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Capitolo 24: Dottrina e Alleanze 64–65


Capitolo 24

Dottrina e Alleanze 64–65

Introduzione e cronologia degli eventi

Il 27 agosto 1831 il profeta Joseph Smith e un certo numero di anziani fecero ritorno nell’Ohio dal loro viaggio a Sion, ovvero Independence, nel Missouri. Durante il viaggio verso e dal Missouri sorsero dei disaccordi tra alcuni degli anziani, ma la maggior parte di loro placò i propri sentimenti di contesa. L’11 settembre il Profeta ricevette la rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 64. In questa rivelazione il Signore comandò ai membri della Chiesa di perdonarsi l’un l’altro e li istruì sui sacrifici che Egli richiede ai santi negli ultimi giorni.

Nel settembre del 1831 Joseph Smith e la sua famiglia si trasferirono da Kirtland a Hiram, nell’Ohio, distante circa cinquanta chilometri a sud-est. Il 30 ottobre 1831 Joseph ricevette la rivelazione riportata in Dottrina e Alleanze 65, in cui il Signore insegnò che il Vangelo andrà a ogni nazione in preparazione alla Seconda Venuta e che i santi devono pregare per la crescita del regno di Dio.

1 settembre 1831Ezra Booth e Isaac Morley fanno ritorno nell’Ohio dalla loro missione nel Missouri.

Settembre – dicembre 1831Ezra Booth scrive una serie di lettere contro Joseph Smith e la Chiesa e le pubblica sul giornale Ohio Star.

11 settembre 1831Viene ricevuta Dottrina e Alleanze 64.

12 settembre 1831Joseph ed Emma Smith si trasferiscono a Hiram, nell’Ohio.

30 ottobre 1831Viene ricevuta Dottrina e Alleanze 65.

Dottrina e Alleanze 64 – Approfondimento del contesto storico

Prima di unirsi alla Chiesa nel 1831, Ezra Booth era stato un ministro metodista. Quando il Signore comandò ai dirigenti della Chiesa e ad altri di recarsi nel Missouri nell’estate del 1831, Ezra Booth e Isaac Morley — il suo collega di missione — furono tra gli anziani da Lui chiamati a percorrere il tragitto a piedi “predicando […] la parola lungo il cammino” (DeA 52:23), richiesta che Ezra considerò ingiusta, quando venne a sapere che il profeta Joseph Smith e altri dirigenti della Chiesa si stavano recando nel Missouri in battello e in carrozza. Al loro arrivo nel Missouri, diversi anziani, tra cui Ezra Booth, rimasero delusi dall’aspetto della terra e dalla mancanza di convertiti nella città di frontiera di Independence. Ezra riteneva inoltre che Joseph Smith non si comportasse da profeta perché possedeva una “levità e leggerezza d’animo, un temperamento facilmente irritabile e una propensione abituale a scherzare e a fare battute” (The Joseph Smith Papers, Documents, Volume 2: July 1831–January 1833, a cura di Matthew C. Godfrey e altri [2013], 60, nota 332). Contrariamente alla rivelazione che era stata data agli anziani (vedere DeA 60:8), Ezra Booth e Isaac Morley ritornarono rapidamente nell’Ohio in battello e in carrozza, invece di predicare il Vangelo lungo il cammino.

Dopo essere arrivato nell’Ohio, Ezra Booth si pose in opposizione al profeta Joseph Smith e alla Chiesa. Il 6 settembre 1831 i dirigenti della Chiesa presero provvedimenti contro Ezra Booth e revocarono la sua autorità di predicare il Vangelo. Poco dopo, Ezra cominciò a scrivere una serie di lettere di critica contro il Profeta e la Chiesa che furono pubblicate sul giornale Ohio Star. Sempre durante questo periodo, diversi fratelli dell’Ohio si stavano preparando a trasferirsi nel Missouri in risposta al comandamento del Signore. L’11 settembre 1831 Joseph Smith ricevette la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 64. Il giorno successivo, il Profeta e la sua famiglia si trasferirono da Kirtland a Hiram, nell’Ohio.

