2002
Le cose pacifiche del Regno
Luglio 2002


Le cose pacifiche del Regno

La pace, la vera pace, quella che raggiunge la profondità dell’essere, viene solo da e mediante la fede nel Signore Gesù Cristo.

Fratelli e sorelle, lasciatemi in nome di noi tutti esprimere il mio apprezzamento anche alla presidenza della Società di Soccorso che è stata appena rilasciata e al suo Consiglio, che hanno servito così bene.

Ancora una volta ci apprestiamo alla chiusura di un’altra conferenza generale edificante e ispiratrice. Durante questi giorni meravigliosi di insegnamento e testimonianza mi sento sempre ricaricato di energia e illuminato. So che la maggior parte di voi si sente nello stesso modo. Forse ciò che proviamo durante la conferenza è simile al sentimento che provavano i primi discepoli del Salvatore quando Lo seguivano di luogo in luogo per sentirLo insegnare la Buona Novella del Suo vangelo.

Per vari aspetti quelli erano giorni scoraggianti per i figlioli d’Israele. Tribolando sotto la dominazione dell’Impero Romano, anelavano alla libertà e alla pace. Attendevano il Messia; erano certi che sarebbe arrivato a liberarli dall’oppressione fisica e politica. Alcuni furono sensibili al Vangelo di felicità e pace del Salvatore, anche se non apprezzarono appieno tutte le sue implicazioni spirituali.

In un giorno particolare all’inizio del ministero terreno del Signore, una gran moltitudine Lo seguì fino al Mar di Galilea e si radunò intorno a Lui sulla spiaggia. «Talché egli, montato in una barca, vi sedette stando in mare, mentre tutta la moltitudine era a terra sulla riva. Ed egli insegnava loro molte cose in parabole» (Marco 4:1–2).

Cose grandi e meravigliose furono insegnate quel giorno, inclusa la parabola del seminatore (vedere Marco 4:3–20). Al termine di un giorno dedicato interamente all’insegnamento, il Signore propose ai Suoi discepoli di passare all’altra riva del Mar di Galilea.

Quella sera, mentre veleggiavano, «ecco levarsi un gran turbine di vento che cacciava le onde nella barca, talché ella già si riempiva.

Or egli stava a poppa, dormendo sul guanciale. I discepoli lo destano e gli dicono: Maestro, non ti curi tu che noi periamo?

Ed egli, destatosi, sgridò il vento e disse al mare: Taci, calmati! E il vento cessò, e si fece gran bonaccia» (Marco 4:37–39).

Potete immaginare cosa devono aver pensato gli apostoli quando videro gli elementi stessi, cioè il vento, la pioggia e il mare, obbedire al calmo comando del loro Maestro? Sebbene fossero stati chiamati all’apostolato solo da poco tempo, Lo conoscevano, Gli volevano bene e credevano in Lui. Avevano lasciato il loro lavoro e le loro famiglie per seguirLo. In un periodo relativamente breve, Lo avevano sentito insegnare cose incredibili e Lo avevano visto fare miracoli possenti. Ma questo andava al di là della loro comprensione e il loro sguardo deve averlo mostrato.

«Ed egli disse loro: Perché siete così paurosi? Come mai non avete voi fede?

Ed essi furon presi da gran timore e si dicevano gli uni agli altri: Chi è dunque costui, che anche il vento ed il mare gli obbediscono?» (Marco 4:40–41).

Nei momenti turbolenti e talvolta paurosi, la promessa del Salvatore di pace infinita ed eterna ci risuona con un potere speciale, proprio come la Sua capacità di calmare le onde impetuose deve aver influito profondamente su coloro che erano con Lui sul Mar di Galilea in quella notte di burrasca tanto tempo fa.

Come coloro che vivevano durante il Suo ministero terreno, ci sono alcuni tra noi che cercano la pace fisica e la prosperità come segni del magnifico potere del Salvatore. A volte manchiamo di comprendere che la pace infinita che Gesù promette è una pace interiore, nata dalla fede, ancorata dalla testimonianza, nutrita con l’amore ed espressa mediante un’obbedienza e un pentimento continui. È una pace di spirito che riecheggia nel cuore e nell’anima. Se una persona conosce veramente e sperimenta questa pace interiore, allora non teme la disarmonia e la discordia del mondo. Nel suo cuore sa che tutto va bene per quanto riguarda le cose che contano veramente.

Come ha insegnato il presidente Hinckley ieri sera ai fratelli, non c’è pace nel peccato. Può esserci agio, popolarità, fama e persino prosperità, ma non c’è pace. «La malvagità non fu mai felicità» (Alma 41:10). Non si può provare pace se non si vive in armonia con la verità rivelata. Non c’è pace nella cattiveria e nella contesa. Non c’è pace nella volgarità, nella promiscuità o nella permissività. Non c’è pace nella dipendenza da droga, alcol o pornografia. Non c’è pace nell’abusare in qualsiasi modo degli altri, che sia emotivamente, fisicamente o sessualmente, poiché coloro che maltrattano rimangono in agitazione mentale e spirituale fino a quando non vengono a Cristo in tutta umiltà e cercano il perdono tramite il completo pentimento.

