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Capitolo 49: Mormon 7–9


Capitolo 49

Mormon 7–9

Introduzione

Studiando la testimonianza finale di Mormon e gli scritti iniziali di Moroni, comprenderai meglio il ruolo e lo scopo del Libro di Mormon. Moroni dichiarò: “Io vi parlo come se foste presenti, eppure non lo siete. Ma ecco, Gesù Cristo vi ha mostrati a me, e io conosco i vostri atti” (Mormon 8:35). Il vantaggio profetico che aveva Moroni gli permise di completare gli annali nefiti con la totale consapevolezza sia della malvagità in continuo aumento, sia delle grandi benedizioni spirituali legate alla dispensazione della pienezza dei tempi. In un periodo in cui alcuni possono essere inclini ad abbandonare la fede di fronte a grandi difficoltà, le parole di Moroni ci insegnano a vedere i miracoli e le rivelazioni come prove che “Dio è lo stesso ieri, oggi e in eterno” (vedere Mormon 9:9). Per quanto le condizioni spirituali e sociali nel mondo possano essere in uno stato di costante cambiamento e declino, il popolo dell’alleanza di Dio può avere piena fiducia che Egli è eternamente lo stesso.

Commentario

Mormon 7. Consigli al residuo di Israele negli ultimi giorni

  • Nelle sue parole finali, Mormon si rivolse ai discendenti dei Lamaniti e affermò che sono un “rimanente del casato d’Israele” (Mormon 7:1). Anche se i Lamaniti erano suoi nemici mortali, il suo amore per loro dimostra la sua maturità spirituale e l’importanza delle benedizioni complete del Vangelo. Tieni conto della testimonianza finale di Mormon e dei suoi consigli come se fossero rivolti direttamente a te. Egli ti ha insegnato che cosa hai bisogno di sapere (vedere Mormon 7:1–7) e che cosa hai bisogno di fare (vedere Mormon 7:8–9) per poter seguire “l’esempio del nostro Salvatore” in modo tale che “le cose andranno bene per voi nel giorno del giudizio” (Mormon 7:10).

Mormon 7:2. “Siete del casato d’Israele”

Mormon 7:2, 5. L’appello finale di Mormon a credere in Cristo

  • L’anziano Jeffrey R. Holland, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha riflettuto sull’appello toccante di Mormon alle persone degli ultimi giorni a credere in Cristo:

    “In un soliloquio infausto, Mormon attraversa il tempo e lo spazio rivolgendosi a tutti, in particolare a quel ‘rimanente del casato di Israele’ che un giorno avrebbe letto il suo maestoso libro. Coloro che appartenevano a un’altra epoca e a un altro luogo dovevano comprendere ciò che quelli che giacevano dinanzi a lui avevano dimenticato – che tutti devono ‘credere in Gesù Cristo, che egli è il figlio di Dio’, che dopo la Sua crocifissione a Gerusalemme, ‘mediante il potere del Padre egli è risorto di nuovo, ottenendo con ciò la vittoria sulla tomba; e anche che in Lui il pungiglione della morte è stato inghiottito’ [Mormon 7:2, 5]…

    Quello di ‘credere in Cristo’, specialmente in confronto a conseguenze così tragiche ma evitabili, fu l’ultimo appello di Mormon e la sua unica speranza. È lo scopo supremo di tutto il libro che sarebbe venuto nel mondo degli ultimi giorni portando il suo nome” (Christ and the New Covenant [1997], 321–322).

Mormon 7:8–9. Il Libro di Mormon e la Bibbia si sostengono a vicenda

  • La Bibbia testimonia del Libro di Mormon e il Libro di Mormon testimonia della Bibbia. Mormon dichiarò: “Questa [il Libro di Mormon] è scritta con l’intento che possiate credere a quella [la Bibbia]; e se voi credete a quella [la Bibbia], crederete pure a questa [il Libro di Mormon]” (Mormon 7:9).

