2010–2019
E un bambino li condurrà
Aprile 2012


E un bambino li condurrà

Mariti e mogli devono comprendere che la loro principale chiamata, dalla quale non saranno mai rilasciati, è l’uno verso l’altra e poi verso i figli.

Anni fa, in una fredda notte in una stazione ferroviaria del Giappone, sentii bussare al finestrino della mia carrozza. C’era un ragazzo infreddolito con una camicia lacera e un cencio legato intorno alla mascella gonfia. La testa era ricoperta di scabbia. Teneva in mano una lattina rugginosa e un cucchiaio, simbolo di un mendicante orfano. Mentre tentavo di aprire la porta per dargli del denaro, il treno partì.

Non dimenticherò mai quel ragazzino affamato, in piedi al freddo, con in mano una lattina vuota. Né posso dimenticare quanto mi sentii impotente quando il treno partì lasciandolo sulla banchina.

Alcuni anni dopo a Cuzco, su un altopiano delle Ande peruviane, io e l’anziano A. Theodore Tuttle tenemmo una riunione sacramentale in una stanza lunga e stretta che dava sulla strada. Era sera, e mentre l’anziano Tuttle parlava, un bambino che poteva avere sei anni comparve alla porta. Era vestito solo con una camicia lacera che gli arrivava alle ginocchia.

Alla nostra sinistra c’era un tavolino con un vassoio di pane per il sacramento. Questo orfanello di strada affamato lo vide e scivolò lentamente lungo il muro verso il pane. Era quasi arrivato al tavolo quando una donna nella stanza lo vide. Con un secco movimento della testa lo cacciò fuori nel buio della notte. Sentii una fitta al cuore.

Più tardi il bambino tornò. Strisciò furtivamente lungo il muro, lanciando delle occhiate al vassoio del pane e a me. Era arrivato al punto in cui la donna lo avrebbe visto di nuovo, gli tesi le braccia ed egli venne correndo verso di me. Lo presi in braccio sulle mie ginocchia.

Poi, come un gesto simbolico, lo misi a sedere sulla sedia del presidente Tuttle. Dopo la preghiera di chiusura, il bambino si dileguò nella notte.

Quando tornai a casa, raccontai la mia esperienza al presidente Spencer W. Kimball. Era molto commosso e mi disse: “Tenevi in braccio un’intera nazione”. Mi disse in più di un’occasione: “Quell’esperienza ha un significato molto più profondo di quanto possa apparirti oggi”.

Avendo fatto visita ai paesi dell’America Latina quasi cento volte, ho cercato quel bambino nei volti delle persone. Ora capisco cosa voleva dire il presidente Kimball.

Ho incontrato un altro bambino infreddolito sulle strade di Salt Lake City. Era una tarda e fredda sera d’inverno. Avevamo finito una cena di Natale in un hotel. In strada c’erano sei o otto ragazzi chiassosi. Avrebbero dovuto essere a casa al caldo.

Un ragazzo non aveva il cappotto. Saltava dappertutto per riscaldarsi un po’. Sparì in una piccola traversa, senza dubbio verso un umile appartamento e un letto senza sufficienti coperte per tenerlo al caldo.

La notte, quando tiro su le coperte, offro una preghiera in favore di coloro che non hanno un letto caldo.

Al termine della seconda guerra mondiale ero di stanza a Osaka, in Giappone. La città era devastata e le strade erano disseminate di mattoni, macerie e crateri creati dalle bombe. Benché molti alberi fossero stati spazzati via, alcuni erano ancora in piedi con rami spezzati e tronchi danneggiati, e avevano il coraggio di far spuntare alcuni ramoscelli con le foglie.

Una ragazzina che indossava un logoro kimono colorato raccoglieva foglie gialle di sicomoro per farne un bouquet. Sembrava che non vedesse la devastazione che la circondava, mentre scalava le macerie per aggiungere nuove foglie alla sua collezione. Aveva trovato l’unica cosa bella che era rimasta nel suo mondo. Forse dovrei dire che lei era la cosa bella del suo mondo. In qualche modo, pensare a lei aumenta la mia fede. In quella bambina c’era la speranza.

Mormon insegnò che “i bambini sono vivi in Cristo”1 e non hanno bisogno del pentimento.

All’inizio del ventesimo secolo, due missionari stavano servendo nella regione montana della parte meridionale degli Stati Uniti. Un giorno, dalla cima della collina, videro nella radura sottostante un gruppo di persone. Ai missionari non succedeva spesso di trovare delle persone a cui predicare, così si avviarono verso la radura.

Un bambino era annegato e ci sarebbe stato un funerale. I genitori avevano invitato il ministro a “dire qualche parola” per il loro piccolo. I missionari rimasero in disparte, mentre il ministro itinerante, rivolto verso i genitori sofferenti, iniziava il suo sermone. Se i genitori si aspettavano di ricevere consolazione da questo ministro di culto, rimasero delusi.

