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Capitolo 2: Il profeta vivente – Il presidente della Chiesa


Capitolo 2

Il profeta vivente – Il presidente della Chiesa

Introduzione

Il presidente della Chiesa presiede su tutti i quorum del sacerdozio e su tutti i membri della Chiesa. Il presidente James E. Faust (1920–2007) della Prima Presidenza ha spiegato: “È l’apostolo anziano sulla terra; è stato ordinato e messo a parte come profeta, veggente e rivelatore per tutto il mondo. Egli è stato sostenuto presidente della Chiesa; egli è il sommo sacerdote presiedente di tutto il sacerdozio sulla terra. Egli solo detiene e usa tutte le chiavi del Regno sotto il Signore Gesù Cristo, che sta a capo di questa chiesa e della quale è la pietra angolare principale” (“La rivelazione continua”, La Stella, agosto 1996, 4).

L’anziano Mark E. Petersen (1900–1984) del Quorum dei Dodici Apostoli ha reso testimonianza che il profeta vivente è il portavoce del Signore per la Chiesa e per il mondo: “Coloro che non sono membri di questa Chiesa potrebbero non sentire la grande importanza inerente al suo ministero. Anche alcuni membri della Chiesa non l’hanno ancora scoperta. Ma il presidente della Chiesa è effettivamente un profeta suscitato in questi ultimi giorni per offrire una guida ispirata non solo ai Santi degli Ultimi Giorni, ma a tutti gli uomini di tutto il mondo” (“A People of Sound Judgment”, Ensign, luglio 1972, 40).

Uno studio attento di questo capitolo svilupperà il tuo apprezzamento per il presidente della Chiesa e per le chiavi dell’autorità del sacerdozio che egli detiene, e ti aiuterà a comprendere in che modo coloro che scelgono di prestare attenzione ai suoi consigli vengono protetti.

Commentario

2.1

Il profeta vivente detiene tutte le chiavi del sacerdozio

Il presidente Boyd K. Packer (1924–2015) del Quorum dei Dodici Apostoli ha raccontato un’esperienza in cui il presidente Spencer W. Kimball (1895–1985) dichiarò di detenere, in quanto presidente della Chiesa, le chiavi del sacerdozio:

“Nel 1976, dopo una conferenza tenuta a Copenaghen, in Danimarca, il presidente Spencer W. Kimball ci invitò a visitare una piccola chiesa per vedere le statue di Cristo e dei Dodici Apostoli, opera di Bertel Thorvaldsen. Il Cristo è in una nicchia dietro l’altare. Disposti in fila lungo i lati della cappella stanno le statue dei Dodici, con Paolo al posto di Giuda Iscariota.

Il presidente Kimball spiegò all’anziano custode della chiesa che proprio al tempo in cui Thorvaldsen scolpiva quelle bellissime statue in Danimarca, in America avveniva una restaurazione del vangelo di Gesù Cristo, [con] apostoli e profeti che [ricevevano] la loro autorità da coloro che l’avevano detenuta nell’antichità.

Radunati attorno a sé i presenti, egli disse al custode: ‘Noi siamo gli apostoli viventi del Signore Gesù Cristo’. Poi, indicando l’anziano Pinegar, aggiunse: ‘Qui c’è uno dei Settanta, come quelli di cui si parla nel Nuovo Testamento’.

Stavamo vicini alla statua di Pietro, che lo scultore aveva raffigurato con le chiavi in mano a simbolo del possesso delle chiavi del regno. Il presidente Kimball disse: ‘Noi deteniamo le vere chiavi, come le deteneva Pietro, e le usiamo ogni giorno’.

Poi feci un’esperienza che non dimenticherò mai. Il presidente Kimball, [questo gentile profeta], si voltò verso il presidente Johan H. Benthin, del Palo di Copenaghen, e in tono di comando disse: ‘Voglio che lei dica a ogni prelato [capo religioso] della Danimarca che essi non detengono le chiavi! Io detengo le chiavi!’.