    Il presidente Brigham Young (1801–1877) dichiarò che è impossibile per qualcuno che asserisce di credere veramente nella Bibbia non credere nel Libro di Mormon, se lo ha studiato seriamente e ha appreso le sue dottrine:

    Immagine
    President Brigham Young

    “Nessuno può dire che questo libro (mettendo la mano sulla Bibbia) è verità, è la parola del Signore, la via, il cartello che indica la strada, uno statuto dal quale possiamo imparare la volontà di Dio; e al tempo stesso dire che il Libro di Mormon è menzogna, dopo aver avuto il privilegio di leggerlo, o di sentirlo leggere, e di averne apprese le dottrine. Non c’è persona sulla faccia della terra che abbia avuto il privilegio di conoscere il vangelo di Gesù Cristo da questi due libri che possa dire che uno è verità e l’altro menzogna” (Discourses of Brigham Young, a cura di John A. Widtsoe [1954], 459).

  • Uno degli scopi del Libro di Mormon è di dimostrare al mondo che la Sacra Bibbia è vera (vedere DeA 20:11). Leggendo il Libro di Mormon, cresce la testimonianza che una persona ha della Bibbia. Il presidente Ezra Taft Benson (1899–1994) parlò del suo amore per la Bibbia e per il Libro di Mormon e di come entrambi testimoniano che Gesù è il Cristo:

    “Amo la Bibbia, sia l’Antico che il Nuovo Testamento. È una fonte di grandi verità…

    Questo sacro libro ha sempre avuto un valore inestimabile per i figliuoli degli uomini. Fu proprio un passo della Bibbia che ispirò il profeta Joseph Smith a recarsi nei boschi vicino a casa sua e a inginocchiarsi in preghiera. Ciò che seguì fu la gloriosa visione che dette inizio alla restaurazione della pienezza del vangelo di Gesù Cristo sulla terra. Quella visione iniziò anche il processo che avrebbe portato alla luce nuove Scritture [il Libro di Mormon], che si sarebbero poste a confronto con la Bibbia per portare testimonianza a un mondo malvagio che Gesù è il Cristo e che Dio vive e ama i Suoi figli, e che è ancora profondamente ansioso di realizzare la loro salvezza e la loro Esaltazione” (Conference Report, ottobre 1986, 100–101; oppure La Stella, gennaio 1987, 75).

Mormon 8:1–6. Moroni

  • Moroni testimoniò della morte di suo padre, Mormon, e della distruzione dell’intera nazione nefita. La sua vita fu tuttavia preservata, ed egli adempì fedelmente la sua missione sulla terra. Il Signore incaricò Moroni di finire di scrivere “la triste storia della distruzione” dei Nefiti (Mormon 8:3).

    Prima della sua morte Moroni scrisse la parte finale del libro di suo padre (Mormon 8–9), riassunse gli annali giarediti (il libro di Ether), riportò la visione del fratello di Giared scritta nella parte sigillata delle tavole (vedere Ether 4:4–5), e scrisse anche il suo libro (il libro di Moroni). Eppure la missione di Moroni continua nella nostra dispensazione. Dalla rivelazione moderna apprendiamo che Moroni detiene “le chiavi della storia del legno di Efraim” (DeA 27:5). Il risorto Moroni svolse il suo ministero presso il profeta Joseph Smith e lo istruì diverse volte riguardo al suo ruolo nella restaurazione della pienezza del Vangelo, inclusa la venuta alla luce del Libro di Mormon (vedere Joseph Smith—Storia 1:30–60; History of the Church, 1:9–19). In rappresentanza del ruolo di Moroni nella Restaurazione, la Chiesa ha posto delle statue di Moroni in cima alla maggior parte dei suoi templi.

