2000–2009
Tre obiettivi che vi guidino
Ottobre 2007


Tre obiettivi che vi guidino

La vostra influenza va ben al di là della vostra casa e raggiunge altre persone su tutta la terra.

Questa sera le nostre anime si sono rivolte al cielo. Siamo stati benedetti con splendida musica e messaggi ispirati. Lo Spirito del Signore è qui.

Sorelle Julie Beck, Silvia Allred, Barbara Thompson—ringraziamo il cielo per i vostri cari genitori, i vostri insegnanti, dirigenti e per le altre persone che hanno riconosciuto in voi il vostro potenziale.

Per parafrasare un pensiero:

Non si può sapere ciò che vale una ragazza,

Bisogna aspettare e vedere;

Ma ogni donna in nobile posizione,

Una volta era una ragazza.1

È un grande privilegio per me essere con voi. Riconosco che, oltre a voi che siete riunite in questo Centro delle conferenze, ce ne sono molte migliaia che guardano o ascoltano i discorsi via satellite.

Nel parlarvi mi rendo conto di essere in minoranza come uomo e devo essere cauto nei miei commenti. Mi viene in mente l’uomo che entrò in una libreria e chiese aiuto alla commessa, una donna. «Avete il libro intitolato L’uomo, il padrone delle donne?» La donna lo guardò dritto negli occhi e disse con sarcasmo: «Provi nel settore della fantascienza!»

Stasera vi assicuro che vi onoro, donne della Chiesa, e sono consapevole, citando William R. Fallace, che «la mano che muove la culla governa il mondo».2

Nel 1901 il presidente Lorenzo Snow disse: «Le componenti della Società di Soccorso hanno… aiutato gli afflitti, abbracciato con amore gli orfani e le vedove e si sono mantenute immacolate dal mondo. Posso attestarvi che al mondo non ci sono donne più pure e timorate di Dio di quelle che si trovano nella Società di Soccorso».3

Come ai tempi del presidente Snow, qui e ora ci sono visite da fare, auguri da mandare e anime affamate da sfamare. Nel contemplare la Società di Soccorso di oggi, reso umile dal privilegio di parlarvi, mi sono rivolto al Padre celeste per avere la Sua guida divina.

Con questo spirito, ho sentito di dover dare a ogni membro della Società di Soccorso di tutto il mondo tre obiettivi da perseguire:

  1. 1. Studiate diligentemente.

  2. 2. Pregate fervidamente.

  3. 3. Servite con buona volontà.

Analizziamo ciascun obiettivo. Primo, studiare diligentemente. Il Salvatore del mondo insegnò: «Cercate nei libri migliori parole di saggezza; cercate l’istruzione, sì, mediante lo studio ed anche mediante la fede».4 Egli aggiunse: «Voi investigate le Scritture, perché pensate aver per mezzo d’esse vita eterna, ed esse son quelle che rendon testimonianza di me».5

Lo studio delle Scritture aiuterà la nostra testimonianza e quella dei nostri familiari. I nostri figli oggi crescono circondati da voci che li incitano ad abbandonare ciò che è giusto e a inseguire, invece, i piaceri del mondo. Se non hanno forti fondamenta nel vangelo di Gesù Cristo, una testimonianza della verità e la determinazione a vivere rettamente, sono sensibili a tali influenze. È nostra responsabilità rafforzarli e proteggerli.

In misura preoccupante, i nostri figli oggi vengono educati dai media, incluso Internet. Negli Stati Uniti si stima che un bambino medio guardi alla televisione, per circa quattro ore al giorno, programmi i cui contenuti sono pieni di violenza, uso di droga e alcol, e sesso. I film e i video game si aggiungono a queste quattro ore.6 Le statistiche sono simili in altri paesi sviluppati. I messaggi portati dalla televisione, dal cinema e altri media sono spesso in diretta opposizione a ciò che vogliamo che i nostri figli abbraccino e tengano caro. È nostra responsabilità, non solo insegnare loro ad essere sani nello spirito e nella dottrina, ma anche aiutarli a restare forti, a prescindere dalle forze esterne che possono incontrare. Questo richiederà molto tempo e molti sforzi da parte nostra, e per aiutare gli altri, noi stessi abbiamo bisogno di coraggio spirituale e morale per opporre resistenza al male che vediamo da ogni parte.

