2004
Trovare la pace
Marzo 2004


Messaggio della Prima Presidenza

Trovare la pace

In un mondo in cui tutti cercano la pace, spesso ci chiediamo perché nelle nostre strade c’è la violenza, perché le notizie di insensati omicidi e di violenza gratuita riempiono le colonne dei giornali e perché dispute e liti familiari intaccano la santità della casa e soffocano la tranquillità di tante vite.

Forse abbiamo deviato dal sentiero che conduce alla pace, e troviamo necessario fermarci per riflettere sugli insegnamenti del Principe della Pace e decidere di incorporarli nei nostri pensieri e azioni e di osservare una legge più alta, di camminare su una strada più elevata ed essere migliori discepoli di Cristo.

I nemici della pace

Il tormento della fame in Africa, la brutalità dell’odio in Medio Oriente e le lotte etniche in tutto il mondo ci ricordano che quella pace che cerchiamo non si può trovare senza sforzi e determinazione. La rabbia, l’odio e le contese non si possono facilmente eliminare. Questi nemici lasciano inevitabilmente dietro di loro lacrime di dolore, sofferenze per i conflitti e speranze distrutte di ciò che poteva essere. La loro sfera d’azione non si limita ai campi di battaglia: troppo spesso si nota nelle case di tutto il mondo e dentro ai cuori. Troppo presto molti dimenticano, e troppo tardi ricordano, i consigli del Signore: «E non vi saranno dispute fra voi…

Poiché in verità, in verità io vi dico che colui che ha lo spirito di contesa non è mio, ma è del diavolo, che è il padre delle contese, e incita i cuori degli uomini a contendere con ira l’uno con l’altro.

Ecco, questa non è la mia dottrina, di incitare i cuori degli uomini all’ira, l’uno contro l’altro; ma la mia dottrina è questa, che tali cose siano eliminate».1

Tornando indietro nel tempo, ricordiamo che sessantacinque anni fa si tenne a Monaco di Baviera una conferenza di pace dettata dalla disperazione. I governanti delle potenze europee si riunirono mentre il mondo stava sull’orlo del baratro della guerra. Il loro proposito pubblicamente dichiarato era quello di seguire una condotta che a loro avviso avrebbe allontanato lo spettro della guerra e mantenuto una pace duratura. La mancanza di fiducia, gli intrighi e l’avidità di potere portarono al fallimento di quella conferenza. Il risultato non fu «Pace per la nostra generazione», ma guerra e distruzione a un grado mai visto prima. Il commovente appello di uno di coloro che erano caduti nella guerra precedente fu ignorato. Quel giovane caduto sul campo di battaglia sembrava avesse scritto a nome di milioni di camerati—amici o nemici che fossero:

Nei campi delle Fiandre sbocciano i papaveri,

tra le lunghe file di croci,

che segnano il luogo del nostro riposo.

In cielo le allodole volano, continuando a cantare,

ma il loro canto non si ode per il rombo dei cannoni quaggiù.

Noi siamo i morti. Pochi giorni fa

vivevamo, vedevamo l’aurora, ammiravamo il tramonto,

amavamo ed eravamo amati, e adesso giacciamo qui

nei campi delle Fiandre.

Chiedetene la ragione al nemico:

con mano stanca a voi passiamo la torcia;

sta a voi tenerla alta.

Se non tenete fede a noi che moriamo,

non avremo riposo, anche se i papaveri continuano a sbocciare

nei campi delle Fiandre.2

Siamo condannati a ripetere gli errori del passato? Il famoso statista William Gladstone descrisse la formula della pace quando dichiarò: «Attendiamo con ansia il tempo in cui il potere dell’amore sostituirà l’amore del potere. Allora il nostro mondo potrà conoscere i benefici della pace».

La pace di Dio

La pace nel mondo, benché sia una nobile causa, è solo il frutto della pace interiore che ciascuno di noi cerca di trovare. Non mi riferisco alla pace promossa dall’uomo, ma alla pace promessa da Dio. Parlo della pace nelle nostre case, pace nel nostro cuore, pace nella nostra vita. La pace come l’intende l’uomo è destinata a svanire. La pace come l’intende Dio è destinata a prevalere.

