Storia della Chiesa
Diventare come Dio


Diventare come Dio

Una delle immagini più conosciute sia nelle religioni occidentali che in quelle orientali è quella di Dio come genitore e degli esseri umani come figli di Dio. Miliardi di persone pregano Dio considerandoLo il loro Padre, invocano la fratellanza e la sorellanza di tutte le persone per promuovere la pace e offrono aiuto ai deboli e ai travagliati con la profonda convinzione che ciascuno dei figli di Dio abbia un grande valore.

Tuttavia le persone appartenenti alle diverse fedi comprendono il rapporto genitore-figlio esistente tra Dio e gli esseri umani in modi profondamente differenti. Alcuni comprendono l’espressione “figlio di Dio” come titolo onorario riservato solo a coloro che credono in Dio e accettano la Sua guida come accetterebbero quella di un padre. Molti considerano i riferimenti al rapporto genitore-figlio esistente tra Dio e l’umanità come metafore che esprimono l’amore che Egli nutre per le Sue creazioni e la loro dipendenza dal Suo sostegno e dalla Sua protezione.

I Santi degli Ultimi Giorni considerano tutti come figli di Dio in senso totale e completo; essi considerano ogni persona divina per origine, natura e potenziale. Ciascuno ha un’essenza eterna ed è “un beneamato figlio o figlia di spirito di genitori celesti”1. Ciascuno possiede un potenziale divino e deve scegliere se vivere in armonia o in attrito con tale divinità. Grazie all’Espiazione di Gesù Cristo, tutti possono “progredire verso la perfezione, e infine realizzare il loro destino divino”2. Proprio come un figlio può sviluppare con il tempo gli attributi dei propri genitori, la natura divina che gli esseri umani ereditano può essere sviluppata per diventare come quella del loro Padre Celeste.

Il desiderio di alimentare la divinità nei Suoi figli è uno degli attributi di Dio che più ispira, motiva e rende umili i membri della Chiesa. La genitorialità e la guida amorevoli di Dio possono aiutare ciascuno dei Suoi figli volenterosi e obbedienti a ricevere la Sua pienezza e la Sua gloria. Tale conoscenza trasforma il modo in cui i Santi degli Ultimi Giorni considerano il proprio prossimo. L’insegnamento secondo il quale gli uomini e le donne hanno il potenziale di essere esaltati a un stato di divinità va oltre ciò che la maggior parte delle chiese cristiane contemporanee comprende ed esprime il desiderio dei Santi degli Ultimi Giorni, radicato nella Bibbia, di vivere come Dio vive, di amare come Egli ama e di prepararsi per tutto ciò che il nostro amorevole Padre Celeste desidera per i Suoi figli.

Che cosa dice la Bibbia del potenziale divino degli esseri umani?

Diversi passi della Bibbia lasciano intendere che gli esseri umani possono diventare come Dio. Il fatto che essi siano simili a Dio è sottolineato nel primo capitolo della Genesi: “Dio disse: ‘Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza […]. E Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina”3. Dopo che Adamo ed Eva mangiarono del frutto “dell’albero della conoscenza del bene e del male”, Dio disse: “[Essi sono diventati] come uno di noi”4, suggerendo che il processo di avvicinamento alla divinità era già iniziato. Più avanti nell’Antico Testamento, un passo del libro dei Salmi dichiara: “Io ho detto: Voi siete dii, siete tutti figliuoli dell’Altissimo”5.

Anche passi del Nuovo Testamento indicano tale dottrina. Quando Gesù fu accusato di bestemmia con le parole: “Tu, che sei uomo, ti fai Dio”, Egli rispose loro citando i Salmi: “Non è egli scritto nella vostra legge: Io ho detto: Voi siete dèi?”6 Nel Sermone sul Monte, Gesù comandò ai Suoi discepoli di diventare “perfetti, com’è perfetto il Padre vostro celeste”7. In risposta, l’apostolo Pietro fece riferimento alle “preziose e grandissime promesse” del Salvatore secondo le quali possiamo diventare “partecipi della natura divina”.8 L’apostolo Paolo insegnò che siamo “progenie di Dio” e sottolineò il fatto che, in quanto tali, “siamo figliuoli di Dio; e se siamo figliuoli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo”.9 Il libro dell’Apocalisse contiene una promessa fatta da Gesù Cristo: “A chi vince io darò di seder meco sul mio trono, come anch’io ho vinto e mi son posto a sedere col Padre mio sul suo trono”10.

