2002
La Chiesa va avanti
Luglio 2002


La Chiesa va avanti

Nessun’altra chiesa che abbia avuto origine in America è cresciuta tanto rapidamente o si è diffusa in questo modo… È un fenomeno senza precedenti.

Miei cari fratelli e sorelle. È stupendo incontrarvi di nuovo in una grandiosa conferenza della Chiesa.

Centosettantadue anni fa oggi, Joseph Smith e i suoi compagni si riunirono nella modesta casa di tronchi nella proprietà di Peter Whitmer, nel tranquillo villaggio di Fayette, New York, e organizzarono la Chiesa di Cristo.

Da quel semplice inizio è avvenuto qualcosa di veramente straordinario. Grande è stata la storia di quest’opera. Il nostro popolo ha sopportato ogni sorta di sofferenze. I loro sacrifici sono stati indescrivibili. Hanno portato a termine delle opere tanto immense da non credere. Ma da questi sacrifici e questo lavoro è scaturito qualcosa di glorioso. Oggi possiamo guardarci indietro e ammirare intorno a noi i risultati di tutti questi anni di lavoro.

Dal gruppo originale dei sei membri fondatori ha avuto origine una vasta famiglia di fedeli che conta oggi 11 milioni di persone. In quel tranquillo villaggio è nato e da lì si è diffuso un crescente movimento che oggi è presente in 160 nazioni della terra. Questa è diventata la quinta tra le maggiori chiese degli Stati Uniti. È uno sviluppo notevole. Oggi vi sono più fedeli che vivono al di fuori di questa nazione di quanti ne vivano all’interno. Anche questo è un aspetto rilevante. Nessun’altra chiesa che abbia avuto origine in America è cresciuta tanto rapidamente o si è diffusa in questo modo. La Chiesa si è estesa in molte nazioni dove i fedeli parlano diverse lingue. È un fenomeno senza precedenti. Come la scena di un arazzo che viene intessuto gradualmente, lo sviluppo di questa chiesa sta mostrando risultati meravigliosi. Trova espressione nella vita di un popolo felice e stupendo. Suggerisce cose meravigliose per l’avvenire.

Quando il nostro popolo fece il suo primo ingresso in questa valle centocinquantacinque anni orsono, guardò con visione profetica a un grandioso futuro. A volte però mi chiedo se essi percepirono veramente la vastità di quel sogno e del modo in cui si sarebbe sviluppato.

La sede centrale della Chiesa si trova in questa città che da poco ha ospitato i 19mi Giochi Olimpici invernali. Abbiamo scelto di proposito di non utilizzare quel periodo e quell’occasione per fare proselitismo, ma eravamo certi che da questo evento significativo la Chiesa avrebbe tratto molti benefici. I grandi edifici che ci circondano: il tempio, il tabernacolo, questo magnifico Centro delle conferenze, il Joseph Smith Memorial Building, le strutture per la ricerca genealogica, l’edificio amministrativo e quello degli uffici della Chiesa, gli impianti del benessere, oltre a centinaia di cappelle in questa valle non potevano sfuggire alla vista di coloro che hanno percorso le vie di questa città e delle città vicine. Come mi disse una volta Mike Wallace: «Queste costruzioni indicano qualcosa di solido».

Inoltre, abbiamo avuto completa fiducia nella nostra gente, tra cui migliaia si sono offerti come volontari per questo grande evento delle Olimpiadi. Sapevamo che si sarebbero mostrati degni di fiducia, gradevoli, ben informati e servizievoli. La particolare e distintiva capacità del nostro popolo di parlare le lingue del mondo ha dato prova delle sue straordinarie qualità introvabili altrove.

