2000–2009
Beati i puri di cuore
Ottobre 2007


Beati i puri di cuore

Possa Iddio benedire i nostri sforzi sinceri di essere puri di cuore e di mente, affinché «la virtù adorni i [nostri] pensieri senza posa».

Alcuni anni fa, una mattina soleggiata camminavo con mia moglie lungo una spiaggia caraibica, dove vedemmo alcune piccole imbarcazioni da pesca che erano state tirate in secco. Quando ci fermammo a guardare le barche, appresi una lezione sulla pesca che non ho più dimenticato. Invece di usare reti, lenze o ami, i pescatori locali usavano delle semplici trappole fatte di reti metalliche. Le trappole avevano la forma di una scatola. Su ogni lato i pescatori tagliavano delle aperture verticali di circa otto pollici e poi piegavano la rete verso l’interno, creando una fessura stretta attraverso la quale i pesci potessero entrare.

Potete probabilmente immaginare come funzionavano le trappole. Il pescatore le portava in mare con dentro le esche e le calava sino al fondo. Quando un pesce affamato si avvicinava alla trappola e odorava l’esca, trovava un’apertura laterale ed entrava nuotando con forza tra le reti tagliate. Quando poi il pesce cercava di uscire, scopriva che una cosa era forzare l’apertura verso l’interno, un’altra completamente diversa nuotare contro quei bordi taglienti per uscire: era intrappolato. Quando il pescatore ritornava, recuperava le trappole e i prigionieri al loro interno diventavano ben presto una cena a base di pesce fresco.

Nell’Antico Testamento c’è un racconto di una persona che cadde preda di una trappola simile. Quest’uomo fu il potente re Davide e ciò che accadde è una delle storie più tristi nelle Scritture.

«Or avvenne che… nel tempo in cui i re sogliono andare alla guerra, Davide mandò Joab con la sua gente e con tutto Israele a devastare il paese dei figliuoli di Ammon… ma Davide rimase a Gerusalemme.

Una sera Davide, alzatosi dal suo letto, si mise a passeggiare sulla terrazza del palazzo reale; e dalla terrazza vide una donna che si bagnava; e la donna era bellissima» (2 Samuele 11:1–2).

Egli venne a sapere che la donna si chiamava Bath-Sheba. Suo marito, Uria, era un soldato che stava combattendo contro gli Ammoniti con il resto dell’esercito, a capo del quale Davide, il loro re, avrebbe dovuto trovarsi. Davide fece portare Bath-Sheba a palazzo. Commisero adulterio, ella rimase incinta e Davide iniziò a temere che fossero scoperti. Sperando di coprire il proprio peccato, Davide ordinò che Uria fosse riportato a Gerusalemme. Uria ritornò, ma per principio si rifiutò di andare a casa da Bath-Sheba. Davide allora prese accordi affinché Uria morisse in battaglia (vedere 2 Samuele 11:3–17). Questa serie di decisioni tremende causò la morte di Uria e portò miseria a Davide, a Bath-Sheba e, alla fine, all’intero regno. Comprendendo la situazione, la Bibbia dichiara che «quello che Davide avea fatto dispiacque all’Eterno» (vedere 2 Samuele 11:27).

Vedete come Davide rimase intrappolato? Era sulla terrazza del suo palazzo e in un cortile vicino vide qualcosa che non avrebbe mai dovuto vedere. Quella era l’esca dell’avversario. La modestia, la castità e la saggezza richiedevano che Davide se ne andasse immediatamente e non guardasse, ma egli non fece nessuna delle due cose. Consentì invece alla sua mente di volgersi a fantasie proibite, questi pensieri portarono all’azione e le cose velocemente precipitarono da male in peggio, sino a diventare fatali. Davide rimase intrappolato e per lui le conseguenze furono eterne.

Oggi c’è una trappola spirituale mortale chiamata pornografia e molti, allettati dai suoi messaggi provocanti, vi entrano. Come per qualsiasi trappola, è facile entrarvi, ma è difficile scappare. Alcuni razionalizzano che possono guardare di tanto in tanto materiale pornografico senza ricevere danni dai suoi effetti avversi. Inizialmente affermano: «Questo non è poi tanto male», o «Chi se ne importa. Non farà nulla di male», o «Sono solo un po’ curioso». Ma si sbagliano. Il Signore ci ammonì: «E colui che guarda una donna per concupirla, rinnegherà la fede e non avrà lo Spirito; e se non si pente sia rigettato» (DeA 42:23). Questo è esattamente ciò che accadde a Davide: guardò Bath-Sheba, la concupì e perse lo Spirito. Quanto sarebbe potuto essere diverso il resto della sua vita se avesse semplicemente allontanato lo sguardo.