Questi passi possono essere interpretati in modi differenti. Eppure, vedendoli attraverso la lente chiarificatrice delle rivelazioni ricevute da Joseph Smith, i Santi degli Ultimi Giorni considerano questi passi delle Scritture espressioni inequivocabili della natura e del potenziale divini dell’umanità. Molti altri cristiani leggono gli stessi versetti in modo di gran lunga più metaforico perché studiano la Bibbia attraverso le lenti delle interpretazioni dottrinali che si sono sviluppate nel tempo dopo il periodo descritto nel Nuovo Testamento.

In che modo sono cambiate nella storia cristiana le idee sulla divinità?

Ciò in cui credono i Santi degli Ultimi Giorni sembrerebbe molto più familiare alle prime generazioni di cristiani rispetto a quanto lo sia per molti cristiani moderni. Molti Padri della Chiesa (teologi e insegnanti influenti della prima cristianità) parlavano con approvazione del fatto che gli uomini possono diventare dei. Uno studioso moderno menziona la “ubiquità della dottrina della deificazione” — l’insegnamento secondo il quale gli uomini possono diventare Dio — nei primi secoli successivi alla morte di Cristo.11 Ireneo, padre della chiesa che morì intorno al 202 d.C., asserì che Gesù Cristo “divenne, grazie al Suo amore trascendente, ciò che noi siamo, affinché potesse portarci a essere ciò che Egli stesso è”12. Clemente di Alessandria (circa 150–215 d.C.) scrisse che “la Parola di Dio si fece uomo, affinché [si potesse] imparare dall’uomo come l’uomo può diventare Dio”13. Anche Basilio Magno (330–379 d.C.) proclama tale concetto: non soltanto “essere fatto a immagine di Dio”, ma “il più grande di tutti, l’essere fatto Dio”.14

Che cosa intendessero esattamente i primi padri della chiesa quando parlavano di diventare Dio è aperto a ogni interpretazione,15 ma è chiaro che i riferimenti alla deificazione furono più contestati nel tardo periodo romano e divennero meno frequenti nel Medioevo. La prima obiezione nota da parte di un padre della chiesa all’insegnamento della deificazione avvenne nel V secolo.16 Nel VI secolo, gli insegnamenti che riguardavano il “diventare Dio” appaiono proporre un’applicabilità più limitata, come si evince dalla definizione fornita da Pseudo-Dionigi l’Aeropagita (circa 500 d.C.): “La deificazione […] è conseguire la rassomiglianza con Dio e l’unione con Lui per quanto possibile17.

Perché a tali insegnamenti fu data sempre meno importanza? Le opinioni mutevoli sulla creazione del mondo possono aver contribuito al cambiamento graduale in favore di visioni più limitate del potenziale umano. Le prime testimonianze ebraiche e cristiane sulla Creazione supponevano che Dio avesse organizzato il mondo basandosi su materie preesistenti, enfatizzando la bontà di Dio nel plasmare un ordine talmente indispensabile.18 Tuttavia, nel II secolo, l’incursione di nuove concezioni filosofiche portò allo sviluppo di una dottrina in base alla quale Dio aveva creato l’universo ex nihilo, ovvero “dal nulla”. Alla fine, questo divenne l’insegnamento predominante nel mondo cristiano in materia di Creazione.19 Per poter enfatizzare il potere di Dio, molti teologi arrivarono alla conclusione che nulla poteva essere esistito tanto quanto Dio. Negli ambiti cristiani divenne importante asserire che in origine Dio era completamente solo.

La creazione ex nihilo rese ancora più profondo il baratro percepito tra Dio e gli esseri umani. Gli insegnamenti riguardanti il fatto che le anime umane esistessero prima del mondo o che esse potessero ereditare e sviluppare gli attributi di Dio nella loro interezza in futuro divennero sempre meno comuni.20 Gradualmente, con la sempre maggiore enfasi sulla depravazione dell’umanità e sull’immensa distanza tra Creatore e creatura, il concetto di deificazione scomparve dalla cristianità occidentale,21 anche se rimane una dottrina fondamentale dell’ortodossia orientale, uno dei tre rami principali della cristianità.22

In che modo le idee riguardanti la deificazione sono state presentate ai Santi degli Ultimi Giorni?

