2000–2009
«Pasci le mie pecore»
Ottobre 2007


«Pasci le mie pecore»

Tramite le visite regolari alle nostre sorelle possiamo creare legami di amicizia, amore e fiducia.

Mie care sorelle, sono felice di avere la possibilità di stare dinanzi a voi e condividere i sentimenti del mio cuore. Sono una donna comune, piccola e insignificante per gli standard del mondo, ma il Signore, nella Sua grande misericordia, mi ha sempre benedetto con speciali opportunità e un dono prezioso: ho ricevuto una testimonianza della veridicità di questo vangelo e della realtà di Gesù Cristo e del Suo sacrificio espiatorio. Mi sono sentita guidata dall’influenza dello Spirito Santo da quando avevo solo quattordici anni e ascoltai per la prima volta i missionari e lessi il Libro di Mormon. La mia testimonianza arde sempre nel mio cuore e la mia fede è incrollabile. Questo dono di fede e testimonianza mi ha grandemente benedetto.

Oggi mi ritrovo a stare tra le donne migliori e più preziose al mondo e sento il peso della gran responsabilità che ricade su di me in questo momento. Ho pregato, studiato e meditato le Scritture alla ricerca dell’ispirazione di dire ciò che il Signore vorrebbe che vi dicessi in questa occasione.

Come presidenza generale della Società di Soccorso abbiamo studiato e meditato la storia e la funzione della Società di Soccorso, quest’organizzazione unica che fu divinamente organizzata da un profeta di Dio per benedire le donne della Chiesa. Questa origine ispirata giunse in risposta ai dolci desideri del cuore delle donne di quel tempo. Fu organizzata con due scopi molto chiari: soccorrere i poveri e salvare le anime.1

La sorella Beck ha menzionato che una cosa che le donne di questa chiesa potrebbero e dovrebbero fare meglio è prestare soccorso.

Prendete in considerazione il principio insegnato in Giovanni 21:15–17. Il Signore chiese a Pietro: ««M’ami tu…?» Pietro rispose: «Tu sai che io t’amo». E il Signore replicò: «Pasci i miei agnelli». Il Signore gli chiese una seconda volta: «M’ami tu?» Pietro rispose nuovamente «Sì, Signore; tu sai che io t’amo». Il Signore disse a Pietro: «Pastura le mie pecorelle». Il Signore domandò per la terza volta: «Mi ami tu?» Pietro rispose: «Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che io t’amo». Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore».

Come discepoli di Cristo anche noi dichiariamo di amarLo. Quindi in che modo pasciamo le Sue pecore?

Un modo in cui le sorelle della Società di Soccorso possono pascere le Sue pecore è tramite l’insegnamento in visita. «L’insegnamento in visita ha lo scopo di creare rapporti di affetto con ogni sorella e offrirle sostegno, conforto e amicizia».2 Per compiere questo, le insegnanti visitatrici fanno quanto segue:

  1. Visitano ogni sorella assegnata, se possibile a casa sua, ogni mese.

  2. «Si informano… sulle necessità spirituali e materiali della sorella e della sua famiglia».

  3. «Offrono l’assistenza necessaria».

  4. «Impartiscono insegnamenti spirituali tramite un messaggio mensile».3

Il Signore ha benedetto le donne con le qualità divine dell’amore, della compassione, della gentilezza e della carità. Tramite le visite mensili come insegnanti visitatrici abbiamo il potere di portare beneficio a ogni sorella aprendo le braccia dell’amore e della gentilezza e offrendo il dono della compassione e della carità. A prescindere dalla nostra situazione individuale, tutte abbiamo la possibilità di edificare e nutrire gli altri.

Ho vissuto in molti paesi del Centro e Sud America, nei Caraibi e in Spagna. Ho visto svolgere fedelmente l’insegnamento in visita percorrendo brevi e lunghe distanze a piedi, in autobus, in metropolitana o in treno. La mia amica Ana, quand’era una giovane madre in Costa Rica, svolgeva fedelmente l’insegnamento in visita ogni mese, camminando spesso sotto una pioggia fitta. Trent’anni dopo, diventata nonna, continua ad essere una fedele insegnante visitatrice. È stata una benedizione per molte persone.

Tramite le visite regolari alle nostre sorelle possiamo creare legami di amicizia, amore e fiducia. Se ascolteremo gli insegnamenti dello Spirito accresceremo la nostra consapevolezza delle necessità altrui. Se agiamo in base a questi suggerimenti divini possiamo essere una benedizione per chi si trova nel bisogno; ma dobbiamo essere disposte a dare delle nostre sostanze e del nostro tempo. Il vero metro di misura della nostra vita non è quanto acquisiamo, ma quanto diamo. L’insegnamento in visita offre l’opportunità di dare mentre ci occupiamo delle necessità fisiche, spirituali ed emotive l’una dell’altra.

Quando vivevo nella Repubblica Dominicana, andai a visitare una sorella che era appena tornata a casa dall’ospedale dove aveva dato alla luce il terzo figlio. Fui sorpresa di trovarla bene, tranquilla. Gli altri due figli erano ancora molto piccoli! Dopo qualche minuto di conversazione mi parlò di come si sentiva serena perché le sorelle della Società di Soccorso si erano impegnate ad andare ad aiutarla ogni giorno per i successivi giorni. Si era sentita amata.