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Cartina 5: L’area degli Stati di New York, della Pennsylvania e dell’Ohio negli Stati Uniti

Dottrina e Alleanze 64:1–19

Il Signore ci assicura che è disposto a perdonarci e ci comanda di perdonarci a vicenda

Dottrina e Alleanze 64:1–7. “Io, il Signore, perdono i peccati a coloro che confessano i loro peccati dinnanzi a me e chiedono perdono”

Alcuni dei fratelli che erano andati e tornati dal Missouri erano colpevoli di cercare le mancanze gli uni degli altri e di litigare. Il Signore ebbe grande compassione e misericordia nei loro confronti, perdonandoli dei loro peccati. Il profeta Joseph Smith era tra quelli che avevano peccato ed era stato perdonato. Il Signore, tuttavia, chiarì che coloro che avevano criticato il Profeta lo avevano fatto “senza motivo” (DeA 64:6), e affermò che Egli perdona i peccati di “coloro che confessano i loro peccati dinnanzi a [Lui] e chiedono perdono” (DeA 64:7).

L’anziano Richard G. Scott (1928–2015) del Quorum dei Dodici Apostoli ha spiegato che la confessione è necessaria per poter ottenere il perdono: “Dovete sempre confessare i vostri peccati al Signore. Se si tratta di trasgressioni gravi come l’immoralità, esse devono essere confessate al vescovo o al presidente del palo. Vi prego di rendervi conto che la confessione non è il pentimento. È un passo indispensabile, ma in sé non sufficiente. Una confessione parziale, fatta menzionando gli errori minori, non vi aiuterà a superare una trasgressione più grave e non rivelata. Per ottenere il perdono è indispensabile la disponibilità a svelare completamente al Signore e, ove necessario, al Suo giudice nel sacerdozio tutto quello che avete fatto. Ricordate: ‘Chi copre le sue trasgressioni non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia’ [Proverbi 28:13]” (“Come cercare il perdono”, La Stella, luglio 1995, 90).

Dottrina e Alleanze 64:7. Che cosa significa commettere un peccato che porta alla morte?

Il Signore ha promesso che “[perdonerà] i peccati a coloro che confessano i loro peccati dinnanzi a [Lui] e chiedono perdono, e che non hanno commesso un peccato che porta alla morte” (DeA 64:7; corsivo aggiunto). L’anziano Bruce R. McConkie (1915–1985) del Quorum dei Dodici Apostoli ha spiegato: “Coloro che abbandonano la luce e la verità del Vangelo, che si consegnano a Satana e sposano la sua causa, sostenendola e fomentandola, divenendo in tal modo suoi figli, commettono, con il loro comportamento, un peccato che porta alla morte. Per loro non c’è né pentimento, né perdono, né alcuna speranza di salvezza di alcun tipo. Essendo figli di Satana, sono figli di perdizione” (Mormon Doctrine, 2ª ed. [1966], 737; vedere anche Matteo 12:31–32; Ebrei 10:26–27; 1 Giovanni 5:16–17; Alma 5:41–42).

È importante notare che i figli di perdizione sono diversi dai membri della Chiesa che una volta avevano una testimonianza viva della verità, ma che in seguito si sono allontanati dall’attività nella Chiesa e hanno smesso di osservare i principi del Vangelo. I figli di perdizione commettono il peccato imperdonabile di rinnegare lo Spirito Santo. Poiché si ribellano completamente contro Dio e rifiutano di essere redenti tramite il sacrificio di Gesù Cristo, per loro “è come se non vi fosse alcuna redenzione” (Mosia 16:5). Dato che i figli di perdizione non possono essere redenti dalla morte spirituale o seconda morte, il loro è un peccato “che porta alla morte” (DeA 64:7).

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raffigurazione di Gesù e dei Suoi discepoli sul fianco di una collina

Il Signore rimproverò i Suoi discepoli a Gerusalemme perché “non si perdonavano l’un l’altro nel loro cuore” (DeA 64:8).

Dottrina e Alleanze 64:8–11. “Dovete perdonarvi l’un l’altro”

Ai dirigenti e agli anziani della Chiesa che erano stati perdonati dal Signore fu comandato di offrire il proprio perdono agli altri. Il Signore spiegò che, durante il Suo ministero terreno, i Suoi discepoli “cercavano pretesti l’un contro l’altro e non si perdonavano l’un l’altro nel loro cuore” (DeA 64:8). Una dimostrazione esteriore di perdono non è sufficiente; il Signore richiede “il cuore dei figlioli degli uomini” (DeA 64:22). Il presidente Dieter F. Uchtdorf della Prima Presidenza ha spiegato il motivo per cui perdonare è di importanza vitale per la nostra crescita spirituale:

“Perdonare è una condizione necessaria per ricevere il perdono.

