2010–2019
Amare gli altri e convivere con le differenze
ott 2014


Amare gli altri e convivere con le differenze

Come seguaci di Cristo dobbiamo imparare a vivere pacificamente con chi non ha i nostri stessi valori o non accetta gli insegnamenti su cui essi si basano.

I.

Negli ultimi giorni del Suo ministero terreno, Gesù diede ai Suoi discepoli quello che Egli definì “un nuovo comandamento” (Giovanni 13:34). Ripetuto tre volte, quel comandamento era semplice ma difficile: “Che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi” (Giovanni 15:12; vedere anche il versetto 17). L’insegnamento di amarsi gli uni gli altri era stato un precetto fondamentale del ministero del Salvatore. Il secondo gran comandamento era: “Ama il tuo prossimo come te stesso” (Matteo 22:39). Gesù insegnò persino: “Amate i vostri nemici” (Matteo 5:44). Tuttavia, il comandamento di amare gli altri come Egli aveva amato il Suo gregge fu per i Suoi discepoli — ed è per noi — una sfida unica nel suo genere. “Invero”, ci ha insegnato lo scorso aprile il presidente Thomas S. Monson, “l’amore è l’essenza stessa del Vangelo e Gesù Cristo è il nostro Esempio. La Sua vita fu un retaggio d’amore”.1

Perché è tanto difficile provare per gli altri un amore simile a quello di Cristo? È difficile perché dobbiamo vivere tra coloro che non condividono il nostro credo, i nostri valori e gli obblighi connessi alle nostre alleanze. Nella Sua grande preghiera sacerdotale, offerta poco prima di essere crocifisso, Gesù pregò per i Suoi seguaci: “Io ho dato loro la tua parola; e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come io non sono del mondo” (Giovanni 17:14). Poi, supplicò il Padre: “Io non ti prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno” (versetto 15).

Dobbiamo vivere nel mondo, ma non essere del mondo. Dobbiamo vivere nel mondo perché, come Gesù insegnò in una parabola, il Suo regno è “simile al lievito”, la cui funzione è di far crescere tutto l’impasto con la sua influenza (vedere Luca 13:21; Matteo 13:33; vedere anche 1 Corinzi 5:6–8). I Suoi seguaci non possono assolvere questo compito se si associano solo con chi ha le stesse credenze e le stesse pratiche. Il Salvatore, tuttavia, ci insegnò anche che — se Lo amiamo — osserveremo i Suoi comandamenti (vedere Giovanni 14:15).

II.

Il Vangelo contiene molti insegnamenti sull’osservare i comandamenti pur vivendo tra persone che hanno credenze e pratiche diverse. Gli insegnamenti sulla contesa sono centrali. Quando trovò i Nefiti che disputavano sulla maniera di battezzare, il Cristo risorto fornì loro istruzioni chiare su come celebrare questa ordinanza. Insegnò poi loro questo grande principio:

“Non vi saranno dispute fra voi, come ci sono state finora; né vi saranno dispute fra voi riguardo ai punti della mia dottrina, come ci sono state finora.

Poiché in verità, in verità io vi dico che colui che ha lo spirito di contesa non è mio, ma è del diavolo, che è il padre delle contese, e incita i cuori degli uomini a contendere con ira l’uno con l’altro.

Ecco, […] la mia dottrina è questa, che tali cose siano eliminate” (3 Nefi 11:28–30; corsivo dell’autore).

Il Salvatore non limitò il Suo avvertimento contro le contese a chi non stava osservando il comandamento riguardante il battesimo, bensì proibì le contese a chiunque. Anche chi osserva i comandamenti non deve incitare i cuori degli uomini a contendere con ira. Il “padre delle contese” è il diavolo; il Salvatore è il Principe della Pace.

Similmente, la Bibbia insegna che “i savi calmano le ire” (Proverbi 29:8). I primi apostoli insegnarono che dovremmo “[cercare] […] le cose che contribuiscono alla pace” (Romani 14:19) e “[dire] verità in carità” (Efesini 4:15), “perché l’ira dell’uomo non mette in opra la giustizia di Dio” (Giacomo 1:20). Nelle rivelazioni moderne, il Signore ha comandato che le buone novelle del vangelo restaurato siano dichiarate “ognuno al suo prossimo, in dolcezza e mitezza” (DeA 38:41), “in tutta umiltà, […] senza insultare chi ti insulta” (DeA 19:30).

III.

