Conferenza generale
E cercavano di vedere chi era Gesù
Conferenza generale di ottobre 2022


E cercavano di vedere chi era Gesù

Attesto che Gesù vive, che ci conosce e che ha il potere di guarire, di trasformare e di perdonare.

Fratelli, sorelle e amici, nel 2013 io e mia moglie, Laurel, siamo stati chiamati a servire come dirigenti nella Missione Ceca e Slovacca. I nostri quattro figli hanno servito con noi.1 Come famiglia siamo stati benedetti con missionari brillanti e dagli straordinari santi cechi e slovacchi. Vogliamo loro molto bene.

Quando è arrivata sul campo di missione, la nostra famiglia ha portato con sé un insegnamento impartito dall’anziano Joseph B. Wirthlin. In un discorso intitolato “Il gran comandamento”, l’anziano Wirthlin ha chiesto: “Amate il Signore?”. Il suo consiglio a chi tra noi avesse risposto “sì” era semplice e profondo: “Trascorrete del tempo con Lui. Meditate le Sue parole. Prendete su voi il Suo giogo. Cercate di comprendere e di obbedire”2. L’anziano Wirthlin ha poi promesso benedizioni trasformatrici a coloro che sono disposti a dedicare tempo e spazio a Gesù Cristo.3

Abbiamo preso a cuore il consiglio e la promessa dell’anziano Wirthlin. Insieme ai nostri missionari, abbiamo trascorso molto tempo con Gesù, studiando Matteo, Marco, Luca e Giovanni nel Nuovo Testamento e 3 Nefi nel Libro di Mormon. Alla fine di ogni riunione missionaria, ci ritrovavamo sempre in quelli che definivamo i “Cinque vangeli”4 a leggere, a discutere, a esaminare e a conoscere meglio Gesù.

Per me, per Laurel e per i nostri missionari, trascorrere del tempo con Gesù nelle Scritture ha cambiato tutto. Abbiamo acquisito una gratitudine più profonda per chi era e per ciò che era importante per Lui. Insieme riflettevamo su come insegnava, su ciò che insegnava, sui modi in cui dimostrava amore, su ciò che faceva per benedire e servire, sui Suoi miracoli, su come reagì al tradimento, su come gestiva complicate emozioni umane, sui Suoi titoli e sui Suoi nomi, su come ascoltava, su come risolveva i conflitti, sul mondo in cui viveva, sulle Sue parabole, su come incoraggiava unità e gentilezza, sulla Sua capacità di perdonare e di guarire, sui Suoi sermoni, sulle Sue preghiere, sul Suo sacrificio espiatorio, sulla Sua risurrezione, sul Suo vangelo.

Spesso ci sentivamo come Zaccheo che, “piccolo di statura”, corse ad arrampicarsi su un sicomoro mentre Gesù attraversava Gerico perché, come disse Luca, “[cercavamo] di veder chi era Gesù”5. Non si trattava di come volevamo o desideravamo che Gesù fosse, ma piuttosto di come Egli era ed è realmente.6 Proprio come aveva promesso l’anziano Wirthlin, abbiamo imparato in modo molto concreto che “il vangelo di Gesù Cristo è un vangelo di trasformazione: ci prende come uomini terreni e ci raffina sino a diventare esseri eterni”7.

Sono stati giorni speciali. Siamo giunti a credere che “nessuna parola di Dio rimarrà inefficace”8. I sacri pomeriggi a Praga, a Bratislava o a Brno, trascorsi a sperimentare insieme come missione il potere e la realtà di Gesù, continuano a echeggiare nella vita di tutti noi.

Spesso studiavamo Marco 2:1–12. La storia che racconta è interessante. Voglio leggerne una parte direttamente da Marco e poi spiegarvi cosa sono arrivato a capire dopo uno studio e una discussione approfonditi con i nostri missionari e con altri.9

“E dopo alcuni giorni, [Gesù] entrò di nuovo in Capernaum, e si seppe che era in casa;

e si raunò tanta gente che neppure lo spazio dinanzi alla porta la potea contenere. Ed egli annunziava loro la Parola.

E vennero a lui alcuni che menavano un paralitico portato da quattro.

E non potendolo far giungere fino a lui a motivo della calca, scoprirono il tetto dalla parte dov’era Gesù; e fattavi un’apertura, calarono il lettuccio sul quale il paralitico giaceva.

E Gesù, veduta la loro fede, disse al paralitico: Figliuolo, i tuoi peccati ti sono rimessi”.

