I deboli e i semplici della Chiesa
Nessun membro è stimato dal Signore più o meno importante di un altro.
Rendiamo onore alla memoria del presidente James E. Faust. Ci manca. Stamattina sua moglie Ruth è qui e noi desideriamo esprimerle il nostro affetto. Diamo il benvenuto a coloro che sono nominati negli incarichi che il presidente Hinckley ha specificato.
Parlando di tutti noi che siamo stati sostenuti oggi, noi ci impegniamo a fare il meglio che possiamo per essere degni della fiducia che avete riposto in noi.
Abbiamo sostenuto le autorità generali della Chiesa con una procedura sacra e solenne. Questa pratica comune avviene quando i dirigenti o gli insegnanti sono chiamati o rilasciati da un ufficio o quando avviene una riorganizzazione in un palo, rione, quorum od organizzazione ausiliaria (vedere DeA 124:123, 144; vedere anche DeA 20:65–67; 26:2). È una cosa peculiare della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.
Sappiamo sempre chi è chiamato a dirigere o insegnare e abbiamo la possibilità di sostenere o essere contrari. Non è un’invenzione dell’uomo ma è una procedura spiegata nelle rivelazioni: «Non sarà accordato a nessuno di andare a predicare il mio Vangelo, o ad edificare la mia chiesa, a meno che sia stato ordinato da qualcuno che ha autorità, e che sia noto alla chiesa che egli ha autorità e sia stato regolarmente ordinato dai capi della chiesa» (DeA 42:11; corsivo dell’autore). In questo modo la Chiesa è protetta dagli impostori che vorrebbero avere controllo di un quorum, rione, palo o della Chiesa.
C’è un altro principio singolare della chiesa del Signore. Tutte le posizioni di insegnamento o dirigenza sono ricoperte da membri della Chiesa. Anche questo è stato stabilito nelle Scritture. Un versetto di Dottrina e Alleanze ha stabilito l’ordine della leadership nella Chiesa per tutti i tempi. Era senza precedenti, certamente non era usanza delle chiese cristiane antiche o recenti:
«Pertanto io, il Signore, conoscendo la calamità che sarebbe venuta sugli abitanti della terra, chiamai il mio servitore Joseph Smith jun. e gli parlai dal cielo e gli diedi dei comandamenti…
Le cose deboli del mondo usciranno ed abbatteranno le potenti e le forti…
Che ognuno parli nel nome di Dio, il Signore, sì, il Salvatore del mondo;
Affinché anche la fede aumenti sulla terra;
Affinché la mia alleanza eterna sia stabilita;
Affinché la pienezza del mio Vangelo sia proclamata dai deboli e dai semplici fino alle estremità del mondo e dinanzi ai re ed ai governanti.
Ecco, io sono Dio e l’ho detto; questi comandamenti vengono da me, e furono dati ai miei servitori nella loro debolezza, secondo il loro linguaggio, affinché arrivino a comprendere» (DeA 1:17, 19–24).
Sono profondamente grato per queste Scritture, che spiegano che il Signore userà «le cose deboli del mondo».
Ogni fedele ha la responsabilità di accettare la chiamata a servire.
Il presidente J. Reuben Clark jun. affermò: «Nel servire il Signore non conta dove si serve, ma come. Nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni uno prende il posto al quale è stato debitamente chiamato, posto che egli non chiede né rifiuta» (Conference Report, aprile 1951, 154). La Chiesa non ha un clero professionista. La chiamata a posizioni di dirigenza in tutto il mondo viene estesa ai membri della congregazione. Non teniamo seminari per l’addestramento di dirigenti professionisti.
Ogni cosa che viene fatta nella Chiesa: la dirigenza, l’insegnamento, le chiamate, le ordinazioni, le preghiere, il canto, la preparazione del sacramento, i consigli e ogni altra cosa, vengono svolti dai fedeli ordinari, «le cose deboli del mondo».
Vediamo che le chiese cristiane fanno fatica ad avere clero a sufficienza. Noi non abbiamo questo problema. Una volta che il Vangelo è predicato e la Chiesa organizzata, c’è un’inesauribile scorta di fedeli fratelli e sorelle che hanno la testimonianza e sono disposti ad accettare la chiamata a servire. Si impegnano nell’opera del Signore e vivono secondo gli standard loro richiesti.
Ai fedeli è stato conferito lo Spirito Santo dopo il battesimo (vedere DeA 33:15; 35:6). Lo Spirito Santo li istruirà e li conforterà. Allora saranno preparati a ricevere guida, direzione e correzione, a seconda della loro posizione o delle loro necessità. (Vedere Giovanni 14:26; DeA 50:14; 52:9; 75:10).