Anche se cerchiamo di essere miti e di evitare le contese, non dobbiamo scendere a compromessi o ridurre il nostro impegno verso le verità che comprendiamo. Non dobbiamo cedere sulle nostre posizioni o sui nostri valori. Il vangelo di Gesù Cristo e le alleanze che abbiamo stipulato ci arruolano inevitabilmente come combattenti nella guerra eterna tra la verità e l’errore. In questo combattimento non c’è un campo neutrale.

Il Salvatore ci mostrò la via quando i Suoi avversari Lo affrontarono con la donna che era stata “colta in flagrante adulterio” (Giovanni 8:4). Quando furono svergognati dalla loro stessa ipocrisia, gli accusatori se ne andarono e Gesù rimase da solo con la donna. Egli la trattò con gentilezza, evitando di condannarla in quell’occasione. Egli, tuttavia, la invitò in maniera ferma ad andare e a non peccare più (vedere Giovanni 8:11). È necessaria una gentilezza amorevole, ma un seguace di Cristo — proprio come il Maestro — sarà fermo nella verità.

IV.

Come il Salvatore, a volte i Suoi discepoli si trovano di fronte a comportamenti peccaminosi e oggi talvolta sono chiamati “bigotti” o “fanatici”, quando difendono il bene contro il male sulla base della loro comprensione. Molti valori e costumi mondani pongono questo genere di difficoltà ai Santi degli Ultimi Giorni. Oggi, in numerosi stati e province degli Stati Uniti e del Canada, e in molte altre nazioni del mondo c’è un forte movimento che sta legalizzando il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Viviamo anche in mezzo a chi non crede per nulla nel matrimonio. Alcuni non credono nell’avere figli. Altri si oppongono a qualsiasi restrizione contro la pornografia o la droga. Un altro esempio, che la maggior parte dei credenti conosce bene, è la difficoltà di vivere con un coniuge o un altro familiare che non è credente, oppure di trascorrere del tempo con colleghi che non credono.

Nei luoghi dedicati come i templi, le case di riunione e la nostra casa, siamo tenuti a insegnare la verità e i comandamenti in maniera chiara e precisa per come li comprendiamo dal piano di salvezza rivelato nel vangelo restaurato. Il nostro diritto di farlo è protetto dalle garanzie costituzionali della libertà di parola e di religione, oltre che dalla privacy che viene rispettata anche nelle nazioni in cui non ci sono garanzie costituzionali formali.

In pubblico, quello che le persone religiose affermano e fanno merita altre considerazioni. Il libero esercizio della religione copre la maggior parte delle azioni pubbliche, ma è soggetto a restrizioni necessarie per conformarsi al credo e alle pratiche altrui. La legge può proibire i comportamenti generalmente riconosciuti come sbagliati o inammissibili, come lo sfruttamento sessuale, la violenza oppure azioni terroristiche, anche quando perpetrati da estremisti in nome della religione. Altri comportamenti meno gravi, seppur non accettabili per alcuni credenti, a volte vanno sopportati se sono legalizzati da quella che un profeta del Libro di Mormon chiamò “la voce del popolo” (Mosia 29:26).

Per quanto riguarda l’arena pubblica, tutti dovremmo seguire gli insegnamenti evangelici di amare il prossimo e di evitare le contese. I seguaci di Cristo devono essere un esempio di civiltà. Dobbiamo amare tutti, essere dei buoni ascoltatori e mostrare attenzione verso le sincere convinzioni altrui. Benché possiamo non essere d’accordo, non dobbiamo essere scontrosi. La nostra posizione e il nostro modo di comunicare su argomenti controversi non devono essere polemici. Dobbiamo essere saggi quando spieghiamo e difendiamo le nostre posizioni ed esercitiamo la nostra influenza. Nel farlo, chiediamo che gli altri non si offendano per le nostre sincere convinzioni religiose e per il libero esercizio della nostra religione. Incoraggiamo tutti noi a mettere in pratica la regola d’oro del Salvatore: “Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro” (Matteo 7:12).

Quando le nostre posizioni non prevalgono, dobbiamo accettare i risultati sfavorevoli in maniera cortese ed essere civili con i nostri avversari. In tutti i casi, dobbiamo essere persone di buona volontà verso chiunque, rigettando persecuzioni di qualsiasi tipo, incluse quelle basate sulla razza, sull’etnia, sul credo religioso o sulla sua mancanza e sulle differenze nell’orientamento sessuale.

V.

Ho parlato di principi generali. Ora parlerò di come questi principi vanno applicati in diverse circostanze a noi ben note in cui gli insegnamenti del Salvatore vanno seguiti più fedelmente.