  • Mormon 8:1–6 rivela le circostanze in cui visse Moroni e aiuta i lettori a comprendere l’urgenza del suo messaggio. L’anziano L. Tom Perry, del Quorum dei Dodici Apostoli, ci ha consigliato di metterci nei panni di coloro che scrissero le Scritture tanto tempo fa. Citando Brigham Young, l’anziano Perry ha detto:‘

    Fratelli e sorelle, leggete voi le Scritture come se foste stati voi stessi a scriverle mille, duemila o cinquemila anni fa? Le leggete come se foste voi gli uomini che le scrissero? È vostro privilegio far questo affinché possiate capire bene e conoscere lo spirito e il significato della parola scritta di Dio, così come conoscete le cose che fate ogni giorno’ (Discourses of Brigham Young, a cura di John A. Widtsoe [Salt Lake City: Deseret Book Co., 1941], 128)…

    Seguiamo il consiglio di Brigham Young e immaginiamo di trovarci là dove stava Moroni, l’ultimo dei grandi profeti nefiti. L’incarico datogli da suo padre di portare a termine gli annali affidati alle sue cure era molto difficile. Quando descrisse la distruzione completa del suo popolo, Moroni doveva trovarsi in uno stato di shock.

    Egli certamente sentiva l’obbligo di descrivere il modo in cui i Lamaniti avevano dato la caccia al suo popolo sino a distruggerlo completamente. Oppresso dalla solitudine, egli spiega che suo padre si trovava tra coloro che erano stati uccisi. Ci rendiamo conto che l’unico motivo per cui Moroni visse fu per portare a termine gli annali. Egli scrisse infatti: ‘Perciò scriverò, e nasconderò gli annali nella terra; e non importa dove andrò’ (Mormon 8:4).

    Egli ha solo la certezza che il Signore lo preserverà abbastanza a lungo da consentigli di portare a termine gli annali che un giorno saranno scoperti da una persona scelta da Lui. Egli è consapevole che gli annali saranno una voce di ammonimento per le generazioni future circa quello che accade quando le nazioni, come fece la sua, si allontanano dagli insegnamenti del Signore. È dalla profondità del suo cuore che Moroni implora coloro che alla fine riceveranno questi annali. Egli vuole risparmiare a coloro che leggeranno la sua storia il dolore e l’infelicità che scaturiscono dalla disobbedienza.

    Egli scrive innanzitutto ai membri della Chiesa, e poi a coloro che non hanno abbracciato il vangelo di Gesù Cristo. Le ultime parole rivolte da Moroni ai membri della Chiesa sono una voce di ammonimento. Egli scrive come colui che vede la storia del suo popolo ripetersi nel futuro” (Conference Report, ottobre 1992, 18–19; oppure vedere La Stella, gennaio 1993, 17).

Mormon 8:14–18. “Benedetto sia colui che porterà questa cosa alla luce”

  • Mormon 8:16 si riferisce al profeta Joseph Smith, che fu scelto per portare al mondo il Libro di Mormon (vedere DeA 3:5–10). Molti profeti antichi sapevano di Joseph Smith e pregarono per il suo successo nel tradurre e pubblicare le tavole d’oro, adempiendo così agli scopi di Dio (vedere Mormon 8:22, 24–25; DeA 10:46). Il presidente Boyd K. Packer, presidente del Quorum dei Dodici Apostoli, ha parlato del ruolo svolto da Joseph Smith nel portare alla luce il Libro di Mormon:

    “La verità è che egli era semplicemente un profeta di Dio – nulla di più e nulla di meno!

    Le Scritture non sono venute alla luce per opera di Joseph Smith ma per il suo tramite. Egli fu il canale per il quale vennero date le rivelazioni…

    Il profeta Joseph Smith era un contadino privo di istruzione. La lettura di alcune delle sue prime lettere nella forma originale dimostra che egli era rozzo in quanto ad ortografia, grammatica ed espressione.

    Che le rivelazioni ci siano pervenute per il suo tramite in una qualche forma di letteratura abbastanza raffinata non è nulla di meno di un miracolo” (Conference Report, aprile 1974, 137; oppure vedere La Stella, dicembre 1974, 513).