I primi membri della Chiesa provenivano da una società dominata da protestanti di lingua inglese, la maggior parte dei quali accettava sia la creazione ex nihilo che la definizione della Confessione di Westminster di Dio quale essere “senza corpo, parti o passioni”23. È probabile che conoscessero poco o niente della diversità dei credi cristiani del primo secolo successivo al ministero di Gesù Cristo o degli scritti paleocristiani sulla deificazione. Ma le rivelazioni ricevute da Joseph Smith differivano dalle idee prevalenti all’epoca e insegnavano una dottrina che, per alcuni, riapriva il dibattito sulla natura di Dio, sulla creazione e sull’umanità.

Le prime rivelazioni date a Joseph Smith insegnavano che gli uomini sono creati a immagine di Dio e che Egli si prende personalmente cura dei Suoi figli. Nel Libro di Mormon, un profeta “vide il dito del Signore” e si stupì nell’apprendere che il corpo fisico umano è davvero fatto a immagine di Dio.24 In un’altra delle prime rivelazioni, Enoc (che “camminò con Dio” nella Bibbia)25 attestò che Dio pianse a causa delle Sue creazioni. Quando Enoc chiese: “Come è possibile che tu possa piangere […]?”, imparò che la compassione che Dio prova per le sofferenze umane è fondamentale per il Suo amore.26 Joseph Smith imparò inoltre che Dio desidera che i Suoi figli ricevano lo stesso tipo di esistenza esaltata di cui Egli gode. Dio stesso dichiarò: “Questa è la mia opera e la mia gloria: fare avverare l’immortalità e la vita eterna dell’uomo”27.

Nel 1832, Joseph Smith e Sidney Rigdon ebbero una visione dell’aldilà. Nella visione appresero che giusti e ingiusti riceveranno l’immortalità grazie a una resurrezione universale, ma solo coloro “che vincono mediante la fede, e sono suggellati mediante il Santo Spirito di promessa” riceveranno la pienezza della gloria di Dio e saranno “dei, sì, i figli di Dio”.28 Un’altra rivelazione confermò presto che “i santi saranno riempiti della sua gloria e riceveranno la loro eredità, e saranno resi uguali a lui”29. I Santi degli Ultimi Giorni adoperano il termine Esaltazione per descrivere la ricompensa gloriosa che consiste nel ricevere la propria completa eredità di figlio o figlia del Padre Celeste, la quale è disponibile grazie all’Espiazione di Gesù Cristo, mediante l’obbedienza alle leggi e alle ordinanze del Vangelo.30

Tale visione straordinaria del potenziale futuro di ogni essere umano era accompagnata dagli insegnamenti rivelati sul passato dell’umanità. Continuando a ricevere rivelazioni, Joseph Smith imparò che la luce o intelligenza, fulcro di ogni anima umana, “non fu creata né fatta, né invero può esserlo”. Dio è il Padre di ogni spirito umano e poiché solo “spirito ed elementi inseparabilmente connessi ricevono una pienezza di gioia”, Egli presentò un piano creato perché gli esseri umani ricevessero un corpo fisico e progredissero durante l’esperienza terrena verso una pienezza di gioia. La nascita sulla terra, quindi, non è l’inizio della vita dell’individuo: “Anche l’uomo era al principio con Dio”31. Similmente, Joseph Smith insegnò che il mondo fisico ha radici eterne, il che confuta completamente la concezione della creazione ex nihilo. “Tutto — la terra, l’acqua e così via — è esistito in uno Stato di Eternità primario”, egli disse in un sermone del 1839.32 Dio organizzò l’universo servendosi di elementi già esistenti.

Joseph Smith continuò a ricevere rivelazioni sui temi della natura divina e dell’Esaltazione durante gli ultimi due anni della sua vita. In una rivelazione, registrata nel luglio del 1843, che legava l’Esaltazione al matrimonio eterno, il Signore dichiarò che coloro che rispettano le alleanze, compresa quella del matrimonio eterno, erediteranno “ogni altezza e profondità”. “Allora”, dice la rivelazione, “essi saranno dei, perché non hanno fine”. Essi riceveranno “una continuazione della posterità per sempre e in eterno”33.