Per il nostro stesso bene, abbiamo bisogno del coraggio morale di perdonare e chiedere perdono. Mai l’anima è più nobile e coraggiosa di quando perdona, incluso perdonare noi stessi.

Ognuno di noi è sotto l’obbligo della parola divina di avere misericordia e di perdonarsi reciprocamente. C’è un grande bisogno di questo attributo cristiano nelle nostre famiglie, nei matrimoni, nei nostri rioni e pali, nelle nostre comunità e nelle nostre nazioni.

Riceveremo la gioia del perdono quando saremo disposti a perdonare gli altri senza condizioni. Dire senza agire non è sufficiente. Abbiamo bisogno di ripulire il cuore e la mente dai sentimenti e dai pensieri di amarezza e lasciare che la luce e l’amore di Cristo vi entrino. Come conseguenza, lo Spirito del Signore riempirà la nostra anima della gioia che accompagna la pace divina di coscienza (vedere Mosia 4:2–3)” (“Il punto di sicuro ritorno”, Liahona, maggio 2007, 101).

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raffigurazione del profeta Joseph Smith con due uomini

Il profeta Joseph Smith perdonava liberamente coloro che gli facevano dei torti.

Dottrina e Alleanze 64:15–16. Ezra Booth e Isaac Morley

Il Signore aveva incaricato Ezra Booth e Isaac Morley di andare e tornare dal Missouri come colleghi di missione. Dovevano viaggiare a piedi, “predicando […] la parola lungo il cammino” (DeA 52:23; vedere anche DeA 42:6–8). Essi lo fecero, malvolentieri, nel viaggio di andata verso il Missouri, ma non lo fecero nel viaggio di ritorno verso l’Ohio. Da Dottrina e Alleanze 64:15–16 impariamo che Ezra Booth e Isaac Morley persero le benedizioni dello Spirito perché “non [avevano] rispettato la legge, né il comandamento”.

Pare che Isaac Morley si sia prontamente pentito, poiché il Signore dichiarò che era stato perdonato (vedere DeA 64:16). In seguito Isaac obbedì al comandamento del Signore di vendere la sua fattoria (vedere DeA 63:38–39; 64:20), poi si trasferì con la famiglia nel Missouri, dove servì come consigliere del vescovo Edward Partridge. Ezra Booth, tuttavia, non si pentì ma continuò a lasciare che i propri dubbi e le proprie opinioni lo trascinassero sul cammino della completa apostasia.

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copia dell’Ohio Star su una scrivania

Ezra Booth rinnegò le proprie credenze e pubblicò nel giornale Ohio Star una serie di lettere di critica verso il profeta Joseph Smith e la Chiesa.

Dottrina e Alleanze 64:20–43

Il Signore illustra i requisiti necessari per l’edificazione di Sion

Dottrina e Alleanze 64:21–22. “Conservare una presa sicura nella terra di Kirtland per […] cinque anni”

Anche se ad alcuni santi era stato comandato di trasferirsi nel Missouri, altri — come Frederick G. Williams — dovevano restare a Kirtland. Il Signore promise che la Chiesa avrebbe mantenuto una “presa sicura” a Kirtland per almeno cinque ulteriori anni (DeA 64:21). La promessa fu adempiuta e durante quell’intervallo di tempo fu costruito e dedicato il Tempio di Kirtland, dei messaggeri celesti restaurarono le chiavi del sacerdozio conferendole al profeta Joseph Smith e a Oliver Cowdery, e i santi ricevettero una grande effusione di benedizioni spirituali. Nel 1837, tuttavia, tra i membri della Chiesa di Kirtland sorsero dei problemi e molte persone andarono in apostasia. Joseph Smith lasciò Kirtland nel gennaio del 1838 e andò nel Missouri. La maggioranza dei santi fedeli rimasti a Kirtland se ne andò nel luglio del 1838.