Questo principio pone la Chiesa su una strada diversa da tutte le altre chiese cristiane del mondo. Ci ritroviamo nell’insolita posizione di avere una scorta infinita di insegnanti e dirigenti, in ogni nazione, tribù, lingua e popolo, in tutto il mondo. C’è una singolare uguaglianza tra i fedeli. Nessuno si considera di maggior valore di un altro (vedere DeA 38:24–25). «Dio non ha riguardo alla qualità delle persone; ma… in qualunque nazione, chi lo teme ed opera giustamente gli è accettevole» (Atti 10:34–35; vedere anche Romani 2:11; DeA 1:35; 38:16).
Quand’ero giovane ero l’insegnante familiare di una sorella molto anziana. Ella mi insegnò con le sue esperienze di vita.
Quand’era bambina il presidente Brigham Young andò a Brigham City per un grandioso avvenimento che doveva aver luogo nella città che portava il suo nome. Per rendergli omaggio i bambini della Primaria, tutti vestiti di bianco, furono allineati lungo la strada che portava in città, ognuno con un cesto di fiori da spargere davanti al carro del presidente della Chiesa.
Qualcosa la rese scontenta. Invece di lanciare i suoi fiori, calciò a una pietra davanti al carro, esclamando: «Lui non è meglio di mio nonno Lovelund». Ciò fu detto ad alta voce, e lei venne rimproverata.
Sono certo che il presidente Brigham Young sarebbe stato il primo a concordare con la piccola Janie Steed. Egli non si considerava di maggior valore di nonno Lovelund o di qualsiasi altro membro meritevole.
Il Signore stesso fu molto chiaro: «Chiunque fra voi vorrà esser primo, sarà vostro servitore» (Matteo 20:27). «Colui che… è nominato per essere il più grande, nonostante che sia il minimo e il servitore di tutti» (DeA 50:26).
Anni fa, quando ricevetti per la prima volta un incarico che portò alla pubblicazione della mia foto su un giornale, uno dei miei insegnanti di scuola, evidentemente stupito, ebbe a dire: «Questo dimostra che, guardando una rana, non si può dire quanto in alto salterà!»
L’immagine di quella rana, seduta nel fango invece di saltare, illustra quanto mi sia sentito poco all’altezza quando ho dovuto affrontare le responsabilità che mi sono state affidate.
Questi sentimenti fanno in modo che dopo una persona non si senta superiore a nessuno.
Per molto tempo qualcos’altro mi ha sconcertato. Quarantasei anni fa ero un supervisore del Seminario di trentasette anni. La mia chiamata di Chiesa era come assistente insegnante in una classe del Rione di Lindon.
Con mia gran sorpresa, fui chiamato a colloquio col presidente David O. McKay. Mi prese entrambe le mani tra le sue e mi chiamò ad essere una delle Autorità generali, un assistente al Quorum dei Dodici Apostoli.
Alcuni giorni dopo arrivai a Salt Lake City per incontrare la Prima Presidenza ed essere messo a parte come una delle Autorità generali della Chiesa. Fu la prima volta che incontrai la Prima Presidenza: il presidente David O. McKay, e i suoi consiglieri, il presidente Hugh B. Brown e il presidente Henry D. Moyle.
Il presidente McKay spiegò che una delle mie responsabilità quale assistente ai Dodici era di stare con il Quorum dei Dodici Apostoli come testimone speciale e rendere testimonianza che Gesù è il Cristo. Quello che disse dopo mi colpì: «Prima che procediamo con la messa a parte, le chiedo di portarci la sua testimonianza. Vogliamo sapere se ha tale testimonianza».
Feci il meglio che potei. Resi testimonianza nello stesso modo in cui avrei fatto alla riunione di digiuno e testimonianza del mio rione. Con mia sorpresa, i Fratelli della presidenza sembrarono soddisfatti e procedettero a conferirmi l’ufficio.
Questo mi sconcertò, perché supponevo che una persona chiamata a tale ufficio dovesse avere una testimonianza insolita, diversa e molto grande, nonché potere spirituale.
Questo mi rese perplesso a lungo, finché non capii che avevo già quanto era richiesto: una durevole testimonianza nel mio cuore della restaurazione della pienezza del Vangelo tramite il profeta Joseph Smith, che abbiamo un Padre celeste e che Gesù Cristo è il nostro Redentore. Forse non sapevo tutto a questo riguardo, ma avevo una testimonianza ed ero disposto a imparare.
Forse non ero diverso da coloro di cui si parla nel Libro di Mormon: «E chiunque verrà a me con cuore spezzato e spirito contrito, lo battezzerò con il fuoco e con lo Spirito Santo, proprio come i Lamaniti, a motivo della loro fede in me al tempo della loro conversione, furono battezzati con il fuoco e con lo Spirito Santo, e non lo seppero» (3 Nefi 9:20; corsivo dell’autore).
