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Capitolo 25: Dottrina e Alleanze 66–70


Capitolo 25

Dottrina e Alleanze 66–70

Introduzione e cronologia degli eventi

Il 29 ottobre 1831, un nuovo convertito alla Chiesa di nome William E. McLellin pose al Signore cinque domande e pregò di poter ricevere risposta tramite il profeta Joseph Smith. William chiese quindi al Profeta di pregare il Signore in suo favore. Joseph, che non sapeva nulla della preghiera di William né delle cinque domande, chiese al Signore e ricevette la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 66. Questa rivelazione elenca in modo dettagliato delle benedizioni promesse e dei consigli specifici relativi alla condizione spirituale di William e alla sua chiamata a predicare il Vangelo.

Nel novembre del 1831 i detentori del sacerdozio si riunirono per una serie di conferenze a Hiram, nell’Ohio, per discutere della pubblicazione delle rivelazioni che il profeta Joseph Smith aveva ricevuto dal Signore fino a quel momento. Durante una di queste conferenze, il Signore dette la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 1, da Lui designata quale prefazione al libro delle rivelazioni che sarebbe stato pubblicato. Il Signore dette anche la rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 67, nella quale si rivolge a coloro che mettevano in dubbio il linguaggio delle rivelazioni ricevute dal Profeta.

Alla conferenza, quattro anziani chiesero a Joseph Smith di domandare al Signore quale fosse la Sua volontà a loro riguardo. In risposta, il Profeta ricevette la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 68, che comprende dei consigli a chi è chiamato a predicare il Vangelo, degli ulteriori chiarimenti su ciò che è Scrittura, delle istruzioni sulla chiamata dei vescovi e un comandamento rivolto ai genitori affinché insegnino ai loro figli i principi e le ordinanze del Vangelo.

Durante lo svolgimento di queste conferenze, Oliver Cowdery fu incaricato di portare il manoscritto contenente la raccolta delle rivelazioni di Joseph Smith dall’Ohio al Missouri affinché venisse stampato. L’11 novembre 1831 Joseph Smith dettò la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 69, nella quale a John Whitmer viene detto di accompagnare Oliver nel Missouri e di continuare a raccogliere materiale storico nella propria veste di storico e archivista della Chiesa. Il giorno seguente, a una conferenza tenuta a Hiram, il Profeta ricevette la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 70, nella quale il Signore incaricò sei uomini di supervisionare la pubblicazione delle rivelazioni da Lui date a Joseph Smith.

29 ottobre 1831Viene ricevuta Dottrina e Alleanze 66.

1–2 novembre 1831Durante una conferenza della Chiesa tenuta a Hiram gli anziani discutono dell’idea di pubblicare le rivelazioni date dal Signore a Joseph Smith (il Libro dei Comandamenti). Durante la conferenza, il Profeta ricevette Dottrina e Alleanze 67–68.

11 novembre 1831Viene ricevuta Dottrina e Alleanze 69.

12 novembre 1831Viene ricevuta Dottrina e Alleanze 70.

20 novembre 1831Oliver Cowdery e John Whitmer lasciano l’Ohio per il Missouri portandosi dietro le rivelazioni da stampare nel Libro dei Comandamenti.

Dottrina e Alleanze 66 – Approfondimento del contesto storico

Nell’estate del 1831, William E. McLellin, un ex insegnante rimasto da poco vedovo, fu battezzato membro della Chiesa nella Contea di Jackson, nel Missouri. Poco dopo il suo battesimo fu ordinato anziano e predicò il Vangelo insieme a Hyrum Smith, prima di partecipare a una conferenza della Chiesa tenuta a Orange, nell’Ohio. In quell’occasione William incontrò per la prima volta il profeta Joseph Smith e fu ordinato sommo sacerdote.

Il 29 ottobre 1831, mentre si trovava a casa di Joseph Smith a Hiram, William “[si rivolse] al Signore in segreto e, in ginocchio, [Gli chiese di rivelargli] la risposta a cinque domande tramite il Suo Profeta” (William E. McLellin, The Journals of William E. McLellin, 1831-1836, a cura di Jan Shipps e John W. Welch [1994], 248). Senza dire nulla riguardo alla sua preghiera o alle sue domande, William chiese a Joseph Smith di rivolgersi al Signore in suo favore. In seguito, parlando della rivelazione dettata dal Profeta, William scrisse: “[A] ogni domanda che avevo così presentato alle orecchie del Signore […] ricevetti risposta con mia piena e completa soddisfazione. Desideravo una testimonianza dell’ispirazione di Joseph, e a tutt’oggi considero quanto mi è accaduto una prova che non posso negare” (The Journals of William E. McLellin, 249).

