Conferenza generale
Diventare di più in Cristo: la parabola della pendenza
Conferenza generale di ottobre 2021


Diventare di più in Cristo: la parabola della pendenza

Nei tempi del Signore, ciò che conta di più non è il punto da dove iniziamo, ma dove siamo diretti.

Da ragazzo avevo grandi aspirazioni. Un giorno, dopo la scuola, ho chiesto: “Mamma, cosa dovrei essere da grande: un giocatore di pallacanestro professionista o una rock star?”. Purtroppo, Clark “il prodigio senza denti” non mostrava segni di gloria futura nell’atletica o nella musica. Inoltre, nonostante numerosi sforzi, mi è stata ripetutamente negata l’ammissione al programma accademico avanzato della mia scuola. I miei insegnanti infine hanno suggerito che mi attenessi alle classi normali. Col tempo ho sviluppato delle abitudini di studio compensatorie. Tuttavia, non è stato fino alla mia missione in Giappone che ho sentito emergere le mie possibilità intellettive e spirituali. Ho continuato a lavorare sodo, ma per la prima volta nella mia vita coinvolgevo sistematicamente il Signore nel mio sviluppo e questo ha fatto tutta la differenza.

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L’anziano Gilbert da bambino
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L’anziano Gilbert da missionario

Fratelli e sorelle, in questa Chiesa crediamo nel potenziale divino di tutti i figli di Dio e nella nostra capacità di diventare qualcosa di più in Cristo. Nei tempi del Signore, ciò che conta di più non è il punto da dove iniziamo, ma dove siamo diretti.1

Per dimostrare questo principio, mi rifarò a qualche nozione basilare di matematica. Non spaventatevi per aver sentito la parola matematica in Conferenza generale. I nostri professori di matematica della BYU–Idaho mi assicurano che anche i principianti afferreranno questo concetto centrale. Si parte dalla formula di una linea. L’intercetta, per i nostri scopi, è l’inizio della nostra linea. L’intercetta può avere un punto di partenza alto o basso. La pendenza della linea può essere, quindi, inclinata positivamente o negativamente.

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Slopes and intercepts

Tutti noi abbiamo intercette diverse nella vita: partiamo da punti differenti con doti differenti. Alcuni nascono con intercette alte, piene di opportunità. Altri affrontano circostanze iniziali che sono difficoltose e sembrano ingiuste.2 Poi progrediamo lungo una pendenza di progresso personale. Il nostro futuro sarà determinato molto meno dal nostro punto di partenza e molto più dalla nostra pendenza. Gesù Cristo vede il potenziale divino indipendentemente da dove partiamo. L’ha visto nel mendicante, nel peccatore e nell’infermo. L’ha visto nel pescatore, nell’esattore delle tasse e persino nello zelota. A prescindere dal punto in cui partiamo, Cristo tiene conto di ciò che facciamo con quello che ci viene dato.3 Benché il mondo si concentri sulla nostra intercetta, Dio si concentra sulla nostra pendenza. Nel calcolo del Signore, Egli farà tutto il possibile per aiutarci a volgere la nostra pendenza verso il cielo.

Questo principio dovrebbe dare conforto a chi si trova in difficoltà e uno spunto di riflessione a chi sembra avere ogni vantaggio. Vorrei cominciare rivolgendomi a chi ha delle circostanze di partenza difficili. come la povertà, un accesso limitato all’istruzione e situazioni familiari complicate. Altre persone affrontano problemi fisici, limiti legati alla salute mentale o predisposizioni genetiche forti.4 Per tutti coloro che faticano a causa di punti di partenza difficili, vi prego di riconoscere che il Salvatore conosce le nostre difficoltà. Egli ha preso “su di sé le [nostre] infermità, affinché le sue viscere [potessero] essere piene di misericordia, […] affinché egli [potesse] conoscere […] come [soccorrerci] nelle [nostre] infermità”5.

Vorrei condividere due ambiti di incoraggiamento per chi ha a che fare con delle circostanze di partenza difficili. Primo, concentratevi sulla vostra direzione e non sul punto da cui avete cominciato. Sarebbe sbagliato ignorare le vostre circostanze: sono reali e devono essere affrontate. Tuttavia, un’attenzione eccessiva a un punto di partenza difficile può far sì che esso vi definisca e perfino limiti la vostra capacità di scegliere.6

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Giovani uomini a Boston

Anni fa ho servito a Boston, nel Massachusetts, con un gruppo di giovani di una parte disagiata della città che erano per lo più nuovi nel Vangelo e conoscevano poco le aspettative della Chiesa. Era una tentazione confondere la mia empatia e la mia preoccupazione per la loro situazione con un desiderio di abbassare le norme di Dio.7 Alla fine mi sono reso conto che il modo più efficace per mostrare il mio amore era non abbassare mai le mie aspettative. Con tutto quello che sapevo fare, ci siamo concentrati insieme sul loro potenziale e ognuno di loro ha cominciato a elevare la propria pendenza. La loro crescita nel Vangelo è stata graduale ma stabile. A oggi hanno svolto missioni, si sono laureati, si sono sposati nel tempio e stanno conducendo una vita personale e professionale degna di nota.