Dottrina e Alleanze 64:23–25. “Lavorerete finché si dice oggi”

Il Signore usa il termine oggi per indicare il periodo di tempo che va da quando fu rivelata Dottrina e Alleanze 64 fino alla Seconda Venuta (vedere DeA 64:23). Dalla prospettiva del Signore, oggi indica “questa vita”, il tempo a nostra disposizione per “compiere le [nostre] opere” e “[prepararci] ad incontrare Dio” (Alma 34:32; vedere anche Alma 34:31, 33–35). In Dottrina e Alleanze 64:24 il termine domani indica il tempo della distruzione dei malvagi e della seconda venuta di Gesù Cristo.

Il presidente Henry B. Eyring della Prima Presidenza ha così insegnato sull’importanza di servire il Signore “oggi”:

“Le Scritture ci chiariscono il pericolo che comporta il rimandare: potremmo scoprire che non ci rimane più tempo. Iddio, che ci offre ogni giorno affinché ne facciamo tesoro, ci domanderà il resoconto di ciò che abbiamo fatto. Piangeremo, ed Egli piangerà, se intendevamo pentirci e servirLo nei domani mai giunti o sognavamo gli ieri dove la possibilità di agire era passata. L’oggi è un dono prezioso di Dio. Il pensiero ‘un giorno lo farò’ può essere un ladro delle occasioni che il tempo ci dà e delle benedizioni eterne. […]

È difficile sapere quando avremo fatto abbastanza affinché l’Espiazione cambi la nostra natura in modo da qualificarci per la vita eterna. Noi, poi, non sappiamo quanti giorni avremo per prestare quel servizio necessario affinché tale cambiamento avvenga. Sappiamo, tuttavia, che avremo abbastanza tempo, a condizione di non sprecarlo. […]

A chi è scoraggiato per via delle circostanze e, pertanto, è tentato di ritenere di non poter servire il Signore oggi, faccio due promesse. Per quanto difficili possano apparire oggi le cose, domani starete meglio se sceglierete di servire oggi il Signore con tutto il cuore. […]

L’altra promessa che vi faccio è che, scegliendo di servirLo oggi, sentirete il Suo amore e imparerete ad amarLo di più” (“Oggi”, Liahona, maggio 2007, 89–91).

Dottrina e Alleanze 64:23–24. “Colui che versa la decima non sarà bruciato alla Sua venuta”

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stoppia in un campo

Se non obbediscono ai comandamenti del Signore, all’ultimo giorno i malvagi saranno bruciati come stoppia (vedere DeA 64:23–24).

Le istruzioni date a Newel K. Whitney, Sidney Gilbert, Isaac Morley, Frederick G. Williams e ad altri nella rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 64 comprendevano dei dettagli relativi alle loro proprietà private e ai loro sforzi per contribuire a edificare il regno di Dio. La parola decima, in Dottrina e Alleanze 64:23, indica tutti i contributi alla Chiesa versati dai santi — soprattutto sotto la legge della consacrazione — piuttosto che una percentuale sulle entrate. Il Signore ha promesso che chi obbedisce alle leggi del sacrificio e della consacrazione sfuggirà al fuoco che distruggerà gli impenitenti all’ultimo giorno. La nostra attuale comprensione della legge della decima è stata ulteriormente chiarita nel 1838, quando il Signore ha dato la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 119.

Per avere maggiori informazioni sulla decima, vedere il commentario a Dottrina e Alleanze 119:1–4 riportato in questo manuale.

Dottrina e Alleanze 64:26–30. Sidney Gilbert e Newel K. Whitney

Sidney Gilbert e Newel K. Whitney erano soci in affari che furono chiamati a svolgere “[l’]incarico del Signore” come “amministratori” (DeA 64:29). I loro empori commerciali a Independence, nel Missouri, e a Kirtland, nell’Ohio, sarebbero poi diventati dei magazzini del Signore operanti secondo i principi della legge della consacrazione (vedere DeA 78:3). Il Signore ammonì Sidney e Newel di non contrarre debiti con i loro nemici (vedere DeA 64:27).

