente Seegmiller chiese ai Santi di sostenere l’ordinazione di Claudio. Con sua sorpresa, Claudio capì chiaramente il presidente Seegmiller e ne riferì facilmente le parole in portoghese.

Il presidente Seegmiller poi raccontò alla congregazione di una lettera che aveva scritto alla Prima Presidenza un anno prima. Aveva espresso il suo timore che la Chiesa in Brasile non avesse abbastanza uomini degni di lingua portoghese che potessero essere ordinati al sacerdozio e che potessero sostenere i rami. Ora si vergognava di aver scritto quella lettera.

Disse: “Oggi il fratello Claudio è stato ordinato anziano. Volete sostenerlo come primo presidente di ramo brasiliano di San Paolo?”.

Claudio rimase sbalordito mentre traduceva le parole. Pensò alla propria inesperienza. “Che conoscenza ho?”, si chiese. Conosceva la storia di Joseph Smith, ma non aveva mai letto il Libro di Mormon. L’unica cosa che aveva da offrire era l’entusiasmo per il vangelo restaurato, e forse quello era tutto ciò di cui il Signore aveva bisogno da lui.

Gettò lo sguardo sulla congregazione e vide i Santi che alzavano la mano a sostegno della sua chiamata. Si sentì onorato. Forse non sapeva granché, ma era disposto a darsi da fare.26

Le responsabilità di Claudio iniziarono subito. Si occupava delle riunioni domenicali e di benedire il sacramento. Un missionario aveva insegnato a Claudio a leggere la musica, ed egli preparò un repertorio di circa venti inni all’organo in modo da poter accompagnare i santi di San Paolo. Inizialmente aveva soltanto un consigliere ad assisterlo, ma i due uomini facevano del loro meglio per destreggiarsi tra il lavoro e le responsabilità familiari mentre ministravano ai Santi sparsi per tutta l’immensa città.

Malgrado la sua inesperienza, Claudio confidava nel fatto che Dio avesse uno scopo nel chiamarlo a guidare il ramo. “Se questa è la vera Chiesa, se c’è un Dio al comando, doveva pur scegliere qualcuno”, ragionava tra sé. “Doveva scegliere qualcuno dotato di entusiasmo che potesse ricevere l’autorità e compiere l’opera”27.


Dall’altra parte dell’Atlantico, Nellie Middleton e sua figlia Jennifer stavano ancora tenendo le riunioni sacramentali con i soldati e i santi locali a Cheltenham, in Inghilterra. La guerra faceva parte della vita di Jennifer da quasi cinque anni — praticamente da quando riusciva a ricordare. Ora, a dieci anni, era abituata al razionamento del cibo, alle sirene per i raid aerei e alla sua maschera a gas, che portava ovunque andasse in una custodia speciale fatta da sua madre.28

Era anche abituata a essere l’unica bambina alle riunioni della Chiesa. Amava i santi degli ultimi giorni adulti di Cheltenham e aveva stretto amicizia con molti dei soldati che andavano a casa sua per rendere il culto, pur tuttavia desiderava ardentemente entrare nella piena fratellanza insieme a loro — essere un membro battezzato de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

Jennifer aveva desiderato essere battezzata da quando era stata abbastanza grande, ma a Cheltenham non c’era alcun fonte battesimale e, con la guerra in corso, lei e sua madre non avevano mai avuto la possibilità di recarsi in un’altra città. Durante l’estate del 1944, tuttavia, Hugh B. Brown — che aveva diretto la Missione britannica fino a quando la guerra lo aveva costretto a partire — fu chiamato a tornare in Inghilterra per sovrintendere ai missionari, ai membri e ai settantotto rami locali in tutto il paese. Quando andò a incontrare le sorelle a Cheltenham, raccolse le loro decime, che Nellie aveva conservato in una scatola di latta.29

Jennifer rimase colpita dall’alta statura del presidente di missione che era in piedi nel suo salotto. Egli si chinò e le strinse la mano.