Prima o poi credo che tutti desiderino ardentemente la «pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza» (Filippesi 4:7). Tale pace per il nostro cuore in tumulto arriva solo quando seguiamo la luce di Cristo, che è data «a ogni uomo, affinché possa distinguere il bene dal male» (Moroni 7:16), che ci porta a pentirci dei peccati e ricercare il perdono. Per tutti noi c’è il desiderio di conoscere «le cose pacifiche del regno» (DeA 36:2) e di assaggiare «il frutto della giustizia» che «si semina nella pace per quelli che s’adoprano alla pace» (Giacomo 3:18). In ogni casa, vicinato e comunità dobbiamo lottare per la pace e non essere mai causa di contesa o divisione.

Attraverso la storia nelle Scritture il Signore ha promesso pace ai Suoi seguaci. Il Salmista scrisse che «l’Eterno darà forza al suo popolo; l’Eterno benedirà il suo popolo dandogli pace» (Salmo 29:11). Isaia si riferì al Salvatore come al «Principe della Pace» (Isaia 9:5). Nefi previde il giorno tra i suoi discendenti in cui «il Figlio di Rettitudine apparirà loro; e li guarirà, ed essi avranno pace con lui» (2 Nefi 26:9).

Poche ore prima di dare inizio al magnifico quanto terribile processo di espiazione, il Signore Gesù Cristo fece questa significativa promessa ai Suoi apostoli: «Io vi lascio pace; vi do la mia pace» (Giovanni 14:27).

Stava Egli promettendo ai Suoi amati compagni il tipo di pace riconosciuta dal mondo, ossia la sicurezza, con l’assenza di contese e tribolazioni? Senza dubbio i documenti storici suggeriscono diversamente. Quei primi apostoli conobbero molte prove e persecuzioni nel rimanente della loro vita, motivo per cui probabilmente il Signore aggiunse queste parole alla Sua promessa di pace: «Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti» (Giovanni 14:27).

«V’ho dette queste cose, affinché abbiate pace in me», continuò. «Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi animo, io ho vinto il mondo» (Giovanni 16:33; corsivo dell’autore).

La pace, la vera pace, quella che raggiunge la profondità dell’essere, viene solo da e mediante la fede nel Signore Gesù Cristo. Quando si scopre questa preziosa verità, i principi del Vangelo vengono compresi e messi in pratica, una pace grandiosa può infondersi nel cuore e nell’anima dei figli del Padre celeste. Tramite Joseph Smith il Salvatore disse: «Chi compie opere di rettitudine riceverà la sua ricompensa, sì, pace in questo mondo e vita eterna nel mondo a venire» (DeA 59:23).

A volte è incredibile vedere la differenza che può portare questa pace nella vita di chi l’accetta. Quando molti anni fa presiedevo alla missione canadese di Toronto, i nostri missionari cominciarono a insegnare a una famiglia che si trovava nelle tenebre spirituali. Erano poveri, poco istruiti e il loro aspetto rifletteva la mancanza di comprensione e cura per la normale igiene e pulizia. Ma erano gente buona e onorevole, oneste di cuore, persone che preghiamo che i missionari trovino, ed essi reagirono spiritualmente quando sentirono per la prima volta nella loro vita la pace che offre il Vangelo.

Quando venimmo a sapere che si sarebbero battezzati, io e mia moglie partecipammo alla cerimonia battesimale. Mi trovavo in piedi di fianco al vescovo quando la famiglia arrivò. In tutta onestà, devo dirvi che fu una scena molto interessante. Erano sciatti, sporchi e trasandati. Poiché era stato fuori città per un po’, il vescovo non aveva ancora incontrato i nuovi membri del suo rione, così la sua prima impressione fu a dir poco modesta. Mentre uscivano, pensai di poter sentire le sue ginocchia cedere.

Abbracciai quel bravo vescovo in segno di sostegno, sia fisico che spirituale. Mi sentii spinto a dirgli: «Vescovo, non è meraviglioso? Di loro faremo dei bravi Santi degli Ultimi Giorni!»

Egli mi guardò e sorrise. Non capii se sorrideva perché era d’accordo con me o perché pensava che fossi solo un altro missionario troppo entusiasta.

La cerimonia battesimale continuò e la famiglia fu battezzata. Il giorno dopo decidemmo di andare in quel rione per assicurarci che la famiglia fosse accolta bene alle riunioni quali nuovi membri della Chiesa.

