Conferenza generale
Il bene più grande
Conferenza generale di ottobre 2021


Il bene più grande

Ciascuno di noi deve venire a Cristo con impegno irremovibile nei confronti del Suo vangelo.

Le Scritture parlano di un giovane ricco che corse verso Gesù, si inginocchiò ai Suoi piedi e con genuina sincerità chiese al Maestro: “Che farò io per ereditare la vita eterna?”. Dopo aver passato in rassegna una lunga lista di comandamenti che questo ragazzo aveva osservato fedelmente, Gesù gli disse di vendere tutti i suoi averi, darne il ricavato ai poveri, prendere su di sé la sua croce e seguirLo. L’ardire di questa direttiva portò il giovane ricco a sudare freddo, nonostante i suoi abiti costosi, e ad allontanarsi con dispiacere perché, come dicono le Scritture: “Avea di gran beni”1.

Ovviamente, questo episodio rappresenta un ammonimento importante sull’utilizzo della ricchezza e sulle necessità dei poveri. Ma, in ultima analisi, è un episodio che parla di devozione sincera e senza riserve a responsabilità divine. Con o senza ricchezze, ciascuno di noi deve venire a Cristo con lo stesso impegno irremovibile nei confronti del Vangelo che fu richiesto a questo ragazzo. Per usare il linguaggio colloquiale di oggi, “non dobbiamo risparmiarci”.2

Nella sua prosa peculiarmente memorabile, C. S. Lewis immagina il Signore dirci qualcosa di simile a questo: “‘Io non voglio [il] tuo tempo [o il] tuo denaro [o il] tuo lavoro [tanto quanto] voglio te. [Di quell’albero che stai potando] non voglio [che tagli] un ramo qui e uno là, voglio [che sia abbattuto del] tutto. [E quel dente] non voglio [trapanarlo], incapsularlo [o] otturarlo. [Voglio] estrarlo. [Infatti, voglio che Mi consegni] tutto il tuo io naturale. […] [E] in cambio ti darò un nuovo io. Ti darò, in realtà, Me stesso: la Mia […] volontà diventerà la tua [volontà]’”3.

Tutti coloro che parleranno in questa conferenza generale diranno, in un modo o nell’altro, ciò che Cristo disse a questo giovane ricco: “Venite al vostro Salvatore. Venite completamente e con tutto il cuore. Prendete la vostra croce, quale che ne sia il peso, e seguiteLo”4. Lo diranno sapendo che nel regno di Dio non ci possono essere mezze misure, tira e molla o ripensamenti. A coloro che chiesero il permesso di seppellire un genitore defunto o almeno di salutare altri familiari, la risposta di Gesù fu esigente ed inequivocabile. “Lasciate che lo facciano altri”, disse loro. “Nessuno che abbia messo la mano all’aratro e poi riguardi indietro, è adatto al regno di Dio”.5 Quando ci vengono chieste cose difficili, anche cose contrarie agli aneliti del nostro cuore, ricordiamo che la lealtà che dichiariamo alla causa di Cristo deve essere la suprema devozione della nostra vita. Sebbene Isaia ci rassicuri che è disponibile “senza danaro [e] senza pagare”6 — e lo è — dobbiamo essere preparati, per usare le parole di T. S. Eliot, al fatto che costi “non meno di ogni cosa”7.

Naturalmente, tutti noi abbiamo abitudini, difetti o una storia personale che potrebbero impedirci una completa immersione spirituale in quest’opera. Tuttavia, Dio è nostro Padre ed è estremamente bravo a perdonare e dimenticare i peccati che abbiamo abbandonato, e forse lo è perché Gli diamo numerosissime occasioni di esercitarsi a farlo. In ogni caso, ciascuno di noi può ricevere l’aiuto divino in qualsiasi momento senta di dover cambiare il proprio comportamento. Dio “mutò il cuore”8 di Saul. Ezechiele esortò tutta l’antica Israele a gettare via il passato e farsi “un cuor nuovo e uno spirito nuovo”9. Alma invocò un “possente mutamento”10 che avrebbe portato l’anima a espandersi, e Gesù Cristo in persona insegnò che “se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio”11. È chiaro che la possibilità di cambiare e vivere a un livello superiore è sempre stata uno dei doni di Dio per coloro che la cercano.