Viviamo nei tempi descritti in Secondo Nefi, capitolo 9:

«Oh, vanità e fragilità e stoltezza degli uomini! Quando sono dotti si credono saggi, e non danno ascolto ai consigli di Dio, poiché li trascurano, credendo di conoscere da sé, pertanto la loro saggezza è stoltezza, e non giova loro. E periranno.

Ma è bene essere dotti se si dà ascolto ai consigli di Dio».7

È richiesto il coraggio di tenersi saldi ai propri standard malgrado la derisione del mondo. Il presidente J. Reuben Clark junior, che fu consigliere della Prima Presidenza per molti anni, affermò: «Non sono rari i casi di uomini di presunta fede… i quali hanno ritenuto che, poiché la proclamazione di tutta la loro fede avrebbe potuto richiamare sul loro capo il ridicolo dei loro colleghi non credenti, hanno ritenuto di dover modificare o scusare la propria fede o di diluirla disastrosamente o addirittura di fingere di rinunciarvi. Essi sono degli ipocriti».8

Mi vengono in mente i possenti versetti che si trovano in Secondo Timoteo, nel Nuovo Testamento, capitolo 1, versetti 7 e 8:

«Poiché Iddio ci ha dato uno spirito non di timidità, ma di forza e d’amore e di correzione.

Non aver dunque vergogna della testimonianza del Signor nostro».

Oltre allo studio di cose spirituali, è anche essenziale l’istruzione secolare. Spesso non si conosce il futuro, perciò è necessario essere preparati per ciò che è incerto. Le statistiche rivelano che a un certo punto, per via della malattia o morte di vostro marito o a causa di problemi economici, potete ritrovarvi a dover provvedere finanziariamente alla famiglia. Alcune di voi si trovano già in questa situazione. Vi incoraggio a continuare a istruirvi, se non lo state già facendo o non l’avete già fatto, affinché possiate essere preparate se le circostanze lo richiederanno.

I vostri talenti cresceranno man mano che studiate e imparate. Sarete in grado di aiutare meglio i vostri figli mentre studiano e godrete della pace di mente nel sapere che vi siete preparate ad ogni evenienza della vita.

Ripeto: studiate diligentemente.

Il secondo obiettivo che desidero menzionare è: pregare fervidamente. Il Signore indicò: «Prega sempre, e io riverserò il mio Spirito su di te, e grande sarà la tua benedizione».9

Forse non c’è mai stato periodo in cui abbiamo avuto maggior bisogno di pregare e insegnare ai nostri familiari a pregare. La preghiera è una difesa contro la tentazione. È mediante la preghiera fervente e sincera che possiamo ricevere le benedizioni necessarie e il sostegno richiesto a vivere rettamente in questo viaggio talvolta difficile che chiamiamo mortalità.

Possiamo insegnare ai nostri figli e nipoti l’importanza della preghiera con le parole e con l’esempio. Vi parlerò di una lezione su come insegnare con l’esempio che mi è stata scritta da una madre a proposito della preghiera. «Caro presidente Monson, a volte mi chiedo se faccio qualcosa di buono per i miei figli. Soprattutto perché, essendo sola con due lavori per arrivare alla fine del mese, spesso ritorno a casa dove c’è tanta confusione; ma non perdo mai la speranza».

La sua lettera continua con la descrizione di quando, coi suoi figli, stava seguendo la conferenza generale mentre io parlavo della preghiera. Il figlio fece questo commento: «Tu mamma ce l’hai già insegnato». Lei chiese: «Cosa vuoi dire?» Il figlio rispose: «Tu ci hai insegnato a pregare e ci hai mostrato come farlo, ma l’altra sera sono venuto in camera tua per chiederti qualcosa e ti ho vista inginocchiata a pregare il Padre celeste. Se Lui è importante per te, sarà importante anche per me». La lettera conclude: «Penso che non si possa mai sapere quale tipo di influenza abbiamo fino a quando un figlio ci vede fare ciò che abbiamo provato a insegnargli».

