2015
Nessun trasferimento
Giugno 2015


Nessun trasferimento

L’autrice vive nello Utah, USA.

Il mio presidente di missione doveva aver commesso un errore: che cosa avrei potuto imparare restando ancora in questa zona?

Immagine
illustration of luggage

Immagine della porta di gracethang/iStock/Thinkstock; immagine dei bagagli di monticello/iStock/Thinkstock

Nel 2005, avevo lasciato la mia casa di NanTze, a Taiwan, per svolgere una missione a tempo pieno nella California settentrionale. La zona alla quale eravamo state assegnate io e la mia collega era abbastanza piccola, al punto che, nel giro di quattro mesi e mezzo, avevamo bussato a ogni porta nell’area del paese principale. Il lavoro missionario era difficile e le persone spesso ci gridavano contro. Avevamo alcuni simpatizzanti. Mi sembrava che il lavoro non stesse andando da nessuna parte. Dopo circa quattro mesi là, ero pronta ad andarmene; ero sicura che sarei stata trasferita.

Domenica sera ero in attesa che il telefono squillasse, fino a quando non chiamò il mio capo zona. Quando mi disse che ero stata assegnata a restare nella stessa zona per altre sei settimane, non riuscivo a credere alle mie orecchie. Pensai che doveva esserci stato un errore!

La settimana successiva fu un completo disastro per me, e probabilmente anche per la mia collega e per le persone poste sotto la nostra responsabilità. Mi rifiutavo di credere che quella fosse la decisione giusta. Comunque, facevo un bel sorriso tutte le volte che vedevamo le persone o parlavamo con loro, ma dentro di me ero sempre infelice. Nel mio orgoglio, mi ripetevo che non mi trovavo dove avrei dovuto essere. Continuavo a sperare che il mio presidente di missione mi avrebbe chiamato per dirmi che venivo riassegnata a un’altra zona.

Come fui rassicurata

La domenica mattina seguente, mentre mi stavo preparando di malavoglia per andare in Chiesa, il telefono squillò. Era il presidente di missione. Mi salutò con la sua solita voce gentile e sincera, poi disse: “Sorella Cho, ieri a pranzo stavo pensando a lei e ho avuto l’impressione di doverla chiamare per farle sapere che è nel posto giusto. Lei si trova dove deve essere”. Quando sentii le sue parole, scoppiai in lacrime.

Lo ringraziai e misi giù. Mentre cominciavo a piangere, provai nel mio cuore un sentimento molto chiaro: c’erano degli incarichi non terminati che mi aspettavano nella nostra zona. Seppi anche che il mio Padre Celeste conosceva i miei pensieri e la mia frustrazione. Capiva la mia debolezza e aveva mandato il Suo servitore a rassicurarmi.

Dopo quella telefonata, cominciai a rimettermi in carreggiata. Pregai ogni giorno per ricevere forza e chiedendo di vedere più chiaramente in che modo fare ciò che il Signore si aspettava da me. Durante tutte le cinque settimane successive, io e la mia collega fummo testimoni di molti miracoli, mentre esercitavamo abbastanza fede da lavorare duramente. Un simpatizzante molto preparato si trasferì nella nostra zona e fu battezzato prima del trasferimento successivo.

Fummo anche invitate a casa di persone che inizialmente non ci avevano accolte. Incontrammo molte nuove persone che stavano vivendo un momento difficile e fummo benedette di poter condividere con loro le parole di conforto di Dio. Anche se alcune poi scelsero di non essere battezzate, non dimenticherò mai i loro volti illuminati o il modo in cui lo Spirito e l’amore di Dio toccarono il loro cuore, e anche il mio.

Che cosa ho imparato

Ho imparato che il Signore si cura davvero di ognuno di noi; Egli non manda i Suoi missionari in determinati luoghi senza un motivo. Ho imparato che, quando veniamo assegnati a una zona, il Signore vuole utilizzarci come strumenti per compiervi la Sua opera. Quando ci mettiamo nelle Sue mani, avvengono miracoli e i cuori si addolciscono, anche quando non riusciamo a capire come ciò sia possibile.

Soprattutto, ho imparato che il mio presidente di missione, come gli altri dirigenti della Chiesa, era stato davvero chiamato da Dio per essere un Suo servitore. Il Signore mette in grado i nostri dirigenti di ricevere la rivelazione e l’ispirazione di cui abbiamo bisogno per il benessere della nostra anima.

Sono eternamente grata per le esperienze vissute grazie al fatto di non essere stata trasferita.