Dopo uno scambio con alcune persone tra la folla10, Gesù guarda l’uomo paralitico e lo guarisce fisicamente, dicendo:

“Io tel dico (disse al paralitico), lèvati, togli il tuo lettuccio, e vattene a casa tua.

E colui s’alzò, e subito, preso il suo lettuccio, se ne andò via in presenza di tutti; talché tutti stupivano e glorificavano Iddio dicendo: Una cosa così non la vedemmo mai”11.

Ora, ecco la storia come sono giunto a capirla: all’inizio del Suo ministero, Gesù tornò a Capernaum, un piccolo villaggio di pescatori situato sulla costa settentrionale del Mar di Galilea.12 Aveva da poco compiuto una serie di miracoli guarendo ammalati e scacciando spiriti maligni.13 Ansiosi di sentire e di vedere di persona l’uomo chiamato Gesù, gli abitanti del villaggio si riunirono nella casa dove si diceva che avrebbe alloggiato.14 Mentre si radunavano, Gesù cominciò a insegnare.15

A quel tempo, a Capernaum, le case erano edifici di un solo piano con il tetto piatto, raggruppati insieme.16 I tetti e i muri erano fatti con un miscuglio di pietra, legno, argilla e paglia, e vi si accedeva tramite una rampa di semplici gradini sul lato della costruzione.17 Nella casa la folla crebbe rapidamente, riempì la stanza in cui Gesù stava insegnando e si riversò per strada.18

La storia si concentra su un uomo paralitico e sui suoi quattro amici.19 La paralisi spesso è accompagnata da debolezza e tremori.20 Immagino uno dei quattro amici che dice agli altri: “Gesù è nel nostro villaggio. Tutti noi sappiamo dei miracoli che ha compiuto e di coloro che ha guarito. Se riusciamo a portare il nostro amico da Gesù, forse anche lui può essere guarito”.

Quindi, ognuno di loro prende un angolo della stuoia, o letto, dell’amico e insieme iniziano a trasportarlo attraverso le strade tortuose, strette e sterrate di Capernaum.21 Con i muscoli dolenti, svoltano l’ultimo angolo solo per scoprire che la folla o, come dice il versetto, la “calca” delle persone riunite per ascoltare è così folta che raggiungere Gesù è impossibile.22 Con amore e fede, i quattro non si arrendono. Al contrario, si affannano su per i gradini fino ad arrivare sul tetto piatto, tirano su con cautela il loro amico e il suo letto, scoprono il tetto della stanza in cui Gesù sta insegnando e calano il loro amico.23

Considerate che nel bel mezzo di quello che doveva essere un momento di insegnamento serio, Gesù sente un rumore stridente, alza lo sguardo e vede un buco nel soffitto che diventa sempre più grande, mentre polvere e paglia cadono nella stanza. Un paralitico su un letto viene poi calato fino a terra. Sorprendentemente, Gesù capisce che questa non è un’interruzione, bensì qualcosa di importante. Guarda l’uomo sul letto, perdona pubblicamente i suoi peccati e lo guarisce fisicamente.24

Tenendo presente questo racconto di Marco 2, diventano chiare diverse verità importanti su Gesù come il Cristo. Primo, quando cerchiamo di aiutare qualcuno che amiamo a venire a Cristo, possiamo farlo con la fiducia che Egli ha la capacità di alleggerire il fardello del peccato e di perdonare. Secondo, quando portiamo malattie fisiche, emotive o di altro genere a Cristo, possiamo farlo sapendo che Egli ha il potere di guarire e di consolare. Terzo, quando ci adoperiamo, come i quattro amici, per portare gli altri a Cristo, possiamo farlo con la certezza che Egli vede le nostre vere intenzioni e che le onorerà in modo appropriato.

Ricordate: gli insegnamenti di Gesù furono interrotti dall’apparizione di un buco nel tetto. Invece di rimproverare o congedare i quattro che fecero il buco per aver provocato l’interruzione, le Scritture ci dicono che Gesù vide la loro fede.25 Poi, coloro che assistettero al miracolo “furon [presi] da timore, e glorificarono Iddio che avea data cotale autorità agli uomini”26.

Fratelli e sorelle, permettetemi di concludere con altre due osservazioni. Che sia come missionari, fratelli e sorelle ministranti, presidentesse della Società di Soccorso, vescovi, insegnanti, genitori, fratelli o amici, siamo tutti impegnati come discepoli santi degli ultimi giorni nell’opera di portare gli altri a Cristo. Pertanto, le qualità mostrate dai quattro amici meritano di essere esaminate ed emulate.27 Essi sono coraggiosi, flessibili, resilienti, creativi, versatili, speranzosi, determinati, fedeli, ottimisti, umili e perseveranti.

