Conferenza generale
Trovare gioia in Cristo
Conferenza generale di ottobre 2020


Trovare gioia in Cristo

La via più sicura per trovare gioia in questa vita è unirsi a Cristo nell’aiutare gli altri.

Il Signore non chiede ai giovani del Sacerdozio di Aaronne di fare tutto, ma ciò che chiede è maestoso.

Alcuni anni fa, la nostra famigliola ha vissuto ciò che molte famiglie affrontano in questo mondo decaduto. Il nostro figlio minore, Tanner Christian Lund, si è ammalato di cancro. Era un’anima incredibile, come tendono a essere i bambini di nove anni. Era spassosamente birichino e, allo stesso tempo, straordinariamente consapevole dal punto di vista spirituale. Monello e angelo, birbante e gentile. Quando era piccolo e ci sconcertava ogni giorno con le sue marachelle, ci chiedevamo se da grande sarebbe diventato il profeta o un rapinatore di banche. In un modo o nell’altro, sembrava destinato a lasciare un segno nel mondo.

Poi si è ammalato molto gravemente. Nel corso dei tre anni successivi, la medicina moderna ha fatto ricorso a misure straordinarie, compresi due trapianti di midollo osseo durante i quali Tanner ha contratto la polmonite, che lo ha costretto a trascorrere dieci settimane in stato di incoscienza attaccato a un ventilatore. Miracolosamente si è ripreso per un breve periodo; poi, però, il suo cancro è ritornato.

Poco prima che Tanner morisse, la sua malattia gli aveva invaso le ossa, e nonostante i forti antidolorifici lui continuava a soffrire. Riusciva a malapena ad alzarsi dal letto. Una domenica mattina, la sua mamma, Kalleen, è entrata nella sua stanza per controllarlo prima che la famiglia uscisse per andare in chiesa. È rimasta sorpresa nel vedere che in qualche modo era riuscito a vestirsi e sedeva sulla sponda del letto, cercando a fatica e con dolore di abbottonarsi la camicia. Kalleen gli si è seduta vicino. “Tanner”, ha detto, “sei sicuro di essere abbastanza in forze da andare in chiesa? Forse oggi dovresti rimanere a casa e riposare”.

Lui ha fissato il pavimento. Era un diacono. Aveva un quorum. E aveva un incarico.

“Oggi dovrei distribuire il sacramento”.

“Beh, sono sicura che qualcuno potrebbe farlo al posto tuo”.

“Sì”, ha replicato, “ma… vedo come le persone mi guardano quando distribuisco il sacramento. Credo che le aiuti”.

Così Kalleen lo ha aiutato ad abbottonarsi la camicia e a fare il nodo alla cravatta, e sono andati in chiesa. Era evidente che stesse accadendo qualcosa di importante.

Io sono arrivato in chiesa da una riunione tenutasi prima e quindi sono rimasto sorpreso di vedere Tanner seduto nella fila dei diaconi. Kalleen mi ha detto a bassa voce il motivo per cui lui era lì e quello che aveva detto: “Aiuta le persone”.

Così ho osservato i diaconi che si dirigevano al tavolo sacramentale. Tanner si è appoggiato leggermente a un altro diacono mentre i sacerdoti porgevano loro i vassoi del pane. Poi, si è trascinato al posto stabilito e ha afferrato l’estremità della panca per rimanere stabile mentre porgeva il sacramento.

Sembrava che tutti gli occhi dei presenti in cappella fossero puntati su di lui, commossi dal suo grande sforzo mentre faceva la sua semplice parte. In qualche modo, Tanner ha pronunciato un sermone silenzioso mentre in maniera solenne si spostava esitante di fila in fila, con la testa calva bagnata di sudore, rappresentando il Salvatore nel modo in cui fanno i diaconi. Il suo corpo di diacono, un tempo indomabile, era esso stesso un po’ contuso, spezzato e straziato, soffrendo volontariamente per servire portando gli emblemi dell’Espiazione del Salvatore nella nostra vita.

Vedere quanto lui era giunto a tenere in considerazione il fatto di essere un diacono ha portato anche noi a considerare in modo diverso il sacramento, il Salvatore, e i diaconi, gli insegnanti e i sacerdoti.

Resto meravigliato di fronte al tacito miracolo che quella mattina lo aveva spinto a rispondere così coraggiosamente a quella dolce e sommessa chiamata a servire, e di fronte alla forza e alle capacità di tutti i nostri giovani emergenti mentre si danno da fare per rispondere alla chiamata di un profeta di arruolarsi nei battaglioni di Dio e di unirsi all’opera di salvezza e di Esaltazione.

Ogni volta che un diacono tiene un vassoio del sacramento, ci viene ricordata la sacra storia dell’Ultima Cena, del Getsemani, del Calvario e della tomba nel giardino. Quando il Salvatore disse ai Suoi apostoli: “Fate questo in memoria di me”1 stava parlando, attraverso i secoli, anche a ciascuno di noi. Stava parlando del miracolo infinito che avrebbe compiuto mentre futuri diaconi, insegnanti e sacerdoti avrebbero porto i Suoi emblemi e invitato i Suoi figli ad accettare il Suo dono espiatorio.