Mormon 8:19–20. “Il giudizio è mio”

  • L’anziano Dallin H. Oaks, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha commentato la frase “il giudizio è mio, dice il Signore”: “Parlo del giudizio finale. È quell’evento futuro in cui noi tutti staremo dinanzi al seggio del giudizio di Cristo per essere giudicati in base alle nostre opere (vedere 1 Nefi 15:33; 3 Nefi 27:15; Mormon 3:20; DeA 19:3)… Credo che l’ordine contenuto nelle Scritture ‘non giudicate’ si riferisca chiaramente a questo giudizio finale, così come nel Libro di Mormon c’è la dichiarazione che ‘l’uomo non… giudicherà; poiché il giudizio è mio, dice il Signore’ (Mormon 8:20)” (“‘Judge Not’ and Judging”, Ensign, agosto 1999, 7).

Mormon 8:31. Contaminazioni negli ultimi giorni

  • Mormon 8:31 fa riferimento a “grandi contaminazioni” ai nostri giorni. Quando serviva nella presidenza dei Settanta, l’anziano Joe J. Christensen ha suggerito che le grandi contaminazioni di cui si parla non erano ambientali, ma principalmente spirituali:

    “In questi tempi tutti sentiamo parlare e leggiamo molto sull’inquinamento ambientale: piogge acide, smog, rifiuti tossici, ecc. Ma… c’è un altro genere di inquinamento molto più pericoloso: quello morale e spirituale.

    A una recente conferenza, l’anziano Boyd K. Packer ha dichiarato: ‘Quando esaminiamo il nostro ambiente morale , vediamo che l’indice di inquinamento è in continuo aumento’ (Conference Report, aprile 1992, p. 91; oppure La Stella, luglio 1992, 78). L’apostolo Paolo previde ‘che negli ultimi giorni sarebbero venuti dei tempi difficili’ (vedere 2 Timoteo 3:1). E parlando degli ultimi giorni il profeta Moroni dichiarò: ‘Sì, avverrà in un giorno in cui vi saranno grandi contaminazioni sulla faccia della terra’ (Mormon 8:31).

    Purtroppo gli effetti di questo grande inquinamento sono forse più che mai evidenti nei mass media, nei film, nella televisione e nella musica moderna. In merito a questo fatto il senatore Robert D. Byrd ha detto: ‘Se in questa nazione continuiamo a spargere immagini di omicidii, violenza, droga… perversione e pornografia… davanti agli occhi di milioni di bambini, un anno dopo l’altro e un giorno dopo l’altro, non dovremo sorprenderci se le fondamenta della nostra società marciranno come colpite dalla lebbra’ (Michael Medved, Hollywood vs. America [New York: Harper Perennial, 1992], p. 194)…

     La maggior parte dei mass media sembra aver dichiarato guerra a quasi tutto quello di cui la maggioranza silenziosa fa più tesoro: la famiglia, la religione e il patriottismo. Il matrimonio è stato degradato, mentre i rapporti pre-coniugali ed extra-coniugali sono incoraggiati e lodati. Bestemmie e linguaggio da trivio bombardano le orecchie della gente… La stessa vita umana è deprezzata per le continue ondate di violenza e di omicidii” (Conference Report, ottobre 1993, 12; oppure vedere La Stella, gennaio 1994, 11–12).

Mormon 8:34–35. Scritto per noi oggi

  • Il presidente Ezra Taft Benson dichiarò che il nostro studio del Libro di Mormon dovrebbe essere influenzato dalla consapevolezza che Moroni vide i nostri giorni e scrisse tenendoci a mente:

    “Dobbiamo fare del Libro di Mormon l’oggetto principale del nostro studio [perché] esso fu scritto per i nostri giorni. I Nefiti non ricevettero mai questo libro, né lo ricevettero i Lamaniti dei tempi antichi. Era un libro destinato a noi. Mormon scrisse sul finire della civiltà nefita. Per l’ispirazione di Dio, che conosce tutte le cose sin dal principio, egli riassunse secoli di annali scegliendo le storie, i discorsi, gli avvenimenti che sarebbero stati più utili a noi oggi.