Quando la famiglia entrò in cappella per la riunione sacramentale ero seduto sul podio vicino al vescovo. Il padre indossava una camicia bianca pulita. Essa non era abbastanza grande da permettergli di chiudere il bottone del colletto e indossava una cravatta che ricordavo di aver visto a uno dei miei anziani. Ma il suo volto era raggiante di felicità e pace. La madre e le figlie sembravano aver subito una trasformazione rispetto al giorno precedente. I loro abiti non erano eleganti, ma erano puliti e graziosi. Anche loro mostravano la speciale luce del Vangelo. I bambini indossavano camicie bianche più grandi di alcune taglie, per quanto avessero arrotolato le maniche. Inoltre indossavano delle cravatte che gli arrivavano quasi alle ginocchia. Era abbastanza ovvio che i missionari gli avessero messo le loro camicie bianche e cravatte perché potessero venire alla riunione sacramentale abbigliati in modo adeguato.

Sedevano insieme ai loro missionari ed emanavano letteralmente la luce del Vangelo. Alma lo descrive come il «[ricevere l’immagine di Dio] sul vostro volto» (Alma 5:14). Mi accostai di nuovo al vescovo e dissi: «Vede, vescovo? Ne faremo dei santi!»

Ovviamente la trasformazione fisica avvenuta in una notte era puramente superficiale se paragonata alla più significativa e incredibile trasformazione spirituale che avvenne in quella famiglia man mano che il Vangelo entrò nella loro vita e nel loro cuore. Tramite l’insegnamento da parte dei missionari e la successiva integrazione da parte del loro bravo vescovo e dei membri del rione, tutta la famiglia emerse dalle tenebre spirituali alla luce e verità del Vangelo. In quella luce la famiglia fu riscaldata, rinfrescata e rivitalizzata dalla pace che proviene dal sapere che il Signore Gesù Cristo vive. La luce dei principi del Vangelo restaurati sulla terra tramite il profeta Joseph Smith iniziò a mostrare a questa famiglia la via per il tempio, dove un anno dopo ricevettero le loro benedizioni eterne.

Cito di nuovo le profezie di Isaia: «Tutti i tuoi figliuoli saran discepoli dell’Eterno, e grande sarà la pace dei tuoi figliuoli» (Isaia 54:13).

Una volta assaggiato il dolce frutto della pace di Dio, siamo naturalmente inclini a condividerlo con gli altri. Francesco d’Assisi, che era conosciuto come «l’amante di tutto il Creato», visse gran parte della sua vita curandosi dei poveri e dei bisognosi che lo circondavano, inclusi gli animali. La pace che trovava nel suo servizio gli dava energia e lo rendeva desideroso di renderne partecipi gli altri. Egli scrisse:

Signore, fai di me uno strumento della tua pace.

Là dove c’è odio, lasciami seminare amore.

Là dove c’è offesa, perdono.

Là dove c’è dubbio, fede.

Là dove c’è disperazione, speranza.

Là dove ci sono tenebre, luce.

E là dove c’è tristezza, gioia.

Oh, Divin Maestro, fa che io non cerchi

la consolazione, ma che sia io a consolare.

Che non cerchi la comprensione, ma che sia io a comprendere.

Che non cerchi l’amore, ma che sia io ad amare.

Poiché è nel dare che riceviamo.

È nel perdonare che siamo perdonati.

È nel morire che nasciamo a vita eterna.

In più di un’occasione, il Signore esortò i suoi seguaci ad adoperarsi alla pace, promettendo che tali «saran chiamati figliuoli di Dio» (Matteo 5:9). Quel concetto si trova in molte parti delle Scritture, elaborando un mosaico sulla pace attraverso parabole e proclami:

  • «Fa’ presto amichevole accordo col tuo avversario» (Matteo 5:25);

  • «Amate i vostri nemici» (Matteo 5:44);

  • «Non giudicate» (Matteo 7:1);

  • «Ama il tuo prossimo come te stesso» (Matteo 22:39);

  • «Non condannate» (Luca 6:37);

  • «Perdonate» (Luca 6:37);

  • «Amatevi gli uni gli altri» (Giovanni 13:34).

Questi sono solo alcuni insegnamenti scritturali che indicano chiaramente che la pace di Dio non dobbiamo tenerla solo per noi. Deve, piuttosto, essere condivisa liberamente con i nostri familiari, amici e concittadini. Deve essere condivisa nella Chiesa come pure con coloro che non sono membri della nostra chiesa. Sebbene coloro che ci circondano possano non scegliere di assaporare la dolcezza e la pace della pienezza del Vangelo restaurato, di certo saranno benedetti nel vederlo nella nostra vita e nel sentire la pace del Vangelo in nostra presenza. Il messaggio di pace crescerà e si diffonderà attraverso il nostro esempio.

«Vivete in pace», disse l’apostolo Paolo, «e l’Iddio dell’amore e della pace sarà con voi» (2 Corinzi 13:11).

Sono grato di potervi testimoniare che Gesù è il Cristo e che è il Figlio di Dio. Seguendolo, con fede e fiducia, possiamo trovare la dolce pace interiore che il Vangelo ci offre così come ci è stato bene insegnato durante questa conferenza. Di questo porto umilmente testimonianza nel nome di Gesù Cristo. Amen.