Anni fa, poco prima di partire per prendere parte alla riunione annuale di Boy Scout d’America ad Atlanta, in Georgia, decisi di portare con me un numero sufficiente di copie della rivista New Era per poter regalare ai dirigenti degli Scout quest’eccellente pubblicazione. Quando arrivai all’albergo di Atlanta aprii il pacco di riviste. Vidi che la mia segretaria, senza un particolare motivo, mi aveva dato due copie in più del numero di giugno, che parlava del matrimonio nel tempio. Lasciai le due copie nella stanza d’albergo e, come programmato, distribuii le altre copie.

L’ultimo giorno di riunioni non avevo il desiderio di partecipare al pranzo programmato, ma sentii di dover tornare nella mia camera. Quando entrai il telefono squillò. Si trattava di un membro della Chiesa che aveva saputo che ero ad Atlanta. Si presentò e mi chiese se potevo dare una benedizione alla figlia di dieci anni. Acconsentii ed ella mi disse che sarebbe venuta immediatamente nella mia camera d’albergo col marito, la figlia e il figlio. Mentre aspettavo, pregai per ricevere aiuto. Il rumore della convention fu sostituito dai sentimenti di pace che accompagnarono la preghiera.

Poi sentii bussare ed ebbi il privilegio di incontrare una famiglia speciale. La figlia di dieci anni camminava con l’aiuto delle stampelle. Il cancro aveva imposto l’amputazione della gamba sinistra, tuttavia ella era radiosa e la sua fiducia in Dio era incrollabile. Fu data la benedizione. Madre e figlio si inginocchiarono di fianco al letto mentre io e il padre ponemmo le mani sulla figlioletta. Fummo guidati dallo Spirito di Dio. Il Suo potere ci fece sentire piccoli.

Sentii le lacrime scorrere sulle guance e cadermi sulle mani mentre erano posate sul capo di quella bella figlia di Dio. Parlai delle ordinanze eterne e dell’esaltazione della famiglia. Il Signore mi suggerì di esortare questa famiglia ad andare nel sacro tempio di Dio. Alla fine della benedizione, capii che la visita al tempio era in programma. Mi fecero domande sul tempio. Non sentii una voce celeste, né ebbi una visione. Eppure nella mia mente vennero chiaramente le parole «Fai riferimento a New Era». Guardai verso il cassettone dove trovai le due copie in più del numero sui templi di New Era. Diedi una copia alla figlia e l’altra ai genitori. Le guardammo insieme.

La famiglia se ne andò e nella camera tornò il silenzio. Fu spontaneo esprimere una preghiera di gratitudine e, ancora una volta, di rinsaldare la decisione di dar sempre spazio alla preghiera.

Mie care sorelle, non pregate per fare le cose che siete capaci, ma per essere capaci di fare le cose che vi sono richieste. Allora le cose che farete non saranno un miracolo, ma il miracolo sarete voi.

Pregate fervidamente.

Infine, servire con buona volontà. Voi siete una possente forza per fare del bene, una delle più possenti nel mondo intero. La vostra influenza va ben al di là della vostra casa e raggiunge altre persone su tutta la terra. Vi siete rivolte ai vostri fratelli e sorelle per le strade, per le città, per le nazioni, per i continenti e dall’altro capo degli oceani. Voi personificate il motto della Società di Soccorso: «La carità non verrà mai meno».

Certamente siete circondate da possibilità per rendere servizio. Senza dubbio a volte riconoscete così tante possibilità che potete sentirvi un po’ sovraccariche. Da dove cominciate? Come potete fare tutto? Come fate a scegliere, in mezzo a tutte le necessità che vedete, dove e come servire?

Spesso i piccoli atti di servizio sono quanto richiesto per sollevare e aiutare un’altra persona: una domanda sulla famiglia; parole intelligenti di incoraggiamento; un sincero complimento; un biglietto di ringraziamento; una breve telefonata. Se osserviamo e stiamo attenti, e se agiamo in base ai suggerimenti che riceviamo, possiamo fare molte cose buone. Talvolta è necessario fare di più.