    Ogni singolo autore del Libro di Mormon afferma di aver scritto per le generazioni future…

    Lo stesso Mormon dichiarò: ‘Sì, parlo a voi, un rimanente del casato d’Israele’ (Mormon 7:1). E Moroni, l’ultimo degli autori ispirati, vide i nostri giorni, vide questo nostro tempo…

    Se essi videro i nostri giorni e scelsero le cose che sarebbero state di maggior valore per noi, in quale modo dovremmo studiare il Libro di Mormon? Dovremmo costantemente chiederci: ‘Perché il Signore ispirò Mormon (o Moroni, o Alma) ad includere queste parole nel suo compendio? Quale lezione posso ricavare da queste parole che mi può essere d’aiuto ai nostri giorni, in questo momento?’

    E nel Libro di Mormon troviamo molti esempi che ci aiutano a rispondere a queste domande” (Conference Report, ottobre 1986, 5; oppure vedere La Stella, gennaio 1987, 4).

Mormon 9:1–6. Infelici alla presenza di Dio

  • Il presidente Joseph Fielding Smith (1876–1972) spiegò perché gli impenitenti saranno infelici alla presenza di Gesù Cristo:

    “Non può esservi alcuna salvezza senza pentimento. Un uomo non può entrare nei suoi peccati nel regno di Dio. Sarebbe incoerente se un uomo entrasse alla presenza del Padre per dimorare alla presenza di Dio nei suoi peccati…

    Credo che sulla terra vi siano molte persone, molte delle quali forse all’interno della Chiesa – o almeno alcune nella Chiesa – che hanno l’idea di poter attraversare questa vita facendo come piace a loro, violando i comandamenti del Signore, e alla fine poter entrare alla Sua presenza. Pensano che si pentiranno, forse nel mondo degli spiriti.

    Dovrebbero leggere le parole di Moroni: ‘Supponete che dimorerete con Lui [Cristo] con la consapevolezza della vostra colpa? supponete di poter essere felici di dimorare con quel santo Essere, quando la vostra anima è tormentata dalla consapevolezza della colpa di aver sempre abusato delle sue leggi?’ [Mormon 9:3]” (Doctrines of Salvation, a cura di Bruce R. McConkie, 3 voll. [1954–56], 2:195–196).

Mormon 9:3–6. “La consapevolezza della colpa”

  • Il presidente Spencer W. Kimball (1895–1985) spiegò perché una persona che ha peccato sente il fardello della colpa e ha bisogno del pentimento:

    “Per poter dare inizio al processo del pentimento dobbiamo giungere alla profonda consapevolezza della nostra colpa; e questa coscienza delle colpe commesse può portare sofferenza alla mente, allo spirito e qualche volta al corpo. Per poter vivere con se stessi coloro che trasgrediscono devono seguire l’una o l’altra di queste due alternative: la prima consiste nel cauterizzare la propria coscienza o annebbiare la propria sensibilità con tranquillanti mentali, per poter continuare a commettere le trasgressioni; coloro che scelgono questa alternativa finiscono per diventare insensibili e perdere il desiderio di pentirsi. L’altra alternativa è lasciare che il rimorso porti al dolore sincero, indi al pentimento e infine all’agognato perdono.

    Ricordate questo: il perdono non si può mai ottenere senza il pentimento. E non può mai esservi pentimento sino a quando il trasgressore non ha aperto la sua anima e ammesso le proprie colpe, senza accampare scuse o giustificazioni. Egli deve ammettere con se stesso di aver peccato senza cercare in alcun modo di minimizzare l’offesa o di sorvolare sulla sua gravità. Egli deve ammettere che il suo peccato è effettivamente grave quanto lo è in realtà, e non chiamare grammo ciò che pesa un quintale. Coloro che scelgono di affrontare a viso aperto il problema e di cambiar vita, all’inizio possono trovare irta di ostacoli la via che porta al pentimento, ma quando avranno assaggiato i primi frutti della loro condotta troveranno questo cammino infinitamente più desiderabile” (“Il vangelo di pentimento”, La Stella, marzo 1983, 3–4).