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Cartina 5: L’area degli Stati di New York, della Pennsylvania e dell’Ohio negli Stati Uniti

Dottrina e Alleanze 66

Il Signore loda William E. McLellin e gli comanda di predicare il Vangelo e di distogliersi dall’iniquità

Dottrina e Alleanze 66:1–2. “Benedetto sei tu, perché hai accolto la mia eterna alleanza, sì, la pienezza del mio Vangelo”

Il Signore disse a William E. McLellin che egli era benedetto perché, facendosi battezzare, si era distolto dai suoi peccati e aveva ricevuto “[l’]eterna alleanza, sì, la pienezza del […] Vangelo” (DeA 66:2). Al tempo della conversione di William, l’espressione “pienezza del Vangelo” comprendeva la fede in Gesù Cristo, il pentimento, il battesimo per immersione, il dono dello Spirito Santo e l’obbedienza ai comandamenti di Dio (vedere DeA 39:5–6). Quando fu ricevuta questa rivelazione, tuttavia, alcune ordinanze e alleanze necessarie per l’Esaltazione non erano ancora state rivelate. A tempo debito, il Signore restaurò tramite il profeta Joseph Smith tutte le ordinanze e le alleanze necessarie per ereditare l’Esaltazione nel regno di Dio, comprese quelle celebrate nei sacri templi.

L’anziano John M. Madsen dei Settanta ha insegnato che, al giorno d’oggi, la pienezza del Vangelo e l’eterna alleanza del Signore indicano tutte le alleanze e ordinanze del Vangelo necessarie per la salvezza:

“Per conoscere il Signore Gesù Cristo, noi e tutta l’umanità dobbiamo riceverLo. […]

Per riceverLo, dobbiamo accogliere la pienezza del Suo vangelo, la Sua eterna alleanza, incluse tutte le verità, o leggi, alleanze e ordinanze necessarie all’umanità per ritornare alla presenza di Dio” (“La vita eterna mediante Gesù Cristo”, Liahona, luglio 2002, 88).

Dottrina e Alleanze 66:3. “Tu sei puro, ma non del tutto”

Dopo aver lodato William E. McLellin perché si era distolto dalle sue iniquità e aveva abbracciato la verità restaurata mediante il battesimo, il Signore dichiarò che egli era puro, ma non del tutto (vedere DeA 66:3). Il presidente Joseph Fielding Smith (1876–1972) ha spiegato che William era stato perdonato, “ma, in qualche modo, nella sua mente e nei suoi pensieri permaneva qualcosa di cui non si era purificato tramite un completo pentimento” (Church History and Modern Revelation [1953], 1:245). Il Signore esortò William a pentirsi di ciò che non Gli era gradito e promise di rivelargli ciò di cui doveva pentirsi. Analogamente, quando cerchiamo di conoscere la Sua volontà, Dio ci aiuterà a progredire spiritualmente mostrandoci ciò di cui dobbiamo pentirci.

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William McLellin

William E. McLellin, a quel tempo un nuovo convertito alla Chiesa, prese parte alla conferenza della Chiesa tenuta nel novembre del 1831 a Hiram, nell’Ohio. In seguito, nel 1835, fu chiamato come membro del Quorum dei Dodici Apostoli. Fu scomunicato per apostasia nel 1838.

L’anziano Larry R. Lawrence dei Settanta ha descritto il modo in cui il Signore, mediante lo Spirito Santo, rivela quali cambiamenti e miglioramenti dobbiamo apportare alla nostra vita:

“Quello del discepolato non è un viaggio facile. È stato definito il ‘corso di un miglioramento costante’ [Neal A. Maxwell, ‘Testimoniare della gloriosa Espiazione’, Liahona, aprile 2002, 9]. Durante il nostro cammino lungo il sentiero stretto e angusto, lo Spirito ci spinge continuamente a essere migliori e ad andare avanti. Lo Spirito Santo è un compagno di viaggio ideale. Se siamo umili e istruibili, Egli ci prenderà per mano e ci condurrà a casa.

Nondimeno, lungo la via dobbiamo chiedere indicazioni al Signore. Dobbiamo porGli alcune domande difficili, come: ‘Che cosa devo cambiare?’, ‘Come posso migliorare?’, ‘Quali punti deboli devo rafforzare?’. […]

Lo Spirito Santo non ci dice di migliorare tutto in una volta. Se lo facesse, ci scoraggeremmo e ci daremmo per vinti. Lo Spirito opera con noi alla nostra velocità, un passo alla volta, o, come ha detto il Signore: ‘Linea su linea, precetto su precetto, […] e benedetti sono coloro che danno ascolto ai miei precetti […]; poiché a colui che riceve io darò ancora’ [2 Nefi 28:30]. Ad esempio, se lo Spirito Santo vi suggerisse di ringraziare più spesso e voi obbediste a questo invito, allora Egli potrebbe ritenervi pronti per passare a qualcosa di più impegnativo — come imparare a dire: ‘Scusa, è colpa mia’.

Un momento perfetto per chiederci ‘Che mi manca ancora?’ è quando prendiamo il sacramento. L’apostolo Paolo insegnò che quello è un momento per esaminare noi stessi [vedere 1 Corinzi 11:28]. In tale atmosfera di riverenza, mentre i nostri pensieri si volgono al cielo, il Signore può dirci dolcemente su cosa dobbiamo lavorare ora” (“‘Che mi manca ancora?’”, Liahona, novembre 2015, 33–34).