Nel corso degli anni ho visto quanto è importante tale semplice testimonianza. Sono giunto a capire che il nostro Padre celeste è il Padre dei nostri spiriti (vedere Numeri 16:22; Ebrei 12:9; DeA 93:29). Egli è un padre con tutto il tenero amore di un padre. Gesù disse: «Poiché il Padre stesso vi ama, perché mi avete amato e avete creduto che son proceduto da Dio» (Giovanni 16:27).
Alcuni anni fa ero col presidente Marion G. Romney a una riunione coi presidenti di missione e le loro mogli a Ginevra, in Svizzera. Disse loro che cinquant’anni prima, quand’era un giovane missionario in Australia, un pomeriggio andò in biblioteca a studiare. Quando uscì, era notte. Guardò il cielo stellato, e accadde: lo Spirito lo toccò e una testimonianza certa nacque nella sua anima.
Disse a quei presidenti di missione che allora, membro della Prima Presidenza, non sapeva con più certezza di quando era un giovane missionario in Australia cinquant’anni prima, che Dio Padre vive; che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, l’Unigenito del Padre; e che la pienezza del Vangelo era stata restaurata. Disse che la sua testimonianza era cambiata nel senso che era più facile ottenere una risposta dal Signore. La presenza del Signore era più vicina, ed egli conosceva il Signore meglio di cinquant’anni prima.
C’è la naturale tendenza a guardare a coloro che sono sostenuti a posizioni di presidenza e a considerarli superiori o di maggior valore nella Chiesa o nella loro famiglia di un membro ordinario. In un certo senso pensiamo che abbiano maggior valore di noi per il Signore. Non funziona così!
Sarebbe molto deludente per me o per mia moglie supporre che uno dei nostri figli pensi che noi pensiamo di avere maggior valore per la famiglia o per la Chiesa di loro, o che pensi che una chiamata di Chiesa sia ritenuta al di sopra di un’altra, o che una chiamata sia meno importante.
Recentemente uno dei nostri figli è stato sostenuto come dirigente del lavoro missionario di rione. Sua moglie ci ha raccontato quanto fosse emozionato per la chiamata. È adatta a tutto il tempo che richiede il suo lavoro. Egli ha lo spirito missionario e farà buon uso del suo spagnolo che è ancora in buone condizioni dai tempi della missione. Anche noi siamo molto felici per questa chiamata.
Ciò che mio figlio e sua moglie stanno facendo con i loro figli piccoli trascende qualsiasi cosa che potrebbero fare in Chiesa o fuori. Non potrebbero rendere servizio più importante al Signore della loro devozione reciproca e per i loro figlioletti. Lo stesso vale per tutti gli altri nostri figli. Il fine ultimo di tutte le attività della Chiesa si incentra nella casa e nella famiglia.
Come Autorità generali della Chiesa siamo proprio come voi, e voi siete proprio come noi. Avete lo stesso accesso ai poteri della rivelazioni per le vostre famiglie, il vostro lavoro e le vostre chiamate, proprio come noi.
È anche vero che c’è un ordine per quanto concerne le cose della Chiesa. Quando siete chiamati a un ufficio, allora ricevete rivelazione pertinente a quell’ufficio che non viene data ad altri.
Nessun membro è stimato dal Signore più o meno importante di un altro. Non funziona così! Ricordatevi di Lui come un padre: nostro Padre. Il Signore «non ha riguardo alla qualità delle persone».
Noi non valiamo di più per il progresso dell’opera del Signore di fratello e sorella Toutai Paletu’a a Nuku’alofa, nelle Tonga; o di fratello e sorella Carlos Cifuentes a Santiago, in Cile; o di fratello e sorella Peter Dalebout nei Paesi Bassi; o di fratello e sorella Tatsui Sato in Giappone; o delle centinaia di altri che abbiamo incontrato viaggiando per il mondo. Non funziona così.
E così la chiesa va avanti. È portata sulle spalle dei fedeli membri che vivono in modo ordinario tra famiglie ordinarie, guidati dallo Spirito Santo e dalla Luce di Cristo che è in loro.
Rendo testimonianza che il Vangelo è veritiero e che il valore delle anime è grande agli occhi di Dio, ogni singola anima, e che siamo benedetti nell’essere membri della Chiesa. Ho la testimonianza che mi qualifica per la chiamata che ho. Ce l’ho avuta da quando molti anni fa incontrai la Prima Presidenza. Ve la rendo nel nome di Gesù Cristo. Amen.