Mormon 9:7–8. Rivelazioni e Scritture

  • L’anziano Dallin H. Oaks ha spiegato il collegamento tra Scritture e rivelazione personale:

    “Ciò che rende diversi i Santi degli Ultimi Giorni dalla maggior parte degli altri cristiani nel modo in cui leggiamo e utilizziamo la Bibbia e le altre Scritture è che crediamo nella rivelazione continua. Per noi le Scritture non sono la fonte suprema di conoscenza, ma ciò che precede la fonte suprema di conoscenza. La conoscenza suprema giunge tramite rivelazione. Insieme a Moroni noi affermiamo che colui che nega la rivelazione ‘non conosce il Vangelo di Cristo’ (Mormon 9:8).

    La parola del Signore contenuta nelle Scritture è come una lampada che guida i nostri passi (vedere Salmi 119:105, e la rivelazione è come una forza possente che aumenta tantissimo l’illuminazione della lampada. Incoraggiamo tutti a studiare attentamente le Scritture e gli insegnamenti profetici che le riguardano e a cercare la rivelazione personale per conoscere personalmente il loro significato” (“Scripture reading and revelation”, Ensign, gennaio 1995, 7).

Mormon 9:9–10. “Dio è lo stesso ieri, oggi e in eterno”

  • Moroni dichiarò che Dio è un essere immutabile che rimarrà lo stesso “ieri, oggi e in eterno” (Mormon 9:9). La rivelazione moderna conferma che la venuta alla luce del Libro di Mormon dimostra che Dio “ispira gli uomini e li chiama alla sua santa opera” ai nostri giorni come ha fatto nel passato “dimostrando… che Egli è lo stesso Dio ieri, oggi e in eterno” (DeA 20:11–12).

    Lectures on Faith dichiara che per poter avere una fede perfetta in Dio, una persona deve avere un’idea corretta del “carattere, delle perfezioni e degli attributi” di Dio (Lectures on Faith, [1985], 38). Una delle caratteristiche di Dio è che Egli non cambia: “[Dio] non cambia, né vi è mutevolezza in Lui; ma Egli è lo stesso di eternità in eternità, essendo lo stesso ieri, oggi e per sempre; e questo corso è un corso eterno, senza variazione” (Lectures on Faith, 41). Esamina quale benedizione rappresenta il sapere che Dio continua la Sua santa opera ai nostri giorni e che rimarrà sempre lo stesso ieri, oggi e per sempre.

  • Moroni ci ammonì che alcuni si sono “immaginati un dio che muta” (Mormon 9:10). L’anziano Neal A. Maxwell (1926–2004), del Quorum dei Dodici Apostoli, insegnò che non potremmo credere o confidare in un Dio che cambia o che sta ancora imparando nuove verità:

    “L’onniscienza di Dio, nella mente di alcuni Santi degli Ultimi Giorni ben intenzionati, è stata definita dal concetto di ‘progressione eterna’. Alcuni hanno erroneamente presupposto che il progresso di Dio dipenda dall’acquisizione da parte Sua di ulteriore conoscenza…

    Dio trae la Sua grandiosa e continua gioia e gloria nell’accrescere e nel fare avanzare le Sue creazioni, e non da nuove esperienze intellettuali.

    Pertanto c’è una grande differenza tra un Dio onnisciente e la falsa nozione che Dio stia facendo una specie di post-dottorato, ancora alla ricerca di ulteriori verità essenziali e dati vitali. Se ciò fosse vero, Dio potrebbe, in qualsiasi momento, scoprire qualche nuova verità a Lui non nota in precedenza, che potrebbe cambiare, sminuire o indebolire certi principi da Lui precedentemente conosciuti. La profezia sarebbe semplice predizione. I presupposti riguardanti la nostra redenzione dovrebbero essere rivisti. Fortunatamente per noi, il Suo piano di salvezza è costantemente in fase di realizzazione – non costantemente in fase di revisione” (All These Things Shall Give Thee Experience [1979], 14–15).

