2009
Solleviamo una voce d’avvertimento
Gennaio 2008


Messaggio della Prima Presidenza

Solleviamo una voce d’avvertimento

Immagine
President Henry B. Eyring

Il Signore, poiché è buono, chiama sempre i Suoi servi ad avvertire le persone di un pericolo. Questa chiamata ad ammonire è resa più difficile e importante dal fatto che gli ammonimenti di maggior valore riguardano i pericoli che le persone non ritengono ancora reali. Pensate a Giona. Egli all’inizio cercò di sfuggire alla chiamata del Signore ad ammonire il cuore indurito degli abitanti di Ninive. Egli sapeva che quel popolo malvagio da sempre rigettava i profeti e qualche volta li metteva a morte. Tuttavia, quando Giona andò innanzi con fede, il Signore lo sostenne e gli dette protezione e successo.

Anche noi possiamo imparare dalle nostre esperienze di genitori e di figli. Quelli di noi che sono genitori provano l’ansietà causata dalla consapevolezza di pericoli che i nostri figli non riescono ancora a vedere. Poche preghiere sono più fervide di quelle di un genitore che chiede di sapere come può allontanare un figlio dal pericolo. La maggior parte di noi ha avuto la benedizione di dare ascolto alla voce di ammonimento di un genitore.

Ricordo ancora mia madre che mi parlava dolcemente un sabato pomeriggio in cui, ancora bambino, avevo chiesto il permesso di fare una cosa che ritenevo ragionevole e che ella sapeva invece essere pericolosa. Sono ancora stupito dal potere che le fu concesso, credo dal Signore, di distogliermi dalle mie intenzioni con pochissime parole. Se ricordo bene ella disse: «Oh, immagino che potresti farlo. Ma devi decidere tu». L’unico avvertimento fu nell’enfasi che ella dette alle parole potresti e decidere. E tuttavia quello mi bastò.

Il suo potere di ammonire usando pochissime parole scaturiva da tre cose che io sapevo di lei. Primo: sapevo che mi amava. Secondo: sapevo che ella aveva fatto prima quello che voleva che facessi io, ed era stata benedetta. E, tre: ella mi aveva trasmesso la sua sicura testimonianza che la decisione che dovevo prendere era talmente importante che il Signore mi avrebbe detto cosa fare se Glielo avessi chiesto. L’amore, l’esempio e la testimonianza: questi erano i segreti che ella utilizzò quel giorno, e sono sempre stati gli stessi ogni volta che ho avuto la benedizione di ascoltare e quindi obbedire agli ammonimenti di un servo del Signore.

La capacità di convincere gli altri con la nostra voce di ammonimento è importante per tutti coloro che sono discepoli di Gesù Cristo per alleanza. Questa è la responsabilità affidata a ogni membro della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni: «Ecco, vi mandai per portare testimonianza e per avvertire il popolo, e conviene ad ogni uomo che è stato avvertito di avvertire il suo prossimo» (DeA 88:81).

Il nostro dovere di avvertire

Il dovere di avvertire il nostro prossimo ricade su tutti noi che abbiamo accettato l’alleanza del battesimo. Dobbiamo parlare del Vangelo con i nostri amici e parenti non appartenenti alla Chiesa. Il nostro scopo è quello di invitarli a conoscere i missionari a tempo pieno che sono chiamati e messi a parte per insegnare. Quando una persona ha deciso di accettare il nostro invito a essere istruita, si sono create le premesse per avere un buon simpatizzante, per avere una persona che abbia molte più possibilità di entrare nelle acque del battesimo e di rimanere fedele.

Come membri della Chiesa potete aspettarvi che i missionari a tempo pieno o di rione o ramo vi chiedano di aiutarvi a scrivere un elenco delle persone con le quali potreste condividere il Vangelo. Possono chiedervi di pensare a parenti, vicini e conoscenti. Possono chiedervi di indicare la data entro la quale avrete preparato una persona o una famiglia per essere istruita dai missionari. Io ho fatto questa esperienza. Poiché noi in famiglia avevamo accettato questo invito dei missionari, ebbi la fortuna di celebrare il battesimo di una vedova più che ottantenne, istruita dalle sorelle missionarie.

Quando posi le mani sul suo capo per confermarla membro della Chiesa mi sentii spinto a dire che la sua scelta di farsi battezzare avrebbe benedetto molte generazioni della sua famiglia dopo e prima di lei. Dopo il suo decesso, andai al tempio con il figlio, che fu suggellato a lei.