Nell’aprile successivo, sentendo che non aveva “mai avuto un rapporto più stretto con Dio come in questo momento”34, Joseph Smith parlò della natura di Dio e del futuro dell’umanità ai santi che si erano riuniti per una conferenza generale della Chiesa. Approfittò dell’occasione in parte per riflettere sulla morte di un membro della Chiesa che si chiamava King Follett, che era deceduto improvvisamente un mese prima. Quando si alzò per parlare c’era vento, quindi Joseph chiese alle persone intervenute di prestargli “profonda attenzione” e di pregare perché il Signore rafforzasse i suoi polmoni e calmasse i venti finché il suo messaggio fosse stato comunicato.35

“Che specie di essere è Dio?”, chiese. Gli esseri umani dovevano saperlo, egli disse, perché “se gli uomini non comprendono il carattere di Dio, non comprendono se stessi”36. Con quella frase, il Profeta colmò il baratro che secoli di confusione avevano creato tra Dio e l’umanità. La natura umana era nella sua essenza divina. “Un tempo [Dio] era un uomo come noi” e “tutti gli spiriti che Dio ha mandato sulla terra” erano allo stesso modo “suscettibili di ampliamento”. Joseph Smith predicò che, molto prima di formare il mondo, Dio scoprì di “essere in mezzo” a questi esseri e “ritenne giusto istituire leggi per mezzo delle quali gli altri potessero avere il privilegio di progredire […] come Lui”37 e di essere “[esaltati] con Lui”38.

Joseph disse ai santi riuniti: “Dovete imparare come essere Dèi voi stessi”39. Per poterlo fare, i santi dovevano comprendere la divinità, o come essere più simili a Dio. Il procedimento sarebbe stato continuo e avrebbe richiesto pazienza, fede, pentimento continuo, obbedienza ai comandamenti del Vangelo e dipendenza da Cristo. Come quando si sale una scala, le persone dovevano imparare i “primi principi del Vangelo” e continuare oltre i limiti della conoscenza terrena finché non avessero “appreso gli ultimi principi del Vangelo” a tempo debito.40 “Non tutto sarà compreso in questo mondo”, disse Joseph.41 “Ci vorrà molto tempo, dopo essere passati oltre il velo, prima che si imparino [tutti i principi dell’esaltazione]”42.

Quella fu l’ultima volta che il Profeta parlò a una conferenza generale. Tre mesi dopo la plebaglia assalì la prigione di Carthage e martirizzò Joseph e suo fratello Hyrum.

Che cosa è stato insegnato nella Chiesa riguardo la natura divina dopo Joseph Smith?

Da quel sermone, conosciuto come il sermone di King Follett, nella Chiesa è stata insegnata la dottrina secondo la quale gli esseri umani possono progredire fino all’Esaltazione e alla divinità. Lorenzo Snow, il quinto presidente della Chiesa, coniò un noto distico: “Come l’uomo ora è, Dio era un tempo; Come Dio ora è, l’uomo può diventare”43. È stato rivelato poco della prima metà di questo distico e, di conseguenza, poco viene insegnato. Quando gli furono fatte domande su questo argomento, nel 1997, il presidente della Chiesa Gordon B. Hinckley disse a un giornalista: “Si tratta di una dottrina piuttosto profonda di cui non conosciamo molto”. Quando gli furono fatte domande sul potenziale divino dell’umanità, il presidente Hinckley rispose: “Beh, come Dio è, l’uomo può diventare. Crediamo nel progresso eterno. Fermamente”44.

Eliza R. Snow, dirigente della Chiesa e poetessa, gioiva della dottrina secondo cui noi siamo, in senso completo e assoluto, figli di Dio. “M’insegnò a chiamarti ‘Padre’ il Tuo Spirito dal ciel”, scrisse, “Chiar m’apparve il senso quando restaurato fu il Vangel”. I Santi degli Ultimi Giorni inoltre, sono stati commossi dal sapere che la loro ascendenza divina include una Madre Celeste, oltre a un Padre Celeste. Nell’esprimere tale verità, Eliza R. Snow chiese: “V’è un sol genitore in cielo?” e la risposta fu un sonoro no: “Lo Spirito sussurra: ‘Una Madre in cielo abbiam’”45. Tale conoscenza riveste un ruolo importante nel credo dei membri della Chiesa. Come ha scritto l’anziano Dallin H. Oaks, membro del Quorum dei Dodici Apostoli: “La nostra teologia inizia con genitori celesti e la nostra massima aspirazione è quella di [essere come loro]”46.

La natura e il potenziale divini dell’umanità riguardanti l’Esaltazione sono stati insegnanti ripetutamente nei discorsi della Conferenza generale, nelle riviste e in altro materiale della Chiesa. “Natura divina” è uno degli otto valori principali del programma della Chiesa per le Giovani Donne. Gli insegnamenti sull’origine divina, sulla natura e sul potenziale degli esseri umani si trovano prevalentemente nel documento “La famiglia – Un proclama al mondo”. La natura divina e l’Esaltazione sono insegnamenti fondamentali e apprezzati nella Chiesa.