Le mie insegnanti visitatrici erano sempre le prime a venirmi a trovare e a portarmi il pasto quando tornavo a casa con un neonato a San José, in Costa Rica.

Il presidente Boyd K. Packer ha detto che il servizio nella Società di Soccorso «esalta e santifica ogni singola sorella», e ha consigliato di «dare al servizio della Società di Soccorso precedenza su ogni altro requisito imposto dall’appartenenza a circoli o associazioni dello stesso genere».4

L’insegnamento in visita è anche uno strumento molto efficace negli sforzi di ritenimento e riattivazione. Una sorella giovane adulta ha raccontato quanto segue:

«Mentre leggevo il messaggio della Prima Presidenza sull’Ensign, rammentai il mio incarico di insegnante visitatrice. La mia collega era una buona amica ma sembrava che i nostri impegni fossero sempre in conflitto. Quella mattina decisi di chiamare le nostre sorelle, stabilire un orario e sperare che sarebbe andato bene per la mia collega. Purtroppo lei non poteva venire. Chiesi a un paio di compagne di stanza se potevano accompagnarmi, ma nessuna era disponibile. Sapendo che non era la cosa ideale svolgere l’insegnamento in visita da sola, pensai di cancellare gli appuntamenti, ma poi decisi che era meglio andare da sola piuttosto che far passare un altro mese senza visitare le nostre sorelle.

Arrivai a casa di Alejandra e mi avvicinai nervosamente alla sua porta, senza sapere se l’avrei riconosciuta. Era stata molto cordiale al telefono, quindi pensai di averla già vista in chiesa. Alejandra mi salutò con un affettuoso abbraccio e un bel sorriso. Era un volto nuovo! Durante la nostra conversazione Alejandra mi parlò del suo desiderio di tornare in Chiesa e disse che aveva sperato di ricevere qualche visita nei mesi passati. Affermò che era la prima volta che riceveva l’insegnamento in visita. Parlammo di alcuni principi del vangelo e di ciò che pensavamo sul messaggio del mese. Si impegnò a venire in Chiesa quella settimana. E lo fece veramente (portando addirittura anche il suo ragazzo)!

Da allora, io e Alejandra siamo diventate buone amiche. Non sono più la sua insegnante visitatrice, ma ci incontriamo più di una volta al mese. Alejandra frequenta regolarmente la Chiesa, la serata familiare e partecipa all’Istituto.

Ora ho una testimonianza più forte di prima dell’insegnamento in visita. Sono grata per la guida dello Spirito Santo e i Suoi suggerimenti che mi portarono da un’amica tanto gentile e affettuosa come Alejandra. Fummo parimente rafforzate da questa esperienza e ne avevamo entrambe bisogno per il nostro progresso spirituale».5

Quando un pastore si prende cura delle sue pecore, molte di quelle che si sono allontanate possono essere recuperate. Possono rispondere all’invito di tornare nel gregge.

In Moroni 6:4 siamo ammoniti di ricordare e nutrire coloro che vengono battezzati nella Chiesa di Cristo.

Il messaggio evangelico mensile che condividiamo edifica la fede e la testimonianza. Chi dà e chi riceve sono entrambi edificati e condividono idee ed esperienze personali mentre discutono sui principi del Vangelo, sulle Scritture e sugli insegnamenti dei nostri profeti.

Un’altra benedizione è la stretta amicizia e l’edificazione che avvengono tra due sorelle che sono colleghe nel servizio. Apprendiamo l‘una dall’altra e impariamo ad amarci quando serviamo insieme.

Possiamo e dobbiamo essere tra le migliori nel prestare soccorso. Abbiamo la visione del Vangelo nella nostra vita. Abbiamo i suggerimenti divini che ci incoraggiano a fare il bene. Impegniamoci a svolgere un insegnamento in visita efficace. Possiamo offrire nutrimento temporale e spirituale. Possiamo e dobbiamo essere comprensive ed essere in grado di insegnare la dottrina. Possiamo alleviare la fame spirituale e pascere le pecore. Pascere le pecore può voler significare rafforzare e nutrire i nuovi membri della Chiesa, quelli meno attivi o anche quelli pienamente attivi.

Il nostro servizio deve essere altruistico, semplice e fatto con buona volontà, col cuore ricolmo dell’amore di Dio e dei Suoi figli. Deve esserci genuino interesse da parte del pastore per il gregge, onde invitarlo a venire a Cristo.

Prego che ci impegneremo maggiormente ad aprire le braccia dell’amore e della comprensione per aiutarci e rafforzarci a vicenda mentre svolgiamo il nostro insegnamento in visita con un cuore gioioso e ben disposto. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. Vedere History of the Church, 5:25.

  2. «Società di Soccorso», sezione 3 del Manuale di istruzioni della Chiesa, Libro 2: Dirigenti del sacerdozio e delle organizzazioni ausiliarie (1999), 202.

  3. Manuale di istruzioni della Chiesa, Libro 2, 203.

  4. «Il cerchio delle sorelle», La Stella, aprile 1981, 230, 232–33.

  5. Corrispondenza personale.

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