Conferenza generale
Poveri loro
Conferenza generale di aprile 2021


Poveri loro

In ogni rione e ramo abbiamo bisogno di tutti: di coloro che possono essere forti e di coloro che, forse, sono in difficoltà. Tutti sono necessari.

Ricordo che quand’ero giovane e andavo in macchina con mio padre, ai margini delle strade vedevamo persone che erano in circostanze difficili o che avevano bisogno di aiuto. Il commento di mio padre era sempre “Pobrecitos”, ossia “poveri loro”.

Occasionalmente osservavo con interesse mio padre che aiutava molte di queste persone, specialmente quando andavamo in Messico a trovare i miei nonni. Di solito individuava qualcuno che era nel bisogno e poi, in privato, gli forniva l’aiuto di cui necessitava. In seguito ho scoperto che li aiutava a iscriversi a scuola, a comprare da mangiare o che provvedeva in altri modi al loro benessere. Egli ministrava ai “poveri” che incontrava sul suo cammino. Di fatto, non ricordo un periodo della mia giovinezza in cui non c’era qualcuno che vivesse da noi perché aveva necessità di un posto in cui stare mentre diventava autosufficiente. Osservare queste esperienze ha creato in me un atteggiamento di compassione verso il mio prossimo e i bisognosi.

In Predicare il mio Vangelo si legge: “Sei circondato da persone. Le incroci per strada, le vai a trovare a casa e viaggi accanto a loro. Tutte loro sono figli di Dio, sono i tuoi fratelli e le tue sorelle. […] Molte di queste persone sono alla ricerca di uno scopo nella vita. Si preoccupano [per il futuro e] per la famiglia” (Predicare il mio Vangelo – Guida al servizio missionario [2004], 1).

Nel corso degli anni, durante il servizio che ho reso nella Chiesa, ho provato a individuare coloro che avevano bisogno di aiuto nella vita, sia materialmente che spiritualmente. Spesso sentivo la voce di mio padre che diceva: “Pobrecitos” — poveri loro.

Nella Bibbia troviamo un magnifico esempio di come ci si è preso cura di uno di questi poveri:

“Or Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera dell’ora nona.

E si portava un certo uomo, zoppo fin dalla nascita, che ogni giorno deponevano alla porta del tempio detta ‘Bella’, per chieder l’elemosina a coloro che entravano nel tempio.

Costui, veduto Pietro e Giovanni che stavan per entrare nel tempio, domandò loro l’elemosina.

E Pietro, con Giovanni, fissando gli occhi su lui, disse: Guarda noi!

Ed egli li guardava intentamente, aspettando di ricever qualcosa da loro.

Ma Pietro disse: Dell’argento e dell’oro io non ne ho; ma quello che ho, te lo do: Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, cammina!

E presolo per la man destra, lo sollevò; e in quell’istante le piante e le caviglie de’ piedi gli si raffermarono” (Atti 3:1–7; enfasi aggiunta).

Nel leggere questo resoconto, sono stato colpito dall’uso del verbo fissando. Fissare significa concentrare gli occhi o il pensiero, o guardare attentamente (vedere “fasten”, Dictionary.com). Quando guardò quest’uomo, Pietro lo vide in modo diverso rispetto agli altri. Guardò oltre la sua incapacità di camminare e le sue debolezze, e riuscì a percepire che la sua fede era sufficiente per essere guarito ed entrare nel tempio per ricevere le benedizioni che stava cercando.

Ho notato che lo prese per la mano destra e lo sollevò. Mentre assisteva l’uomo in questo modo, il Signore miracolosamente lo guarì e “le piante e le caviglie de’ piedi gli si raffermarono” (Atti 3:7). Il suo amore per quest’uomo e il desiderio di aiutarlo produssero nell’uomo che era debole un aumento di capacità e abilità.