Credere nell’Esaltazione rende politeisti i Santi degli Ultimi Giorni?

Per alcuni osservatori, la dottrina secondo cui gli esseri umani devono impegnarsi a essere divini può evocare immagini di antichi pantheon con divinità che competono tra loro. Tali immagini non sono compatibili con la dottrina dei Santi degli Ultimi Giorni. Essi credono che i figli di Dio Lo adoreranno sempre. Il nostro progresso non cambierà mai la Sua identità come nostro Padre e nostro Dio. Infatti, il nostro rapporto esaltato ed eterno con Lui farà parte della “pienezza di gioia” che Egli desidera per noi.

I Santi degli Ultimi Giorni credono anche fortemente nell’unità fondamentale del divino. Essi credono che Dio, che è il Padre, Gesù Cristo, che è il Figlio, e lo Spirito Santo siano uniti nelle intenzioni e nella dottrina anche se sono Esseri distinti.47 È sotto questa luce che i Santi degli Ultimi Giorni comprendono la preghiera fatta da Gesù per i Suoi discepoli di tutte le epoche: “Che siano tutti uno; che come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te, anch’essi siano in noi”48.

Se gli esseri umani non vivono in armonia con la bontà di Dio, non possono progredire nella Sua gloria. Joseph insegnò che “i poteri del cielo non possono essere controllati né adoperati se non in base ai principi della rettitudine”. Quando gli uomini abbandonano gli obiettivi e gli standard altruistici di Dio, “i cieli si ritirano [e] lo Spirito del Signore è afflitto”49. L’orgoglio è incompatibile con il progresso; la divisione è impossibile tra esseri esaltati.

In che modo i Santi degli Ultimi Giorni immaginano l’Esaltazione?

Dato che nella mortalità le concezioni umane della realtà sono necessariamente limitate, le religioni hanno difficoltà ad articolare adeguatamente la propria visione della gloria eterna. Come scrisse l’apostolo Paolo: “Le cose che occhio non ha vedute, e che orecchio non ha udite e che non son salite in cuor d’uomo, son quelle che Dio ha preparate per coloro che l’amano”50. È facile che tali limitazioni facciano apparire esagerate e sciocche le immagini della salvezza quando sono rappresentate nella cultura popolare. Per esempio, le espressioni scritturali della pace profonda e della gioia travolgente della salvezza sono spesso riprodotte nella famosa immagine di uomini nell’aldilà che suonano arpe seduti sulla propria nuvola. La dottrina della salvezza in cui credono i Santi degli Ultimi Giorni è spesso ridotta in modo simile dai media a un’immagine ridicola di persone che ricevono il proprio pianeta.

Una nuvola e un’arpa evocano difficilmente la gioia eterna, anche se la maggior parte dei cristiani concorderà sul fatto che la musica ispirata può darci un assaggio della gioia della salvezza eterna. Allo stesso modo, mentre pochi membri della Chiesa si identificano con le caricature di persone che posseggono un proprio pianeta, la maggior parte concorderà sul fatto che la meraviglia che provano nell’osservare la creazione li ispira riguardo al nostro potenziale creativo nelle eternità.

I Santi degli Ultimi Giorni tendono a immaginare l’Esaltazione da una prospettiva sacra dell’esperienza terrena. Essi vedono i semi della divinità nella gioia di mettere al mondo e di allevare figli e nell’intenso amore che provano per questi ultimi, nell’impulso di prestare un servizio compassionevole agli altri, nei momenti in cui sono rapiti dalla bellezza e dall’ordine dell’universo, nella sensazione fondamentale di stringere e di rispettare le alleanze divine. I membri della Chiesa pensano all’Esaltazione meno attraverso le immagini di ciò che otterranno e più attraverso i rapporti che hanno adesso e al modo in cui tali relazioni potrebbero essere purificate ed elevate. Come insegnano le Scritture: “E la stessa socievolezza che esiste fra noi qui esisterà fra noi là, solo che sarà associata alla gloria eterna, gloria di cui ora non godiamo”51.

Quanto sono importanti gli insegnamenti che riguardano l’Esaltazione nel credo complessivo dei Santi degli Ultimi Giorni?