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Giovani uomini di Boston da adulti

Secondo, coinvolgete il Signore nel processo di innalzare la vostra pendenza. Mentre servivo come presidente di BYU–Pathway Worldwide, ricordo di aver presenziato a una riunione a Lima, in Perù, in cui l’oratore era l’anziano Carlos A. Godoy. Guardando la congregazione, pareva sopraffatto dall’osservare così tanti fedeli studenti universitari di prima generazione. Forse riflettendo sul suo stesso percorso attraverso circostanze molto difficili, l’anziano Godoy ha affermato commosso: “[Il Signore] vi aiuterà più di quanto voi possiate aiutare voi stessi. [Quindi] coinvolgete il Signore in questo processo”8. Il profeta Nefi insegnò “che è per grazia che siamo salvati, dopo aver fatto tutto ciò che possiamo fare”9. Dobbiamo fare del nostro meglio10, incluso pentirci, ma è solo tramite la grazia del Signore che possiamo realizzare il nostro potenziale divino.11

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Riunione di BYU–Pathway a Lima, in Perù
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L’anziano Godoy mentre parla a Lima, in Perù

Infine, vorrei condividere due ambiti di consiglio per chi ha un punto di partenza elevato. Primo, possiamo dimostrare un po’ di umiltà per circostanze che potremmo non essere stati noi a creare? Come ha citato ai suoi studenti Rex E. Lee, ex presidente della BYU: “Abbiamo tutti bevuto da pozzi che non abbiamo scavato e ci siamo tutti scaldati davanti a fuochi che non abbiamo acceso”12. Egli poi ha esortato i suoi studenti a donare a loro volta e a riempire i pozzi di istruzione che i primi pionieri avevano costruito. Non riseminare i campi piantati da altri può essere l’equivalente di restituire un talento senza averlo fatto fruttare.

Secondo, concentrarsi su un punto di partenza elevato spesso può farci cadere nella trappola di credere che stiamo prosperando, quando in realtà la nostra pendenza interiore potrebbe essere alquanto stagnante. Il professore di Harvard Clayton M. Christensen insegnò che le persone di maggiore successo sono quelle che sono più umili, perché sono abbastanza sicure da accettare le correzioni e imparare da chiunque.13 L’anziano D. Todd Christofferson ci ha consigliato di avere “la disponibilità ad accettare e anche a ricercare la correzione”14. Anche quando le cose sembrano andare bene, dobbiamo cercare opportunità per migliorare mediante una supplica sentita.

A prescindere dal fatto che cominciamo in circostanze prospere o difficili, prenderemo atto del nostro potenziale supremo soltanto quando renderemo Dio nostro socio. Di recente ho avuto una conversazione con un educatore di spicco a livello nazionale che si stava informando sul successo di BYU–Pathway. Era brillante e la sua indagine era sincera, ma voleva chiaramente una risposta secolare. Ho condiviso con lui i nostri programmi di ritenzione e di tutoraggio. Ho però concluso dicendo: “Queste sono tutte buone pratiche, ma la vera ragione per cui i nostri studenti progrediscono è perché insegniamo loro il potenziale divino che hanno. Immagini se per tutta la vita a qualcuno venisse detto che non potrà mai avere successo. Poi, pensi all’impatto che avrebbe se gli venisse insegnato che è realmente un figlio, o una figlia, di Dio con un potenziale divino”. Ci ha pensato un po’ e poi ha risposto semplicemente: “È straordinario”.