Mormon 9:10–26. I miracoli

  • Nota le prove fornite da Moroni che rendono testimonianza dei miracoli di Dio – la creazione del cielo e della terra (vedere Mormon 9:17), la creazione dell’uomo (vedere il versetto 17) e le testimonianze scritturali dei miracoli di Gesù e degli apostoli (vedere il versetto 18). Il “Dio dei miracoli” descritto da Moroni si può ancora trovare. L’anziano Dallin H. Oaks ha reso testimonianza che molti miracoli accadono ai nostri giorni e sono presenti nella vera chiesa di Gesù Cristo:

    “Molti miracoli avvengono quotidianamente nell’opera della nostra Chiesa e nella vita di molti dei nostri fedeli. Molti di voi sono stati testimoni di miracoli, forse più di quanto ve ne rendiate conto.

    Un miracolo è stato definito come ‘un evento che arreca beneficio, compiuto tramite potere divino e che i mortali non comprendono e non sono in grado di ripetere’ [Daniel H. Ludlow, ed., Encyclopedia of Mormonism, 5 voll. (1992), 2:908]. L’idea che gli eventi vengano ‘provocati dal potere divino’ viene rifiutata dalla maggior parte delle persone non religiose, e anche da certe che lo sono…

    I miracoli compiuti tramite il potere del sacerdozio sono sempre presenti nella vera Chiesa di Gesù Cristo. Il Libro di Mormon ci insegna che ‘Iddio ha fornito i mezzi affinché l’uomo, mediante la fede, possa operare possenti miracoli’ (Mosia 8:18). I mezzi forniti sono il potere del Sacerdozio (vedere Giacomo 5:14–15; DeA 42:43–48) e quel potere opera i miracoli attraverso la fede (vedere Ether 12:12; Moroni 7:37)” (“Miracles”, Ensign, giugno 2001, 6, 8).

  • L’anziano Bruce R. McConkie (1915–1985) parlò del motivo per cui a volte i miracoli cessano:

    “Perché i segni e i miracoli cessano in certe epoche? Perché non si trovano in tutte le epoche e tra tutti i popoli? Forse gli antichi avevano diritto a maggiori benedizioni di noi che viviamo sulla stessa terra che una volta era loro? Moroni risponde: ‘La ragione per cui’ un Dio di doni e di miracoli ‘cessa di compiere miracoli fra i figlioli degli uomini’ e di riversare i suoi doni su di loro ‘è perché essi degenerano nell’incredulità e si allontanano dalla retta via, e non conoscono il Dio in cui dovrebbero confidare’. Adorano falsi dei che definiscono il loro credo, e non camminano più lungo gli stessi sentieri percorsi dai santi dei tempi passati.

    Sono gli uomini a essere cambiati, non Dio; egli è eternamente lo stesso. Tutti gli uomini che avranno la stessa fede e che osserveranno le stesse leggi riceveranno le stesse benedizioni” (A New Witness for the Articles of Faith [1985], 367).