Amici, ai giorni nostri ci sono ogni sorta di divisioni e di sottodivisioni, di insiemi e sottoinsiemi, di tribù digitali e di identità politiche, con in giro più ostilità di quanto ce ne sia bisogno. Dovremmo domandarci se forse potremmo aspirare a una vita “più elevata e più santa”12, per parafrasare il presidente Russell M. Nelson. Mentre lo facciamo, faremmo bene a ricordare quel periodo stupendo nel Libro di Mormon in cui le persone si posero tale domanda e diedero una risposta affermativa:

“E avvenne che non vi erano contese fra tutto il popolo, in tutto il paese […], a motivo dell’amor di Dio che dimorava nei cuori del popolo.

E non c’erano invidie, né lotte […] né alcuna sorta di lascivia; e certamente non poteva esservi un popolo più felice fra tutti i popoli che erano stati creati dalla mano di Dio.

Non vi erano ladri, né omicidi, né c’erano Lamaniti, né alcuna sorta di -iti; ma erano come uno solo, figlioli di Cristo ed eredi del regno di Dio.

E come furono benedetti!13.

Qual è la chiave di questa svolta verso una vita contenta e felice? È inserita lì, nel testo di una frase: “L’amor di Dio […] dimorava nei cuori del popolo”14. Quando è l’amore di Dio a dettare l’andamento della nostra vita, dei nostri rapporti reciproci e infine a dettare i sentimenti che proviamo per tutta l’umanità, allora le vecchie distinzioni, le etichette riduttive e le divisioni artificiali cominciano a svanire e aumenta la pace. Questo è esattamente ciò che è successo nell’esempio che abbiamo tratto dal Libro di Mormon. Non vi erano più Lamaniti o Giacobiti o Giuseppiti o Zoramiti. Non vi erano affatto “-iti”. Il popolo aveva assunto una sola identità trascendente. È scritto che erano tutti conosciuti come i “figlioli di Cristo”15.

Certamente, qui stiamo parlando del primo grande comandamento dato alla famiglia umana — di amare Dio, con tutto il cuore, senza riserve né compromessi, ovvero con tutto il cuore, l’anima, la mente e la forza.16 Questo amore verso Dio è il primo grande comandamento nell’universo. Ma la prima grande verità nell’universo è che Dio ci ama esattamente in questo modo: con tutto il cuore, senza riserve né compromessi, con tutto il Suo cuore, anima, mente e forza. E quando queste maestose forze del Suo cuore e del nostro cuore si incontrano senza restrizioni, si verifica un’autentica esplosione di potere spirituale e morale. Allora, come scrisse Teilhard de Chardin, “per la seconda volta nella storia del mondo, l’uomo avrà scoperto il fuoco”17.

Sarà allora, e davvero solo allora, che potremo osservare efficacemente il secondo grande comandamento in modi né superficiali né futili. Se amiamo Dio abbastanza da provare a esserGli pienamente fedeli, Egli ci darà l’abilità, la capacità, la volontà e il modo per amare il nostro prossimo e noi stessi. Forse allora potremo dire ancora una volta: “Non poteva esservi un popolo più felice fra tutti i popoli che erano stati creati dalla mano di Dio”18.

Fratelli e sorelle, prego che avremo successo là dove il giovane ricco fallì, che prenderemo la croce di Cristo, a prescindere da quanto possa essere impegnativo, indipendentemente dal problema e senza riguardo al costo. Rendo testimonianza che quando ci impegniamo a seguirLo, la strada — in un modo o in un altro — passa attraverso una corona di spine e una spoglia croce romana. A prescindere da quanto fosse facoltoso quel giovane ricco, non lo era abbastanza da comprarsi un modo per evitare l’incontro con tali simboli — e neanche noi lo siamo. Per avere la benedizione di ricevere il più grande di tutti i beni — il dono della vita eterna — è davvero poca cosa che ci venga chiesto di mantenere la rotta nel seguire il Sommo Sacerdote della nostra professione di fede, la nostra Stella Mattutina, il nostro Avvocato e Re. Attesto con l’antico e poco conosciuto Amalechi che ciascuno di noi deve “[offrire] tutta la [sua] anima come offerta a lui”19. Di questa determinata e ferma devozione cantiamo:

Lode al monte! Sono saldo su di esso,

monte del Tuo amore redentore. […]

Ecco il mio cuore, oh, prendilo e sigillalo,

sigillalo per le tue dimore di lassù.20

Nel sacro nome di Gesù Cristo. Amen.