“Presidente”, disse Nellie, “non so cosa fare con questa bambina. Vuole essere battezzata e noi non possiamo viaggiare”30.

Il presidente Brown disse che avrebbe potuto organizzare in modo che prendessero un treno militare fino alla città di Birmingham, circa ottanta chilometri a nord. Lì avrebbero avuto accesso a un fonte battesimale.

Jennifer chiese ad Arthur Fletcher, un uomo anziano che viveva in un ramo vicino, di celebrare il battesimo e a Harold Watkins, un soldato americano che conosceva, di confermarla.31 Il battesimo fu fissato per l’11 agosto 1944. Si sarebbero recati tutti insieme a Birmingham.

Quando arrivò il giorno, Jennifer si trovava sul binario del treno indossando un nuovo vestito da viaggio verde smeraldo che sua madre aveva confezionato per l’occasione. Dato che la Chiesa aveva da poco iniziato a chiedere alle persone di vestirsi di bianco per i battesimi, Nellie aveva anche cucito un altro vestito per l’ordinanza, fatto con un bellissimo vecchio scampolo di cotone bianco ricamato.32

Il treno emetteva nuvole rumorose di vapore mentre si avvicinava al binario. Il capostazione diede l’ordine di salire, ma Harold Watkins non era ancora arrivato. Jennifer riuscì a introdursi a forza sul treno pieno di soldati mentre scrutava la folla in cerca del suo amico. Non voleva partire senza di lui.

All’improvviso, un soldato in sella a una bicicletta arrugginita avanzò sbandando sulla piattaforma. Aveva il cappello infilato in una tasca e la cravatta nell’altra. Era Harold! Gettò di lato la bicicletta e saltò sul treno proprio mentre iniziava a muoversi. Jennifer emise un grido di gioia.

Senza fiato, Harold riferì la sua storia. Quella mattina, il comandante del campo aveva ordinato a tutti gli uomini di restare in caserma. Harold, però, aveva promesso di confermare Jennifer e sapeva di doversi allontanare, a prescindere dal rischio che avrebbe corso. All’ultimo minuto, era uscito furtivamente dal campo, aveva trovato una vecchia bicicletta appoggiata contro un muro e percorso i dieci chilometri fino alla stazione ferroviaria il più velocemente possibile.

Jennifer e il resto del gruppo arrivarono sani e salvi a Birmingham. Due giovani donne della zona andarono alla cerimonia per sostenere Jennifer. Una di loro parlò di come una persona che si battezzava fosse come una nave che finalmente salpava per il viaggio della vita. Grata per la possibilità di potersi finalmente definire membro della Chiesa, Jennifer era pronta a iniziare il suo viaggio.33


Quell’estate, a Salt Lake City, il diciassettenne Neal Maxwell entrò in un ufficio di reclutamento dell’esercito e si offrì volontario per andare in guerra. Aveva atteso la sua opportunità di arruolarsi sin dall’inizio dei conflitti. Anche se non era abbastanza grande per il servizio militare, non voleva più aspettare.34

Stavano accadendo tante cose. Il 6 giugno 1944, più di 160.000 forze Alleate avevano preso d’assalto le spiagge della Francia settentrionale in quello che venne chiamato “D-Day”. Dopo quella feroce battaglia contro le difese naziste, gli Alleati si erano conquistati una solida posizione nell’Europa continentale e avevano iniziato a spingersi verso la Germania. Neal sperava che l’invasione significasse che gli Alleati stavano prendendo il sopravvento. Voleva contribuire a porre fine della guerra il prima possibile.35

Neal fu chiamato in servizio a settembre. I suoi genitori, Clarence ed Emma, faticavano a capire perché avesse fretta di andare in guerra. La loro ansietà crebbe quando seppero che sarebbe stato assegnato alla fanteria dell’esercito.36 Probabilmente il suo incarico lo avrebbe posto a combattere in prima linea.