Inizierò da quello che i nostri figli piccoli apprendono nelle loro attività ludiche. Troppo spesso, qui nello Utah delle persone non appartenenti alla Chiesa sono state offese e allontanate da alcuni nostri fedeli che non permettono ai figli di essere amici di bambini di altre fedi religiose. Sicuramente possiamo insegnare ai nostri figli i valori e le norme comportamentali senza che si allontanino o manchino di rispetto a chi è diverso.

In chiesa e a scuola, molti insegnanti sono addolorati nel vedere come si trattano tra di loro alcuni ragazzi, tra cui ci sono dei giovani della Chiesa. Il comandamento di amarci gli uni gli altri comprende certamente l’amore e il rispetto anche in caso di differenze religiose, razziali, culturali o economiche. Invitiamo tutti i giovani ad astenersi dal bullismo, dagli insulti o da modi di parlare e di agire che infliggono dolore agli altri deliberatamente. Tutti questi comportamenti violano il comandamento del Salvatore di amarci gli uni gli altri.

Il Salvatore insegnò che la contesa è uno strumento del diavolo. Ciò condanna sicuramente una parte del linguaggio e delle pratiche politiche attuali. Convivere con opinioni diverse è necessario in politica, ma queste differenze non devono comportare attacchi personali che avvelenano il processo di governo e puniscono i partecipanti. Tutti noi dobbiamo bandire modi di comunicare improntati all’odio e comportarci civilmente in caso di differenze di opinione.

Il luogo più importante per imparare a evitare le contese e a mostrare rispetto per le differenze è a casa nostra e nei rapporti familiari. Le differenze sono inevitabili; alcune sono di poco conto, altre sono grandi. Per quanto riguarda quelle importanti, immaginate che un familiare abbia una relazione e stia convivendo. Questo fa entrare in conflitto due valori importanti: il nostro amore per il familiare e il nostro impegno verso i comandamenti. Seguendo l’esempio del Salvatore, possiamo essere amorevolmente gentili pur rimanendo saldi alla verità evitando azioni che spianano la strada o che apparentemente condonano ciò che noi sappiamo essere sbagliato.

Concludo con un altro esempio di rapporto familiare. Circa dieci anni fa, a una conferenza di palo nel Midwest, incontrai una sorella che mi raccontò come suo marito, che non era membro, l’accompagnasse in chiesa da dodici anni senza tuttavia essersi mai unito alla Chiesa. Mi chiese che cosa avrebbe dovuto fare. Le consigliai di continuare a fare tutte le cose giuste e di essere paziente e gentile verso suo marito.

Dopo circa un mese mi scrisse: “Beh, pensavo che dodici anni fossero una bella dimostrazione di pazienza, ma non sapevo se fossi stata sempre gentile in merito. Così, per più di un mese mi sono impegnata al massimo per essere gentile e lui si è fatto battezzare”.

La gentilezza è potente, soprattutto nell’ambiente familiare. La lettera proseguiva: “Ora cerco di essere ancora più gentile, perché ci stiamo impegnando per essere suggellati al tempio quest’anno”.

Sei anni dopo mi scrisse un’altra lettera: “Mio marito è stato [appena] chiamato e messo a parte come vescovo [del nostro rione]”.2

VI.

In moltissimi rapporti interpersonali e circostanze della vita dobbiamo convivere con le differenze. Dove è di importanza vitale, la nostra posizione non va negata né abbandonata, ma come seguaci di Cristo dobbiamo imparare a vivere pacificamente con chi non ha i nostri stessi valori o non accetta gli insegnamenti su cui essi si basano. Il piano di salvezza del Padre, che conosciamo grazie alla rivelazione profetica, ci pone in circostanze terrene in cui dobbiamo osservare i Suoi comandamenti. Ciò comprende amare il nostro prossimo, che ha una cultura e un credo religioso diversi, come ci ha amato Lui. Come insegnò un profeta del Libro di Mormon, dobbiamo spingerci innanzi avendo “amore verso Dio e verso tutti gli uomini” (2 Nefi 31:20).

Per quanto sia difficile vivere nel tumulto che ci circonda, il comandamento del Salvatore di amarci gli uni gli altri come Egli ci ha amato è probabilmente la nostra sfida più ardua. Prego che possiamo comprendere questo comandamento e cercare di osservarlo in tutti i nostri rapporti e in ogni attività che svolgiamo. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. Thomas S. Monson, “L’amore: l’essenza del Vangelo”, Liahona, maggio 2014, 91.

  2. Lettere di Dallin H. Oaks, 23 gennaio 2006 e 30 ottobre 2012.