Quel giorno ricevetti la testimonianza conosciuta dai Santi degli Ultimi Giorni, ma difficile da descrivere a coloro che non l’hanno sentita – una luce, un potere che pervase ogni fibra del nostro essere – e seppi veramente che là stava il profeta vivente che deteneva le chiavi” (“Lo scudo della fede”, La Stella, luglio 1995, 8).

Il profeta ha i poteri, i doni e le benedizioni che gli permettono di officiare in qualsiasi ufficio della Chiesa (vedi DeA 46:29; 107:91–92). L’anziano Bruce R. McConkie (1915–1985) del Quorum dei Dodici Apostoli ha riassunto le responsabilità del presidente della Chiesa, il profeta vivente:

“Egli è il capo terreno del regno di Dio, la suprema autorità della Chiesa, il ‘Presidente del Sommo Sacerdozio della Chiesa. Ossia, in altre parole, il Sommo Sacerdote Presiedente sul Sommo Sacerdozio della Chiesa’(DeA 107:65–66). Ha il dovere ‘di presiedere sull’intera chiesa’ (DeA 107:91).

Egli è l’unico uomo sulla terra che possa detenere ed esercitare le chiavi del regno nella loro pienezza (DeA 132:7). Mediante l’autorità conferitagli vengono celebrate tutte le ordinanze del Vangelo, viene autorizzato l’insegnamento di ogni verità di salvezza e, mediante le chiavi che egli detiene, la salvezza stessa viene resa disponibile agli uomini del suo tempo” (Mormon Doctrine, seconda edizione [1966], 591–592; grassetto aggiunto).

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Joseph Smith e Oliver Cowdery ricevono le chiavi del Sacerdozio di Melchisedec

Oggi, sulla terra, continuano ad esserci le stesse chiavi del sacerdozio e lo stesso potere che deteneva il profeta Joseph Smith.

Il presidente Gordon B. Hinckley (1910–2008) ha spiegato in che modo in questa dispensazione le chiavi del sacerdozio sono passate dal profeta Joseph Smith all’attuale profeta vivente:

“Quella stessa autorità detenuta da Joseph Smith, quelle stesse chiavi e [quegli stessi] poteri che costituivano l’essenza stessa del diritto conferitogli divinamente di presiedere, furono da lui conferite ai Dodici Apostoli con a capo Brigham Young. Tutti i presidenti della Chiesa che si sono succeduti in questo ufficio tanto alto e sacro sono usciti dal Consiglio dei Dodici. Ognuno di questi uomini [è stato benedetto con lo spirito di rivelazione dall’alto e con il relativo potere]. Vi è stata una catena ininterrotta da Joseph Smith jr a Spencer W. Kimball [presidente della Chiesa al momento in cui fu pronunciato il discorso]. In questo giorno io porto davanti a voi solenne testimonianza di questo fatto. Questa Chiesa è edificata sulla sicura parola di profezia e sulla rivelazione — edificata, come scrisse Paolo agli Efesini, ‘sul fondamento degli apostoli e de’ profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare’ (Efesini 2:20)” (“Il documento di Joseph Smith III e le chiavi del Regno”, La Stella, ottobre 1981, 39).

2.2

Il profeta è il portavoce del Signore

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Il profeta Joseph Smith

Il profeta Joseph Smith ha ricevuto rivelazioni da Dio.