Neal arrivò per l’addestramento di base con un libro intitolato Principles of the Gospel [principi del Vangelo] tra gli effetti personali che aveva nel bagaglio. Il libro, che i dirigenti della Chiesa avevano preparato apposta per i militari santi degli ultimi giorni, conteneva informazioni sulla dottrina della Chiesa, istruzioni per amministrare le ordinanze del sacerdozio, una selezione di inni e consigli generali per il servizio militare. “Preghiamo che il Signore vi dia il coraggio e la forza d’animo di svolgere pienamente il vostro dovere”, aveva scritto la Prima Presidenza nell’introduzione, “e di assolverlo onorevolmente in qualsiasi posizione vi troviate”37.

Una volta iniziato l’addestramento, Neal si accorse di avere molto da imparare. Altre reclute sembravano più grandi e più esperte di lui. Crescendo, si era sentito spesso a disagio per il suo aspetto. Era troppo basso per giocare nella squadra di pallacanestro delle scuole superiori, quindi aveva deciso di allevare maiali nel club agricolo. Una forma grave di acne aveva lasciato il suo volto segnato, accentuando la sua insicurezza. Tuttavia, aveva acquisito un po’ di fiducia come codirettore del giornale scolastico.38

Durante l’addestramento, Neal scriveva spesso a casa; le sue lettere erano piene di spavalderia giovanile. Dopo l’attacco a Pearl Harbor, i produttori cinematografici di Hollywood avevano appoggiato l’esercito degli Stati Uniti producendo film pieni d’azione che idealizzavano la guerra e gli uomini americani che la combattevano. Neal credeva che l’esercito lo stesse plasmando in un combattente duro e resiliente. A casa scrisse di come sparasse coi fucili e facesse marce di trenta chilometri alla volta. “I nostri sergenti sono veterani d’oltreoceano e non ci risparmiano la fatica”, informò i suoi genitori. Una volta terminato l’addestramento, disse loro: “Sarò un vero uomo”39.

A volte, però, rimaneva scioccato dal comportamento di alcuni dei soldati che lo circondavano ed esprimeva un rinnovato apprezzamento per il fatto di essere cresciuto in una casa umile e incentrata sul Vangelo. “La nostra casa era il paradiso”, scrisse Neal a sua madre. “Ora mi rendo conto di quanto tu e papà siate stati magnifici e grandiosi”40.

L’addestramento di Neal terminò nel gennaio del 1945 ed egli fu assegnato a combattere i giapponesi sul feroce fronte del Pacifico. Alcuni giorni prima della sua partenza, parlò al telefono con sua madre. Lei gli disse che conosceva un ufficiale che avrebbe potuto trovare il modo di fagli adempiere il suo dovere militare senza dover combattere.

“Forse”, disse, “non devi andare oltreoceano”.

“Mamma”, rispose Neal. “Ci voglio andare”. Sapeva che per lei era difficile salutarlo, ma aveva un dovere da assolvere.41

  1. Mason, Oral History Interview, 10–11, 14–15; Hermansen, Oral History Interview, 46; Jennifer Middleton Mason, “Sisters of Cheltenham”, Ensign, ottobre 1996, 60.

  2. Mason, Oral History Interview, 12–13; Jennifer Middleton Mason, “Sisters of Cheltenham”, Ensign, ottobre 1996, 59–60.

  3. Donnelly, Britain in the Second World War, 103; Jennifer Middleton Mason, “Sisters of Cheltenham”, Ensign, ottobre 1996, 60.

  4. Jennifer Middleton Mason, “Sisters of Cheltenham”, Ensign, ottobre 1996, 60; Mason, Oral History Interview, 11–12.

  5. Jennifer Middleton Mason, “Sisters of Cheltenham”, Ensign, ottobre 1996, 60; Mason, Oral History Interview, 11–12; Nellie Middleton a Carol C. Seal, 26 marzo 1945, Nellie Middleton and Jennifer M. Mason Papers, CHL; Ray Jay Hermansen entry, Stratford Ward, Grant Stake, in Stratford Ward, part 1, segment 1, Record of Members Collection, CHL; Cheltenham Branch, Minutes, 20 novembre 1943.