Ci viene ricordato che «l’ira non risolve nulla. Non edifica nulla, ma può distruggere tutto».3 Le conseguenze di un conflitto sono così devastanti che noi cerchiamo una guida—un modo per assicurarci il successo mentre cerchiamo il sentiero della pace. Qual è la via per poter ottenere questo beneficio universale? A quali condizioni possiamo trovarla? Ricordiamoci che per ottenere le benedizioni di Dio dobbiamo osservare le leggi di Dio. Vorrei suggerire tre concetti per guidare i nostri pensieri e i nostri passi:

  1. La ricerca interiore.

  2. Il servizio del prossimo.

  3. Guardare verso il cielo.

Primo: la ricerca interiore. L’esame di coscienza è sempre un processo difficile. Troppo spesso siamo inclini a sorvolare sui nostri difetti, che dovremmo correggere, e invece ci adagiamo continuamente sulle nostre virtù. Il presidente Ezra Taft Benson (1899–1994) ci ha dato questi consigli: «Il prezzo della pace è la rettitudine. Gli uomini e le nazioni possono gridare ad alta voce: ‹Pace, pace›, ma non vi sarà pace sino a quando gli uomini non nutriranno nella loro anima quei principi della purezza personale, integrità e forza di carattere che favoriscono lo sviluppo della pace. La pace non può essere imposta; deve scaturire dalla condotta e dal cuore degli uomini. Non c’è altra via».4

L’anziano Richard L. Evans (1906–1971), membro del Quorum dei Dodici Apostoli, fece questa osservazione: «Per trovare la pace—la pace interiore, la pace che sopravanza ogni intelletto—gli uomini devono vivere in onestà, rispettandosi reciprocamente, tenendo fede ai loro impegni, lavorando diligentemente, amando e proteggendo i loro cari, servendo e tenendo in considerazione il prossimo, con pazienza, con virtù, con fede e longanimità, con la sicurezza che questa vita ci è data per imparare, per servire, per pentirci e per migliorare. E sia ringraziato Dio per il beato principio del pentimento e del miglioramento, che è una via aperta davanti a tutti noi».5

Quando esaminiamo le nostre personali responsabilità in questo campo, il ruolo dei genitori nella casa e nella famiglia riveste un’importanza vitale. Un gruppo di persone importanti si è riunito per una conferenza che aveva lo scopo di esaminare l’aumento della violenza nella vita delle persone e in particolare dei giovani. Alcune osservazioni scaturite da quella conferenza ci saranno utili per esaminare le nostre priorità:

«Una società che assiste alla rappresentazione della violenza per svagarsi… non deve sorprendersi se la violenza gratuita fa crollare i sogni dei suoi elementi più giovani e più brillanti…

La disoccupazione e lo scoraggiamento possono portare alla disperazione. Ma la maggior parte delle persone non commette azioni disperate se le è stato insegnato che la dignità, l’onestà e l’integrità sono più importanti della vendetta o dell’ira; se capisce che il rispetto e la gentilezza, in ultima analisi, danno all’uomo la possibilità di raggiungere il successo…

Le donne del Comitato contro la violenza hanno trovato la soluzione, l’unica che possa invertire una spirale di comportamento distruttivo e di sofferenze senza motivo. Il ritorno ai valori familiari tradizionali compirà miracoli».6

Troppo spesso pensiamo erroneamente che i nostri figli abbiano bisogno di più cose; mentre in realtà quello che invocano in silenzio è semplicemente una porzione maggiore del nostro tempo. L’accumulo della ricchezza o la moltiplicazione dei beni vanno contro gli insegnamenti del Maestro:

«Non vi fate tesori sulla terra, ove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri sconficcano e rubano;

ma fatevi tesori in cielo, ove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sconficcano né rubano.

Perché dov’è il tuo tesoro, quivi sarà anche il tuo cuore».7

Una sera ho veduto una moltitudine di genitori e figli attraversare un incrocio qui a Salt Lake City, diretta verso un grande stadio per vedere lo spettacolo La Bella e la Bestia . Volli accostare la macchina al marciapiede proprio per osservare quell’allegra marea. I padri, che certamente erano stati convinti ad andare da tante preghiere, tenevano per mano i loro preziosi figlioletti. Si vedeva l’amore in azione; si assisteva a un tacito sermone sull’amore; si intuiva un cambiamento di impegni per fare fronte a una priorità stabilita da Dio.

È proprio vero che la pace regnerà trionfante quando miglioreremo noi stessi secondo lo schema stabilito dal Signore. Allora apprezzeremo la profonda spiritualità che si cela dietro le semplici parole di un inno molto familiare: «Tutto è bello attorno a noi quando regna amor».8

Secondo: il servizio del prossimo. Anche se il raggiungimento dell’esaltazione è una faccenda personale, e anche se le persone non vengono salvate in gruppo ma individualmente, non è certamente possibile vivere in un vuoto. L’appartenenza alla Chiesa richiede la determinazione a servire. Una posizione di responsabilità può non avere un’importanza riconosciuta, né può avere una ricompensa nota al pubblico in generale. Il servizio per essere accetto al Salvatore deve provenire da menti ben disposte, da mani laboriose e da cuori impegnati.