Il presidente Thomas S. Monson ha ricordato a tutti coloro che svolgono l’opera del Signore di essere degni: “È nostro compito dare l’esempio. Siamo rafforzati dal principio che la forza più grande in questo mondo oggi è il potere di Dio che opera tramite l’uomo. Se stiamo svolgendo l’opera del Signore, abbiamo diritto al Suo aiuto. Non dimenticatelo mai. Questo aiuto divino, ovviamente, è condizionato dalla nostra dignità. Ognuno di noi deve chiedersi: le mie mani sono innocenti? Il mio cuore è puro? Sono un degno servitore del Signore?” (“Esempi di rettitudine”, Liahona, maggio 2008, 65).

Dottrina e Alleanze 64:31–33. “Ciò che è grande procede da piccole cose”

Probabilmente, il profeta Joseph Smith e altri dirigenti della Chiesa si sentivano sopraffatti dalle difficoltà a cui dovevano far fronte per soddisfare le esigenze di una Chiesa in crescita nell’Ohio e per edificare Sion nel Missouri. Alcuni membri, come Ezra Booth, erano preoccupati perché Sion non era stata stabilita tanto rapidamente quanto avevano previsto. Ciononostante, il Signore promise che ogni cosa da Lui dichiarata in precedenza alla fine si sarebbe avverata (vedere DeA 64:31). Egli incoraggiò i santi stanchi aiutandoli a vedere che essi stavano “ponendo le fondamenta di una grande opera” (DeA 64:33). È probabile che questa prospettiva divina abbia aiutato i santi a spingersi innanzi con rinnovata fiducia e nuova energia.

Non è insolito scoraggiarsi per la propria mancanza di capacità o di opportunità di contribuire a edificare il regno di Dio. L’anziano Bruce D. Porter (1952–2016) dei Settanta ha osservato:

“Non dobbiamo essere chiamati a servire lontano da casa né dobbiamo ricoprire cariche particolarmente importanti, nella Chiesa come nel mondo, per costruire il regno di Dio. Lo costruiamo piuttosto nel nostro cuore, coltivando lo Spirito di Dio nella nostra vita. Lo costruiamo nelle nostre famiglie insegnando la fede ai nostri figli. Lo costruiamo attraverso l’organizzazione della Chiesa, mentre teniamo fede alle nostre chiamate e parliamo del Vangelo con amici e vicini.

Così come i missionari lavorano in campi pronti per la mietitura, altri sono chiamati a lavorare nella casa o per rafforzare il Regno nel rione o nella comunità dove [si trovano]. Sin dagli inizi, la Chiesa del Signore era formata da persone comuni che servivano nelle proprie chiamate con umiltà e devozione. Non importa in quale ufficio saremo chiamati a servire se agiremo ‘con ogni diligenza’ (DeA 107:99). Come è scritto nella rivelazione moderna: ‘Non stancatevi di far bene, poiché state ponendo le fondamenta di una grande opera. E ciò che è grande procede da piccole cose’ (DeA 64:33)” (“Costruire il regno”, Liahona, luglio 2001, 97–98).

Dottrina e Alleanze 64:34–36. “Il Signore richiede il cuore e una mente ben disposta”

Il Signore richiede al Suo popolo di obbedire di buon grado alla Sua legge per poter ricevere un’eredità nel paese di Sion, in questo mondo o in quello a venire (vedere DeA 38:17–20; 58:44; 63:20, 49; 64:34; 88:17–20). Coloro che sono stati radunati nel Vangelo e che hanno ricevuto un’eredità nel paese di Sion in questa vita ma, in seguito, hanno violato l’alleanza stipulata con Dio e sono “ribelli”, saranno “mandati via” o “estirpati” dalla terra della loro eredità (DeA 64:35–36; vedere anche Deuteronomio 28:63–64). Il Signore rammenta ai santi che chi serve Dio con “il cuore e una mente ben disposta” godrà delle benedizioni di Sion negli ultimi giorni (DeA 64:34).