  6. Jennifer Middleton Mason, “Sisters of Cheltenham”, Ensign, ottobre 1996, 60; “Apostle Vacancies Filled”, Millennial Star, ottobre 1943, 105:506; Kimball e Kimball, Spencer W. Kimball, 187–205; Santi, volume 1, capitolo 24; Dew, Ezra Taft Benson, 49–65, 171–182. Argomenti: Quorum dei Dodici; Periodici della Chiesa

  7. Jennifer Middleton Mason, “Sisters of Cheltenham”, Ensign, ottobre 1996, 60; Mason, Oral History Interview, 11–12, 24–25.

  8. Nellie Middleton a Carol C. Seal, 26 marzo 1945, Nellie Middleton and Jennifer M. Mason Papers, CHL.

  9. Santos, Memories of Claudio M. dos Santos, [1]; Woodworth, “Claudio Martins dos Santos”, 1–2; Santos, Interview, 1.

  10. Humphreys, Latin America and the Second World War, 62–63; Grover, “Sprechen Sie Portugiesisch?”, 133–137; Grover, “Mormon Church and German Immigrants in Southern Brazil”, 302–303; J. Alden Bowers alla Prima Presidenza, 19 dicembre 1938; 23 luglio 1941, First Presidency Mission Files, CHL. Argomento: Brasile

  11. J. Alden Bowers alla Prima Presidenza, 23 gennaio 1939; 23 luglio 1941, First Presidency Mission Files, CHL; Grover, “Sprechen Sie Portugiesisch?”, 135–137; William W. Seegmiller, Annual Report of the President, Brazilian Mission, 1942, Presiding Bishopric Financial, Statistical, and Historical Reports, CHL.

  12. Mission President’s Annual Report, 1940, First Presidency Mission Files, CHL; Humphreys, Latin America and the Second World War, 59–68; Lochery, Fortunes of War, 165–179; J. Alden Bowers alla Prima Presidenza, 25 febbraio 1942, First Presidency Mission Files, CHL; Brazilian Mission, Annual Report, 1942, Presiding Bishopric Financial, Statistical, and Historical Reports, CHL.

  13. Sorensen, Oral History Interview, 12; Sorensen, “Personal History”, 80; Brazil São Paulo North Mission, Manuscript History, volume 1, part 2, Porto Alegre District, 19 agosto 1942; Howells, Oral History Interview, 37; Grover, “Mormonism in Brazil”, 61.

  14. Woodworth, “Claudio Martins dos Santos”, 3.

  15. Grover, “Mormonism in Brazil”, 62; Brazil São Paulo North Mission, Manuscript History, volume 1, part 1, Rio de Janeiro District, 7 luglio 1941; William W. Seegmiller a Sailor e Bonnie Seegmiller, 12 gennaio 194[3], William Seegmiller Correspondence, CHL; William W. Seegmiller alla Prima Presidenza, 28 gennaio 1944, Brazilian Mission Correspondence, CHL.

  16. Woodworth, “Claudio Martins dos Santos”, 1–2; Santos, Interview, 2; Santos, Memories of Claudio M. dos Santos, [2]; Claudio Martins dos Santos, Baptism Certificate, 16 gennaio 1944; Mary José Daniel Martins, Baptism Certificate, 16 gennaio 1944, São Paulo District, Brazilian Mission, Claudio and Mary dos Santos Baptismal Certificates, CHL; William W. Seegmiller alla Prima Presidenza, 28 gennaio 1944, Brazilian Mission Correspondence, CHL.

  17. Meyer e Galli, Under a Leafless Tree, 95–96, 100.

  18. Meyer e Galli, Under a Leafless Tree, 97–100.

  19. Meyer e Galli, Under a Leafless Tree, 101–102; Meyer, Interview [2016], 20.

  20. Meyer e Galli, Under a Leafless Tree, 92–93.

  21. Meyer e Galli, Under a Leafless Tree, 16, 102; “Signore, resta qui con me”, Inni, n. 100; Meyer, Interview [2016], 20–22.

