I classici del Vangelo
La soluzione dei problemi emotivi nella maniera del Signore
Segue l’estratto di un discorso fatto alla conferenza generale dell’aprile 1978. La punteggiatura è stata standardizzata e sono stati aggiunti dei titoli per le varie sezioni. Il testo originale completo è disponibile all’indirizzo liahona.lds.org.
I nostri vescovi sono chiamati sempre più a consigliare i membri afflitti da problemi che riguardano più le necessità emotive che quelle di cibo, di indumenti o di alloggio.
Il mio messaggio, pertanto, verte su questo tema: Come risolvere i problemi psicologici nella maniera del Signore.
Fortunatamente, i principi del benessere temporale si applicano anche ai problemi psichici…
Principi dell’autosufficienza
Il manuale dei servizi di benessere contiene istruzioni che ci aiutano a insegnare ai membri della Chiesa a essere autosufficienti al massimo delle loro capacità. Nessun vero Santo degli Ultimi Giorni affiderà ad altri l’onere del proprio mantenimento. Sino a quando è in grado di farlo, sotto l’ispirazione dell’Onnipotente e con le proprie fatiche, egli provvederà alle necessità della vita.
Abbiamo avuto un buon successo nell’insegnare ai Santi degli Ultimi Giorni che essi sono tenuti a provvedere alle proprie necessità materiali e poi a contribuire al benessere di coloro che non possono provvedere a se stessi.
Se un membro non è in grado di provvedere a se stesso, deve rivolgersi prima alla famiglia e poi alla Chiesa, in questo ordine…
Quando la gente non è disposta a provvedere a se stessa, sebbene possa farlo, abbiamo la responsabilità di mettere in atto il comandamento del Signore: «Colui che è indolente non mangerà il pane né indosserà gli abiti del lavoratore» (DeA 42:42).
La regola è che ognuno deve provvedere alle proprie necessità. La frase che segue è diventata quasi un modello: «Aggiustatelo, consumatelo, fatevelo bastare o fatene a meno».
Quando il programma di benessere della Chiesa fu annunciato, nel 1936, la Prima Presidenza disse:
«L’obiettivo della Chiesa è aiutare la gente ad aiutare se stessa» (Conference Report, ottobre 1936, 3; corsivo dell’autore)…
Questo è un sistema che vede gli uomini provvedere a se stessi, non un sistema di distribuzione di sussidi. Esso richiede un attento inventario di tutte le risorse personali e familiari che devono essere impegnate prima che si abbia un aiuto dall’esterno.
Non è troppo esigente o insensibile quel vescovo che chiede a un membro di lavorare al massimo delle proprie capacità per l’aiuto che riceve dalla Chiesa.
Il membro che è assistito dalla Chiesa non deve sentirsi per nulla imbarazzato a condizione che egli dia al programma stesso tutto il contributo possibile…
La sostanza di ciò che voglio dire è questa: lo stesso principio, l’autosufficienza, si applica alle esigenze spirituali come a quelle emotive…
Se non esercitiamo la massima sollecitudine, siamo sull’orlo di fare a noi stessi emotivamente (e, pertanto, spiritualmente) ciò che per molte generazioni ci siamo adoperati di evitare materialmente, al massimo delle nostre capacità.
Consigliare
Sembra che si sia sviluppata un’epidemia che induce l’individuo a «chiedere consigli», il che prosciuga la forza spirituale della Chiesa, proprio come il comune raffreddore prosciuga la forza dell’umanità più di qualsiasi altra malattia…
Parlando figuratamente, molti vescovi tengono sulla loro scrivania una grossa pila di buoni per l’alleviamento dei problemi emotivi.
Quando qualcuno si rivolge a lui con un problema, il vescovo, sfortunatamente, senza porre una domanda, distribuisce questi buoni, senza pensare a ciò che sta facendo ai suoi fedeli…
L’indipendenza e l’autosufficienza spirituale sono un grande potere di cui ci avvaliamo nella Chiesa. Se derubiamo i membri di questo potere, come possono essi ricevere rivelazioni personali? Come faranno a sapere che c’è un profeta di Dio? Come riceveranno risposte alle loro preghiere? Come faranno a sapere con certezza in prima persona?…
L’applicazione per le famiglie
I padri hanno la responsabilità di presiedere alle loro famiglie.
Qualche volta, con tutte le buone intenzioni, chiediamo troppo ai figli e ai padri, più di quanto essi siano in grado di fare.
Se mio figlio ha necessità di essere consigliato, mio caro vescovo, questa è innanzi tutto una mia responsabilità; sarà la tua soltanto dopo che io avrò svolto il mio ruolo.
Se mio figlio ha necessità di svagarsi, mio caro vescovo, questa è innanzi tutto una mia responsabilità; sarà la tua soltanto dopo che io avrò svolto il mio ruolo.
Se mio figlio deve essere corretto, mio caro vescovo, questa è innanzi tutto una mia responsabilità, sarà la tua soltanto dopo che io avrò svolto il mio ruolo.
Se sono un padre che manca di svolgere i suoi doveri, aiuta prima me e poi i miei figli.
Non essere troppo pronto a svolgere in mia vece il compito di allevare i miei figli.
Non essere troppo rapido a consigliarli e a risolvere tutti i loro problemi. Fai in modo che io mi occupi di queste cose, poiché ciò fa parte del mio ministero.
Viviamo in un giorno in cui il maligno dà costante risalto alla filosofia della gratificazione immediata. Sembriamo chiedere immediatezza in ogni cosa, inclusa la soluzione dei nostri problemi…
Era inteso che la vita fosse una sfida. Soffrire un po’ di ansietà, un po’ di scoraggiamento, un po’ di delusione e provare qualche fallimento è cosa normale.
Insegnate ai vostri membri a far fronte a quel periodo di scoraggiamento che possono talvolta attraversare; le cose prima o poi ritrovano sempre il loro equilibrio.
C’è uno scopo per tutte le lotte che dobbiamo sostenere in questa vita.