Cercate l’istruzione mediante la fede
Nelle Scritture siamo ammoniti ripetutamente di predicare i principi evangelici mediante il potere dello Spirito (vedere DeA 50:14). Ritengo che la maggior parte dei genitori e degli insegnanti della Chiesa conosca questo principio e in genere cerchi adeguatamente di applicarlo. Per quanto questo principio sia importante, tuttavia, è soltanto un elemento di un modello spirituale ben più vasto. Spesso ci viene inoltre insegnato di cercare l’istruzione mediante la fede (vedere DeA 88:118). Predicare mediante lo Spirito e apprendere attraverso la fede sono principi che vanno mano nella mano, che dovremmo sforzarci di comprendere e mettere in pratica simultaneamente e in modo costante.
Sospetto che noi conosciamo meglio e poniamo maggiore enfasi sull’insegnamento mediante lo Spirito che sull’apprendimento attraverso la fede. Ovviamente, i principi e i processi sia dell’insegnamento sia dell’apprendimento sono fondamentali dal punto di vista spirituale. Gettando uno sguardo al futuro e intravedendo un mondo ancora più confuso e turbolento, credo che sarà essenziale che tutti noi possiamo migliorare nel ricercare l’istruzione mediante la fede. Quando cercheremo attraverso la fede di ottenere e applicare la conoscenza spirituale—come individui, famiglie e Chiesa—potremo ottenere, e di fatto riceveremo, i benefici dati dalla forza, guida e protezione spirituali.
Nefi ci insegna: «Quando un uomo parla per il potere dello Spirito Santo, il potere dello Spirito Santo… porta [il messaggio] fino al cuore dei figlioli degli uomini» (2 Nefi 33:1). Notate come il potere dello Spirito porta il messaggio fino, ma non necessariamente nel cuore. Un insegnante può spiegare, dimostrare, persuadere e testimoniare, e farlo con grande potere spirituale ed efficacia, tuttavia, alla fine il contenuto di un messaggio e la testimonianza dello Spirito Santo penetrano nel cuore solo se il ricevente lo consente. Apprendere mediante la fede apre la via che giunge nel cuore.
Il principio d’azione: la fede nel Signore Gesù Cristo
L’apostolo Paolo definì la fede come «certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono» (vedere Ebrei 11:1). Alma dichiarò che la fede non è l’avere una conoscenza perfetta delle cose; piuttosto, se abbiamo fede, speriamo «in cose che non si vedono, ma che sono vere» (Alma 32:21). In aggiunta, in Lectures on Faith apprendiamo che la fede è «il primo principio nella religione rivelata, nonché il fondamento di ogni rettitudine» e che, inoltre, è «il principio d’azione di tutti gli esseri intelligenti».1
Questi insegnamenti sottolineano tre elementi fondamentali della fede: (1) la fede come certezza di cose sperate che sono vere, (2) la fede come dimostrazione di cose non viste, (3) la fede come principio d’azione di tutti gli esseri intelligenti. Descrivo queste tre componenti della fede nel Salvatore mentre simultaneamente affrontiamo il futuro, volgiamo lo sguardo al passato e ci apprestiamo ad agire nel presente.
La fede come certezza di cose sperate è diretta al futuro. Tale rassicurazione si basa su una comprensione corretta di Dio e una fiducia in Lui, consentendoci di «spinger[ci] innanzi» (2 Nefi 31:20) nelle situazioni incerte e spesso difficili in cui incappiamo nel servizio del Salvatore.
Ad esempio, Nefi confidò esattamente nella rassicurazione spirituale riguardante il suo futuro quando ritornò a Gerusalemme per ottenere le tavole di bronzo, «non sapendo in anticipo ciò che avre[bbe] fatto. Nondimeno avanz[ò]» (1 Nefi 4:6–7).
La fede in Cristo è inseparabilmente collegata alla speranza in Lui per la redenzione e l’esaltazione, e la induce. La rassicurazione e la speranza ci rendono possibile camminare sino al bordo della luce e addentrarci di qualche passo nell’oscurità, aspettandoci che la luce si sposterà e illuminerà il cammino.2 La combinazione di certezza e speranza promuove le azioni nel presente.
La fede come dimostrazione di cose non viste si rivolge al passato e conferma la fiducia in Dio e l’affidamento alla veridicità di cose non viste. Ci addentrammo nell’oscurità con rassicurazione e speranza, ricevemmo la prova e la conferma quando la luce, di fatto, si spostò, fornendoci l’illuminazione necessaria. La testimonianza ottenuta dopo la prova della nostra fede (vedere Ether 12:6) è una dimostrazione che rafforza e accresce la nostra certezza.