Oltre a perdere lo Spirito, chi guarda materiale pornografico perde anche la prospettiva e le proporzioni. Come re Davide, essi cercano di coprire il loro peccato, dimenticando che nulla è nascosto al Signore (vedere 2 Nefi 27:27). Le conseguenze reali iniziano ad accumularsi man mano che il rispetto di sé viene meno, i dolci rapporti inacidiscono, i matrimoni appassiscono e cominciano ad ammassarsi vittime innocenti. Trovando che ciò che guardavano non li soddisfa più, sperimentano con immagini sempre più estreme. Piano piano, senza rendersene conto o negando, diventano assuefatti e, come Davide, il loro comportamento peggiora con la disintegrazione degli standard morali.

Con il degenerare nel mondo delle culture popolari, sempre più il malcostume satura i mass media, gli intrattenimenti, le pubblicità e Internet. La popolarità secondo le norme prevalenti del mondo, tuttavia, è un metro molto pericoloso da impiegare per misurare ciò che è buono, o persino che cosa non è pericoloso. Un film o uno spettacolo televisivo potrebbe essere famoso e amato da milioni di spettatori, ciò nonostante ritrarre immagini e condotte pornografiche. Se qualche scena in un film «non è troppo male», implica automaticamente che non è neppure troppo buona. Pertanto, il fatto che altre persone guardino film o consultino siti inappropriati non è per noi una scusa. La vita dei detentori del sacerdozio dovrebbe emulare gli standard del Salvatore e della Sua chiesa, non gli standard del mondo.

Il Salvatore insegnò: «E beati sono tutti i puri di cuore, poiché vedranno Dio» (3 Nefi 12:8). Le promesse del Vangelo sono edificanti, nobilitanti, persino esaltanti. Riceviamo tali promesse mediante alleanze che dipendono dalla nostra purezza e moralità. Quando viviamo in maniera giusta e cerchiamo di purificare il cuore, ci avviciniamo a Dio e allo Spirito. La condizione del cuore determina quanta evidenza di Divinità vediamo ora nel mondo e ci qualifica per la realizzazione finale della promessa che i puri «vedranno Dio». La nostra è una ricerca della purezza. L’apostolo Giovanni pertanto scrisse:

«Diletti, ora siamo figliuoli di Dio, e non è ancora reso manifesto quel che saremo. Sappiamo che quand’egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com’egli è.

E chiunque ha questa speranza in lui, si purifica com’esso è puro» (1 Giovanni 3:2–3).

Se siete già intrappolati nella pornografia, ora è il momento di liberarvi con l’aiuto del Salvatore. C’è una via di fuga, ma per scappare avrete bisogno del Suo aiuto. La guarigione totale è vincolata al vostro pentimento completo. Andate immediatamente dal vescovo. Cercate la sua guida ispirata. Vi aiuterà a definire un piano di pentimento che restaurerà la vostra stima personale e vi riporterà lo Spirito. Il potere di guarigione dell’espiazione del Signore Gesù Cristo cura tutte le afflizioni, anche questa. Se vi volgerete al Salvatore con tutto il cuore e seguirete il consiglio del vescovo, troverete la guarigione che necessitate. Il Salvatore vi aiuterà a trovare la forza di resistere alle tentazioni e il potere di vincere la dipendenza. Come insegnò Moroni:

«Veni[te] a Cristo… tene[te]vi stretti a ogni buon dono, e… non tocca[te] i doni malvagi, né le cose impure…

Sì, venite a Cristo, e siate perfetti in Lui, e rifuggite da ogni empietà; e se rifuggite da ogni empietà e amate Dio con tutta la vostra forza, mente e facoltà, allora la sua grazia vi sarà sufficiente, cosicché mediante la sua grazia possiate essere perfetti in Cristo» (Moroni 10:30, 32).

Possa Iddio benedire i nostri sforzi sinceri di essere puri di cuore e di mente, affinché «la virtù adorni i [nostri] pensieri senza posa» (DeA 121:45). Rendo testimonianza dell’amore redentore del Salvatore e del potere purificante della Sua espiazione. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

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