Egli li rimproverò severamente per non aver fatto battezzare il figlio. Essi avevano rimandato per un motivo o per l’altro e ora era troppo tardi. Disse loro, in maniera molto brusca, che il figlioletto era andato all’inferno e che era colpa loro. Erano loro i colpevoli per le sue eterne sofferenze.

Una volta concluso il sermone e coperta la fossa, i missionari si avvicinarono ai genitori in lacrime. “Siamo servitori del Signore”, dissero alla madre, “e siamo venuti con un messaggio per voi”. Mentre i genitori singhiozzanti ascoltavano, i due missionari lessero alcune rivelazioni, portando la loro testimonianza della restaurazione delle chiavi della redenzione dei vivi e dei morti.

Comprendo quel pastore. Stava facendo del suo meglio con la luce e la conoscenza che aveva. Ma avrebbe dovuto poter offrire di più: c’è la pienezza del Vangelo.

Gli anziani arrivarono come consolatori, insegnanti, servitori del Signore, ministri autorizzati del vangelo di Gesù Cristo.

Questi bambini di cui ho parlato rappresentano tutti i figli del nostro Padre Celeste. “I figliuoli sono un’eredità che viene dall’Eterno… Beati coloro che ne hanno il turcasso pieno!”2

La procreazione è una grande responsabilità per una coppia sposata. Essere un genitore degno e responsabile è la sfida della vita terrena. Né l’uomo né la donna possono procreare da soli. I bambini devono avere due genitori: un padre e una madre. Nessun altro modo o procedimento può rimpiazzarlo.

Tempo fa una donna mi disse in lacrime che da studentessa aveva commesso un grave errore con il suo ragazzo. Aveva abortito. Nel tempo, si laurearono e si sposarono, avendo diversi altri figli. Mi disse che adesso era tormentata nel guardare la sua famiglia, i suoi bellissimi figli, e vedere nella sua mente il posto vuoto lasciato dal quel bambino che mancava.

Se questa coppia comprende e applica a sé l’Espiazione, saprà che quelle esperienze e i relativi dolori possono essere cancellati. Nessuna sofferenza durerà per sempre. Non è facile, ma non è mai stato previsto che la vita fosse semplice o giusta. Il pentimento e la speranza eterna portati dal perdono ne varranno sempre la pena.

Un’altra giovane coppia mi disse in lacrime che era appena tornata dal dottore con il responso che non avrebbe potuto avere dei bambini. I due erano affranti per la notizia. Furono sorpresi quando dissi loro che in effetti erano fortunati. Si chiedevano perché dicessi loro una cosa simile. Risposi che la loro situazione era infinitamente migliore di quella di altre coppie che potevano essere genitori ma che avevano rifiutato ed egoisticamente evitato tale responsabilità.

Dissi loro: “Almeno volete avere dei figli e quel desiderio vi benedirà nella vostra vita terrena e oltre, perché vi darà stabilità spirituale ed emotiva. Sarà molto meglio per voi perché avete desiderato dei figli senza poterli avere, che per coloro che avrebbero potuto ma non hanno voluto”.

Altri invece restano single e quindi senza figli. Alcune, per circostanze fuori dal loro controllo, allevano dei figli come genitori soli. Queste sono situazioni momentanee: nello schema eterno delle cose, e non sempre nella mortalità, i desideri giusti saranno realizzati.

“Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini”.3

L’obiettivo finale di ogni cosa che fa la Chiesa è vedere un marito, sua moglie e i loro figli essere felici nella loro casa, protetti dai principi e dalle leggi del Vangelo, suggellati in modo sicuro mediante le alleanze del sacerdozio eterno. Mariti e mogli devono comprendere che la loro principale chiamata, dalla quale non saranno mai rilasciati, è l’uno verso l’altra e poi verso i figli.

Una delle grandi scoperte dei genitori è che impariamo molto di più dai nostri figli riguardo le cose importanti di quanto abbiamo mai imparato dai nostri genitori. Scopriamo la verità della profezia di Isaia: “E un bambino li condurrà”.4

A Gerusalemme, Gesù, “chiamato a sé un piccolo fanciullo, lo pose in mezzo a loro

e disse: In verità io vi dico: Se non mutate e non diventate come i piccoli fanciulli, non entrerete punto nel regno dei cieli.

Chi pertanto si abbasserà come questo piccolo fanciullo, è lui il maggiore nel regno de’ cieli”.5

“Gesù disse: Lasciate i piccoli fanciulli e non vietate loro di venire a me, perché di tali è il regno de’ cieli.

E imposte loro le mani, si partì di là”.6

Nel Libro di Mormon leggiamo della visita di Gesù Cristo nel Nuovo Mondo. Egli guarì e benedisse le persone e comandò che gli fossero portati i bambini.