Il presidente Harold B. Lee (1899–1973) disse che i santi non devono mai lasciarsi ingannare, perché il Signore ha stabilito un canale di istruzioni inequivocabile:

Quando dovrà esserci qualcosa di diverso da ciò che il Signore ci ha già detto, Egli lo comunicherà al Suo profeta, non a una persona qualsiasi che girovaga per la nazione, come ci è stato detto; e non a qualcuno che perde i sensi e rinviene dicendo di aver avuto una rivelazione, come racconta un’altra storia. Ho detto: ‘Supponete che quando il Signore ha il Suo profeta sulla terra, Egli ricorra a vie traverse per rivelare le cose ai Suoi figli?. Questo è il motivo per cui Egli ha un profeta, e quando ha una cosa da comunicare a questa chiesa, la comunicherà al presidente, e il presidente vedrà di farla giungere ai presidenti di palo e missione, come pure alle Autorità generali. Essi, a loro volta, si accerteranno che le persone vengano avvisate di qualsiasi nuovo cambiamento’” (“The Place of the Living Prophet, Seer, and Revelator” [discorso tenuto agli insegnanti del Sistema Educativo della Chiesa, 8 luglio 1964], 11; grassetto aggiunto).

Il presidente Ezra Taft Benson (1899–1994) ha insegnato che alle parole dei profeti dobbiamo dare un valore maggiore che a quelle di qualsiasi altra persona:

“Tra tutti gli esseri mortali, dobbiamo tenere i nostri occhi fissi sul capitano, il profeta, veggente e rivelatore, nonché presidente della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Costui è l’uomo più vicino alla sorgente di acqua viva. Ci sono alcune istruzioni divine che ci riguardano che possiamo ricevere soltanto attraverso il profeta. Un buon metodo per misurare la vostra posizione dinanzi al Signore è quello di constatare come vi sentite in merito alle parole ispirate del Suo rappresentante sulla terra, il profeta e presidente, e come agite in base ad esse. Le parole ispirate del presidente non devono essere trattate alla leggera. Tutti gli uomini hanno diritto all’ispirazione e molti uomini ne hanno diritto per il loro incarico specifico. Ma soltanto un uomo occupa la posizione di portavoce del Signore per la Chiesa e per il mondo, ed egli è il presidente della Chiesa. Le parole di tutti gli altri uomini dovrebbero essere soppesate in base alle sue parole ispirate” (“Jesus Christ—Gifts and Expectations”, New Era, maggio 1975, 16).

2.3

Il Signore guida la Chiesa grazie alla rivelazione continua al Suo profeta

Il Signore rivela i Suoi intenti e il Suo volere al profeta. Il presidente Spencer W. Kimball (1895–1985) ha reso testimonianza del fatto che i cieli sono ancora aperti e che il Signore guida la Sua chiesa giorno dopo giorno:

“Oggi io rendo testimonianza al mondo che più di un secolo e mezzo fa questa barriera di ferro fu spezzata ed i cieli si aprirono nuovamente, e da allora le rivelazioni sono state continue. […]

Da quel giorno fatidico del 1820, abbiamo continuato a ricevere nuove Scritture, incluse le rivelazioni abbondanti ed essenziali che hanno formato un flusso interminabile tra Dio e i Suoi profeti sulla terra. […]

Noi testimoniamo al mondo che la rivelazione continua e che i depositi e gli archivi della Chiesa contengono queste rivelazioni che sono ricevute mese dopo mese, giorno dopo giorno. Noi testimoniamo inoltre che dal 1830, anno dell’organizzazione della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, è esistito e continuerà ad esistere sino alla fine dei giorni un profeta riconosciuto da Dio e dal Suo popolo, che interpreta la volontà del Signore.

Ed ora, una parola di ammonimento: non ripetiamo l’errore commesso dagli antichi. Numerose sette moderne credono in Abrahamo, in Mosè, in Paolo, ma non nei profeti di oggi. Anche gli antichi accettavano i profeti dei secoli precedenti, ma denunciavano e maledicevano quelli a loro contemporanei.

Ai nostri giorni, come nel passato, molti si aspettano che ogni eventuale rivelazione debba essere accompagnata da fenomeni stupefacenti. Per molti è difficile accettare come rivelazione le numerose comunicazioni avvenute ai tempi di Mosè, ai tempi di Joseph, ai nostri tempi; quelle rivelazioni che pervengono ai profeti in forma di impressioni profonde, inequivocabili, che si imprimono nella loro mente e nel loro cuore come rugiada celeste o come luce che spazza via le tenebre della notte.