Mormon 9:32–34. Moroni scrisse in egiziano riformato

  • Moroni dichiarò di essere in grado di scrivere almeno in due lingue: ebraico ed egiziano (vedere Mormon 9:32–34). Egli fece notare che se le “tavole fossero state abbastanza grandi” egli avrebbe scritto in ebraico, tuttavia, coloro che tennero gli annali utilizzarono l’‘egiziano riformato’ per mancanza di spazio (versetti 32–33). In precedenza, nel Libro di Mormon, sia Nefi che re Beniamino riconobbero l’uso dell’egiziano. Nefi dichiarò che scriveva nel “linguaggio degli Egiziani” quando incideva le piccole tavole (1 Nefi 1:2). Quando parlò ai suoi figli dell’importanza delle tavole di bronzo, re Beniamino fece notare che Lehi poteva leggere quegli annali perché era stato “istruito nella lingua degli Egiziani” (Mosia 1:4). Comprendiamo pertanto che Lehi insegnò il Vangelo e l’egiziano “ai suoi figlioli, affinché essi potessero così a loro volta insegnarl[i] ai loro figli” (Mosia 1:4). Evidentemente questo schema continuò per tutte le generazioni di curatori degli annali che si susseguirono fino a Moroni, che imparò il linguaggio da suo padre. Tuttavia, la dichiarazione di Moroni che egli scrisse in “egiziano riformato” (Mormon 9:32) indica che erano intervenuti degli adattamenti nell’uso della lingua, nei mille anni trascorsi dai tempi di Lehi. Ciò può spiegare perché Moroni concluse con il commento che “nessun altro popolo conosce la nostra lingua”, ma che Dio aveva preparato i mezzi per interpretare e tradurre gli annali (Mormon 9:34).

Punti su cui riflettere

  • Che cosa si viene a sapere del modo in cui Mormon si curava degli altri, inclusi i suoi nemici? (vedere Mormon 7).

  • Moroni trascorse da solo molti anni, eppure la sua fede e la sua testimonianza gli portarono pace. In che modo la tua testimonianza può aiutarti quando ti senti solo nel mondo?

  • Quali sono alcune delle “contaminazioni spirituali” che vedi sulla terra oggi? Come puoi evitare di farti contaminare?

  • Quali sono alcuni miracoli di cui sei stato testimone?

Compiti suggeriti

  • Studia i seguenti passi scritturali alla ricerca delle profezie sulla venuta alla luce del Libro di Mormon:

    Isaia 29:4

    2 Nefi 3:19–20

    2 Nefi 26:16

    2 Nefi 33:13

    Enos 1:15–16

    Mormon 8:23

    Mormon 9:30

    Moroni 10:27

    Mosè 7:62

    Joseph Smith—Storia 1:52–53

    Con questi versetti potresti creare una catena di passi delle Scritture cominciando da Isaia 29:4 accanto a cui puoi scrivere a margine della pagina “vai a 2 Nefi 3:19–20. Poi vai a 2 Nefi 3:19–20 e scrivi a margine “vai a 2 Nefi 26:16. Ripeti questo procedimento per tutti gli altri versetti. Quando arrivi a Joseph Smith—Storia 1:52–53, scrivi a margine “vai a Isaia 29:4” chiudendo la catena da dove sei partito.

  • Prepara un discorso di cinque/otto minuti riguardo alle benedizioni derivanti dall’accettazione del Libro di Mormon. Per aiutarti nella creazione del discorso potresti utilizzare le seguenti domande e risorse:

    Le benedizioni derivanti dall’accettazione del Libro di Mormon

    • Mormon 8:12. Che benedizioni riceveranno coloro che non condannano né criticano il Libro di Mormon?

    • Mormon 8:17. Perché è importante non trovare da ridire sul Libro di Mormon?

    • Dottrina e Alleanze 20:8–15 . Quali sono alcuni principi di verità che conosceremo se accetteremo il Libro di Mormon?

    • Dalla tua esperienza personale: Quali sono alcune delle benedizioni spirituali che hai ricevuto per aver accettato il Libro di Mormon?

    • Presidente Ezra Taft Benson: “Vi benedico perché possiate comprendere meglio il Libro di Mormon. Vi prometto che d’ora innanzi, se noi ci nutriremo ogni giorno delle sue pagine e se osserveremo i suoi precetti, Dio riverserà su di noi, su ogni figlio di Sion e della Chiesa, le Sue benedizioni in misura sinora sconosciuta” (Conference Report, aprile 1986, 100; oppure La Stella, luglio 1986, 78).