Dottrina e Alleanze 66:4–13. “Io, il Signore, ti mostrerò ciò che voglio a tuo riguardo”

William E. McLellin desiderava conoscere la volontà del Signore a suo riguardo. Come molti dei primi santi, era ansioso di trasferirsi nella Contea di Jackson, nel Missouri. Invece di mandare William a Sion, tuttavia, il Signore gli comandò di dirigersi a est e di proclamare il Vangelo insieme a Samuel H. Smith, fratello minore del Profeta. Il Signore disse a William che Egli sarebbe stato con lui, promettendogli inoltre che avrebbe avuto il potere di guarire gli ammalati.

William e Samuel lasciarono Hiram alcune settimane dopo aver ricevuto la loro chiamata e viaggiarono per tutto l’Ohio orientale predicando il Vangelo. Nel suo diario, William riportò casi di guarigioni miracolose avvenute mediante l’imposizione delle mani, in adempimento alla promessa che il Signore gli aveva fatto (vedere DeA 66:9; The Journals of William E. McLellin, 1831–1836, 66). Nonostante alcuni successi, i due missionari incontrarono una grande opposizione mentre predicavano il Vangelo. Con l’arrivo dell’inverno, William si ammalò e alla fine di dicembre decise di ritornare indietro. Così facendo, ignorò le istruzioni del Signore di “[essere] paziente nelle afflizioni” e di “non ritornare” dalla sua missione fino a quando non l’avesse richiesto il Signore (DeA 66:9).

Il Signore gli consigliò anche di “non [caricarsi] di fardelli” e di “[abbandonare] ogni iniquità” (DeA 66:10). Essere caricati significa essere intralciati o appesantiti da qualcosa che ci impedisce di progredire. Il successivo comandamento di abbandonare ogni iniquità ci ricorda che il peccato è l’ostacolo principale che intralcia il nostro progresso spirituale. Il Signore ammonì William in modo specifico di stare in guardia dall’immoralità sessuale, una tentazione con cui evidentemente aveva avuto dei problemi (vedere DeA 66:10), e gli promise che, se avesse obbedito ai Suoi consigli e fosse rimasto fedele “fino alla fine”, sarebbe stato coronato di vita eterna (DeA 66:12).

Per un certo periodo, William servì fedelmente il Signore e nel 1835 fu chiamato a servire come membro del Quorum dei Dodici Apostoli. Purtroppo, non prestò attenzione al consiglio del Signore di continuare a essere fedele fino alla fine e in seguito andò in apostasia e si rivoltò contro il profeta Joseph Smith. Quando fu scomunicato dalla Chiesa, nel maggio del 1838, ammise di aver “smesso di pregare e di osservare i comandamenti, e di aver assecondato i propri desideri lussuriosi” (Joseph Smith, Manuscript History of the Church, vol. B-1, pag. 796, josephsmithpapers.org).

Dottrina e Alleanze 67 – Approfondimento del contesto storico

Nell’autunno del 1831, il profeta Joseph Smith aveva già ricevuto dal Signore più di sessanta rivelazioni. Furono fatti dei preparativi per metterle insieme e pubblicarle allo scopo di renderle più accessibili ai membri della Chiesa. L’1 e il 2 novembre 1831 un gruppo di dirigenti del sacerdozio si riunì a una conferenza tenuta nella casa di John e Alice (Elsa) Johnson, a Hiram, per parlare della pubblicazione delle rivelazioni in un volume unico che sarebbe stato intitolato Libro dei Comandamenti. Questi dirigenti decisero di stamparne 10.000 copie (in seguito, il numero fu ridotto a 3.000).

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fattoria di John Johnson a Hiram, Ohio

All’inizio di novembre del 1831 fu tenuta qui — nella casa di John Johnson a Hiram, nell’Ohio — una conferenza speciale della Chiesa allo scopo di mettere insieme le rivelazioni del profeta Joseph Smith e di prepararle per la pubblicazione nel Libro dei Comandamenti (vedere l’introduzione a DeA 67).

Il Profeta voleva includere nel Libro dei Comandamenti una testimonianza scritta degli anziani come dichiarazione della veridicità delle rivelazioni, così come avevano fatto i Tre Testimoni e gli Otto Testimoni testimoniando della veridicità del Libro di Mormon. A un certo punto, durante la conferenza, Joseph chiese agli anziani “quale testimonianza erano disposti ad apporre a questi comandamenti [rivelazioni] che a breve sarebbero stati mandati al mondo” (The Joseph Smith Papers, Documents, Volume 2: July 1831–January 1833, a cura di Matthew C. Godfrey e altri [2013], 97). Diversi fratelli “si alzarono e dissero di essere disposti a testimoniare al mondo di sapere che [le rivelazioni] venivano dal Signore” (The Joseph Smith Papers, Documents, Volume 2: July 1831–January 1833, 97). Alcuni anziani, tuttavia, non avevano ricevuto questa convinzione spirituale ed esitarono a testimoniare che le rivelazioni erano state date mediante ispirazione divina. Alcuni anziani, inoltre, espressero dei dubbi riguardo al linguaggio usato nelle rivelazioni. In risposta a questi dubbi, il profeta Joseph Smith ricevette la rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 67.