Forse voi avete fatto esperienze simili con persone che avete invitato ad essere istruite e perciò sapete che pochi sono i momenti della vita più dolci di questi. Le parole del Signore sono valide per i missionari e per tutti noi: «Ed ora, se la vostra gioia sarà grande con una sola anima che mi avete portato nel regno di mio Padre, quanto sarà grande la vostra gioia se mi portate molte anime!» (DeA 18:16).

I missionari ci aiuteranno e ci incoraggeranno; ma se tali momenti al fonte battesimale e nel tempio verranno più spesso, ciò dipenderà in gran parte da come assolveremo il nostro incarico e da quello che vorremo fare a suo riguardo. Il Signore non userebbe la parola ammonire se non vi fosse pericolo. Tuttavia non molte fra le persone che conosciamo se ne rendono conto. Esse hanno imparato a ignorare le sempre più convincenti prove che la società si sta deteriorando e che nella loro vita personale e familiare non c’è la pace che una volta pensavano possibile. Questa tendenza a ignorare i segnali di pericolo può renderci più facile pensare: «Perché dovrei parlare a una persona del Vangelo quando sembra già contenta? Che pericolo c’è per loro, o per me, se non faccio o non dico nulla?»

Ebbene, il pericolo può essere difficile da vedere ma è reale, sia per loro che per noi. Per esempio a un certo punto, nel mondo a venire, tutte le persone che incontrerete sapranno quello che voi sapete ora. Esse sapranno che l’unico modo per vivere per sempre in compagnia dei nostri familiari e alla presenza del nostro Padre celeste e di Suo Figlio Gesù Cristo consiste nello scegliere di entrare per la porta mediante il battesimo per mano di coloro che sono in possesso dell’autorità delegata da Dio. Essi sapranno che l’unico modo in cui le famiglie possono stare insieme per sempre consiste nell’accettare e tener fede alle sacre alleanze fatte nei templi di Dio su questa terra, e sapranno che voi lo sapevate, e si ricorderanno se voi avete offerto loro quello che qualcuno aveva offerto a voi.

È facile dire: «Non è il momento giusto». Ma nella procrastinazione c’è tanto pericolo. Anni fa lavoravo per un tale in California. Mi aveva assunto. Era gentile con me, sembrava avere molta stima di me. Forse ero l’unico membro della Chiesa che avesse mai conosciuto bene. Non ricordo tutti i motivi che trovai per aspettare un momento migliore per parlargli del Vangelo. Ricordo soltanto i miei sentimenti di dolore quando seppi, dopo che era andato in pensione e io mi ero trasferito in una città lontana, che lui e sua moglie erano rimasti uccisi mentre di notte tornavano a casa a Carmel, in California. Egli amava sua moglie. Amava i suoi figli. Aveva amato i suoi genitori. Amava i suoi nipoti e amerà sempre i loro figli e vorrà stare con loro per sempre.

Non so cosa accadrà alle moltitudini nel mondo a venire. Ma suppongo che lo incontrerò, che egli mi guarderà negli occhi e che vedrò in essi la domanda: «Hal, tu sapevi. Perché non me ne hai parlato?»

Quando penso a lui e quando penso a quella vedova che battezzai e ai suoi familiari, che ora saranno suggellati a lei e fra loro, desidero fare di meglio. Voglio accrescere il mio potere di invitare le persone ad ascoltare i missionari. Con questo desiderio e con la fede che Iddio ci aiuterà, noi faremo di meglio.

L’amore viene al primo posto

L’amore viene sempre al primo posto. Un solo atto di bontà raramente basta. Il Signore descrisse l’amore che dobbiamo sentire e che coloro che invitiamo devono vedere in noi con parole come queste: «La carità è paziente» e «soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa» (1 Corinzi 13:4, 7).

Ho capito cosa significa «paziente» e «soffre ogni cosa». Una famiglia si trasferì in una casa vicina alla nostra. La casa era nuova, perciò facevo parte della squadra di Santi degli Ultimi Giorni che dedicarono molte sere a creare un giardino attorno ad essa. Ricordo che l’ultima sera ero accanto al capofamiglia, dopo aver portato a termine il nostro compito. Egli esaminò il lavoro che avevamo fatto e disse a noi che gli eravamo vicini: «Questo è il terzo giardino che voi Mormoni avete creato per noi, e penso che sia il più bello». E poi, con voce calma ma ferma, mi parlò della grande soddisfazione che egli trovava nel far parte della sua chiesa, conversazione che spesso si ripeté negli anni durante i quali visse là.

