Conferenza generale
Amare, condividere, invitare
Conferenza generale di aprile 2022


Amare, condividere, invitare

Quando amiamo, condividiamo e invitiamo, prendiamo parte a quella grande e gloriosa opera che prepara la terra per il ritorno del suo Messia.

Immaginate insieme a me, per un momento, di stare in piedi su un monte in Galilea, di assistere alla meraviglia e alla gloria del Salvatore risorto che fa visita ai Suoi discepoli. Quanto è maestoso pensare di ascoltare personalmente queste parole che Egli rivolse loro, il Suo solenne mandato: “Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo”1. Sicuramente, queste parole ci darebbero potere, ispirerebbero e toccherebbero ognuno di noi, come fecero con i Suoi apostoli. Invero, essi dedicarono il resto della loro vita a fare proprio questo.

È interessante notare che non furono solo gli Apostoli a prendere a cuore le parole di Gesù. I membri della Chiesa primitiva, dai più nuovi ai più esperti, svolsero il grande mandato del Salvatore, condividendo la buona novella del Vangelo con coloro che incontravano e che conoscevano. La determinazione a condividere la loro testimonianza di Gesù Cristo aiutò la Sua chiesa appena stabilita a crescere in modo esteso.2

Anche noi, come discepoli di Cristo, siamo invitati oggi ad accettare il Suo mandato, come se fossimo stati lì su quel monte in Galilea quando Egli lo proclamò per la prima volta. Esso è stato rinnovato nel 1830, quando Joseph Smith mise a parte suo fratello Samuel come uno dei primi missionari della Chiesa di Gesù Cristo.3 Da allora, oltre 1,5 milioni di missionari hanno viaggiato in tutto il mondo insegnando a tutti i popoli e battezzando coloro che accettano la buona novella del vangelo restaurato.

Questa è la nostra dottrina. Il nostro desiderio profondo.

Dai nostri figli piccoli ai più maturi tra noi, aneliamo al tempo in cui possiamo dare seguito al mandato del Salvatore e condividere il Vangelo con i popoli del mondo. Sono certo che voi, giovani uomini e giovani donne, abbiate sentito ieri una simile sfida corroborante da parte del nostro profeta quando vi ha invitato a prepararvi per il servizio missionario a tempo pieno proprio come fece il Salvatore con i Suoi apostoli.

Come i velocisti ai blocchi di partenza, aspettiamo con trepidazione l’invito ufficiale, completo della firma del profeta, che segna l’inizio della sfida! Questo desiderio è nobile ed edificante; tuttavia, riflettiamo su questa domanda: “Perché non iniziamo tutti ora?”.

Potreste chiedervi: “Come posso essere un missionario senza una targhetta?”. Oppure ci diciamo: “I missionari a tempo pieno sono messi a parte per svolgere quest’opera. Vorrei contribuire, ma forse più in là, quando la vita si sarà calmata un po’”.

Fratelli e sorelle, è molto più semplice di così! Siamo grati del fatto che il grande mandato del Salvatore può essere portato a termine tramite principi semplici e facilmente comprensibili, insegnati a ognuno di noi sin dall’infanzia: amare, condividere e invitare.

Amare

La prima cosa che possiamo fare è amare come ha amato Cristo.

Il nostro cuore è oppresso dalle sofferenze umane e dalle tensioni che vediamo in tutto il mondo durante questi tempi tumultuosi. Tuttavia, possiamo anche essere ispirati dall’effusione di compassione e di umanitarismo dimostrata dalle persone in tutto il mondo grazie al loro impegno nell’aiutare gli emarginati — coloro che hanno dovuto lasciare le loro case, che sono stati separati dalle loro famiglie o che hanno provato altre forme di dolore e di disperazione.

Di recente, fonti di stampa hanno riferito di un gruppo di madri in Polonia che, preoccupate per le famiglie disperate in fuga, hanno lasciato dei passeggini completamente attrezzati sulla banchina di una stazione ferroviaria, ben ordinati in fila, pronti e in attesa di madri e bambini profughi che ne avessero avuto bisogno, una volta scesi dal treno, per attraversare la frontiera. Sicuramente il nostro Padre Celeste sorride ad atti di carità altruistica come questi, poiché quando portiamo i fardelli gli uni degli altri, noi “[adempiamo] la legge di Cristo”4.