Dottrina e Alleanze 67

Il Signore dà dei consigli a coloro che avevano messo in dubbio il linguaggio delle rivelazioni date al profeta Joseph Smith

Dottrina e Alleanze 67:5–9. “Ciò che è retto scende dall’alto, dal Padre”

A quanto pare, alcuni anziani nutrivano dubbi persistenti sull’origine divina delle rivelazioni ricevute dal profeta Joseph Smith a causa delle imperfezioni nel linguaggio e nella struttura di tali rivelazioni. Joseph Smith era privo di istruzione formale e non era sempre eloquente nell’espressione orale o scritta. Ciononostante, il Signore rivelò al Suo profeta la verità accordandogli di esprimerla “secondo il [Suo] linguaggio” (DeA 1:24). Il Signore sfidò coloro che ritenevano di potersi esprimere con più eloquenza del Profeta a nominare il più saggio tra loro affinché scegliesse quella che considerava la minima tra le rivelazioni e ne scrivesse una “simile” (DeA 67:7). William E. McLellin, un ex insegnante, accettò la sfida.

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Joseph Smith jr che riceve rivelazioni, di Daniel A. Lewis

Joseph Smith Jr. Receiving Revelation [Joseph Smith jr che riceve rivelazioni], di Daniel A. Lewis. Alcuni anziani erano critici nei confronti del linguaggio utilizzato dal profeta Joseph Smith in alcune delle sue rivelazioni (vedere DeA 67:4–9).

Joseph Smith descrisse l’esito del tentativo di William di scrivere una rivelazione: “[William] E. McLellin […] provò a scrivere un comandamento simile a uno dei minimi del Signore, ma fallì nell’impresa; era un’immensa responsabilità scrivere nel nome del Signore. Gli anziani e tutti i presenti che furono testimoni di questo vano tentativo, da parte di un uomo, di imitare il linguaggio di Gesù Cristo rinnovarono la loro fede nella pienezza del Vangelo e nella veridicità dei comandamenti e delle rivelazioni che il Signore aveva dato alla Chiesa per mio tramite, e gli anziani manifestarono la volontà di portare testimonianza della loro veridicità a tutto il mondo” (Manuscript History of the Church, vol. A-1, pag. 162, josephsmithpapers.org).

Il Signore testimoniò agli anziani che le rivelazioni erano “[scese] dall’alto” (DeA 67:9) e disse loro che dovevano rendere testimonianza della loro veridicità, altrimenti sarebbero stati sotto condanna (vedere DeA 67:8). In seguito al fallito tentativo di scrivere una rivelazione, i fratelli riuniti firmarono una dichiarazione in cui portano testimonianza delle rivelazioni. Questa testimonianza, insieme ai nomi dei membri del Quorum dei Dodici Apostoli nel 1835, è inclusa nell’introduzione delle più recenti edizioni di Dottrina e Alleanze.

Per ulteriori spunti di approfondimento riguardo al linguaggio delle rivelazioni in Dottrina e Alleanze, vedere il commentario a Dottrina e Alleanze 1:24 in questo manuale.

Dottrina e Alleanze 67:10–14. “Continuate con pazienza fino a che siate resi perfetti”

Sia nei tempi antichi quanto in quelli moderni, il velo del tempio ha simboleggiato la separazione dalla presenza del Signore. Il Signore promise agli anziani presenti alla conferenza che, se si fossero spogliati delle gelosie e dei timori e si fossero umiliati, il velo tra loro e Lui sarebbe stato strappato ed essi Lo avrebbero visto e conosciuto (vedere DeA 67:10). Il Signore spiegò che nessuno Lo ha mai visto eccetto coloro che sono stati vivificati spiritualmente dallo Spirito di Dio, poiché “[l’]uomo naturale [mortale]” non può sopportare la Sua presenza (DeA 67:11–12; vedere anche Mosè 1:11). Anche se il Signore dichiarò che in quel momento gli anziani non erano sufficientemente pronti per ricevere una benedizione così gloriosa, Egli li esortò a “[continuare] con pazienza fino a che [non fossero stati] resi perfetti” (DeA 67:13).