È stato un successo. I visitatori sono giunti a centinaia di migliaia. Alcuni con sospetto e esitazione, con idee vecchie e false nella mente. Sono arrivati con il timore di essere intrappolati in qualche situazione indesiderata da fanatici religiosi. Ma hanno trovato qualcosa di inaspettato. Hanno scoperto non soltanto il paesaggio meraviglioso di questi posti, con le sue stupende montagne e valli, non soltanto la magnifica atmosfera dei giochi internazionali, ma hanno trovato bellezza in questa città. Hanno trovato ospiti gentili e disponibili, ansiosi di aiutarli. Non intendo dire che tale ospitalità si sia limitata al nostro popolo. L’intera comunità si è riunita per esprimere grande ospitalità. Ma da tutto questo la Chiesa ha tratto qualcosa di meraviglioso. I rappresentanti dei mezzi d’informazione, spesso considerati duri e insensibili, con poche eccezioni hanno parlato e scritto in termini complimentosi e hanno descritto accuratamente la particolare cultura che hanno trovato, il popolo che hanno incontrato e lo spirito ospitale che hanno sentito.

La televisione ha trasmesso le immagini a miliardi di persone sul pianeta. I giornali e le riviste hanno pubblicato una storia dietro l’altra.

Decine di migliaia di persone hanno attraversato la piazza del Tempio, ammirato la maestosa casa del Signore, sono entrate e si sono accomodate nel Tabernacolo e hanno ascoltato i brani impareggiabili del coro. Altre migliaia di persone hanno riempito questo Centro delle conferenze per assistere alla magnifica produzione teatrale sulla Chiesa e la sua missione in tutto il mondo. Altre migliaia di persone hanno visitato il Centro genealogico. I giornalisti sono stati ospitati nel Joseph Smith Memorial Building. Siamo stati intervistati dai corrispondenti della televisione, della radio e della stampa provenienti da molte parti di questa nazione e da tutto il mondo. Mi è stato detto che soltanto sulla stampa tedesca sono apparse quasi 4.000 storie riguardanti la Chiesa.

Georgie Anne Geyer, nota scrittrice i cui articoli appaiono su diversi quotidiani, ha detto: «Come ha potuto uno stato in gran parte mormone essere tanto ardito da ospitare un famoso evento internazionale? Il mondo sarebbe andato volentieri in uno stato la cui religione predominante chiede ai suoi fedeli di astenersi da alcol, tabacco e persino caffeina, tre diktat fondamentali delle conferenze internazionali?»

Poi va avanti citando Raymond T. Grant, direttore artistico dell’Olympic Arts Festival. Egli ha parlato della cerimonia di apertura dicendo: «Il novantotto percento dei componenti del cast erano volontari, ed è un dato notevole. Infatti, la maggior parte di loro non ha ricevuto alcun compenso. È una storia straordinaria, che collego direttamente alla cultura mormone. Da bravo ragazzo cattolico newyorkese, ho trovato interessante il fatto che Brigham Young, il fondatore degli insediamenti mormoni nello Utah, avesse costruito per prima cosa un teatro».

Poi ha elencato le statistiche: «Nello Utah ci sono sei compagnie di ballo; vengono venduti più pianoforti e arpe che in qualsiasi altro luogo degli Stati Uniti; il Coro del Tabernacolo Mormone è composto di 360 elementi; e il più vecchio rivenditore di pianoforti Steinway risale al 1862. Nello Utah la spesa pro-capite per gli studenti è una delle più basse, seppure essi ottengano voti molto alti. È stato affascinante per me conoscere questa cultura».

La signorina Geyer ha concluso così la sua storia: «È semplicemente l’insieme di una religione seria e integra, di famiglie che richiedono un alto livello di cultura accompagnata dalla più moderna tecnologia, e di un’organizzazione e governo molto razionali. In breve, è un miscuglio moderno di vecchia America» («Salt Lake City and State of Utah Reveal Themselves to the World», Salt Lake Tribune, venerdì, 15 febbraio 2002).

Se ci fosse il tempo potrei citarvi diversi famosi giornalisti del mondo che hanno scritto in modo elogiativo.

C’è stato nulla di negativo? Certamente. Ma si è trattato di cose minime. Abbiamo avuto colloqui privati con presidenti di nazioni, ambasciatori, dirigenti del mondo della finanza e di altri settori.