Se uno si aspetta ‘cose spettacolari’, può non comprendere completamente il costante flusso di comunicazioni rivelate. Io dico, con la più profonda umiltà, ma anche con il potere e la forza di un’ardente testimonianza che riempie la mia anima, che dal profeta della Restaurazione al profeta di oggi c’è stata una linea di comunicazione ininterrotta, una linea di autorità continua, e che la luce brillante e penetrante continua a splendere. Il suono della voce del Signore è una continua melodia e un invito possente come il tuono. Da quasi un secolo e mezzo non c’è stata alcuna interruzione” (“La rivelazione: La parola del Signore ai Suoi profeti”, La Stella, ottobre 1977, 86–87; grassetto aggiunto).

2.4

La parola del Signore al profeta vivente giunge al momento giusto e riveste per noi la massima importanza

Il mondo è in costante cambiamento. Dobbiamo continuamente affrontare problemi nuovi e diversi, nonché molte varianti di vecchi problemi. Il nostro saggio e affettuoso Padre Celeste conosce tutte le cose prima che accadano e ci rivela le risposte e le soluzioni, secondo necessità, tramite il Suo profeta. Oltre a interpretare e a confermare le Scritture esistenti, un profeta agisce come rappresentante tramite cui il Signore fornisce nuove Scritture secondo le necessità del popolo. Parlando sotto la guida dello Spirito Santo, le parole del profeta vivente hanno la precedenza sulle altre dichiarazioni che riguardano lo stesso argomento. Il suo consiglio ispirato è in armonia con le verità eterne contenute nelle opere canoniche e si concentra sulle necessità e sulle condizioni del suo tempo.

Le dottrine sono eterne e non cambiano, ma il Signore, tramite il Suo profeta, può cambiare le prassi e i programmi secondo le necessità delle persone. I seguenti esempi illustrano questo principio:

  1. La legge di Mosè fu data ai figliuoli di Israele come “pedagogo per [condurli] a Cristo” (Galati 3:24; vedi anche Joseph Smith Translation, Galatians 3:24) ma fu adempiuta quando Gesù Cristo diede la legge del Vangelo (vedi Galati 3:23–25; Mosia 13:27–35; 3 Nefi 9:15–20).

  2. Quando Gesù era sulla terra, di norma il Vangelo veniva insegnato soltanto al casato di Israele (vedi Matteo 10:5–6; 15:24; Marco 7:25–27). Dopo la Sua risurrezione, il Salvatore comandò agli apostoli di portare il Vangelo a tutti (vedi Marco 16:15; Atti 10).

  3. Ai tempi di Mosè, il Sacerdozio di Melchisedec fu tolto di fra il popolo d’Israele e il Sacerdozio di Aaronne veniva conferito soltanto ai Leviti (vedi DeA 84:24–26; vedi anche Numeri 8:10–22; Ebrei 7:5). Ai tempi di Cristo e dei Suoi apostoli, il Sacerdozio di Melchisedec fu di nuovo reso disponibile e il Sacerdozio di Aaronne fu offerto a uomini che non erano Leviti (vedi Luca 6:13–16; Filippesi 1:1; Ebrei 7:11–12). Oggi, “ogni uomo fedele e degno nella Chiesa può ricevere il santo sacerdozio, con il potere di esercitare la sua divina autorità” (Dichiarazione Ufficiale 2).

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Noè predica

Come nei giorni di Noè, anche oggi i profeti sono una voce di avvertimento.