Rassicurazione, azione e dimostrazione s’influenzano vicendevolmente in un processo continuo. La spirale è come una serpentina che man mano che gira vorticosamente si espande. Questi tre elementi della fede, ossia la certezza, l’azione e la dimostrazione, non sono separati e distinti; essi, piuttosto, sono correlati, continui e concatenati. La fede che alimenta questo processo continuo si sviluppa, evolve e cambia. Quando ci spingiamo innanzi verso un futuro incerto, la certezza porta all’azione e produce una dimostrazione, la quale incrementa la certezza stessa. La nostra fiducia diventa più grande, linea su linea, precetto su precetto, qui un poco e là un poco.
Troviamo un grandissimo esempio dell’interazione tra certezza, azione e dimostrazione quando i figliuoli d’Israele trasportarono l’arca del patto sotto la guida di Giosuè (vedere Giosuè 3:7–17). Ricordate come gli Israeliti giunsero al Giordano e fu loro promesso che le acque si sarebbero ritirate e che avrebbero potuto attraversarlo su suolo asciutto. Fatto interessante, le acque non si ritirarono quando i figliuoli d’Israele stettero sulla riva del fiume attendendo che accadesse qualcosa, ma le piante dei piedi si bagnarono prima che ciò avvenisse. La fede degli Israeliti fu manifestata dal fatto che essi camminarono nell’acqua prima che si ritirasse. Essi camminarono nel Giordano con la rassicurazione volta al futuro di cose sperate. Appena gli Israeliti avanzarono, le acque si ritirarono e mentre attraversavano il fiume su suolo asciutto guardarono indietro e videro la dimostrazione di cose non viste. In questo episodio, la fede come certezza portò all’azione e produsse la dimostrazione di cose non viste ma vere.
La vera fede è posta nel Signore Gesù Cristo e porta sempre all’azione. La fede come principio d’azione è evidenziata in molti passi scritturali che conosciamo tutti bene.
«Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta» (Giacomo 2:26; corsivo dell’autore).
«Ma siate facitori della Parola e non soltanto uditori» (Giacomo 1:22; corsivo dell’autore).
«[Risvegliate e stimolate] le vostre facoltà, sì, per un esperimento sulle mie parole, ed eserciterete una particella di fede» (Alma 32:27; corsivo dell’autore).
È la fede come principio d’azione che è tanto basilare nel processo d’apprendimento e applicazione del principio spirituale.
L’apprendimento mediante la fede: agire e non subire
In che modo la fede come principio d’azione in tutti gli esseri intelligenti è collegata all’apprendimento del Vangelo? Che cosa significa cercare l’istruzione mediante la fede?
Nella grandiosa divisione di tutte le creazioni di Dio, ci sono cose per agire e altre per subire (vedere 2 Nefi 2:13–14). Come figli del nostro Padre celeste, abbiamo ricevuto il dono del libero arbitrio, ossia la capacità e il potere di agire indipendentemente. Forniti di libero arbitrio siamo agenti e dobbiamo per prima cosa fare e non solo subire, soprattutto se cerchiamo di ottenere e applicare la conoscenza spirituale.
Apprendere mediante la fede e tramite l’esperienza sono due aspetti basilari del piano di felicità del Padre. Il Salvatore preservò il libero arbitrio morale grazie all’Espiazione e ci rese possibile agire e apprendere attraverso la fede. La ribellione di Lucifero contro il piano cercava di distruggere il libero arbitrio dell’uomo e il suo intento era che noi, che siamo qui per imparare, subissimo solamente.
Pensate alla domanda posta dal Padre celeste a Adamo nel Giardino di Eden: «Dove sei?» (Genesi 3:9). Il Padre sapeva dove Adamo era nascosto, nondimeno fece la domanda. Perché? Un Padre saggio e amorevole consentì a Suo figlio di agire nel processo d’apprendimento e non solo di subire. Non ci fu una ramanzina unilaterale verso un figlio disobbediente, come forse molti di noi hanno la tendenza a fare. Il Padre, invece, aiutò Adamo, che era un principiante, ad agire da agente e a esercitare propriamente il libero arbitrio.