L’anziano Donald L. Hallstrom della Presidenza dei Settanta ha spiegato l’importanza di servire Dio con “il cuore e una mente ben disposta”:

“Se amiamo il Signore con tutto il nostro cuore, siamo disposti a darGli tutto ciò che possediamo. L’anziano Neal A. Maxwell (1926–2004) ha dichiarato: ‘La sottomissione della propria volontà è in realtà l’unica cosa personale che abbiamo da deporre sull’altare di Dio. […] Le molte altre cose che noi diamo a Dio […] sono in realtà cose che Egli ci ha già dato e che ci ha dato in prestito. Tuttavia, quando cominciamo a lasciare che la nostra volontà sia assorbita da quella di Dio, allora Gli diamo veramente qualcosa’ [‘Sharing Insights from My Life’, in Brigham Young University 1998–99 Speeches (1999), 4]. […]

Avere una ‘mente ben disposta’ [DeA 64:34] indica agire e riflettere al meglio delle nostre capacità, e cercare la saggezza di Dio. Suggerisce il fatto che lo studio più devoto a cui dedicarci per tutta la vita dovrebbe riguardare ciò che è di natura eterna. Significa che deve esserci un rapporto indissolubile tra udire la parola di Dio e osservarla.

L’apostolo Giacomo ha affermato: ‘Siate facitori della Parola e non soltanto uditori’ (Giacomo 1:22).

Alcuni di noi ‘odono’ in modo selettivo e ‘fanno’ quando è comodo. Per coloro che offrono il proprio cuore e la propria mente al Signore, tuttavia, non fa alcuna differenza che il fardello sia leggero o pesante. Noi dimostriamo di avere un cuore e una mente consacrati osservando con costanza i comandamenti di Dio a prescindere da quanto difficili siano le circostanze” (“The Heart and a Willing Mind”, Ensign, giugno 2011, 31–32).

Dottrina e Alleanze 64:35–36. “I ribelli non sono del sangue di Efraim”

Efraim era nipote di Giacobbe, profeta dell’Antico Testamento il cui nome fu cambiato in “Israele”. A Efraim fu data la benedizione del diritto di primogenitura (vedere Genesi 48:20). L’espressione “sangue di Efraim” (DeA 64:36) indica 1) coloro che sono discendenti letterali di Efraim e 2) coloro che non appartengono al casato d’Israele, ma vengono adottati nella tribù di Efraim mediante il battesimo nella Chiesa restaurata. Soltanto coloro che sono membri della Chiesa credenti e obbedienti vengono considerati appartenenti al sangue di Efraim. Sebbene possano essere discendenti letterali di Efraim, i ribelli non riceveranno un’eredità in Sion (vedere DeA 64:35–36).

Il presidente Joseph Fielding Smith (1876–1972) ha spiegato l’importanza del diritto di primogenitura di Efraim e della responsabilità che i suoi discendenti hanno di benedire gli altri negli ultimi giorni: “In questa dispensazione è essenziale che Efraim sia alla testa, esercitando in Israele il diritto di primogenitura che le è stato concesso per rivelazione diretta. Perciò Efraim deve essere radunata per prima sì da preparare la strada, attraverso il Vangelo e il sacerdozio, per il rimanente delle tribù di Israele quando verrà il tempo per loro di essere radunate a Sion” (Dottrine di Salvezza, a cura di Bruce R. McConkie [1980], 3:209).

Dottrina e Alleanze 65 – Approfondimento del contesto storico

Joseph ed Emma Smith vivevano all’interno della proprietà di Isaac Morley, quando il Signore comandò a quest’ultimo di vendere la sua fattoria (vedere DeA 63:65; 64:20). Il 12 settembre 1831 il profeta Joseph Smith trasferì la propria famiglia a Hiram, dove risiedevano molti nuovi convertiti, per andare a vivere con John e Alice (Elsa) Johnson e la loro famiglia. Domenica 30 ottobre 1831 si tenne una riunione della Chiesa presso la casa dei Johnson. Quello stesso giorno, il Profeta ricevette la rivelazione contenuta in Dottrina e Alleanze 65.

Il profeta Joseph Smith aveva completato la sua traduzione ispirata dei primi capitoli di Matteo più di sei mesi prima che questa rivelazione venisse ricevuta. Tuttavia, William E. McLellin scrisse che il tema di questa rivelazione si rifaceva a Matteo 6:10, in cui il Signore prega dicendo: “Venga il tuo regno” (vedere The Joseph Smith Papers, Documents, Volume 2: July 1831–January 1833, 92).