  22. Meyer, Interview [2016], 22–23; Meyer e Galli, Under a Leafless Tree, 102.

  23. Meyer e Galli, Under a Leafless Tree, 44, 103–104, 105.

  24. Santos, Memories of Claudio M. dos Santos, [2]; Woodworth, “Claudio Martins dos Santos”, 2; Santos, Interview, 2.

  25. Woodworth, “Claudio Martins dos Santos”, 2; Santos, Memories of Claudio M. dos Santos, [2]; Santos, Interview, 2; Claudio Martins dos Santos, Ordination Certificate, 30 gennaio 1944, São Paulo District, Brazilian Mission, Claudio and Mary dos Santos Baptismal Certificates, CHL.

  26. Woodworth, “Claudio Martins dos Santos”, 2; Santos, Memories of Claudio M. dos Santos, [2]–[3]; Santos, Interview, 2, 5; William W. Seegmiller alla Prima Presidenza, 11 gennaio 194[3], Brazilian Mission Correspondence, CHL.

  27. Santos, Memories of Claudio M. dos Santos, [3]–[4]; Woodworth, “Claudio Martins dos Santos”, 2–3; Santos, Interview, 2–3, 5.

  28. Mary Jennifer Middleton entry, Cheltenham Branch, Bristol Conference, in England (Country), part 12, Record of Members Collection, CHL; Jennifer Middleton Mason, “Sisters of Cheltenham”, Ensign, ottobre 1996, 59–60; Mason, Oral History Interview, 31, 33.

  29. Mason, Oral History Interview, 33–35, 41, 43, 46, 54; Andre K. Anastasion sr, “Survival of the British Mission during World War II”, Improvement Era, aprile 1969, 72:63; Brown, Abundant Life, 101–102.

  30. Mason, Oral History Interview, 35–36; Campbell e Poll, Hugh B. Brown, 120–140, 164–176, 235.

  31. Mason, Oral History Interview, 36–37; Jennifer Middleton Mason a Dallin Morrow, E-mail, 28 giugno 2017, Nellie Middleton and Jennifer M. Mason Papers, CHL.

  32. Missionary’s Hand Book, 134.

  33. Mason, Oral History Interview, 33, 36–37; Jennifer Middleton Mason a Dallin Morrow, E-mail, 28 giugno 2017, Nellie Middleton and Jennifer M. Mason Papers, CHL.

  34. Maxwell, Personal History, box 1, folder 2, 7; Maxwell, Oral History Interview [1976–1977], 112, 114; Maxwell, Oral History Interview [1999–2000], 27; Hafen, A Disciple’s Life, 96–97.

  35. Weinberg, World at Arms, 676–702; Overy, Third Reich, 328–329; Maxwell, Oral History Interview [1999–2000], 27–28. Argomento: Seconda guerra mondiale

  36. Hafen, A Disciple’s Life, 97.

  37. Maxwell, Oral History Interview [1999–2000], 28; “Servicemen’s Book Ready”, Deseret News, 17 aprile 1943, Church section, 1–2; Principles of the Gospel, ii. Citazione inglese modificata per conferire maggior chiarezza.

  38. Maxwell, Oral History Interview [1976–1977], 112–113, 115; Maxwell, Personal History, box 1, folder 2, 6; folder 3, 9; Hafen, A Disciple’s Life, 89–91.

  39. Allison, Destructive Sublime, 61–94; Neal A. Maxwell a Clarence Maxwell ed Emma Ash Maxwell, 18 settembre 1944; 2 novembre 1944, Neal A. Maxwell World War II Correspondence, CHL.

  40. Maxwell, Personal History, box 1, folder 3, 9; Maxwell, Oral History Interview [1976–1977], 116; Maxwell, Oral History Interview [1999–2000], 28–29; Neal A. Maxwell a Clarence Maxwell ed Emma Ash Maxwell, 18 settembre 1944, Neal A. Maxwell World War II Correspondence, CHL.

  41. Maxwell, Oral History Interview [1976–1977], 116; Hafen, A Disciple’s Life, 98.