Pensate a quanto Nefi desiderasse conoscere le cose che suo padre Lehi aveva visto nella visione dell’albero della vita. È interessante che lo Spirito del Signore iniziò a istruire Nefi ponendo la domanda seguente: «Ecco, cosa desideri?» (1 Nefi 11:2). Lo Spirito chiaramente sapeva che cosa Nefi desiderava. Perché allora fece la domanda? Nel processo d’apprendimento lo Spirito Santo stava aiutando Nefi ad agire e non semplicemente a subire. Prestate attenzione in 1 Nefi 11–14 a come lo Spirito ponga le domande e incoraggi Nefi a «guardare», come parte attiva del processo d’apprendimento.
Da questi esempi riconosciamo che noi, che stiamo imparando, siamo tenuti ad agire ed essere facitori della parola e non dei semplici ascoltatori che solo subiscono. Siamo io e voi agenti che si danno da fare e cercano l’istruzione mediante la fede, o attendiamo di essere istruiti e subiamo? I bambini, i ragazzi e gli adulti che serviamo stanno agendo e cercando di apprendere per mezzo della fede o stanno aspettando e subendo? Stiamo noi incoraggiando e aiutando coloro che serviamo a cercare la conoscenza mediante la fede? Dobbiamo tutti essere ansiosamente impegnati a chiedere, a cercare e a bussare (vedere 3 Nefi 14:7).
Una persona che apprende esercitando il libero arbitrio agendo secondo i principi corretti apre il cuore allo Spirito Santo e invita i Suoi insegnamenti, il potere della testimonianza e le conferme spirituali. Apprendere mediante la fede richiede uno sforzo spirituale, mentale e fisico, non solo ricevere passivamente. È con la sincerità e la coerenza delle azioni ispirate dalla fede che mostriamo al Padre celeste e a Suo Figlio Gesù Cristo la disponibilità ad apprendere e ricevere istruzioni dallo Spirito Santo. Pertanto, apprendere mediante la fede implica l’esercizio del libero arbitrio per agire sulla certezza delle cose che speriamo e invita la dimostrazione di cose non viste da parte del solo vero insegnante, lo Spirito del Signore.
Pensate a come i missionari aiutano i simpatizzanti ad apprendere mediante la fede. Assumersi e mantenere impegni spirituali—come studiare il Libro di Mormon e pregarvi su, partecipare alle riunioni in chiesa e osservare i comandamenti—richiede a un simpatizzante di esercitare la fede e di agire. Uno dei ruoli fondamentali di un missionario è aiutare i simpatizzanti ad assumersi e a tenere fede agli impegni, ossia ad agire e apprendere mediante la fede. Insegnare, esortare e spiegare, per quanto siano importanti, non possono mai portare a un simpatizzante la testimonianza della veridicità del vangelo restaurato. Soltanto quando la fede di una persona porta all’azione e fa breccia nel cuore, allora lo Spirito Santo può portare una testimonianza di conferma. I missionari, naturalmente, devono imparare a insegnare mediante il potere dello Spirito, però è altrettanto importante che aiutino i simpatizzanti ad apprendere attraverso la fede.
L’apprendimento di cui sto parlando va ben oltre la semplice conoscenza cognitiva, il serbare e il ricordare le informazioni. Il tipo di conoscenza di cui parlo fa sì che ci spogliamo dell’uomo naturale (vedere Mosia 3:19), cambiamo il nostro cuore (vedere Mosia 5:2), ci convertiamo al Signore e non ci allontaniamo mai da Lui (vedere Alma 23:6). Apprendere mediante la fede richiede «il cuore e una mente ben disposta» (DeA 64:34). Imparare attraverso la fede è il risultato dello Spirito Santo che porta il potere della parola di Dio al cuore e dentro di esso. La conoscenza mediante la fede non si può trasferire da un insegnante a uno studente con una conferenza, una dimostrazione o un esercizio sperimentale; lo studente deve piuttosto esercitare la fede e agire in modo da ottenere la conoscenza da solo.
Il giovane Joseph Smith comprese istintivamente ciò che significava cercare la conoscenza mediante la fede. Uno degli avvenimenti meglio conosciuti occorsi a Joseph Smith fu quando lesse nell’epistola di Giacomo, nel Nuovo Testamento (vedere Giacomo 1:5–6), i versetti riguardo alla preghiera e alla fede. Il testo ispirò Joseph Smith a ritirarsi in un bosco vicino a casa per pregare e cercare conoscenza spirituale. Prestate attenzione alle domande che egli aveva formulato nella mente e sentito nel cuore, che poi portò nel bosco. Si era preparato a «chie[dere] con fede» (Giacomo 1:6) e ad agire.