Inoltre, i quattro evidenziano l’importanza spirituale della comunità e dell’amicizia.28 Per condurre l’amico a Cristo, ognuno di loro deve portare il proprio angolo. Se uno lascia andare, le cose diventano più difficili. Se due si arrendono, il compito diventa a tutti gli effetti impossibile. Ognuno di noi ha un ruolo da svolgere nel regno di Dio.29 Quando assolviamo questo ruolo e facciamo la nostra parte, portiamo il nostro angolo. Non importa se siamo in Argentina o nel Vietnam, ad Accra o a Brisbane, in un ramo o in un rione, se siamo una famiglia o una coppia missionaria, ognuno di noi ha un angolo da portare. Quando lo facciamo, e se lo facciamo, il Signore benedice tutti noi. Proprio come vide la loro fede, così Egli vedrà la nostra e ci benedirà come popolo.

In diversi momenti ho portato il mio angolo di un letto, mentre altre volte sono stato io a essere portato. Parte del potere di questa straordinaria storia di Gesù è che ci ricorda quanto abbiamo bisogno gli uni degli altri, quali fratelli e sorelle, per venire a Cristo ed essere trasformati.

Queste sono alcune delle cose che ho imparato trascorrendo del tempo con Gesù in Marco 2.

“Possa Dio accordarci di poter [portare il nostro angolo], affinché non ci sottraiamo al nostro dovere, affinché non abbiamo timore, ma possiamo rimanere saldi nella nostra fede e determinati nella nostra opera, per portare a termine i propositi del Signore”30.

Attesto che Gesù vive, che ci conosce e che ha il potere di guarire, di trasformare e di perdonare. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. Evie, Wilson, Hyrum e George.

  2. Joseph B. Wirthlin, “Il gran comandamento”, Liahona, novembre 2007, 30.

  3. Tra le benedizioni individuate dall’anziano Wirthlin vi sono: una maggiore capacità di amare; la volontà di essere obbedienti e ricettivi ai comandamenti di Dio; il desiderio di servire gli altri e la disposizione a fare continuamente il bene.

  4. “I Vangeli […] sono una quadruplice presentazione, sotto il nome di quattro diversi evangelisti o scrittori evangelici, della vita e degli insegnamenti di Gesù, e della Sua sofferenza, morte e risurrezione” (Anders Bergquist, “Bible”, in Encyclopedia of Christianity, a cura di James Bowden [2005], 141). Il Bible Dictionary aggiunge che “la parola vangelo significa ‘buona novella’. La buona novella è che Gesù Cristo ha compiuto per l’umanità un’Espiazione perfetta, che redimerà il genere umano dalla tomba. […] I resoconti della Sua vita terrena e gli eventi inerenti al Suo ministero sono chiamati Vangeli” (Bible Dictionary, “Gospels”). 3 Nefi, scritto da Nefi, nipote di Helaman, contiene un resoconto dell’apparizione di Gesù Cristo risorto nelle Americhe, avvenuta subito dopo la Sua crocifissione, e degli insegnamenti da Lui impartiti; pertanto, anch’esso può essere considerato un “Vangelo”. I Vangeli sono particolarmente interessanti perché riportano gli eventi e le circostanze in cui Gesù stesso insegna e partecipa attivamente. Sono un punto di partenza fondamentale per comprendere Gesù come il Cristo, il nostro rapporto con Lui e il Suo vangelo.

  5. Vedere Luca 19:1–4; vedere anche Giacobbe 4:13 (dove viene spiegato che lo Spirito “parla delle cose come sono realmente, e delle cose come realmente saranno”) e Dottrina e Alleanze 93:24 (che definisce la verità come “conoscenza delle cose come sono, e come furono, e come devono avvenire”).

  6. In modo simile, il presidente J. Reuben Clark incoraggiò a studiare la “vita del Salvatore quale persona reale”. Invitò gli altri a immaginarsi di vivere i resoconti scritturali della vita di Gesù Cristo, a cercare di “accompagnare il Salvatore, di vivere con Lui, di permetterGli di essere un uomo vero e proprio — per metà divino, ovviamente, ma che comunque si muoveva come un uomo di quei giorni si muoveva”. Inoltre, egli promise che un impegno di questo genere “vi darà una tale visione di Lui, una tale intimità con Lui che non penso possiate ottenere in nessun’altra maniera. […] Imparate ciò che faceva, ciò che pensava, ciò che insegnava. Fate ciò che faceva Lui. Per quanto possibile, vivete come viveva Lui. Egli era l’uomo perfetto” (Behold the Lamb of God [1962], 8, 11). Per approfondimenti sul valore e sui motivi per cui studiare Gesù nel contesto storico, vedere N. T. Wright e Michael F. Bird, The New Testament in Its World (2019), 172–187.