Il presidente John Taylor (1808–1887) ha fatto riferimento ai profeti dell’Antico Testamento per illustrare come per le nuove generazioni siano necessarie nuove rivelazioni:

“Noi abbiamo necessità di un albero vivo, di una fonte viva, di un’intelligenza viva che proceda dal sacerdozio vivente nei cieli, per tramite del sacerdozio vivente sulla terra. […] E dal giorno in cui Adamo ricevette la prima comunicazione da Dio, a quando Giovanni sull’Isola di Patmo ricevette le Sue comunicazioni, o al giorno in cui Joseph Smith vide i cieli aprirsi davanti a lui, sono sempre state necessarie nuove rivelazioni, adatte alle particolari circostanze in cui le chiese e gli individui si sono trovati.

Le rivelazioni date a Adamo non servirono a Noè per edificare la sua arca, né le rivelazioni di Noè dissero a Lot di allontanarsi da Sodoma; e queste rivelazioni non parlavano dell’esodo dei figli di Israele dall’Egitto. Tutti costoro ricevettero le rivelazioni necessarie alla loro vita, come Isaia, Geremia, Ezechiele, Gesù, Paolo, Pietro, Giovanni e Joseph. Così anche noi dobbiamo ricevere rivelazioni nostre” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – John Taylor [2002], 158).

Il presidente Wilford Woodruff (1807–1898) ha raccontato di una riunione in cui erano presenti il profeta Joseph Smith e Brigham Young:

“Fratello Joseph si voltò verso Brigham Young e disse: ‘Fratello Brigham, voglio che tu vada al pulpito ed esponga il tuo pensiero per quanto riguarda gli oracoli e la parola di Dio contenuta nelle Scritture’. Fratello Brigham andò al pulpito, prese la Bibbia e la depose nuovamente sul leggio; prese il Libro di Mormon e lo depose di nuovo sul leggio; poi prese il libro di Dottrina e Alleanze, lo pose davanti a sé e disse: ‘Qui in questi libri troviamo la parola di Dio riguardo all’opera di Dio dall’inizio del mondo fin quasi ai nostri giorni. Ed ora’, egli disse, ‘al confronto degli oracoli viventi questi libri non rappresentano nulla; questi libri non ci trasmettono direttamente la parola di Dio come fanno le parole di un profeta o di un detentore del Santo Sacerdozio dei nostri giorni in questa generazione. Preferisco ascoltare gli oracoli viventi, piuttosto che tutti gli scritti contenuti in questi libri’. Questo era il corso che egli seguiva. Quando ebbe finito, fratello Joseph disse alla congregazione: ‘Fratello Brigham vi ha illustrato la parola del Signore e vi ha detto la verità’” (Conference Report, ottobre 1897, 22–23; grassetto aggiunto).

Il presidente Boyd K. Packer (1924–2015) del Quorum dei Dodici Apostoli ha insegnato che i principi e le dottrine del Vangelo rimangono costanti, anche se occasionalmente le pratiche della Chiesa devono essere modificate: “Procedure, programmi, linee di condotta amministrative, anche qualche schema di organizzazione, sono tutti elementi suscettibili di cambiamento. Siamo completamente liberi, anzi, a dire il vero, [pressoché] obbligati a modificarli di volta in volta; ma i principi, le dottrine, non cambiano mai” (“Principi”, La Stella, ottobre 1985, 54).

2.5

Il Signore non permetterà mai al profeta vivente di condurre la Chiesa a traviamento

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Dirigenti della Chiesa alla Conferenza generale

Il presidente Wilford Woodruff (1807–1898) ha dichiarato che possiamo avere piena fiducia nella direzione nella quale il profeta conduce la Chiesa:

Il Signore non permetterà mai a me, né ad alcun altro che stia come Presidente di questa Chiesa, di condurvi fuori strada. Non è nel programma. Non è negli intenti di Dio. Se io dovessi tentare di farlo, il Signore mi toglierebbe dal mio posto, e lo stesso farebbe con chiunque altro che cercasse di indurre i figlioli degli uomini ad allontanarsi dagli oracoli di Dio e dal loro dovere” (Dichiarazione Ufficiale 1, “Brani scelti da tre discorsi del presidente Wilford Woodruff in merito al Manifesto”; grassetto aggiunto).