Quando servivo come Settanta di area, riservavo i martedì sera a svolgere visite di ministero con i presidenti di palo dell’area di cui ero responsabile. Li invitavo a fissare degli appuntamenti con le persone che necessitavano di un’ordinanza del vangelo di Gesù Cristo o che non stavano osservando le alleanze che avevano stipulato. Attraverso il nostro ministero costante e mirato, il Signore ha magnificato i nostri sforzi e siamo riusciti a trovare individui e famiglie che erano nel bisogno. Questi erano i “poveri” che vivevano nei diversi pali in cui servivamo.

Una volta, accompagnai Bill Whitworth, presidente del Palo di Sandy Canyon View, nello Utah, nelle visite di ministero. Egli aveva pregato per sapere a chi fare visita, cercando di avere la stessa esperienza di Nefi, che era “guidato dallo Spirito, non sapendo in anticipo ciò che [avrebbe] fatto” (1 Nefi 4:6). Dimostrò che quando ministriamo, dovremmo essere guidati tramite rivelazione a coloro che sono maggiormente nel bisogno, invece di limitarci a scorrere un elenco o a far visita alle persone metodicamente. Dovremmo essere guidati dal potere dell’ispirazione.

Ricordo che andammo a casa di una giovane coppia, Jeff e Heather, e del loro figlioletto, Kai. Jeff era stato un membro attivo della Chiesa. Era stato un atleta di grande talento con una promettente carriera. Aveva iniziato ad allontanarsi dalla Chiesa durante l’adolescenza. In seguito, ebbe un incidente automobilistico che modificò il corso della sua vita. Dopo essere entrati in casa loro e aver fatto la loro conoscenza, Jeff ci chiese perché eravamo andati a trovare la sua famiglia. Rispondemmo che c’erano circa tremila membri che vivevano entro i confini del palo. Quindi gli domandai: “Jeff, tra tutte le case che avremmo potuto visitare questa sera, spiegaci perché il Signore ci ha mandato qui”.

Queste parole toccarono Jeff, che iniziò a esprimere alcune delle sue preoccupazioni e delle difficoltà che stava affrontando la sua famiglia. Cominciammo a condividere diversi principi del vangelo di Gesù Cristo. Li invitammo a fare delle cose specifiche che, in principio, sarebbero potute risultare difficili, ma che col tempo avrebbero portato grande felicità e gioia. Poi il presidente Whitworth impartì a Jeff una benedizione del sacerdozio per aiutarlo a superare le sue difficoltà. Jeff e Heather acconsentirono a impegnarsi in ciò che li avevamo invitati a fare.

Dopo circa un anno, ebbi il privilegio di essere presente quando Jeff battezzò sua moglie, Heather, ne La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Ora si stanno preparando a entrare nel tempio per essere suggellati come famiglia per il tempo e per tutta l’eternità. La nostra visita ha modificato il corso della loro vita, sia materialmente che spiritualmente.

Il Signore ha dichiarato:

“Pertanto, sii fedele; stai nell’ufficio che ti ho assegnato; soccorri i deboli, alza le mani cadenti e rafforza le ginocchia fiacche” (Dottrina e Alleanze 81:5).

“E nel fare queste cose tu farai il bene più grande per i tuoi simili e promuoverai la gloria di colui che è il tuo Signore” (Dottrina e Alleanze 81:4).

Fratelli e sorelle, l’apostolo Paolo ci ha istruiti su un elemento essenziale del nostro ministero. Ha insegnato che tutti noi siamo “il corpo di Cristo, e membra d’esso” (1 Corinzi 12:27) e che ciascuna parte del corpo è necessaria per garantire che tutto il corpo sia edificato. Poi ha insegnato una possente verità che è entrata profondamente nel mio cuore quando l’ho letta. Ha detto: “Le membra del corpo che paiono essere più deboli, sono invece necessarie; e quelle parti del corpo che noi stimiamo esser le meno onorevoli, noi le circondiamo di maggior onore” (1 Corinzi 12:22–23; enfasi aggiunta).