«In mezzo a questa guerra di parole e a questo tumulto di opinioni, io mi dicevo spesso: Cosa devo fare? Quale di tutti questi gruppi ha ragione? O hanno tutti torto? E se uno di essi ha ragione, qual è, e come posso saperlo?…
Il mio scopo, nell’andare a chiedere al Signore, era di sapere quale di tutte le sette fosse quella giusta, per poter sapere a quale unirmi. Perciò, non appena ebbi preso possesso di me stesso così da essere in grado di parlare, chiesi ai Personaggi che stavano sopra di me nella luce quale di tutte le sette fosse quella giusta… e a quale dovessi unirmi» (Joseph Smith—Storia 1:10, 18).
Notate che le domande non vertevano solo sulla conoscenza di cui necessitava, ma anche su ciò che doveva fare. La sua prima domanda era centrata sull’azione e su ciò che andava fatto! La sua preghiera non riguardava semplicemente quale chiesa fosse nel giusto. La domanda era: a quale chiesa avrebbe dovuto unirsi? Joseph Smith si recò nel bosco per apprendere mediante la fede. Era deciso ad agire.
Alla fine, la responsabilità di apprendere attraverso la fede e applicare la verità spirituale ricade sul singolo individuo. Questa è una responsabilità sempre più grande e importante nel mondo in cui viviamo e vivremo. Che cosa, come e quando impariamo è sostenuto, ma non dipendente, da un insegnante, un metodo di presentazione, un argomento specifico o dal formato della lezione.
Veramente, una delle maggiori imprese della vita terrena è cercare l’istruzione mediante la fede. Il profeta Joseph Smith riassume il processo e le conseguenze dell’apprendimento che sto cercando di descrivere. In risposta a una richiesta di istruzioni da parte dei Dodici Apostoli, egli insegnò: «Il modo migliore per conoscere la verità e ottenere la saggezza non è cercarle nei libri, ma rivolgersi a Dio in preghiera e ricevere insegnamenti divini».3
In un’altra occasione, il Profeta spiegò: «Leggere l’esperienza degli altri o la rivelazione data loro, non potrà mai darci un’idea completa della nostra condizione e del vero rapporto fra noi e Dio».4
Le implicazioni per gli insegnanti
I principi sull’apprendimento mediante la fede hanno profonde implicazioni per i genitori e gli insegnanti. Consideriamo ora insieme tre di queste implicazioni.
Prima implicazione. Lo Spirito Santo è un insegnante che viene dal Padre.
Lo Spirito Santo è il terzo componente della Divinità ed è l’insegnante e il testimone di tutta la verità. L’anziano James E. Talmage (1862–1933), membro del Quorum dei Dodici Apostoli, scrisse: «L’ufficio dello Spirito Santo nel Suo ministero tra gli uomini è descritto nelle Scritture. Egli è un insegnante mandato dal Padre; a coloro che hanno diritto ai Suoi ammaestramenti Egli rivela tutto ciò che è necessario per il progresso dell’anima».5
Dovremmo sempre ricordare che lo Spirito Santo è l’insegnante che, attraverso i debiti inviti, può entrare nel cuore di chi apprende. Di fatto, noi abbiamo la responsabilità di predicare il Vangelo mediante lo Spirito, il Consolatore, come requisito fondamentale per l’apprendimento tramite la fede, che può essere soddisfatto solo con e mediante lo Spirito Santo (vedere DeA 50:14). A questo riguardo, noi assomigliamo alle lunghe e sottili fibre di vetro usate per formare cavi attraverso cui dei segnali luminosi sono trasmessi a grandissima distanza. Proprio come il vetro di questi cavi deve essere puro per condurre la luce in maniera efficiente ed efficace, anche noi dovremmo diventare e rimanere degni canali attraverso cui lo Spirito del Signore può operare.
Dobbiamo però stare attenti a ricordare che nel servizio siamo dei mezzi e dei canali, ma non la luce. «Poiché non siete voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Matteo 10:20). Non sono mai io, né mai voi. Infatti, qualsiasi cosa facciamo come insegnanti che di proposito attiri l’attenzione su di noi—nel messaggio che presentiamo, nei metodi che utilizziamo, o nel comportamento—è una forma di corruzione che inibisce l’efficacia didattica dello Spirito Santo. «La predica mediante lo Spirito di verità o in qualche altra maniera? E se è in qualche altra maniera, non è da Dio» (DeA 50:17–18).