Il presidente Harold B. Lee (1889–1973) ha insegnato questo stesso principio:

“Mantenete lo sguardo su colui che il Signore ha chiamato, e posso dirvi, cosciente della posizione che detengo, che non dovete preoccuparvi che il presidente della Chiesa porti il popolo a sviarsi, poiché il Signore lo rimuoverebbe dalla sua posizione prima di permettergli di farlo” (The Teachings of Harold B. Lee, a cura di Clyde J. Williams [1996], 533).

Il presidente Gordon B. Hinckley (1910–2008) ha dato una rassicurazione simile ai membri della Chiesa:

“La Chiesa è vera. Coloro che la guidano hanno un solo desiderio, ossia fare la volontà del Signore. Essi cercano la Sua guida in ogni cosa. Non c’è decisione che riguardi la Chiesa e il suo popolo che venga presa senza una devota meditazione, senza rivolgersi alla fonte di ogni saggezza per ottenerne la guida. Seguite i dirigenti della Chiesa. Dio non permetterà che la Sua opera sia portata a traviamento” (“Non lasciatevi ingannare”, La Stella, aprile 1984, 91; grassetto aggiunto).

2.6

Alcune persone credono nei profeti del passato ma non accettano i profeti viventi

Molte persone onorano i profeti del passato ma si rifiutano di accettare il profeta che il Signore ha mandato per guidarli durante i loro giorni (vedi Helaman 13:24–26). Il presidente Harold B. Lee (1899–1973) ha raccontato un’esperienza che dimostra questa tendenza:

“Ho un amico banchiere a New York. Anni fa, quando lo incontrai insieme al presidente Jacobson, che allora presiedeva la Missione degli Stati Orientali, avemmo una discussione interessante. Il presidente Jacobson gli aveva dato una copia del Libro di Mormon, che lui aveva letto; egli parlò molto entusiasticamente di quelle che definiva delle filosofie eccezionali. Verso la fine dell’orario di lavoro si offrì di accompagnarci alla casa della missione con la limousine; cosa che noi accettammo. Durante il percorso, parlando del Libro di Mormon e del suo rispetto per gli insegnamenti che contiene, dissi: ‘Perché allora non fai qualcosa? Se accetti il Libro di Mormon, che cosa ti trattiene? Perché non ti unisci alla Chiesa? Perché, allora, non accetti Joseph Smith come profeta?’. Egli pensierosamente rispose: ‘Credo che dipenda dal fatto che Joseph Smith sia troppo recente. Se fosse vissuto duemila anni fa, penso che avrei creduto. Ma poiché è così recente, non posso accettarlo [come profeta]’.

Quest’uomo stava dicendo: ‘Credo nei profeti morti che vissero più di mille anni fa, ma ho molte difficoltà a credere in un profeta vivente’. Questo atteggiamento viene tenuto anche nei riguardi di Dio. Dire che i cieli sono chiusi e che oggi non riceviamo rivelazioni è come dire che oggi non crediamo in un Cristo o in un Dio vivente — crediamo che sia morto e sepolto da lungo tempo. Quindi, quest’espressione ‘profeta vivente’ ha una reale importanza” (“The Place of the Living Prophet, Seer, and Revelator”, [discorso tenuto agli insegnanti del Sistema Educativo della Chiesa, 8 luglio 1964], 2).

Dichiarare di credere nei profeti morti ma non in quelli viventi è un problema che risale a molto tempo fa. Alcuni dei Farisei ai tempi di Gesù Cristo non accettavano il Cristo vivente, ma accettavano il profeta Mosè, che aveva guidato Israele più di mille anni prima. Essi insultarono un uomo, che Gesù aveva guarito, dicendo:

“Sei tu discepolo di costui; ma noi siam discepoli di Mosè.