Ogni volta che mostriamo amore cristiano verso il nostro prossimo, predichiamo il Vangelo — anche se non pronunciamo una sola parola.

L’amore per gli altri è l’eloquente espressione del secondo grande comandamento di amare il nostro prossimo;5 mostra il processo raffinatore dello Spirito Santo che opera nella nostra anima. Dimostrando agli altri l’amore di Cristo, potremmo far sì che coloro che vedono le nostre buone opere “glorifichino il Padre [nostro] che è ne’ cieli”6.

Lo facciamo senza aspettarci nulla in cambio.

La nostra speranza, ovviamente, è che accetteranno il nostro amore e il nostro messaggio, sebbene non possiamo controllare il modo in cui reagiranno.

Possiamo, però, controllare ciò che facciamo e chi siamo.

Tramite l’amore cristiano per gli altri, predichiamo le gloriose proprietà del vangelo di Cristo che trasformano la vita e partecipiamo in modo significativo all’adempimento del Suo grande mandato.

Condividere

La seconda cosa che possiamo fare è condividere.

Durante i primi mesi della pandemia di COVID-19, il fratello Wisan, della Thailandia, si è sentito spinto a condividere sul suo account social i propri sentimenti e le proprie impressioni su ciò che stava imparando mentre studiava il Libro di Mormon. In uno dei suoi post particolarmente personali, ha raccontato la storia di due missionari nel Libro di Mormon, Alma e Amulec.

Suo fratello, Winai, pur convinto del proprio credo religioso, è rimasto toccato dal post e ha risposto, chiedendo inaspettatamente: “Posso avere quel libro in tailandese?”.

Wisan ha fatto saggiamente in modo che una copia del Libro di Mormon venisse consegnata da due sorelle missionarie, che hanno cominciato a insegnare a suo fratello.

Wisan ha partecipato a lezioni virtuali durante le quali ha condiviso i suoi sentimenti riguardo al Libro di Mormon. Winai ha imparato a pregare e a studiare in uno spirito di ricerca sincera della verità, per accettare e abbracciare la verità. Nel giro di pochi mesi, Winai è stato battezzato!

In seguito Wisan ha detto: “Abbiamo la responsabilità di essere uno strumento nelle mani di Dio, e dobbiamo essere sempre pronti affinché Egli possa compiere la Sua opera alla Sua maniera tramite noi”. Il loro miracolo familiare è avvenuto perché Wisan ha semplicemente condiviso il Vangelo in modo normale e naturale.

Tutti condividiamo cose con gli altri. Lo facciamo spesso. Condividiamo i film e i cibi che ci piacciono, le cose divertenti che vediamo, i luoghi che visitiamo, le opere d’arte che apprezziamo, le citazioni che ci ispirano.

Come possiamo semplicemente aggiungere ciò che amiamo del vangelo di Gesù Cristo all’elenco delle cose che già condividiamo?

L’anziano Dieter F. Uchtdorf ha spiegato: “Se qualcuno vi chiede del vostro fine settimana, non esitate a parlare di ciò che avete vissuto in chiesa. Raccontate dei bambini che, in piedi davanti alla congregazione, hanno cantato con entusiasmo come stanno cercando di emulare Gesù. Raccontate del gruppo di giovani che ha dedicato del tempo ad aiutare le persone anziane di una casa di riposo a compilare la loro storia personale”7.

Condividere non vuol dire “vendere” il Vangelo. Non dovete scrivere un sermone o correggere le percezioni sbagliate di qualcuno.

Quando si tratta di opera missionaria, Dio non ha bisogno che siate i Suoi difensori; Egli, tuttavia, vi chiede di essere i Suoi ambasciatori.

Condividendo con gli altri le nostre esperienze positive nel Vangelo, prendiamo parte all’adempimento del grande mandato del Salvatore.

Invitare

La terza cosa che potete fare è invitare.

La sorella Mayra è una nuova convertita dell’Ecuador. La sua gioia nel Vangelo è salita alle stelle subito dopo il suo battesimo, quando ha invitato amici e persone care attorno a lei tramite gli account social. Molti familiari e amici che hanno visto i suoi post hanno risposto con domande. Mayra ha stabilito dei contatti con loro, spesso invitandoli a casa sua a incontrare i missionari insieme.