Durante tutto questo tempo gli atti di premura di cui egli e i suoi familiari erano oggetto non cessarono mai perché i vicini impararono veramente ad amarli. Una sera tornai a casa e vidi un furgone nel loro vialetto. Avevo saputo che si trasferivano in un altro stato. Andai a vedere se potevo dare aiuto. Non riconobbi l’uomo che vidi caricare le masserizie nel furgone. Quando gli fui vicino, disse: «Salve, fratello Eyring». Non l’avevo riconosciuto perché era il figlio ormai cresciuto che era vissuto là e ora era sposato e viveva in un’altra città. E grazie all’affetto che molti gli avevano dimostrato, egli era ora membro della Chiesa. Non conosco la fine di quella storia perché non avrà mai fine. Ma so che ebbe inizio con l’amore.

Secondo, dobbiamo essere esempi migliori di ciò che invitiamo gli altri a fare. In un mondo in preda all’oscurità il comandamento del Salvatore diventerà sempre più importante: «Così risplenda la vostra luce nel cospetto degli uomini, affinché veggano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è ne’ cieli» (Matteo 5:16).

La maggior parte di noi è tanto modesta da pensare che la piccola luce del nostro esempio sia troppo debole per essere notata. Ma voi e la vostra famiglia siete osservati da più persone di quante possiate immaginare. La primavera scorsa ebbi occasione di partecipare e parlare, in numerose riunioni, con quasi trecento ministri di culto e dirigenti di altre chiese. Mi incontrai a tu per tu con il maggior numero possibile di loro. Chiesi loro perché essi avevano prestato tanta attenzione al mio discorso nel quale avevo parlato dell’origine della Chiesa, della Prima Visione del giovane Joseph Smith e dei profeti viventi. Ogni volta essi mi dettero più o meno la stessa risposta: mi raccontarono la storia di una persona o di una famiglia, una storia che aveva come protagonisti alcuni membri della Chiesa. Spesso sentivo: «Erano la più bella famiglia che avessi mai conosciuto». Spesso parlavano di alcune attività comunitarie o dell’aiuto prestato in occasione di una calamità, quando i membri della Chiesa avevano lavorato in maniera che a loro sembrava straordinaria.

Le persone che incontrai in quelle riunioni non riconoscevano ancora la verità della nostra dottrina, ma avevano già veduto i suoi frutti nella vita dei fedeli; perciò erano pronte ad ascoltare. Erano pronte ad ascoltare le verità della Restaurazione, il principio che le famiglie possono essere suggellate per sempre e che il Vangelo può cambiare la nostra stessa natura. Erano pronte grazie al vostro esempio.

La terza cosa che dobbiamo fare meglio è invitare con la nostra testimonianza. L’amore e l’esempio apriranno la via; ma dobbiamo ancora aprire la bocca e rendere testimonianza. Saremo aiutati in questo da un semplice fatto: la verità e la scelta sono inseparabilmente connesse. Per ogni figlio del nostro Padre celeste vi sono alcune scelte che dobbiamo fare per qualificarci come testimoni delle verità spirituali. E ognuno, una volta che conosce la verità spirituale, deve scegliere se adeguare ad essa la sua condotta. Quando rendiamo testimonianza della verità ai nostri cari e ai nostri amici dobbiamo spiegare loro le scelte che, una volta che conosceranno quella verità, dovranno compiere. Vi sono due esempi importanti: invitare qualcuno a leggere il Libro di Mormon e invitare qualcuno ad acconsentire ad essere istruito dai missionari.

Per sapere che il Libro di Mormon è veritiero dobbiamo leggerlo e fare la scelta indicata da Moroni: pregare per sapere se è vero (vedere Moroni 10:3–5). Dopo che l’abbiamo fatto possiamo attestare ai nostri amici, per esperienza personale, che essi possono compiere tale scelta e conoscere la stessa verità. Quando essi sapranno che il Libro di Mormon è la parola di Dio si troveranno dinanzi a un’altra scelta: se accettare o no il vostro invito a essere istruiti dai missionari. Per rivolgere questo invito con la testimonianza, dovrete sapere che i missionari sono servitori di Dio.