Seconda implicazione. Siamo più efficaci come insegnanti quando incoraggiamo e agevoliamo l’apprendimento mediante la fede.
Conosciamo tutti il detto che se diamo a un uomo un pesce lo sfamiamo per un pasto, ma, se gli insegniamo a pescare, lo nutriamo per tutta la vita. Come genitori e insegnanti evangelici, noi non distribuiamo pesci, ma la nostra opera consiste nell’aiutare le persone a imparare a «pescare» e diventare spiritualmente autosufficienti. Questo obiettivo importante può essere raggiunto più facilmente se incoraggiamo e aiutiamo gli allievi ad agire secondo i principi corretti, ossia aiutandoli ad apprendere attraverso l’azione. «Se uno vuol fare la volontà di lui, conoscerà se questa dottrina è da Dio» (Giovanni 7:17).
Un esempio pratico di questa implicazione è il consiglio dato a Junius F. Wells da Brigham Young (1801–1877), che nel 1875 lo chiamò a organizzare i Giovani Uomini della Chiesa:
«Alle sue riunioni dovrebbe partire dall’inizio dell’elenco e, nel tempo disponibile, chiamare quanti più giovani possibile a portare testimonianza, per poi alla riunione successiva continuare da dove era rimasto, in modo che tutti abbiano questa possibilità e si abituino a parlare in pubblico. Molti potrebbero pensare di non avere una testimonianza, ma li faccia alzare così scopriranno che il Signore li farà parlare di molti principi a cui non avevano pensato prima. Più persone hanno ricevuto una testimonianza quando si sono alzate per cercare di portarla, di quante l’abbiano ottenuta inginocchiandosi in preghiera».6
Ai giorni nostri, il presidente Boyd K. Packer, presidente facente funzione del Quorum dei Dodici Apostoli, ha impartito un consiglio simile:
«Oh, se soltanto potessi insegnarvi quest’unico principio: una testimonianza si acquisisce nel portarla! Qualche volta, nella vostra ricerca della conoscenza spirituale, avviene un ‹salto di fede›, come lo chiamano i filosofi. Questo avviene nel momento in cui arrivate ai limiti della luce e vi inoltrate nelle tenebre; vi accorgete allora che per qualche altro passo il vostro cammino è ancora illuminato. ‹Lo spirito dell’uomo›, come dicono le Scritture, senza dubbio ‹è una lucerna dell’Eterno› (Proverbi 20:27).
Una cosa è ottenere una testimonianza da ciò che si legge o da ciò che qualcun altro ha detto—e si tratta pur sempre di un punto di partenza necessario—un’altra cosa è quando lo Spirito vi conferma nel petto che ciò che avete attestato è vero. Non vi rendete conto che questa testimonianza vi sarà data quando la renderete? Quando date quello che possedete, vi è sempre qualcosa che lo sostituisce centuplicato!»7
Ho notato una caratteristica comune negli insegnanti che hanno avuto una grandissima influenza nella mia vita: mi hanno aiutato a cercare di apprendere mediante la fede. Si rifiutavano di darmi delle risposte facili a domande difficili. Di fatto, non mi davano alcuna risposta, ma m’indicavano la via e mi aiutavano a fare i passi giusti per trovarle. Certamente, non ho sempre apprezzato questo modo di fare, ma l’esperienza mi ha fatto capire che una risposta data da un’altra persona di solito non viene ricordata a lungo o affatto. Di solito, una risposta che noi troviamo od otteniamo attraverso l’esercizio della fede è ricordata per tutta la vita. Le cose più importanti che impariamo sono conquistate, non insegnate.
La comprensione spirituale che io e voi abbiamo avuto la benedizione di ricevere, e che è stata confermata come veritiera nel nostro cuore, semplicemente non può essere passata a un’altra persona. Il prezzo da pagare per ottenere una conoscenza «propria» è la diligenza e l’apprendimento mediante la fede. Solo in questo modo ciò che conosciamo nella mente può trasformarsi in ciò che sentiamo nel cuore. Soltanto così una persona può crescere e non affidarsi alla conoscenza spirituale e alle esperienze altrui, ma rivendicare tali benefici per se stesso. Unicamente in questa maniera possiamo prepararci spiritualmente per ciò che è a venire. Dobbiamo «cerca[re] l’istruzione, sì, mediante lo studio ed anche mediante la fede» (DeA 88:118).
Terza implicazione. La fede si rafforza quando aiutiamo gli altri a cercare d’apprendere mediante la fede.
