2004
Confortata nelle mie afflizioni
Marzo 2004


Confortata nelle mie afflizioni

A seguito del mio divorzio, io e i miei figli abbiamo trovato conforto nella semplice applicazione del Vangelo.

Ero sposata da diciotto anni quando il mio matrimonio, celebrato nel tempio, terminò con la separazione e poi il divorzio. Come avremmo potuto io e i miei figli sopravvivere spiritualmente ed emotivamente? In quel periodo difficile, le fondamenta di una casa edificata su Cristo diventarono per noi una fortezza a nostra difesa. Ecco come l’applicazione pratica e tradizionale del Vangelo nella nostra famiglia ci fu di sostegno e di conforto, contribuendo a rafforzare il nostro legame e aiutandoci a conoscere più profondamente l’amore del Salvatore.

Il miracolo d’amore della serata familiare

Quando, durante e dopo il divorzio, dovemmo affrontare periodi di grandi incertezze, il nostro impegno per tenere la serata familiare diventò più vitale che mai. A prescindere se fossimo tutti più o meno in vena di partecipare, ci siamo sforzati di tenere una serata familiare «ufficiale» ogni settimana. A volte, prima della serata familiare, volava qualche invettiva, ma appena iniziavamo l’inno di apertura lo Spirito era evidente e in genere ogni cosa procedeva con la dovuta calma.

Persino coloro che rifiutavano di unirsi al gruppo aprivano la porta della loro camera da letto, lasciando che i dolci suoni degli inni, delle preghiere e delle Scritture facessero il loro sacro lavoro. Quando iniziavamo a cantare l’inno di chiusura, alzavo lo sguardo dal pianoforte e vedevo spesso tutti i miei figli seduti insieme—un miracolo d’amore e una testimonianza dello spirito presente soltanto quando seguiamo il consiglio del profeta.

Il potere confortante della musica

In quel periodo difficile presi l’abitudine di sedermi al pianoforte al termine di ogni giorno e, con una mano, suonavo la melodia dei nostri inni preferiti della Primaria. Suonavo «Io sento attorno a me», «Quand’Egli tornerà», «Il mio Padre celeste mi ama», «Sono un figlio di Dio» e molti altri, finendo sempre con l’inno «Signore, resta qui con me». Questo rituale serale era confortante per la mia famiglia. Non importava come era trascorsa la giornata; se la mamma sedeva al piano e suonava qualche inno, ci sentivamo riconciliati con il mondo—o per lo meno disposti ad affrontarlo meglio.

Un giorno, pensavo di non farcela più; mandai i bambini in casa e rimasi seduta i n macchina per poter dar libero sfogo a una crisi di pianto. Dopo essermi calmata, pregai e andai in casa. Aprendo la porta, sentii le dolci note di uno dei miei inni preferiti. Mio figlio era al pianoforte e suonava l’inno per lenire il mio dolore e consolarmi, esattamente come facevo io per lui e le sue sorelle.

L’ancora indispensabile delle Scritture

In quel periodo di prove, le Scritture rappresentavano un’ancora vitale per la nostra salute e il nostro progresso spirituale. Anche se non le leggevamo insieme ogni giorno, erano intessute nelle vicende della nostra vita e nelle nostre conversazioni. Facevamo riferimento ad esse durante le nostre controversie o i nostri conflitti, per chiedere conferma delle nostre scelte e per cercare la guida nella nostra vita. Dopo aver parlato dei nostri sentimenti o di ciò che ci preoccupava, leggevamo insieme un versetto delle Scritture o una parte di un discorso della conferenza per fortificarci, ottenere conferme e confortarci a vicenda. Le nostre copie delle opere canoniche, consumate per l’usura, diventarono quasi un’estensione delle nostre mani e del nostro cuore.

Una sera mentre stavo andando a letto, presi le mie Scritture e le aprii, ma capii di avere gli occhi troppo stanchi per concentrarmi sulla lettura. Dopo un giorno intero a scuola, due lavori, i compiti—e le mie solite quattro ore di sonno—ero praticamente rimasta senza energia. Chiamai mia figlia che stava finendo di fare i compiti e le chiesi di leggermi le Scritture. La dolce lettura da parte della mia amata figliola fu un momento splendido. Non ricordo quali passi lesse, ma non dimenticherò mai il suo amore, la sua tenerezza nel rimboccarmi le coperte quella sera—come io avevo fatto per lei innumerevoli volte.

L’unità della preghiera

Inginocchiarci mattina e sera per la preghiera non soltanto riuniva la famiglia insieme in una stanza, ma ci avvicinava spiritualmente. La preghiera ci dava modo di controllare i sentimenti negativi, esprimere amore, condividere i nostri fardelli e rinsaldare il nostro nucleo familiare per affrontare il mondo. La preghiera ha diretto la nostra attenzione verso il Signore, ha focalizzato la nostra energia come famiglia e aumentato la nostra forza. Poco importavano le difficoltà affrontate individualmente quel giorno, ognuno di noi sapeva senza alcun dubbio che ci amavamo e ci sostenevamo a vicenda e che ci saremmo aiutati in qualsiasi modo possibile. Tengo cari i ricordi dei tempi in cui non sapevamo che cosa fare, ma in silenzio ci siamo avvicinati, ci siamo presi per mano e abbiamo iniziato a pregare. Dopo queste sacre preghiere ci sentivamo sempre rafforzati dal Suo amore, qualunque fosse la situazione da affrontare: l’ostracismo degli amici, la costernazione per la pratica di divorzio oppure le difficoltà economiche. Andavamo sempre avanti; la preghiera ci dava la forza di farlo.

Forza in ogni momento

Nei momenti di prova e di transizione, perseverare sino alla fine diventa una questione di perseverare giorno per giorno, ora per ora e momento per momento. Non so quale sarà la prossima prova o il prossimo cambiamento, ma so che appoggiandoci al Salvatore mediante la mera—ma profonda—applicazione del Vangelo, possiamo trovare la forza necessaria ad ogni momento, ogni ora e ogni giorno della nostra vita.

Colleen M. Pate è membro del Secondo Rione di West Valley, Palo di West Valley (Utah).