Dottrina e Alleanze 65

Il Signore dichiara che il Vangelo riempirà tutta la terra

Dottrina e Alleanze 65:2. “Le chiavi del regno di Dio sono affidate all’uomo sulla terra”

Il 15 marzo 1832 il Signore dichiarò che al profeta Joseph Smith erano state date “le chiavi del regno” (DeA 81:2), chiavi note anche come “le chiavi della chiesa” (DeA 42:69), che consistono nel potere e nell’autorità di presiedere e di governare gli affari della Chiesa del Signore sulla terra. Riguardo all’importanza delle chiavi del regno di Dio, il presidente Joseph Fielding Smith ha insegnato:

“Vi dirò alcune parole sul sacerdozio e sulle chiavi che il Signore ha conferito su di noi in quest’ultima dispensazione del Vangelo.

Noi deteniamo il santo Sacerdozio di Melchisedec, che è il potere e l’autorità di Dio delegati all’uomo sulla terra per operare in ogni campo per la salvezza degli uomini.

Noi deteniamo anche le chiavi del regno di Dio sulla terra e questo regno è la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

Queste chiavi sono il diritto di presidenza; sono il potere e l’autorità di governare e di dirigere tutti gli affari del Signore sulla terra. Coloro che le detengono hanno il potere di governare e di controllare il modo in cui tutti gli altri possono servire nel sacerdozio. Tutti noi possiamo detenere il sacerdozio, ma possiamo usarlo soltanto secondo l’autorità e le direttive dateci da coloro che detengono le chiavi.

Questo sacerdozio e queste chiavi vennero conferite a Joseph Smith e a Oliver Cowdery da Pietro, Giacomo e Giovanni, da Mosè, da Elia e da altri antichi profeti. Essi sono stati dati ad ogni uomo che è stato messo a parte quale membro del Consiglio dei Dodici. Ma, poiché rappresentano il diritto della presidenza, possono essere pienamente esercitate soltanto dall’apostolo anziano di Dio sulla terra, che è il presidente della Chiesa.

Mi sia concesso dirvi molto chiaramente e con enfasi che noi deteniamo il santo sacerdozio e che le chiavi del regno di Dio sulla terra sono qui. Esse si trovano soltanto nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni” (“Le chiavi eterne e il diritto di presiedere”, La Stella, marzo 1973, 108).

Dottrina e Alleanze 65:2. “Finché avrà riempito la terra intera”

Daniele 2, nell’Antico Testamento, contiene il resoconto di un sogno fatto dal re Nebucadnetsar e interpretato dal profeta Daniele. La rivelazione in Dottrina e Alleanze 65 indica che il sogno del re Nebucadnetsar era una profezia relativa alla crescita e al destino del regno di Dio negli ultimi giorni.

Nell’aprile del 1834, Wilford Woodruff prese parte a una riunione del sacerdozio tenuta a Kirtland in cui il profeta Joseph Smith profetizzò riguardo al destino del regno di Dio. In seguito, il presidente Woodruff parlò di ciò che era avvenuto durante quella riunione: “Il Profeta invitò tutti coloro che detenevano il sacerdozio a radunarsi nella piccola scuola di legno. Era poco più di una capanna, forse di sedici metri quadrati, ma sufficiente ad accogliere tutti i sacerdoti della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni che a quel tempo si trovavano nella città di Kirtland. […] Dopo che ci fummo riuniti, il Profeta invitò gli anziani d’Israele che stavano con lui a portare testimonianza di quest’opera. […] Quando ebbero finito il Profeta disse: ‘Fratelli, sono stato molto edificato e ammaestrato dalle vostre testimonianze tenute qui questa sera. Ma voglio dirvi, al cospetto del Signore, che voi non ne sapete di più, riguardo al destino di questa chiesa e regno, di un bambino che sta in grembo a sua madre. Non riuscite a comprenderlo’. Rimasi alquanto sorpreso. Egli continuò: ‘Questa sera è qui presente solo una manciata di sacerdoti, ma questa Chiesa riempirà l’America Settentrionale e l’America Meridionale, riempirà il mondo intero’” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Joseph Smith [2007], 142–143).

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Edificio degli uffici della Chiesa, Salt Lake City, Utah

Il regno di Dio cresce a mano a mano che il Vangelo avanza “finché avrà riempito la terra intera” (DeA 65:2).