Lo scoraggiamento può ogni tanto oscurare il nostro cammino; la frustrazione può essere la nostra costante compagna di viaggio. Nelle nostre orecchie possono risuonare i sofismi di Satana che sussurra: «Non puoi salvare il mondo; i tuoi piccoli sforzi non servono a nulla; non hai il tempo di occuparti degli altri». Con fiducia nel Signore distogliamo gli occhi da questa falsità e assicuriamoci che i nostri piedi siano fermamente piantati sulla via del servizio, e che il nostro cuore e la nostra anima siano impegnati a seguire l’esempio del Signore. Nei momenti in cui la luce della determinazione si affievolisce, possiamo trovare conforto nella Sua promessa: «Non stancatevi di far bene… Ciò che è grande procede da piccole cose. Ecco, il Signore richiede il cuore e una mente ben disposta».9

Un anno l’organizzazione della Primaria ha compiuto uno sforzo per far conoscere meglio ai bambini i sacri templi di Dio. Questo programma ha spesso comportato una visita al terreno circostante il tempio. Il riso dei bambini, la gioia dei ragazzi liberi di esprimersi e l’esuberanza e l’energia dimostrata da tutti hanno rallegrato il cuore di chi li osservava. Quando un’affettuosa insegnante conduceva per mano un bambino o una bambina alle porte del Tempio di Salt Lake perché le toccasse, quasi potevo vedere il Maestro che accoglieva i bambini attorno a Sé e udire le Sue confortanti parole: «Lasciate i piccoli fanciulli venire a me; non glielo vietate, perché di tali è il regno di Dio».10

Terzo: guardare verso il cielo. Se lo facciamo, troveremo consolante e soddisfacente comunicare con il nostro Padre celeste tramite la preghiera, la via che porta al potere spirituale, sì, il passaporto per la pace. Ricordiamo il Suo beneamato Figliuolo, il Principe della Pace, che per primo mostrò letteralmente la via che gli altri dovevano seguire. Il Suo piano divino può salvarci dalle Babilonie del peccato, dall’autocompiacimento e dall’errore. Il Suo esempio indica la via. Quando si trovò davanti alla tentazione, Egli la evitò; quando Gli fu offerto il mondo, Egli rifiutò; quando Gli fu chiesto di dare la vita, Egli la donò.

In un’importante occasione Gesù citò un passo di Isaia: «Lo spirito del Signore, dell’Eterno è su me, perché l’Eterno m’ha unto per recare una buona novella agli umili; m’ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore rotto, per proclamare la libertà a quelli che sono in cattività, l’apertura del carcere ai prigionieri»11—chiara dichiarazione della pace che sopravanza ogni intelligenza.

Spesso la morte arriva come un intruso. È un nemico che appare improvvisamente nel mezzo del banchetto della vita per spegnerne le luci e la gioia. La morte posa la sua pesante mano su coloro che ci sono più cari e, a volte, ci lascia affranti e stupiti. In certe situazioni, come nel caso di grandi sofferenze e patimenti, la morte viene come un angelo di misericordia. Ma per gli afflitti la promessa di pace del Maestro è un balsamo consolatore che guarisce: «Io vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti».12 «Io vo a prepararvi un luogo… affinché dove son io, siate anche voi».13

Prego tanto perché tutti coloro che hanno amato e poi perduto una persona cara possano convincersi della realtà della Risurrezione e gioire della sicura conoscenza che le famiglie possono esistere per sempre. Una di queste persone era il maggiore Sullivan Ballou il quale, durante la guerra di secessione americana, scrisse una commovente lettera a sua moglie, appena una settimana prima di cadere sul campo di battaglia a Bull Run. Insieme con me apprezzate l’amore che gli riempiva l’anima, la sua fiducia in Dio, il suo coraggio e la sua fede.

«14 luglio 1861

Campo Clark, Washington

Mia carissima Sarah,

tutto lascia prevedere che ci muoveremo entro pochi giorni, forse domani stesso. Non sapendo se potrò farlo di nuovo, sento la necessità di scriverti qualche riga che tu possa leggere quando non ci sarò più…

Non nutro dubbi né mancanza di fiducia nella causa alla quale mi sono dedicato, e il mio coraggio non sta venendo meno… Sono… perfettamente disposto… a rinunciare a tutte le gioie di questa vita per sostenere questo governo…

Sarah, il mio amore per te è imperituro; sembra mi leghi con corde che nulla se non l’Onnipotente potrebbe spezzare. E tuttavia l’amore per il mio paese mi riempie come un forte vento e mi trascina irresistibilmente con tutte queste catene al campo di battaglia.