Fratelli e sorelle, uno dei miracoli di questa, che è la Chiesa del Signore, è che ognuno di noi può diventare qualcosa di più in Cristo. Non conosco nessun’altra organizzazione che dia ai suoi membri più opportunità di servire, di ridonare, di pentirsi e di diventare persone migliori. Che cominciamo in circostanze prospere oppure difficili, manteniamo il nostro sguardo e la nostra pendenza rivolti verso il cielo. Se lo faremo, Cristo ci innalzerà in un luogo più elevato. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. Vedere Clark G. Gilbert, “The Mismeasure of Man” (riunione di BYU–Pathway Worldwide, 12 gennaio 2021), byupathway.org/speeches. In questo messaggio ho esplorato il modo in cui il mondo spesso misura in maniera errata il potenziale umano. Perfino persone ben intenzionate che attingono all’opera importanten di psicologi di spicco che sostengono i concetti di grinta (Angela Duckworth) e di mentalità di crescita (Carol S. Dweck) sottovalutano la vera capacità umana quando si affidano solamente agli schemi appresi e ignorano il nostro potenziale divino in Cristo.

  2. Vedere Dale G. Renlund, “Ingiustizie esasperanti”, Liahona, maggio 2021, 41–45.

  3. Vedere Matteo 25:14–30. Nella parabola dei talenti, ogni servitore ricevette un numero diverso di talenti dal padrone. Il giudizio però non fu determinato da quello che avevano ricevuto, ma da come era stato gestito. Fu l’incremento ottenuto che fece dire al Signore: “Va bene, buono e fedel servitore; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose” (Matteo 25:21).

  4. Vedere Mosia 3:19. Un’implicazione potrebbe essere che la nostra esposizione al richiamo dell’uomo naturale potrebbe essere diversa sulla base di diverse predisposizioni genetiche. Proprio come ognuno di noi è dotato di doni diversi, abbiamo anche difficoltà fisiche, mentali ed emotive diverse che dobbiamo imparare a gestire e a superare.

  5. Alma 7:11–12. Cristo non solo ci aiuta a superare i nostri peccati mediante il pentimento, ma sa anche come confortarci nelle difficoltà della nostra vita perché, tramite l’Espiazione, Egli ha provato e superato tutte le sofferenze umane.

  6. L’anziano David A. Bednar ci ricorda che siamo agenti e dobbiamo agire da noi stessi. Quando definiamo noi stessi secondo le etichette del mondo, limitiamo il nostro potenziale divino e, così facendo, limitiamo la nostra abilità di scegliere (vedere David A. Bednar, “E non c’è nulla che possa farli cadere”, Liahona, novembre 2006, 89–92).

  7. Vedere Russell M. Nelson, “The Love and Laws of God” (riunione della Brigham Young University, 17 settembre 2019), speeches.byu.edu. In questa riunione della BYU, il presidente Nelson insegna che, poiché ci amano, Dio e Suo Figlio ci hanno dato leggi e aspettative che ci aiuteranno. “Le leggi di Dio riflettono il Suo amore perfetto per ciascuno di noi. Le Sue leggi ci tengono al sicuro spiritualmente e ci aiutano a progredire eternamente” (pagina 2).

  8. Carlos A. Godoy, conferenza BYU–Pathway Connections, Lima, Perù, venerdì 3 maggio 2018.

  9. 2 Nefi 25:23.

  10. I miei genitori hanno stabilito un motto per tutta la famiglia estesa dei Gilbert: “FAI DEL TUO MEGLIO”. Un altro modo per formulare la parabola della pendenza è sottolineando che se facciamo del nostro meglio, possiamo confidare nel fatto che Dio interverrà e colmerà la differenza.

  11. Vedere Clark G. Gilbert, “From Grit to Grace” (riunione di BYU–Pathway Worldwide, 25 settembre 2018), byupathway.org/speeches. In questo messaggio esploro l’idea secondo cui, anche se dobbiamo imparare a lavorare sodo e a sviluppare schemi di disciplina efficaci, per realizzare il nostro vero potenziale in Gesù Cristo dobbiamo imparare ad attingere alla Sua grazia.

  12. Rex E. Lee, “Some Thoughts about Butterflies, Replenishment, Environmentalism, and Ownership” (riunione della Brigham Young University, 15 settembre 1992), speeches.byu.edu; vedere anche Deuteronomio 6:11.

  13. Vedere Clayton M. Christensen, “How Will You Measure Your Life”, Harvard Business Review, luglio–agosto 2010, hbr.org. Questo messaggio è stato originariamente pronunciato come discorso del Class Day collegato alla sessione di laurea della Harvard Business School. Nel suo messaggio, il professor Christensen ha messo in guardia i suoi studenti dal non separare la fiducia in se stessi dall’umiltà, ricordando loro che per continuare a progredire nella vita avrebbero dovuto essere abbastanza umili da ricercare la correzione e imparare dagli altri.

  14. Vedere D. Todd Christofferson, “‘Tutti quelli che amo, io li riprendo e li castigo’”, Liahona, maggio 2011, 97–100.