Il presidente Gordon B. Hinckley (1910–2008) ha descritto il modo in cui la profezia di Daniele sul Vangelo continua ad adempiersi:

“La Chiesa è diventata una grande famiglia sparsa per il mondo. […] Il Signore sta mantenendo la Sua promessa che il Suo vangelo, ‘come la pietra che è staccata dalla montagna senz’opera di mano, rotolerà finché avrà riempito la terra intera’, come ha visto Daniele in visione (vedere Daniele 2:31–45; DeA 65:2). Proprio sotto i nostri occhi si sta realizzando un grande miracolo. […]

Quando la Chiesa fu organizzata nel 1830 c’erano solo sei membri, un pugno di credenti, tutti residenti in un oscuro villaggio. Oggi siamo diventati la quarta o quinta chiesa del Nord America, con congregazioni in ogni città di una qualche importanza. I pali di Sion oggi fioriscono in tutti gli stati degli Stati Uniti, in tutte le province canadesi, in ogni stato del Messico, in ogni nazione del Centro America e ovunque in Sud America.

Ci sono congregazioni in ogni dove nelle Isole Britanniche e nell’Europa continentale, dove negli anni a migliaia si sono uniti alla Chiesa. Quest’opera ha raggiunto gli stati baltici e poi giù la Bulgaria, l’Albania e altre zone in quell’area. Si estende attraverso la vasta area della Russia, raggiunge la Mongolia e giù per le nazioni asiatiche fino alle isole del Pacifico, in Australia, in Nuova Zelanda, in India e in Indonesia. Fiorisce in molte nazioni africane. […]

E questo è solo l’inizio. Quest’opera continuerà a crescere e a prosperare e a espandersi su tutta la terra” (“La pietra staccatasi dalla montagna”, Liahona, novembre 2007, 83–84).

Dottrina e Alleanze 65:3. “Preparate la cena dell’Agnello, apparecchiate per lo Sposo”

Il riferimento fatto dal Signore alla “cena dell’Agnello” e allo “Sposo” (DeA 65:3) allude a delle metafore usate dal Signore stesso e dai Suoi apostoli nel Nuovo Testamento (vedere Matteo 22:2–14; 25:1–13; Apocalisse 19:7–9). Gesù Cristo è l’Agnello di Dio e lo Sposo, e la Chiesa è la Sua sposa (vedere Apocalisse 19:7–9). Al tempo della Sua seconda venuta, i santi retti gioiranno. Il gioioso incontro tra il Signore e il Suo popolo è simboleggiato dal festoso banchetto nuziale. Per rispondere all’invito del Signore a prepararsi e ad apparecchiare per la venuta dello Sposo e per la cena nuziale dell’Agnello, i santi devono cercare i giusti nei quattro canti della terra e invitarli a pentirsi e a essere battezzati. Coloro che accettano l’invito e stipulano le loro alleanze con il Signore tenendovi fede saranno “[vestiti] di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino fino son le opere giuste dei santi” (Apocalisse 19:8), e queste persone godranno della gioia di accogliere il Signore e di gioire con Lui alla Sua venuta.

Dottrina e Alleanze 65:6. Il regno di Dio e il regno dei cieli

La supplica o preghiera contenuta in Dottrina e Alleanze 65:6 illustra il legame importante che c’è tra la Chiesa di Dio sulla terra e l’organizzazione divina del cielo. L’anziano James E. Talmage (1862–1933) del Quorum dei Dodici Apostoli ha spiegato:

“Il Regno di Dio è la Chiesa stabilita sulla terra per mezzo dell’autorità divina; questa istituzione non rivendica alcun diritto al dominio temporale sulle nazioni; lo scettro del suo potere è quello del Santo Sacerdozio, da esercitare nella predicazione del Vangelo e nella celebrazione delle sue ordinanze per la salvezza degli uomini, vivi e morti. Il Regno dei cieli è il sistema di governo e di dominio di tutte le cose temporali e spirituali ordinato da Dio. Esso verrà stabilito sulla terra soltanto quando il suo legittimo Capo, il Re dei re, Gesù Cristo, verrà per regnare. […]

Il Regno di Dio è stato istituito fra gli uomini per prepararli al Regno dei cieli che dovrà venire; e nel beato regno di Cristo Re i due regni diventeranno uno” (Gesù il Cristo, 583).