Noi sappiamo che a Mosè Dio ha parlato; ma quant’è a costui [Gesù], non sappiamo di dove sia” (Giovanni 9:28–29; vedi anche Matteo 23:29–30, 34; Helaman 13:24–29).

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i facinorosi circondano la prigione di Carthage

I facinorosi circondano la prigione di Carthage

Il presidente Harold B. Lee (1899–1973) ha insegnato che credere nella rivelazione significa anche credere agli insegnamenti del nostro attuale profeta:

“Poco dopo l’annuncio del presidente David O. McKay alla Chiesa, secondo cui i membri del Primo consiglio dei Settanta sarebbero stati ordinati sommi sacerdoti per poter essere maggiormente utili e per dare loro l’autorità di agire quando non possono essere presenti altre Autorità generali, ho incontrato un Settanta […] che ne fu molto turbato. Egli mi disse: ‘Ma il profeta Joseph Smith non aveva detto che questo era contrario all’ordine celeste, nominare dei sommi sacerdoti come presidenti del Primo consiglio dei Settanta?’. Io risposi: ‘Sì, avevo capito che fosse così; ma hai mai pensato che ciò che era contrario all’ordine celeste nel 1840 potrebbe non essere contrario all’ordine celeste nel 1960?’. Non ci aveva mai pensato. Ancora una volta stava seguendo un profeta defunto, dimenticando che oggi abbiamo un profeta vivente. Ecco l’importanza di sottolineare la parola vivente.

Anni fa, quand’ero un giovane missionario, visitai Nauvoo e Carthage con il mio presidente di missione. Tenemmo una riunione di missionari nella stanza del carcere in cui Joseph e Hyrum Smith avevano trovato la morte. Il presidente della missione raccontò gli avvenimenti che avevano portato al martirio e quindi concluse con questa dichiarazione molto importante: ‘Quando il profeta Joseph Smith fu ucciso, ci furono molti santi che morirono spiritualmente con lui’. La stessa cosa avvenne quando morì Brigham Young; e avvenne di nuovo quando morì John Taylor. […] Alcuni membri della Chiesa morirono spiritualmente insieme con Wilford Woodruff, con Lorenzo Snow, con Joseph F. Smith, con Heber J. Grant, con George Albert Smith. Oggi vi sono delle persone disposte a credere a qualcuno che è morto e scomparso e ad accettare le sue parole come se fossero più autorevoli di quelle di un’autorità vivente oggi” (vedi “Il profeta vivente: la nostra fonte di pura dottrina”, La Stella, gennaio 1999, 98).

Punti su cui riflettere

  • Perché è importante comprendere che tutte le chiavi del sacerdozio sono detenute ed esercitate da una sola persona alla volta sulla terra?

  • Quali vantaggi derivano dalle parole di un profeta vivente, se abbiamo già le parole dei profeti antichi?

  • Il Signore ha promesso che non permetterà mai che il Suo profeta porti la Chiesa a traviamento. In che modo questa verità influenza il tuo modo di ascoltare, leggere e seguire gli insegnamenti del profeta vivente?

Esercizi consigliati

  • Prepara una breve lezione per la serata familiare usando (1) quello che hai appreso in questo capitolo, (2) i passi scritturali citati in questo capitolo e (3) la seguente dichiarazione del presidente Gordon B. Hinckley: “O abbiamo un profeta, o non abbiamo nulla; ed avendo un profeta, abbiamo tutto” (“‘Di profeti ringraziamo Dio’”, La Stella, aprile 1974, 164).

  • Dopo aver letto i seguenti passi scritturali, spiega a un amico o a un membro della famiglia in che modo il profeta vivente è come Mosè: Dottrina e Alleanze 28:2; 107:91–92; Mosè 1:3, 6.