  7. Joseph B. Wirthlin, “Il gran comandamento”, 29.

  8. Luca 1:37.

  9. Oltre a parlare regolarmente e a lungo di Marco 2:1–12 con i missionari della Missione Ceca e Slovacca, sono anche grato per le lezioni apprese mentre esaminavo questo testo con i giovani uomini e le giovani donne del corso di preparazione per i missionari del Palo di Salt Lake Highland, e con i dirigenti e i membri del Palo GANS di Salt Lake Pioneer.

  10. Vedere Marco 2:6–10.

  11. Marco 2:11–12.

  12. Vedere The Oxford Companion to the Bible, a cura di Bruce M. Metzger e Michael D. Coogan, (1993), 104; James Martin, Jesus: A Pilgrimage (2014), 183–184.

  13. Vedere Marco 1:21–45.

  14. Vedere Marco 2:1–2.

  15. Vedere Marco 2:2.

  16. Vedere Metzger e Coogan, The Oxford Companion to the Bible, 104; William Barclay, The Gospel of Mark (2001), 53.

  17. Vedere Barclay, The Gospel of Mark, 53; vedere anche Martin, Jesus: A Pilgrimage, 184.

  18. Vedere Marco 2:2, 4; vedere anche Barclay, The Gospel of Mark, 52–53. Barclay spiega che “la vita in Palestina era molto pubblica. La mattina la porta di casa veniva aperta e chiunque lo desiderasse poteva entrare e uscire. La porta non veniva mai chiusa a meno che qualcuno non desiderasse espressamente un po’ di privacy; una porta aperta era un chiaro invito a tutti a entrare. Nelle [case] più umili, come doveva essere [quella indicata in Marco 2], non c’era alcun vestibolo; la porta si apriva direttamente […] sulla strada. Così, in pochissimo tempo, una folla aveva riempito completamente la casa e occupato il selciato tutt’attorno alla porta; e tutti stavano ansiosamente ascoltando ciò che Gesù aveva da dire”.

  19. Marco 2:3.

  20. Vedere Medical Dictionary of Health Terms, “palsy”, health.harvard.edu.

  21. Vedere Martin, Jesus: A Pilgrimage, 184.

  22. Marco 2:4.

  23. Vedere Marco 2:4; vedere anche Julie M. Smith, “The Gospel according to Mark” (2018), 155–171.

  24. Vedere Marco 2:5–12.

  25. Vedere Marco 2:5; enfasi aggiunta.

  26. Matteo 9:8; vedere anche Marco 2:12; Luca 5:26.

  27. Dottrina e Alleanze 62:3 spiega che i servitori del Signore sono “benedetti […], poiché la testimonianza che [hanno portato] è registrata in cielo […] e i loro peccati […] sono [loro] perdonati”.

  28. Vedere M. Russell Ballard, “Speranza in Cristo”, Liahona, maggio 2021, 55–56. Il presidente Ballard sottolinea che un “senso di appartenenza” è importante sia per la salute fisica sia per quella spirituale, e osserva che “ogni membro nei nostri quorum, nelle nostre organizzazioni, nei nostri rioni e pali possiede doni e talenti divini che possono contribuire a edificare il Suo regno ora”. Vedere anche David F. Holland, Moroni: A Brief Theological Introduction (2020), 61–65. Holland esamina Moroni 6 e i modi in cui la partecipazione e l’amicizia in una comunità religiosa contribuiscono a promuovere il tipo di esperienza spirituale personale che ci lega più strettamente al cielo.

  29. Vedere Dieter F. Uchtdorf, “Sollevate da dove siete”, Liahona, novembre 2008, 56. L’anziano Uchtdorf spiega che “nessuno di noi può o dovrebbe portare avanti il lavoro del Signore da solo. Ma se restiamo tutti vicini e uniti nel posto che il Signore ci ha dato e lo rendiamo migliore, niente potrà impedire a quest’opera divina di andare avanti e progredire”. Vedere anche Chi Hong (Sam) Wong, “Soccorrere in unità”, Liahona, novembre 2014, 15. L’anziano Wong fa riferimento a Marco 2:1–5 e insegna che “per poter aiutare il Salvatore, dobbiamo lavorare insieme in unità e in armonia. Tutti, in qualunque posizione o chiamata, sono importanti”.

  30. Oscar W. McConkie, in Conference Report, ottobre 1952, 57.