I ricordi dei felici momenti che ho vissuto con te mi invadono l’anima, e sento tanta gratitudine per Dio e per te perché ne ho goduto così a lungo. È difficile rinunciarvi e ridurre in cenere tutte le speranze degli anni futuri che, Dio volendo, avremmo potuto trascorrere insieme nel nostro amore, e vedere i nostri figli crescere per diventare uomini onorevoli. So di avere pochi diritti di godere del favore della divina provvidenza, ma qualcosa mi sussurra—forse è l’esitante preghiera del mio piccolo Edgar—che ritornerò sano e salvo dai miei cari. Se ciò non fosse, mia cara Sarah, non dimenticare mai quanto ti ho amato; e quando esalerò l’ultimo respiro sul campo di battaglia, sarà per sussurrare il tuo nome. Perdona le mie… colpe e i tanti dolori che ti ho causato… Quanto sono stato sciocco e insensibile in tante occasioni! Quanto darei per lavare con le mie lacrime ogni piccola macchia sulla tua felicità…

Ma, Sarah mia, se i morti possono tornare su questa terra, invisibili, per vivere accanto ai loro cari, io sarò sempre vicino a te, nei giorni più lieti e nelle notti più scure… sempre, sempre ; e se una dolce brezza soffierà sulle tue guance, sarà il mio respiro; quando il fresco zeffiro rinfrescherà le tue tempie accaldate, sarà il mio spirito che passa accanto a te. Sarah, non piangere la mia morte; pensa invece che sono andato ad aspettarti, poiché ci rivedremo».14

Il nostro messaggio di pace

Le tenebre della morte possono sempre essere disperse dalla luce della verità rivelata: «Io son la risurrezione e la vita», disse il Maestro. «Chi crede in me, anche se muoia, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà mai».15

A queste parole si aggiungono quelle dette dall’angelo a Maria Maddalena piangente e all’altra Maria, quando esse andarono alla tomba per preparare il corpo del loro Signore: «Perché cercate il vivente fra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato».16

Questo è il nostro messaggio. Egli vive! E poiché Egli vive, tutti sicuramente vivranno di nuovo. Questa conoscenza porta la pace ai parenti di coloro le cui tombe si trovano nei luoghi consacrati delle Fiandre, dove i papaveri fioriscono a primavera, e di coloro che riposano in mille altri luoghi, anche nelle profondità dell’oceano. «Qual gioia è ciò per il mio cuor: saper che vive il Redentor».17

Idee Per Gli Insegnanti Familiari

Dopo aver pregato ed esservi preparati, condividete questo messaggio impiegando un metodo che incoraggi la partecipazione di coloro cui insegnate. Seguono alcuni esempi:

  1. Mostrate un quotidiano con titoli di attualità sui problemi del mondo e chiedete ai membri della famiglia se questi problemi hanno mai suscitato paura in loro. Parlate dei modi in cui il Salvatore può aiutarci a trovare la pace e a superare la paura a dispetto dei problemi esistenti nel mondo.

  2. Chiedete a un vostro figlio piccolo o adolescente se ha mai avuto bisogno di aiuto in un’occasione in cui qualcuno è stato poco gentile con lui, o perché le cose a scuola non andavano bene. Chiedete ai membri della famiglia di indicare in che modi il Salvatore ci può venire in aiuto.

  3. C’è qualcuno tra coloro ai quali insegnate che abbia subito la perdita di una persona cara? Portate la vostra testimonianza della risurrezione del Salvatore e dei suoi effetti su tutti noi oppure, se appropriato, chiedete a questa persona di condividere la sua testimonianza con gli altri membri della famiglia.

Note

  1. 3 Nefi 11:28–30.

  2. John McCrae, «In Flanders Fields», in The Best Loved Poems of the American People, a cura di Hazel Felleman (1936), 429.

  3. L. Douglas Wilder, citato in «Early Hardships Shaped Candidates», Deseret News, 1 dicembre 1991, A2.

  4. «Purposeful Living», Listen, A Journal of Better Living, gennaio–marzo 1955, 19.

  5. Conference Report, ottobre 1959, 128.

  6. «Family Values in a Violent Society», Deseret News, 16 gennaio 1994, A12.

  7. Matteo 6:19–21.

  8. «Tutto è bello attorno a noi», Inni, 186.

  9. DeA 64:33–34.

  10. Marco 10:14.

  11. Isaia 61:1; vedere Luca 4:17–20.

  12. Giovanni 14:27.

  13. Giovanni 14:2–3.

  14. Citato in Geoffrey C. Ward, The Civil War (1990), 82–83.

  15. Giovanni 11:25–26.

  16. Luca 24:5–6.

  17. «Io so che vive il Redentor», Inni, 82.