Tutti i simboli sacramentali ci riportano a quel dono. Riflettiamo sul pane che Egli un tempo spezzò — e sul pane che i sacerdoti davanti a noi a loro volta spezzano ora. Pensiamo al significato del liquido consacrato, allora e oggi, mentre le parole delle preghiere sacramentali solennemente passano dalla bocca di giovani sacerdoti al nostro cuore e al cielo, rinnovando le alleanze che ci legano ai poteri stessi della salvezza di Cristo. Possiamo pensare a cosa significa quando un diacono ci porge i sacri emblemi, stando in piedi nel posto in cui starebbe Gesù se fosse lì, offrendosi di alleviare i nostri fardelli e il nostro dolore.

Fortunatamente, i giovani uomini e le giovani donne non devono ammalarsi per scoprire la gioia e lo scopo insiti nel servire il Salvatore.

L’anziano David A. Bednar ha insegnato che, per crescere e per diventare come sono i missionari, dovremmo fare ciò che fanno i missionari e poi, “linea su linea, precetto su precetto, [possiamo] gradualmente diventare il missionario […] che si aspetta il Salvatore”2.

Analogamente, se desideriamo “imitar Gesù”,3 dovremmo fare ciò che fa Gesù, e in una frase straordinaria il Signore spiega che cos’è che fa, dicendo: “Poiché ecco, questa è la mia opera e la mia gloria: fare avverare l’immortalità e la vita eterna dell’uomo”4.

La missione del Salvatore è sempre stata e sempre sarà quella di servire Suo Padre salvando i Suoi figli.

E la via più sicura per trovare gioia in questa vita è unirsi a Cristo nell’aiutare gli altri.

Questa è la semplice verità che ha ispirato il programma Bambini e giovani.

Tutte le attività e tutti gli insegnamenti del programma Bambini e giovani mirano ad aiutare i giovani a diventare più simili a Gesù unendosi a Lui nella Sua opera di salvezza e di Esaltazione.

Il programma Bambini e giovani è uno strumento per aiutare ogni bambino della Primaria e ogni giovane a crescere nel discepolato e a ottenere una visione ricca di fede di che aspetto ha la via della felicità. Questi bambini possono arrivare ad attendere con impazienza e a desiderare ardentemente le stazioni intermedie e le indicazioni stradali lungo il sentiero dell’alleanza, dove saranno battezzati e confermati con il dono delle Spirito Santo e presto si uniranno a quorum e a classi delle Giovani Donne, dove proveranno la gioia di aiutare gli altri attraverso una serie di atti di servizio cristiani. Fisseranno degli obiettivi, grandi e piccoli, che daranno equilibrio alla loro vita mentre diventano più simili al Salvatore. Le conferenze Per la forza della gioventù, la rivista omonima, L’Amico e l’applicazione Vivi il Vangelo li aiuteranno a farli concentrare sul trovare gioia in Cristo. Pregusteranno le benedizioni che scaturiscono dal detenere una raccomandazione per il tempio per usi specifici e sentiranno lo spirito di Elia tramite l’influenza dello Spirito Santo mentre ricercheranno le benedizioni del tempio e della storia familiare. Saranno guidati dalle benedizioni patriarcali. Col tempo, si ritroveranno a entrare nel tempio per essere investiti di potere e per trovarvi gioia mentre vengono uniti eternamente — qualunque cosa accada — alla loro famiglia.

La realizzazione del completo potenziale del nuovo programma Bambini e giovani, a dispetto di venti avversi quali pandemia e calamità, è ancora un’opera in corso — ma c’è urgenza. I nostri giovani non possono aspettare che il mondo si ravveda prima di giungere a conoscere il Salvatore. Proprio ora alcuni stanno prendendo decisioni che non prenderebbero se comprendessero la loro vera identità — e la Sua.

Pertanto, la chiamata urgente dai battaglioni di Dio sottoposti a un fatidico addestramento è: “Tutti a rapporto!”.

Mamme e papà, i vostri figli hanno bisogno che voi li sosteniate ora con tanta passione quanta ne avete avuta sempre in passato quando erano impegnati in cose meno importanti come i distintivi e le spille. Madri e padri, dirigenti del sacerdozio e delle Giovani Donne, se i vostri giovani sono in difficoltà, il programma Bambini e giovani contribuirà a portarli al Salvatore e il Salvatore porterà loro pace.

Presidenze dei quorum e delle classi, fatevi avanti e occupate il posto che vi spetta nell’opera del Signore.

Vescovi, unite le vostre chiavi a quelle dei presidenti di quorum, e i vostri quorum — e rioni — cambieranno per sempre.

E a voi della generazione emergente rendo testimonianza, la testimonianza di chi sa, che siete beneamati figli e beneamate figlie di Dio e che Egli ha un’opera da farvi compiere.

Elevandovi all’altezza della maestà delle vostre posizioni, con tutto il vostro cuore, facoltà, mente e forza, imparerete ad amare Dio e a tenere fede alle vostre alleanze e a confidare nel Suo sacerdozio mentre vi impegnate per benedire gli altri, cominciando nella vostra casa.

Prego che agirete con rinnovata energia, degna di quest’epoca, per servire, per esercitare la fede, per pentirvi e per migliorare ogni giorno per qualificarvi a ricevere le benedizioni del tempio e la gioia duratura che deriva solo dal vangelo di Gesù Cristo. Prego che vi preparerete a diventare quel missionario diligente, quel marito o quella moglie leali, quel padre o quella madre amorevoli che vi è stato promesso che potrete infine diventare se sarete veri discepoli di Gesù Cristo.

Possiate voi contribuire a preparare il mondo per il ritorno del Salvatore invitando tutti a venire a Cristo e a ricevere le benedizioni della Sua Espiazione. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.