Lo Spirito Santo, che può insegnarci tutte le cose e rammentarcele (vedere Giovanni 14:26), è bramoso di aiutarci a imparare quando agiamo ed esercitiamo la fede in Gesù Cristo. È interessante notare che questo aiuto didattico divino forse non è mai tanto evidente se non quando insegniamo, a casa e negli incarichi ecclesiastici. Come Paolo spiegò chiaramente ai Romani: «Dunque, tu che insegni agli altri non insegni a te stesso?» (Romani 2:21).
Vi prego di notare nei versetti seguenti di Dottrina e Alleanze come, insegnando diligentemente, invitiamo la grazia e la conoscenza celesti.
«E vi do il comandamento di insegnarvi l’un l’altro le dottrine del regno.
Insegnate diligentemente, e la mia grazia vi accompagnerà, affinché possiate essere istruiti più perfettamente nella teoria, nei principi, nella dottrina, nella legge del Vangelo, in tutte le cose che riguardano il regno di Dio che è utile che voi comprendiate» (DeA 88:77–78; corsivo dell’autore).
Tenete presente che i benefici di cui si parla sono specifici per gli insegnanti: «Insegnate diligentemente, e la mia grazia vi accompagnerà», affinché voi insegnanti possiate essere istruiti!
Lo stesso principio è evidente nel versetto 122 della stessa sezione:
«Nominate fra voi un insegnante e non lasciate che tutti parlino assieme, ma che parli uno solo alla volta e che tutti ascoltino i suoi detti; affinché, quando tutti avranno parlato, tutti possano essere edificati da tutti, e che ognuno abbia un uguale privilegio» (DeA 88:122; corsivo dell’autore).
Quando tutti parlano e ascoltano in maniera dignitosa e ordinata, tutti sono edificati. L’esercizio della fede nel Salvatore, a livello individuale e collettivo, invita la conoscenza e il rafforzamento a cura dello Spirito del Signore.
Cercate l’istruzione mediante la fede: un esempio recente
Tutti noi siamo stati benedetti grazie all’invito fattoci nell’agosto 2005 dal presidente Gordon B. Hinckley di leggere il Libro di Mormon entro la fine dello stesso anno. Nell’esortarci, il presidente Hinckley promise che, se avessimo seguito fedelmente questo semplice programma di lettura, avremmo avuto come individui e famiglie una porzione maggiore dello Spirito del Signore, una determinazione più forte nel camminare in obbedienza ai Suoi comandamenti e una testimonianza più forte della realtà vivente del Figlio di Dio.8
Notate che questo invito ispirato è un classico esempio di apprendimento mediante la fede. Per prima cosa, non ci era stato comandato e non eravamo obbligati ad accettare l’invito. Piuttosto, siamo stati invitati a esercitare il libero arbitrio e ad agire secondo i principi giusti. Il presidente Hinckley, da insegnante ispirato, ci ha incoraggiato ad agire e non solo a subire. Ognuno di noi, in fondo, ha dovuto decidere se e come avrebbe risposto all’esortazione e se avrebbe perseverato sino al raggiungimento della meta.
Secondo, nel proferire l’invito di leggere e agire, il presidente Hinckley ha incoraggiato ognuno di noi a cercare la conoscenza mediante la fede. Non è stato distribuito ai santi alcun nuovo materiale di studio, né sono state tenute altre lezioni o corsi, come pure non sono stati ideati nuovi programmi dalla Chiesa. Ognuno di noi, quando ha risposto all’invito della Prima Presidenza, aveva la sua copia del Libro di Mormon e un sentiero che portava al suo cuore maggiormente aperto grazie all’esercizio della fede nel Salvatore. Pertanto, eravamo preparati a ricevere istruzioni dall’unico vero insegnante, lo Spirito Santo.
La responsabilità di cercare la conoscenza mediante la fede ricade individualmente su ognuno di noi, e tale dovere diverrà sempre più importante man mano che il mondo diventerà più confuso e agitato. Apprendere tramite la fede è indispensabile per il nostro personale sviluppo spirituale e per la crescita della Chiesa in questi ultimi giorni. Possa ognuno di noi essere affamato e assetato di giustizia ed essere riempito dallo Spirito Santo (vedere 3 Nefi 12:6), affinché cerchiamo la conoscenza mediante la fede.
Discorso tratto dalla trasmissione via satellite tenuta il 3 febbraio 2006 e diretta agli insegnanti del Sistema Educativo della Chiesa.