Mormon riporta: “Essi gli portarono i loro bambini e li fecero sedere a terra tutt’attorno a lui, e Gesù vi stette in mezzo; e la moltitudine si fece da parte finché furono tutti portati davanti a lui”.7

Poi comandò al popolo di inginocchiarsi. Con i bambini attorno a Lui, il Salvatore si inginocchiò e offrì una preghiera al Padre Celeste. Dopo la preghiera, il Salvatore pianse, “ed egli prese i loro bambini, ad uno ad uno, e li benedisse, e pregò il Padre per loro.

E quando ebbe fatto ciò, egli pianse di nuovo”.8

Posso comprendere i sentimenti espressi dal Salvatore verso i bambini. C’è molto da imparare nel seguire il Suo esempio nei nostri sforzi per pregare per “i piccoli”,9 benedirli e insegnare loro.

Ero il decimo di undici figli. Per quanto ne sappia, né mio padre né mia madre hanno servito in un incarico prominente nella Chiesa.

I nostri genitori hanno servito fedelmente nel loro incarico più importante, come genitori. Nostro padre ha guidato la sua famiglia in rettitudine, mai con rabbia o paura. Il grande esempio di nostro padre è stato rafforzato dai dolci consigli di nostra madre. Il Vangelo è una potente influenza nella vita di ciascuno di noi, nella famiglia Packer, e nelle generazioni successive, per quanto abbiamo potuto vedere.

Spero di essere considerato un uomo giusto come mio padre. Prima di sentire le parole “ben fatto” dal mio Padre Celeste, spero di sentirle dette dal mio padre terreno.

Molte volte mi sono chiesto perché sono stato chiamato come apostolo e poi come presidente del Quorum dei Dodici Apostoli benché venissi da una famiglia in cui il padre poteva essere considerato meno attivo. Non sono l’unico dei Dodici ad avere una situazione simile.

Alla fine, ho potuto vedere e comprendere che potrebbe essere proprio per questo motivo che sono stato chiamato. E ho potuto capire perché, in tutto quello che facciamo in Chiesa, noi dirigenti dobbiamo offrire ai genitori e ai figli il modo di avere del tempo insieme come famiglia. I dirigenti del sacerdozio devono stare attenti a rendere la Chiesa un’istituzione per la famiglia.

Ci sono molte cose nel vivere il vangelo di Gesù Cristo che non possono essere misurate o contate nel foglio delle presenze. Ci teniamo occupati con gli edifici, i bilanci, i programmi e le procedure. Nel farlo, è possibile che dimentichiamo il vero spirito del vangelo di Gesù Cristo.

Troppo spesso qualcuno viene da me e mi dice: “Presidente Packer, non sarebbe bello se…?”.

Di solito li interrompo e dico no, perché sospetto che quello che seguirà è una nuova attività o un nuovo programma che aggiungerà un peso, in termini di tempo e di finanze, sulle famiglie.

Il tempo dedicato alla famiglia è sacro e deve essere protetto e rispettato. Invitiamo i fedeli a dimostrare devozione alla propria famiglia.

All’inizio del nostro matrimonio, io e mia moglie decidemmo che avremmo accolto i figli che sarebbero nati assieme alla responsabilità relativa alla loro nascita e la loro crescita. A tempo debito, loro hanno creato la propria famiglia.

Due volte, nel nostro matrimonio, alla nascita di due dei nostri figli, il dottore ci disse: “Non penso che ce la farà”.

Entrambe le volte rispondemmo che avremmo dato la nostra vita affinché il nostro piccino potesse mantenere la sua. Mentre facevamo quest’offerta, capimmo che questa è la stessa devozione che il Padre Celeste ha per ognuno di noi. Che pensiero divino!

Ora, al tramonto della nostra vita, io e la sorella Packer capiamo e testimoniamo che le nostre famiglie possono essere eterne. Nell’obbedire ai comandamenti e vivere pienamente il Vangelo, saremo protetti e benedetti. Con i nostri figli, nipoti e pronipoti, la nostra preghiera è che ognuno di noi, in questa famiglia che cresce, abbia la stessa devozione verso questi preziosi piccoli.

Padri e madri, la prossima volta che tenete in braccio un neonato, potete avere una visione più profonda dei misteri e dello scopo della vita. Capirete meglio perché la Chiesa è così e perché la famiglia è l’organizzazione fondamentale nel tempo e nell’eternità. Rendo testimonianza che il vangelo di Gesù Cristo è vero, che il piano di redenzione, che è stato chiamato piano di felicità, è un piano per le famiglie. Prego il Signore che le famiglie della Chiesa siano benedette, genitori e figli, che quest’opera avanzi come intende il Padre. Rendo questa testimonianza nel nome di Gesù Cristo. Amen.