Il presidente Dieter F. Uchtdorf della Prima Presidenza ha spiegato qual è il ruolo della pazienza nel processo di perfezionamento:

“Senza pazienza, non possiamo piacere a Dio; non possiamo diventare perfetti. In verità, la pazienza è un processo purificatore che ci porta ad avere una comprensione migliore, una felicità più profonda, un agire ponderato e una speranza di pace. […]

Pazienza significa attendere e perseverare attivamente. Significa persistere in una cosa e fare tutto quello che si può: lavorare, sperare e avere fede, sopportando le difficoltà con determinazione, anche quando i desideri del nostro cuore devono aspettare. Pazienza non è solo sopportare, ma è sopportare bene! […]

La pazienza è un attributo divino che può guarire l’anima, aprire la porta a tesori di conoscenza e comprensione, e trasformare uomini e donne comuni in santi e angeli. […]

La pazienza è un processo di perfezionamento. Il Salvatore stesso disse che con la nostra perseveranza guadagneremo le nostre anime [vedere Luca 21:19] o, secondo un’altra possibile traduzione del testo greco, che con la nostra pazienza otterremo la padronanza delle nostre anime [vedere Luca 21:19]. Pazienza significa continuare ad avere fede, sapendo che talvolta si cresce di più nell’attendere che nel ricevere” (“Continuate con pazienza”, Liahona, maggio 2010, 56–57, 59).

Dottrina e Alleanze 68: – Approfondimento del contesto storico

Durante la conferenza della Chiesa tenuta a Hiram, Orson Hyde, Luke S. Johnson, Lyman E. Johnson e William E. McLellin supplicarono il profeta Joseph Smith affinché rendesse nota la volontà del Signore a loro riguardo. Tre di loro erano stati ordinati di recente all’ufficio di sommo sacerdote, e Lyman E. Johnson fu ordinato di lì a poco. In seguito, William raccontò che, quando fu ordinato a tale ufficio, non ne comprendeva i doveri (W. E. McLellan [sic], M. D., lettera a D. H. Bays, 24 maggio 1870, Saints’ Herald, 15 settembre 1870, 553). Questa mancanza di comprensione potrebbe essere stata una delle ragioni per cui questi uomini supplicarono il Profeta affinché ricevesse una rivelazione, ora contenuta in Dottrina e Alleanze 68.

Dottrina e Alleanze 68

Il Signore spiega che cosa costituisce Scrittura, dà dei consigli a coloro che sono chiamati a predicare il Vangelo, rivela delle verità sulla chiamata di vescovo e fornisce istruzioni ai santi di Sion

Dottrina e Alleanze 68:1–4 “Quando saranno sospinti dallo Spirito Santo”

Il Signore rivolse le Sue istruzioni contenute in questi versetti a Orson Hyde e a tutti coloro che sono ordinati “a questo sacerdozio” (DeA 68:2), un probabile riferimento all’ufficio di sommo sacerdote, che però all’epoca era chiamato sommo sacerdozio. Orson e diversi altri erano da poco stati ordinati a questo ufficio. Quando fu ricevuta questa rivelazione, l’ufficio di sommo sacerdote era il più alto nella Chiesa, a parte gli uffici di Primo e Secondo anziano, che erano anche designati come apostoli; gli altri uffici presiedenti nel sacerdozio furono istituiti in seguito. Pertanto, è probabile che le istruzioni in Dottrina e Alleanze 68:3–4 non fossero dirette ai detentori del sacerdozio in generale, bensì agli uomini ordinati al sommo sacerdozio, ossia all’ufficio di sommo sacerdote. Questi servitori del Signore avevano la responsabilità di proclamare il Vangelo mediante lo Spirito e il Signore dichiarò che le loro parole, “quando […] sospinti dallo Spirito Santo”, sarebbero state la Sua volontà, la Sua mente, la Sua parola e la Sua voce e avrebbero avuto il potere di condurre le persone alla salvezza (DeA 68:4). Il presidente J. Reuben Clark (1871–1961) della Prima Presidenza ha insegnato come questa responsabilità sia ora detenuta dalla Prima Presidenza e dal Quorum dei Dodici Apostoli:

“Nel corso degli anni è stata data un’interpretazione più ampia di [DeA 68:4]. […]

Nell’esaminare il problema in questione, bisogna tenere presente che ad alcune Autorità generali [ovvero gli apostoli] è stata assegnata una chiamata speciale; essi possiedono un dono speciale; vengono sostenuti come profeti, veggenti e rivelatori, il che conferisce loro un’investitura spirituale speciale per quanto attiene al loro ammaestramento del popolo. Essi hanno il diritto, il potere e l’autorità di proclamare gli intenti e la volontà di Dio al Suo popolo, essendo comunque soggetti al potere e all’autorità superiori del presidente della Chiesa. Ad altre Autorità generali non viene conferita questa speciale investitura spirituale. […]

Soltanto il presidente della Chiesa, il sommo sacerdote presiedente, è sostenuto come profeta, veggente e rivelatore per la Chiesa, ed egli solo ha il diritto di ricevere rivelazioni per la Chiesa, siano esse nuove rivelazioni o modifiche di quelle già date, e di dare un’interpretazione autorevole delle Scritture vincolante per la Chiesa, o di cambiare in qualsiasi maniera le dottrine esistenti della Chiesa” (“When Are Church Leaders’ Words Entitled to Claim of Scripture?”, Church News, 31 luglio 1954, 9–10).