Potete acquisire questa testimonianza scegliendo di invitare i missionari a casa vostra per insegnare ai vostri familiari e amici. I missionari saranno lieti di avere questa possibilità. Se vi sedete accanto a loro quando insegnano, come ho fatto io, capirete che essi sono ispirati da un potere superiore ai loro anni e alla loro istruzione. Allora, quando invitate gli altri a scegliere di essere istruiti dai missionari, potete rendere testimonianza che essi insegnano la verità e che offrono le scelte che conducono alla felicità.

Una rassicurazione

Forse alcuni di noi possono trovare difficile credere che amiamo abbastanza o che la nostra vita è un esempio abbastanza buono o che il nostro potere di rendere testimonianza è sufficiente perché i nostri inviti ai vicini siano accettati. Ma il Signore sapeva che avremmo provato simili sentimenti. Ascoltate le Sue parole di incoraggiamento che Egli comandò che fossero poste all’inizio di Dottrina e Alleanze, quando ci affidò la nostra missione: «E la voce di avvertimento sarà rivolta a tutti i popoli, per bocca dei miei discepoli che ho scelto in questi ultimi giorni» (DeA 1:4).

Quindi ascoltate la descrizione che Egli fa degli attributi di questi discepoli—ossia di noi: «Le cose deboli del mondo usciranno ed abbatteranno le potenti e le forti» (DeA 1:19).

E poi: «Affinché la pienezza del mio Vangelo sia proclamata dai deboli e dai semplici fino alle estremità del mondo» (DeA 1:23).

E di nuovo: «E nella misura in cui furono umili, fossero fortificati e benedetti dall’alto» (DeA 1:28).

Questa rassicurazione fu data ai primi missionari della Chiesa e ai missionari di oggi. Ma è anche rivolta a tutti noi. Dobbiamo avere la fede di poter amare a sufficienza, e che il Vangelo ha toccato la nostra vita abbastanza da convincere chi ci ascolta che il nostro invito a scegliere proviene dal Maestro, il Quale l’ha emanato in prima persona.

Egli è l’esempio perfetto di ciò che dobbiamo fare. Avete sentito il Suo amore e il Suo interessamento nei vostri confronti anche quando non avete risposto, come talvolta fanno coloro ai quali proponete di conoscere il Vangelo. Egli vi ha invitati ripetutamente a farvi istruire dai Suoi servitori. Forse non avete riconosciuto tutto ciò nelle visite degli insegnanti familiari e delle insegnanti visitatrici o nella telefonata del vescovo, ma quelli erano i Suoi inviti a farvi aiutare e a farvi istruire. E il Signore ha sempre indicato chiaramente le conseguenze, e poi ci ha concesso di scegliere da soli.

Il suo servitore Lehi insegnò ai suoi figli quello che è sempre stato vero per tutti noi: «Ed ora, figli miei, vorrei che guardaste al grande Mediatore, e deste ascolto ai suoi grandi comandamenti; e foste fedeli alle sue parole e sceglieste la vita eterna, secondo la volontà del suo Santo Spirito» (2 Nefi 2:28).

E poi c’è questo incoraggiamento di Giacobbe ad assolvere il nostro obbligo di rendere testimonianza, come dobbiamo fare, che la scelta di essere istruiti dai missionari è la via che porta alla vita eterna, il più grande di tutti i doni di Dio: «Rincuoratevi dunque, e ricordate che siete liberi di agire da voi stessi—di scegliere la via della morte perpetua o la via della vita eterna» (2 Nefi 10:23).

Rendo testimonianza che soltanto accettando e mettendo in pratica il vangelo restaurato di Gesù Cristo si conosce la pace che il Signore promise in questa vita e la speranza della vita eterna nel mondo a venire. Attesto che ci è stato dato il privilegio e l’obbligo di proclamare questa verità e di offrire la possibilità di fare quelle scelte che conducono a tante benedizioni per i figli del nostro Padre celeste, che sono nostri fratelli e nostre sorelle. Gesù è il Cristo, Egli vive, e questa è la Sua opera.

Illustrazioni fotografiche di David Stoker

Quando invitate gli altri a scegliere di essere istruiti dai missionari, potete rendere testimonianza che essi insegnano la verità e che offrono le scelte che conducono alla felicità.

Dobbiamo avere la fede di poter amare a sufficienza, e che il Vangelo ha toccato la nostra vita abbastanza da convincere chi ci ascolta che il nostro invito a scegliere proviene dal Maestro, il Quale l’ha emanato in prima persona.

Particolare del dipinto È risorto, di Del Parson