2006
Mandato a casa da scuola
Settembre 2006


Mandato a casa da scuola

«Beati voi, quando gli uomini v’avranno… sbanditi d’infra loro, e v’avranno vituperati… per cagione del Figliuol dell’uomo» (Luca 6:22).

Appena Karl si svegliò, saltò giù dal letto. Di solito gli piaceva rimanere avvolto tra le coperte sino a quando la madre lo chiamava per la colazione, ma quello era un giorno speciale: sarebbe stato il suo primo giorno di scuola. Karl era molto impaziente d’imparare a leggere e a scrivere. Inoltre, era il primo giorno di scuola anche per il suo amico Joey.

Karl si mise una camicia pulita e i pantaloni, si lisciò i capelli con l’acqua del pozzo. Prese poi il secchio del latte dove la madre aveva messo il suo pranzo. Camminò con accortezza lungo la strada sterrata per non rovinare le scarpe. Arrivato alla scuola di legno, costituita da una sola aula, si sedette accanto a Joey.

L’insegnante era un uomo dall’aspetto austero e con sopracciglia folte. Chiamò gli allievi a uno a uno perché recitassero la lezione. Karl aveva studiato l’abbecedario, così da non sbagliare. Subito fu in grado di leggere: «B-a, ba, b-e, be, b-i, bi, b-o, bo, b-u, bu».

Durante la pausa pranzo, lui e Joey mangiarono nei pressi del ruscello che scorreva accanto alla scuola e giocarono con gli altri bambini, fino a quando il maestro suonò la campana per richiamarli in classe. Quando tutti i bambini furono seduti, l’insegnante chiamò due persone: «Karl Rytting e Joseph Hoagland, venite per cortesia qua».

Karl era agitato: non aveva fatto a tempo a prepararsi per le lezioni pomeridiane. Che cosa sarebbe accaduto se avesse commesso un errore? Quando però egli e Joey arrivarono davanti al maestro, questi fece loro solo una domanda: «Mi è stato riferito che voi siete mormoni. È vero?»

La salivazione di Karl si era azzerata e gli tremavano le ginocchia, ma guardò dritto al maestro e rispose: «Sì, è vero». Joey fece altrettanto.

«Allora dovete ritornare a casa. I mormoni non possono frequentare la nostra scuola».

Karl trattenne le lacrime intanto che prendeva il cappotto e il secchio del latte. Mentre con Joey stava ritornando a casa lungo la strada polverosa iniziò a piangere.

Poco dopo Joey prese la deviazione che portava a casa sua e Karl proseguì dritto. Quando varcò la porta, la madre gli chiese: «Karl, che cosa succede? Perché sei tornato così presto da scuola? Non stai bene?»

«No, mamma», rispose Karl. «Il maestro ha detto che io e Joey non possiamo andare a scuola perché siamo mormoni». Sentiva che le lacrime gli sgorgavano nuovamente dagli occhi.

«Oh, Karl, mi dispiace», gli disse la madre stringendolo a sé. «Quando siamo stati battezzati sapevamo che alcune persone non avrebbero capito. Il vero vangelo di Gesù Cristo, tuttavia, vale più di qualsiasi cosa cui dobbiamo rinunciare».

«Lo so», Karl replicò, piangendo tra la gonna della madre.

Una voce si udì quindi da un angolo della stanza. Era il nonno Jansson, che per primo due anni addietro aveva portato i missionari in casa. «Puoi ancora imparare a leggere, se vuoi», gli disse.

«Come posso imparare a leggere se non posso andare a scuola?» chiese Karl.

Il nonno sorrise: «T’insegnerò io. Leggeremo insieme la Bibbia. Ti piacerebbe?»

«Sì, moltissimo».

Il nonno aprì la Bibbia e fece cenno a Karl di accostarsi alla sua sedia. Il dito puntava le parole mentre le leggeva: «Nel principio era la Parola» (Giovanni 1:1).

«Nel principio era la Parola», ripeteva Karl, facendo caso alle lettere. Fu un buon inizio, dopo tutto.

Le missioni in Svezia

Nel 1880, Karl Frederick Rytting si trasferì nello Utah con la famiglia. Tredici anni dopo ritornò in Svezia come missionario e incontrò il suo vecchio amico, che allora era l’anziano Hoagland.

Gli studi che Karl fece con il nonno gli furono di grande aiuto durante la missione. Una volta fu arrestato e portato davanti a un arcivescovo e a dodici vescovi della chiesa di stato. Lo interrogarono sino a quando uno dei vescovi disse che era inutile cercare di coglierlo in fallo, perché era «ovvio che aveva memorizzato tutta la Bibbia».

«Voi… avrete bisogno di tanto coraggio per non cedere all’influenza dei vostri coetanei, per resistere alle tentazioni, per sopportare di essere ridicolizzat[i] e ostracizzat[i], per difendere la verità».

Presidente James E. Faust, secondo consigliere della Prima Presidenza, «Le virtù delle rette figlie di Dio», Liahona, maggio 2003, 110.