L’anziano Jeffrey R. Holland del Quorum dei Dodici Apostoli ha raccontato il seguente esempio di come il principio insegnato in Dottrina e Alleanze 68:4 si applichi alla Conferenza generale: “Vi chiedo di riflettere, nei prossimi giorni, non soltanto sui messaggi che avete ascoltato, ma anche sull’unicità di questo avvenimento della conferenza — ciò che noi come Santi degli Ultimi Giorni crediamo che queste conferenze siano e ciò che invitiamo il mondo ad ascoltare e osservare con esse. Testimoniamo a ogni nazione, tribù, lingua e popolo non soltanto che Dio vive, ma anche che Egli parla, che per il nostro tempo e ai nostri giorni i consigli che avete sentito sono, sotto la guida dello Spirito Santo, ‘la volontà del Signore, […] la parola del Signore, […] la voce del Signore ed il potere di Dio per la salvezza’ [DeA 68:4]” (“Un vessillo per le nazioni”, Liahona, maggio 2011, 111).

L’anziano D. Todd Christofferson del Quorum dei Dodici Apostoli ha chiarito quando e come il Signore rende nota la Sua parola tramite i Suoi profeti:

“Non tutte le dichiarazioni fatte da un dirigente della Chiesa, passato o attuale, sono necessariamente dottrina. Nella Chiesa si è ben coscienti che una dichiarazione fatta da un dirigente in una singola occasione spesso rappresenta un’opinione personale, benché ponderata, e non diventa ufficiale o vincolante per l’intera Chiesa. Il profeta Joseph Smith ha insegnato che ‘un profeta [è] un profeta solo quando agisce come tale’ [History of the Church, 5:265]. Il presidente [J. Reuben] Clark […] osservò: […]

‘La Chiesa saprà, tramite la testimonianza dello Spirito Santo data ai fedeli, se i Fratelli che parlano sono sospinti dallo Spirito Santo; e a tempo debito quella conoscenza sarà resa manifesta’ [J. Reuben Clark jr, ‘When Are Church Leaders’ Words Entitled to Claim of Scripture?’, Church News, 31 luglio 1954, 10]” (“La dottrina di Cristo”, Liahona, maggio 2012, 88–89).

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raffigurazione di Gesù e dei discepoli mentre camminano su una strada

“Siate di buon animo e non temete, poiché io, il Signore, sono con voi e vi starò vicino” (DeA 68:6).

Dottrina e Alleanze 68:14–21. L’ufficio di vescovo e i discendenti di Aaronne

Quando fu data la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 68, Edward Partridge era l’unico vescovo in servizio nella Chiesa. Il Signore, tuttavia, promise che a tempo debito avrebbe chiamato “altri vescovi” (DeA 68:14). Un mese dopo, il 4 dicembre 1831, il Signore chiamò Newel K. Whitney a servire come vescovo per l’Ohio (vedere DeA 72:1–8). Gli uomini chiamati a servire come vescovi dovevano essere sommi sacerdoti di buona reputazione, chiamati e nominati dalla Prima Presidenza. Il Signore, tuttavia, rivelò anche che i figli primogeniti dei discendenti letterali di Aaronne hanno diritto a questo ufficio in virtù del loro lignaggio, se chiamati, trovati degni e ordinati dalla Presidenza del sommo sacerdozio (la Prima Presidenza). Anticamente, Aaronne — fratello di Mosè — era il sommo sacerdote presiedente del Sacerdozio di Aaronne. Nell’antica Israele, soltanto i discendenti di Aaronne potevano detenere l’ufficio di sacerdote, e il sommo sacerdote veniva scelto tra i primogeniti dei suoi discendenti.

Il presidente Joseph Fielding Smith ha spiegato che la disposizione relativa ai discendenti di Aaronne in Dottrina e Alleanze 68:15–21 fa riferimento all’ufficio di Vescovo presiedente della Chiesa: “Questo si riferisce soltanto a colui che presiede al Sacerdozio di Aaronne. Non si riferisce in nessun caso ai vescovi dei rioni. Inoltre, egli deve essere nominato dalla Prima Presidenza della Chiesa e da essa ricevere l’unzione e l’ordinazione. […] In mancanza di conoscenza relativa a un tale discendente, qualsiasi sommo sacerdote scelto dalla Presidenza può detenere l’ufficio di Vescovo presiedente” (Dottrine di Salvezza, a cura di Bruce R. McConkie [1980], 3:84; vedere anche DeA 107:13–16, 69–83).