Nel 1849, due anni dopo l’arrivo del nostro popolo in questa terra e dopo la scoperta dell’oro in California, molti erano coloro che si sentivano scoraggiati. Avevano lottato per ottenere dall’arido suolo il cibo con cui nutrirsi. I grilli avevano divorato il loro raccolto. Gli inverni erano rigidi. Molti pensarono di andare in California ed arricchirsi. Il presidente Young si alzò dinanzi a loro e li esortò a rimanere, promettendo: «Dio mitigherà il clima, e in questo luogo noi costruiremo una città e un tempio all’Altissimo Iddio. Espanderemo i nostri insediamenti a est e ad ovest, a nord e a sud, e costruiremo paesi e città a centinaia, e migliaia di santi si raduneranno qui dalle nazioni della terra. Questo diventerà il grande crocevia delle nazioni. I re e gli imperatori, i nobili e i savi della terra ci visiteranno in questo luogo» (Preston Nibley, Brigham Young: The Man and His Work, [1936], 128).

Siamo stati testimoni dell’adempimento di questa profezia nei giorni appena trascorsi. È inutile dire che gioisco dell’accaduto. Quei visitatori hanno assaggiato la cultura particolare di questa comunità. Noi crediamo che valga la pena di preservare la cultura. Elogio e ringrazio il nostro popolo che ha partecipato numeroso e con tanta generosità, e mi complimento ed esprimo gratitudine a tutti coloro che hanno lavorato insieme per fare di questo un evento meraviglioso e alquanto significativo.

Ora desidero trattare piuttosto velocemente un paio di altre questioni.

Parlare di Brigham Young mi ha fatto tornare alla mente il Fondo perpetuo per l’educazione che abbiamo istituito. Soltanto un anno fa, durante la conferenza generale, parlai per la prima volta di questo fondo. I contributi di generosi Santi degli Ultimi Giorni hanno assicurato che questo nostro tentativo poggia adesso su solide fondamenta. Necessiteremo di ulteriori contributi, ma è già stato dimostrato il grande beneficio che scaturirà da questa impresa. Giovani uomini e donne che vivono nelle zone povere del mondo, giovani che per la maggior parte hanno svolto una missione, saranno messi in condizione di ottenere una buona istruzione che li eleverà dalla squallida situazione di povertà in cui hanno lottato per generazioni i loro padri. Si sposeranno e continueranno a sviluppare quelle capacità che permetteranno loro di guadagnare bene e raggiungere posizioni nella società in cui potranno apportare contributi notevoli. Allo stesso modo cresceranno nella Chiesa, ricopriranno posizioni di responsabilità e alleveranno dei figli che manterranno la fede.

Ho tempo di leggervi solo una lettera a riprova di questo. Arriva da un giovane che ha beneficiato di questo programma.

Egli dice: «È stupendo non dover più solo sognare una mia istruzione e un futuro. Il Signore ha preparato la strada, e io la sto percorrendo!

Attualmente sto frequentando un buon istituto tecnico nel mio paese, dove studio per diventare tecnico d’informatica… Andando a scuola sto scoprendo le mie capacità. La disciplina che ho sviluppato in missione mi aiuta ad avere successo… Mai nessuno prima si è sentito tanto benedetto quanto me. Il Fondo ha rafforzato la mia fede nel Signore Gesù Cristo. Ora più che mai sento la responsabilità che il Vangelo mi affida per prepararmi ad essere un miglior fedele, dirigente e padre…

La mia cara mamma, che si è sacrificata tanto, si commuove fino alle lacrime quando la sera prega con gratitudine al Signore… .

Ora prevedo per mio tramite delle benedizioni sulla mia città. Mi immagino la Chiesa con dirigenti che godono di stabilità finanziaria e che possono sostenere l’opera del Signore con tutta la loro facoltà, mente e forza. Vedo la Chiesa prosperare. Sono emozionato al pensiero di avere una famiglia a cui insegnare che possiamo essere autosufficienti. Per questo devo portare a termine i miei studi. Restituirò il prestito velocemente per aiutare i miei simili… . Sono grato per la misericordia del Salvatore. Egli ci sostiene realmente con il Suo amore».

Ed è così, miei cari fratelli e sorelle. Nell’avanzare di questa grande opera su tutta la terra, oggi sono ben 2.400 i giovani che godono di questa benedizione. Altri seguiranno.

Possa il Signore benedire ognuno di noi, nel gioire dell’occasione che ci è data di partecipare alla meravigliosa opera del Signore che si sta svolgendo oggi. Questa è la mia umile preghiera nel nome di Gesù Cristo. Amen.