Gli insegnamenti riguardanti la natura e il futuro divini degli esseri umani delineano il modo in cui i Santi degli Ultimi Giorni considerano le dottrine fondamentali. Forse l’aspetto più significativo è che credere nella natura divina ci aiuta ad apprezzare l’Espiazione di Gesù Cristo in modo più profondo. Mentre molti teologi cristiani hanno espresso la grandezza dell’Espiazione del Salvatore enfatizzando la corruzione dell’umanità, i Santi degli Ultimi Giorni comprendono la grandezza dell’Espiazione di Cristo nei termini del vasto potenziale umano che essa rende possibile. L’Espiazione di Cristo non fornisce soltanto il perdono dal peccato e la vittoria sulla morte, essa redime anche i rapporti imperfetti, guarisce le ferite spirituali che reprimono la crescita, rafforza gli individui e consente loro di sviluppare gli attributi di Cristo.52 I Santi degli Ultimi Giorni credono che solo tramite l’Espiazione di Gesù Cristo noi possiamo avere una speranza sicura di gloria eterna e che possiamo accedere pienamente al potere della Sua Espiazione solo tramite la fede in Gesù Cristo, il pentimento, il battesimo, il ricevimento del dono dello Spirito Santo e la perseveranza fino alla fine nel seguire le istruzioni e l’esempio di Cristo.53 In tal modo, coloro che diventano come Dio ed entrano nella pienezza della Sua gloria sono descritti come esseri umani che sono stati “resi perfetti da Gesù, il mediatore della nuova alleanza, che operò questa espiazione perfetta versando il suo proprio sangue”54.

La consapevolezza del potenziale divino degli esseri umani influenza i Santi degli Ultimi Giorni anche nella comprensione di principi del Vangelo quali l’importanza dei comandamenti divini, il ruolo dei templi e la santità del libero arbitrio morale individuale. Il credo secondo cui gli esseri umani sono di fatto figli di Dio cambia altresì il comportamento e gli atteggiamenti dei Santi. Per esempio, anche in società in cui i rapporti sessuali occasionali e prematrimoniali sono considerati accettabili, i Santi degli Ultimi Giorni mantengono una profonda riverenza nei confronti dei poteri dell’intimità sessuale umana dati da Dio e volti a procreare e a creare legami, e mantengono l’impegno di osservare norme più elevate nell’uso di tali sacri poteri. Secondo alcuni studi, i Santi degli Ultimi Giorni danno una priorità eccezionalmente elevata al matrimonio e all’essere genitori,55 in parte conseguenza del credere fortemente in genitori celesti e dell’essere impegnati nel tentativo di ottenere tale divinità.

Conclusione

Tutti gli esseri umani sono figli di amorevoli genitori celesti e posseggono i semi della divinità dentro di loro. Nel Suo infinito amore, Dio invita i Suoi figli a coltivare il loro potenziale eterno mediante la Sua grazia, tramite l’Espiazione del Signore Gesù Cristo.56 La dottrina concernente il potenziale eterno che gli uomini hanno di diventare come il loro Padre Celeste è centrale nel vangelo di Gesù Cristo e ispira amore, speranza e gratitudine nel cuore dei fedeli Santi degli Ultimi Giorni.

  1. “La famiglia – Un proclama al mondo”, Liahona, novembre 2010, 129.

  2. “La famiglia – Un proclama al mondo”, 129.

  3. Genesi 1:26–27.

  4. Genesi 2:17; 3:22.

  5. Salmo 82:6.

  6. Giovanni 10:33–34.

  7. Matteo 5:48. Il termine perfetto utilizzato in Matteo 5:48 può anche essere tradotto con intero o completo, il che implica un obiettivo lontano e uno sforzo continuo e congiunto (vedi Russell M. Nelson, “Perfezionamento in corso”, La Stella, gennaio 1996, 98–99).

  8. 2 Pietro 1:4.

  9. Atti 17:29; Romani 8:16–17.

  10. Apocalisse 3:21.

  11. Norman Russell, The Doctrine of Deification in the Greek Patristic Tradition (2004), 6.

  12. Ireneo, “Against Heresies”, edito da Alexander Roberts e James Donaldson, The Ante-Nicene Fathers: Translations of the Writings of the Father Down to A.D. 325 (1977), 1:526.

  13. Clemente, “Exhortation to the Heathen”, edito da Roberts e Donaldson, Ante-Nicene Fathers, 2:174.

  14. San Basilio Magno, “On the Spirit”, edito da Philip Schaff e Henry Wace, A Select Library of Nicene and Post-Nicene Fathers of the Christian Church, seconda serie (1994), 8:16.