Pertanto, in ogni rione e ramo abbiamo bisogno di tutti: di coloro che possono essere forti e di coloro che, forse, sono in difficoltà. Tutti sono necessari alla vitale edificazione dell’intero “corpo di Cristo”. Spesso mi chiedo chi non sta partecipando nelle nostre varie congregazioni che potrebbe rafforzarci e completarci.

L’anziano D. Todd Christofferson ha insegnato: “Nella Chiesa non solo impariamo la dottrina divina; ne sperimentiamo anche l’applicazione. In quanto corpo di Cristo, i membri della Chiesa si servono l’un l’altro nella realtà della vita quotidiana. Tutti siamo imperfetti […]. Nel corpo di Cristo, dobbiamo andare oltre i concetti e le parole sublimi e vivere un’esperienza concreta ‘di prima mano’ mentre impariamo a ‘[vivere] insieme con amore’ [Dottrina e Alleanze 42:45]” (“Perché la Chiesa”, Liahona, novembre 2015, 109).

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Il sogno di Brigham Young

Nel 1849, Brigham Young ebbe un sogno in cui vide il profeta Joseph Smith che conduceva un vasto gregge di pecore e capre. Alcuni di questi animali erano grossi e belli; altri erano piccoli e sporchi. Brigham Young rammentò di aver guardato negli occhi il profeta Joseph Smith e di avergli detto: “Joseph, hai il gregge più strano […] che abbia mai visto in vita mia; che cosa ne farai?”. Il Profeta, che non sembrava preoccupato del suo gregge disordinato, rispose semplicemente: “[Brigham,] ognuno sta bene al suo posto”.

Quando si svegliò, il presidente Young capì che man mano che la Chiesa avrebbe radunato ogni sorta di “pecore e capre”, la sua responsabilità sarebbe stata di accogliere tutti e di permettere a ciascuno di raggiungere il suo pieno potenziale mentre assumeva il suo posto nella Chiesa. (Adattato da Ronald W. Walker, “Brigham Young: Student of the Prophet”, Ensign, febbraio 1998, 56–57).

Fratelli e sorelle, il mio discorso è nato mentre riflettevo profondamente su chi attualmente non partecipa attivamente nella Chiesa di Gesù Cristo. Per un attimo, vorrei parlare a ciascuno di loro. L’anziano Neal A. Maxwell ha insegnato che “questi individui spesso rimangono vicini alla Chiesa, ma non partecipano pienamente alle sue attività. Essi non entrano nella cappella, si limitano a rimanere presso l’entrata. Sono coloro che hanno bisogno della Chiesa e di cui la Chiesa ha bisogno, ma che in parte ‘vivono senza Dio nel mondo’ [Mosia 27:31]” (“Perché non ora?”, La Stella, maggio 1975, 41).

Faccio eco all’invito del nostro amato presidente Russell M. Nelson quando ha parlato per la prima volta ai membri della Chiesa. Ha detto: “Ora, ai membri della Chiesa dico singolarmente: ‘Rimanete sul sentiero dell’alleanza. Il vostro impegno a seguire il Salvatore, stipulando alleanze con Lui e poi rispettando tali alleanze vi aprirà la porta di ogni benedizione e privilegio spirituale disponibile agli uomini, alle donne e ai bambini in ogni dove’”.

Poi ha implorato: “Ora, se lo avete abbandonato, permettetemi di invitarvi con tutta la speranza che ho nel cuore a tornare su quel sentiero. Quali che siano le vostre preoccupazioni, quali che siano le vostre difficoltà, c’è un posto per voi in questa che è la Chiesa del Signore. Voi e la generazione che deve ancora nascere sarete benedetti dalle azioni che farete ora per tornare sul sentiero dell’alleanza” (“Mentre avanziamo insieme”, Liahona, aprile 2018, 7; enfasi aggiunta).

Rendo testimonianza di Lui, sì, di Gesù Cristo, il Grande Ministro e Salvatore di tutti noi. Invito ciascuno di noi a trovare i “pobrecitos”, i poveri tra noi che sono nel bisogno. Questa è la mia speranza e la mia preghiera, nel nome di Gesù Cristo. Amen.