Da poco sono venuto a conoscenza del servizio amorevole reso a una madre quando i suoi figli erano molto giovani. Frequentemente si alzava nel cuore della notte per badare ai suoi piccoli, come fanno le madri. Spesso la sua amica e vicina che viveva dall’altro lato della strada andava da lei il giorno dopo e diceva: «Ho visto le luci accese stanotte e ho capito che eri alzata coi bambini. Me li porto a casa per un paio d’ore così puoi fare un riposino». Questa madre riconoscente disse: «Fui molto grata per la sua offerta, e solo dopo molte volte che questo accadde mi resi conto che, se aveva visto le mie luci accese nel cuore della notte, anche lei era sveglia con uno dei suoi figli e aveva bisogno di riposare proprio come me. Mi insegnò una grande lezione, e da allora ho cercato di prestare attenzione, come lei, alla ricerca di opportunità di servire».

Sono infiniti gli atti di servizio offerti dal vasto esercito delle insegnanti visitatrici della Società di Soccorso. Alcuni anni fa sentii parlare di due di loro che aiutarono una vedova addolorata, Angela, la nipote di un mio cugino. Il marito di Angela e un amico erano andati a spianare la strada col gatto delle nevi e rimasero vittime di una valanga. Entrambi lasciarono la moglie in stato di gravidanza: nel caso di Angela, del suo primo figlio, mentre l’altra donna non solo era incinta ma aveva anche un bambino piccolo. Al funerale tenuto per il marito di Angela, il vescovo disse di essersi recato immediatamente a casa di Angela non appena aveva sentito del tragico incidente. Non appena arrivò, suonarono il campanello. Si aprì la porta e apparvero le due insegnanti visitatrici di Angela. Il vescovo disse di averle osservate mentre esprimevano sinceramente il proprio amore e la propria compassione ad Angela. Le tre donne piansero insieme, e fu evidente che quelle due brave insegnanti visitatrici si curavano molto di Angela. Forse come solo le donne sanno fare, indicarono gentilmente, senza che fosse loro chiesto, che cosa avrebbero fatto esattamente per aiutarla. Era ovvio che avrebbero aiutato Angela finché ne avesse avuto bisogno. Il vescovo espresse la sua profonda gratitudine nel sapere che sarebbero state una vera fonte di conforto nei giorni a venire.

Tali atti di amore e compassione sono ripetuti continuamente dalle splendide insegnanti visitatrici di questa chiesa, non sempre in situazioni così drammatiche, ma comunque in modo altrettanto genuino.

Io lodo voi, che con tenero affetto e con pensieri compassionevoli nutrite gli affamati, rivestite gli ignudi e ospitate i senza tetto. Colui che nota un passero caduto, non ignorerà tale atto di servizio. Il desiderio di sollevare, la volontà di aiutare e la grazia nel dare provengono da un cuore colmo d’amore. Servite con buona volontà.

Il nostro amato profeta, il presidente Gordon B. Hinckley, ha detto di voi: «Dio ha piantato nella donna qualcosa di divino che si esprime con forza pacata, grazia, pace, bontà, virtù, verità, amore».10

Mie care sorelle, possa il nostro Padre celeste benedire ognuna di voi, sposata o non, nella vostra casa, nella vostra famiglia, nella vostra vita, affinché possiate meritarvi il glorioso saluto del Salvatore del mondo: «Va bene, buon[a] e fedel[e] servit[rice]»11. Per questo prego, mentre benedico voi e anche la cara moglie di James E. Faust, la sua amata Ruth, che è qui stasera in prima fila, come pure la sua famiglia, nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. Vedere «Nobody Knows What a Boy Is Worth», Best-Loved Poems of the LDS People, Jack M. Lyon e altri (1996), 19.

  2. «The Hand That Rocks the Cradle Is the Hand That Rules the World», The World’s Best-Loved Poems, James Gilchrist Lawson (1955), 242.

  3. The Teachings of Lorenzo Snow, Clyde J. Williams (1984), 143.

  4. DeA 88:118.

  5. Giovanni 5:39.

  6. American Academy of Pediatrics, «Television and the Family», 1, www.aap.org/family/ tv1.htm.

  7. 2 Nefi 9:28–29.

  8. «The Charted Course of the Church in Education» (discorso al Summer Institute of Seminary, Institute, and Church School Teachers ad Aspen Grove, 8 agosto 1938), in James R. Clark, Messages of the First Presidency of The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints, 6 volumi (1965–75), 6:52.

  9. DeA 19:38.

  10. Teachings of Gordon B. Hinckley (1997), 387.

  11. Matteo 25:21.

Stampa