  15. Vi sono differenze piuttosto importanti, oltre alle similarità, tra il pensiero dei padri della chiesa e gli insegnamenti dei Santi degli Ultimi Giorni. Per una trattazione sulle similarità e sulle differenze tra l’Esaltazione come intesa dai Santi degli Ultimi Giorni e la comprensione moderna dell’ortodossia orientale delle affermazioni dei padri della chiesa sulla deificazione, vedi Jordan Vajda, “Partakers of the Divine Nature: A Comparative Analysis of Patristic and Mormon Doctrines of Divinization”, Occasional Papers Series, n. 3 (2002), disponibile su maxwellinstitute.byu.edu.

  16. Vedi Vladimir Kharlamov, “Rhetorical Application of Theosis in Greek Patristic Theology”, edito da Michael J. Christensen e Jeffery A. Wittung, Partakers of the Divine Nature: The History and Development of Deification in the Christian Traditions (2008), 115.

  17. Citato da Russell in Doctrine of Deification, 1; corsivo dell’autore.

  18. Come affermò Giustino martire, padre della chiesa del II secolo: “Ci è stato insegnato che in origine Egli, nella Sua bontà, creò tutte le cose dalla materia informe per il bene dell’uomo” (The First Apology of Justin, edito da Roberts e Donaldson, Ante-Nicene Fathers, 1:165; vedi anche Frances Young, “‘Creatio Ex Nihilo’: A Context for the Emergence of the Christian Doctrine of Creation”, Scottish Journal of Theology 44, n. 1 [1991]: 139–151; Markus Bockmuehl, “Creation Ex Nihilo in Palestinian Judaism and Early Christianity”, Scottish Journal of Theology 66, n. 3 [2012]: 253–270).

  19. Per informazioni sul contesto che nel II secolo diede origine all’ipotesi della creazione ex nihilo, vedi Gerhard May, Creatio Ex Nihilo: The Doctrine of ‘Creation out of Nothing’ in Early Christian Thought (2004).

  20. Vedi Terryl L. Givens, When Souls Had Wings: Pre-Mortal Existence in Western Thought (2010).

  21. Un ritorno marginale alla dottrina della deificazione nella cristianità occidentale avvenne per mano di un gruppo di sacerdoti studiosi del XVII secolo, chiamati i platonici di Cambridge (vedi Benjamin Whichcote, “The Manifestation of Christ and the Deification of Man”, edito da C. A. Patrides, The Cambridge Platonists [1980], 70).

  22. In “The Place of Theosis in Orthodox Theology”, Andrew Louth descrive l’ortodossia orientale come incentrata su una “sfera più ampia, che va dalla creazione alla deificazione” e ritiene che la teologia cattolica e quella protestante si siano incentrate su “una sfera [parziale] più ristretta, dalla Caduta alla redenzione”, escludendo l’interezza (in Christensen e Wittung, Partakers of the Divine Nature, 35).

  23. Westminster Confession of Faith, capitolo 2 (1646). La Confessione di Westminster fu redatta dall’Assemblea di Westminster del 1646 come manifesto della dottrina, del culto e del governo della Chiesa d’Inghilterra. Da quando è stato scritta, il suo contenuto ha guidato il culto di numerose chiese protestanti.

  24. Ether 3:6; vedi anche Dottrina e Alleanze 130:22; Mosè 6:8–9. Per gli insegnamenti di Joseph Smith sull’incarnazione di Dio, vedi David L. Paulsen, “The Doctrine of Divine Embodiment: Restoration, Judeo-Christian, and Philosophical Perspectives”, BYU Studies 35, n. 4 (1995–1996): 13–39, disponibile su byustudies.byu.edu.

  25. Genesi 5:22.

  26. Vedi Mosè 7:31–37. Per la profondità di questa immagine, vedi Terryl Givens e Fiona Givens, The God Who Weeps: How Mormonism Makes Sense of Life (2012).

  27. Mosè 1:39.

  28. Dottrina e Alleanze 76:53, 58.

  29. Dottrina e Alleanze 88:107.

  30. Vedi Dallin H. Oaks, “Non avere altri dii”, Liahona, novembre 2013; Russell M. Nelson, “Salvezza ed esaltazione”, Liahona, maggio 2008; vedi anche Articoli di Fede 1:3.

  31. Dottrina e Alleanze 93:29, 33.

  32. Joseph Smith, commenti, fatti prima dell’8 agosto 1839, edito da Andrew F. Ehat e Lyndon W. Cook, The Words of Joseph Smith: The Contemporary Accounts of the Nauvoo Discourses of the Prophet Joseph (1980), 9; disponibile anche su josephsmithpapers.org.