Dottrina e Alleanze 68:25–28. “Se dei genitori hanno dei figli in Sion, o in qualunque suo palo”

Il Signore ha insegnato che i genitori nella Chiesa hanno la responsabilità di insegnare ai propri figli a comprendere i primi principi e le prime ordinanze del vangelo di Gesù Cristo (vedere DeA 68:25). I genitori devono insegnare ai propri figli non solo a comprendere la dottrina, ma anche a osservare gli insegnamenti del Vangelo in modo tale che “[camminino] rettamente dinanzi al Signore” (DeA 68:28). Ciò comprende insegnare loro a pregare, a santificare il giorno del Signore e a evitare l’indolenza (vedere DeA 68:28–31).

Il fratello Tad R. Callister della presidenza generale della Scuola Domenicale ha fornito ulteriori spunti di approfondimento riguardo alla responsabilità genitoriale di insegnare il Vangelo ai figli: “Come genitori dobbiamo essere i principali insegnanti ed esempi del Vangelo per i nostri figli — non il vescovo, non la Scuola Domenicale, non le Giovani Donne o i Giovani Uomini, ma i genitori. Come principali insegnanti del Vangelo, possiamo insegnare loro il potere e la realtà dell’Espiazione — la loro identità e il loro destino divino — e, così facendo, dare loro un fondamento solido su cui costruire. Alla fine dei conti, la casa è il contesto ideale per insegnare il vangelo di Gesù Cristo” (“I genitori: i principali insegnanti del Vangelo per i loro figli”, Liahona, novembre 2014, 32–33).

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padre che insegna il Vangelo al figlio

Ai genitori viene comandato di “[insegnare] ai loro figli a pregare e a camminare rettamente dinanzi al Signore” (DeA 68:28).

L’anziano D. Todd Christofferson ha messo in guardia i genitori dal pericolo spirituale insito nel non insegnare le verità del Vangelo ai figli:

“Ho sentito qualche genitore dire di non voler imporre il Vangelo ai figli, ma di volerli lasciare liberi di scegliere cosa credere e cosa seguire. Costoro credono che in questo modo stanno concedendo ai figli di esercitare il loro arbitrio. Ciò che dimenticano è che l’uso intelligente dell’arbitrio richiede una conoscenza della verità, delle cose come sono realmente (vedere DeA 93:24). Senza questo, non ci si può aspettare che i giovani comprendano e valutino le alternative che si trovano davanti. I genitori dovrebbero considerare il modo in cui l’avversario avvicina i loro figli. Egli e i suoi seguaci non promuovono l’obiettività, ma sono decisi fautori multimediali del peccato e dell’egoismo.

Cercare di essere neutrali rispetto al Vangelo, in realtà, significa rigettare l’esistenza di Dio e la Sua autorità. Dobbiamo piuttosto riconoscere Lui e la Sua onniscienza, se vogliamo che i nostri figli vedano chiaramente le scelte della vita e siano in grado di pensare da soli” (“La disciplina morale”, Liahona, novembre 2009, 107).

Dottrina e Alleanze 68:25 “Il peccato sia sul capo dei genitori”

È importante ricordare che in Dottrina e Alleanze 68:25 viene usato il termine peccato (al singolare), non peccati. Non si riferisce ai peccati che i figli potrebbero commettere, bensì al peccato dei genitori che consiste nel non aver insegnato la dottrina del regno ai propri figli. Fraintendere questo versetto potrebbe far pensare ad alcuni genitori di essere responsabili dei peccati dei propri figli. Di conseguenza, alcuni genitori si incolpano delle scelte sbagliate dei propri figli nonostante abbiano insegnato loro diligentemente dei principi giusti.

Il presidente Howard W. Hunter (1907–1995) ha dato questi consigli confortanti a coloro che potrebbero pensare di aver fallito come genitori perché hanno un figlio ribelle:

“Il genitore che ha successo nel suo compito è colui che ha amato, colui che si è sacrificato, colui che si è preoccupato, ha ammaestrato e ha provveduto alle necessità dei suoi figli. Se avete fatto tutte queste cose, e nonostante questo vostro figlio è attirato lo stesso dalle cose del mondo e ad esse si dedica, può darsi che abbiate svolto lo stesso con successo il vostro compito di genitori. […]

Non rinunciamo mai alla speranza di salvare il figlio che si è smarrito. Molti che sembravano irrimediabilmente perduti sono tornati al gregge. Dobbiamo pregare e, se possibile, far sapere ai figli che li amiamo e ci curiamo di loro. […]

Non dobbiamo mai lasciare che Satana, ingannandoci, ci induca a pensare che tutto è perduto. Traiamo motivo di orgoglio dalle cose buone e giuste che abbiamo fatto; scacciamo dalla nostra vita le cose sbagliate; chiediamo al Signore perdono, forza e conforto, poi proseguiamo il nostro cammino” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Howard W. Hunter [2015], 237–238).