I genitori di Mayra, i suoi fratelli e le sue sorelle, sua zia, due cugini e molti dei suoi amici sono stati battezzati perché lei li ha invitati coraggiosamente a “venire e vedere”, “venire e servire” e “venire e far parte”. Grazie ai suoi inviti normali e naturali, più di venti persone hanno accettato il suo invito di essere battezzati come membri della Chiesa di Gesù Cristo. Questo è successo perché la sorella Mayra ha semplicemente invitato gli altri a provare la gioia che ha provato lei come membro della Chiesa.

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La sorella Mayra e coloro che ha invitato a provare la gioia del Vangelo

Ci sono centinaia di inviti che possiamo estendere agli altri. Possiamo invitarli a “venire e vedere” una riunione sacramentale, un’attività di rione, un video online che spiega il vangelo di Gesù Cristo. “Venite e vedrete” può essere un invito a leggere il Libro di Mormon o a visitare un nuovo tempio durante l’apertura al pubblico prima della sua dedicazione. A volte, l’invito è qualcosa che estendiamo dentro di noi; un invito a noi stessi, che ci dà la consapevolezza e la visione delle opportunità che ci circondano, per agire di conseguenza.

Nella nostra era digitale, i membri spesso condividono messaggi tramite i social media. Ci sono centinaia, se non migliaia, di cose edificanti che potreste ritenere degne di condivisione. Questi contenuti offrono inviti a “venire e vedere”, “venire e servire” e “venire e far parte”.

Quando invitiamo gli altri a conoscere meglio il vangelo di Gesù Cristo, aderiamo alla chiamata del Salvatore di impegnarci nell’opera del Suo mandato.

Conclusione

Miei amati fratelli e mie amate sorelle, oggi abbiamo parlato di tre cose semplici — cose facili — che chiunque può fare. Cose che voi potete fare! Forse le state già facendo, anche senza rendervene pienamente conto!

Vi invito a pensare a dei modi in cui potete amare, condividere e invitare. Se lo farete, proverete una grande gioia sapendo che state dando ascolto alle parole del nostro amato Salvatore.

Ciò che vi sto esortando a fare non è un nuovo programma. Avete già sentito questi principi. Questa non è la “prossima grande cosa” che la Chiesa vi sta chiedendo di fare. Queste tre cose sono semplicemente un’estensione di chi siamo già come discepoli di Gesù Cristo.

Non è richiesta alcuna targhetta o lettera.

Non è necessaria alcuna chiamata formale.

Quando queste tre cose diventeranno una parte naturale di chi siamo e di come viviamo, diventeranno un’espressione automatica e non forzata di amore genuino.

Come quei discepoli di Cristo che si riunirono per imparare da Lui in Galilea duemila anni fa, anche noi possiamo accettare il mandato del Salvatore e andare in tutto il mondo a predicare il Vangelo.

Quando amiamo, condividiamo e invitiamo, prendiamo parte a quella grande e gloriosa opera che prepara la terra per il ritorno del suo Messia.

Prego che possiamo prestare ascolto alla chiamata del Salvatore e impegnarci a svolgere attivamente il Suo grande mandato. Nel nome di Gesù il Cristo. Amen.

Note

  1. Matteo 28:19.

  2. Quale fu la causa della crescita della Chiesa primitiva? Uno storico suggerisce: “La prima cosa che avrebbe suscitato serie domande sulla natura della fede sarebbe stato il contatto personale con altri credenti. […] Vivere e lavorare al fianco di coloro che seguivano Gesù, vedere da vicino il loro comportamento e ascoltare mentre parlavano del Vangelo durante le loro normali attività quotidiane significava trovarsi davanti all’evidenza di vite cambiate. In questo senso, il potere d’attrazione della fede cristiana spesso doveva consistere non tanto nelle dichiarazioni pubbliche dei suoi rappresentanti di maggior spicco quanto nella quieta testimonianza delle persone comuni che adoravano Gesù, dando prova della credibilità del loro impegno con la loro integrità, la loro costanza e la loro apertura verso gli altri” (Ivor J. Davidson, The Birth of the Church: From Jesus to Constantine, A.D. 30–312, [2005], 108–109).

  3. Vedere Lucy Mack Smith, History, 1845, 169, josephsmithpapers.org.

  4. Galati 6:2.

  5. Vedere Matteo 22:39.

  6. Matteo 5:16.

  7. Dieter F. Uchtdorf, “Opera missionaria: condividere ciò che avete nel cuore”, Liahona, maggio 2019, 17.