  33. Dottrina e Alleanze 132:19–20.

  34. Dal diario di Wilford Woodruff, 6 aprile 1844, Church History Library, Salt Lake City.

  35. Discorso, 7 aprile 1844, come riportato da William Clayton, disponibile su josephsmithpapers.org. Sebbene il sermone di King Follett rappresenti la trattazione nota più dettagliata di Joseph Smith sulla natura divina e sull’Esaltazione, è importante notare che, a causa del vento che soffiava quel giorno e ai limiti delle tecniche di trascrizione, non siamo certi delle parole esatte o complete pronunciate da Joseph Smith durante il sermone. I racconti parziali dei quattro testimoni e quello pubblicato poco dopo ci forniscono un resoconto, seppur imperfetto, di ciò che Joseph insegnò in quella occasione e ciò che egli insegnò ci dà un’idea del significato di numerosi passi delle Scritture. Tuttavia, il testo sopravvissuto del sermone non è canonizzato e non deve essere trattato come norma dottrinale in sé e per sé. Per i resoconti di Willard Richards, William Clayton, Thomas Bullock, Wilford Woodruff e per quello del 15 agosto 1844 del Times and Seasons, vedi “Accounts of the ‘King Follett Sermon’” sul sito Joseph Smith Papers.

  36. Discorso, 7 aprile 1844, come riportato da Willard Richards, disponibile su josephsmithpapers.org, scrittura delle parole modernizzata.

  37. Discorso, 7 aprile 1844, come riportato da William Clayton, disponibile su josephsmithpapers.org.

  38. Discorso, 7 aprile 1844, come riportato da Wilford Woodruff, disponibile su josephsmithpapers.org, scrittura delle parole modernizzata.

  39. Discorso, 7 aprile 1844, come riportato da William Clayton, disponibile su josephsmithpapers.org.

  40. Discorso, 7 aprile 1844, come riportato da Thomas Bullock, disponibile su josephsmithpapers.org.

  41. Discorso, 7 aprile 1844, come riportato da William Clayton, disponibile su josephsmithpapers.org.

  42. Discorso, 7 aprile 1844, come riportato da Wilford Woodruff, disponibile su josephsmithpapers.org.

  43. Eliza R. Snow, Biography and Family Record of Lorenzo Snow (1884), 46. Il distico, che non è mai stato canonizzato, è stato formulato in modi leggermente diversi. Per altri, vedi The Teachings of Lorenzo Snow, edito da Clyde J. Williams (1996), 1–9.

  44. Don Lattin, “Musings of the Main Mormon”, San Francisco Chronicle, 13 aprile 1997; vedi anche David Van Biema, “Kingdom Come”, Time, 4 agosto 1997, 56.

  45. Pubblicato per la prima volta come poesia, in seguito è diventato un popolare inno (Eliza R. Snow, “My Father in Heaven”, Times and Seasons, 15 novembre 1845, 1039; “Padre mio”, Inni, 182; vedi anche Jill Mulvay Derr, “The Significance of ‘O My Father’ in the Personal Journey of Eliza R. Snow”, BYU Studies 36, n. 1 [1996–1997]: 84–126, disponibile su byustudies.byu.edu). Per il pensiero dei Santi degli Ultimi Giorni sulla Madre Celeste, vedi David L. Paulsen e Martin Pulido, “‘A Mother There’: A Survey of Historical Teachings about Mother in Heaven”, BYU Studies 50, n. 1 (2011): 70–97, disponibile su byustudies.byu.edu.

  46. Dallin H. Oaks, “Apostasia e restaurazione”, La Stella, luglio 1995, 101.

  47. Vedi Dottrina e Alleanze 130:22.

  48. Giovanni 17:21.

  49. Dottrina e Alleanze 121:36–37.

  50. 1 Corinzi 2:9.

  51. Dottrina e Alleanze 130:2.

  52. Vedi Alma 7:11–12.

  53. Vedi 2 Nefi 31:20; Articoli di Fede 1:4.

  54. Dottrina e Alleanze 76:69.

  55. Vedi “Mormons in America — Certain in Their Beliefs, Uncertain of Their Place in Society”, Pew Research, Religion and Public Life Project, 12 gennaio 2012, disponibile su pewforum.org.

  56. Moroni 10:32–33; Guida alle Scritture, “Grazia”.