Dottrina e Alleanze 69 – Approfondimento del contesto storico

Alla fine di ottobre o all’inizio di novembre del 1831 Oliver Cowdery fu incaricato di portare a Independence, nel Missouri, la trascrizione delle rivelazioni ricevute dal profeta Joseph Smith affinché venissero stampate da William W. Phelps nella sua tipografia. Oliver fu anche incaricato di portare con sé del denaro che era stato offerto per l’edificazione di Sion. Fu deciso che Oliver avrebbe dovuto essere affiancato da un compagno di viaggio come aiuto per salvaguardare il manoscritto e il denaro. L’11 novembre 1831 il Signore dette la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 69, nella quale nominò John Whitmer affinché accompagnasse Oliver Cowdery nel Missouri. Al tempo in cui fu ricevuta questa rivelazione, John Whitmer serviva come storico e archivista della Chiesa (vedere DeA 47:1–3).

Dottrina e Alleanze 69

Il Signore comanda a John Whitmer di accompagnare Oliver Cowdery nel Missouri e di continuare a svolgere i propri doveri di storico della Chiesa

Dottrina e Alleanze 69:3–8 “Scrivere e […] redigere una a storia di tutte le cose importanti”

Nel marzo del 1831, John Whitmer era stato chiamato dal Signore a “[scrivere e a tenere] regolarmente una storia” della Chiesa e ad assistere il profeta Joseph Smith scrivendo per lui (DeA 47:1). Questa chiamata era in armonia con il precedente consiglio dato dal Signore: “Ci sarà un registro tenuto fra voi” (DeA 21:1). Il Signore ribadì a John Whitmer la sua responsabilità di documentare la storia della Chiesa raccogliendo e trascrivendo “tutte le cose importanti” che accadevano tra i santi (DeA 69:3). Tenere questa storia era “per il bene della chiesa, e per le generazioni nascenti” (DeA 69:8).

Dottrina e Alleanze 70 – Approfondimento del contesto storico

Il profeta Joseph Smith dettò la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 70 durante o subito dopo una conferenza tenuta a Hiram, il 12 novembre 1831, l’ultima di quattro conferenze speciali tenutesi tra il 1° e il 12 novembre. Nel corso di queste due settimane, Joseph Smith e altri trascorsero gran parte del proprio tempo a riesaminare le rivelazioni ricevute dal Profeta e a prepararle per la pubblicazione. In quest’ultima conferenza, i presenti approvarono una mozione in cui si dichiarava che le rivelazioni erano “preziose per la Chiesa quanto le ricchezze della Terra intera” (The Joseph Smith Papers, Documents, Volume 2: July 1831–January 1833, 138). Sempre nella stessa occasione, il Profeta mise in risalto il contributo apportato da alcuni fratelli che avevano collaborato con lui sin dall’inizio per portare alla luce i sacri scritti dati dal Signore. La conferenza approvò la proposta di offrire un compenso, tratto dalla vendita delle pubblicazioni, alle famiglie di coloro che stavano dedicando il loro tempo alla preparazione e alla pubblicazione delle rivelazioni.

Gli anziani votarono affinché Joseph Smith jr, Oliver Cowdery, John Whitmer e Sidney Rigdon “fossero incaricati di gestire [le rivelazioni] secondo le leggi della Chiesa [e] i comandamenti del Signore” (The Joseph Smith Papers, Documents, Volume 2: July 1831–January 1833, 138). Un resoconto scritto in seguito afferma che il Profeta ricevette la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 70 in risposta a una domanda. In questa rivelazione, il Signore ratificò la decisione di nominare delle persone affinché supervisionassero la pubblicazione delle rivelazioni.

Dottrina e Alleanze 70

Il Signore nomina sei uomini affinché servano come intendenti sulle Sue rivelazioni

Dottrina e Alleanze 70:3–8 “Intendenti sulle rivelazioni e sui comandamenti”

Nella rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 70, il Signore chiamò Martin Harris e William W. Phelps a unirsi ai quattro uomini precedentemente nominati a servire come intendenti sulle rivelazioni. Questi intendenti non erano responsabili solo della pubblicazione delle rivelazioni, ma anche della gestione dei profitti derivanti dalla vendita del Libro dei Comandamenti. Il Signore comandò loro di usare i profitti per provvedere alle loro famiglie e di consacrare il rimanente al magazzino del Signore per il beneficio delle persone a Sion. Egli organizzò questa intendenza congiunta secondo i principi della legge della consacrazione.

Nel marzo del 1832 una rivelazione istruì il profeta Joseph Smith, Sidney Rigdon e Newel K. Whitney di organizzare “gli aspetti editoriali e commerciali” della Chiesa (The Joseph Smith Papers, Documents, Volume 2: July 1831–January 1833, 198). Di conseguenza, gli intendenti sulle rivelazioni si unirono ai vescovi della Chiesa e a coloro che erano responsabili dei magazzini in quella che sarebbe stata chiamata Società Unita (vedere le introduzioni a DeA 7882). I sei uomini nominati a supervisionare le attività editoriali della Chiesa crearono un ramo della Società Unita chiamato Società editoriale. Oltre al Libro dei Comandamenti, gli altri progetti editoriali di questa Società furono l’innario della Chiesa, libri per bambini, la Traduzione di Joseph Smith della Bibbia e dei giornali della Chiesa.