2010–2019
La chiamata divina di un missionario
Aprile 2010


La chiamata divina di un missionario

Il Signore ha bisogno che ogni giovane uomo capace si prepari e si impegni nuovamente, a partire da stasera, a essere degno di ricevere una chiamata dal profeta di Dio a svolgere una missione.

Buona sera, miei cari fratelli del sacerdozio. Stasera vorrei parlare del servizio missionario. I miei commenti sono diretti al grande plotone di giovani uomini che detengono il Sacerdozio di Aaronne, che sono riuniti in tutto il mondo, e ai loro padri, nonni e dirigenti del sacerdozio a cui essi sono affidati.

Il lavoro missionario è un argomento caro al mio cuore, come lo è per ogni membro dell’ottavo quorum dei Settanta, che è stato incaricato dal Signore di andare «dinanzi a sé, in ogni città e luogo dove egli stesso era per andare».1 Il lavoro missionario è la linfa della Chiesa e una benedizione di salvezza per tutti coloro che accettano il suo messaggio.

Quando il Maestro svolse la sua missione tra gli uomini, chiese ai pescatori di Galilea di lasciare le reti e seguirLo dichiarando:«Vi farò pescatori d’uomini».2 Il Signore estese questa chiamata a uomini umili, perché attraverso di loro altri potessero ascoltare le verità del Suo vangelo e venire a Lui.

Nel giugno del 1837, il profeta Joseph Smith chiamò Heber C. Kimball, un apostolo, ad andare in missione in Inghilterra. La chiamata dell’anziano Kimball arrivò mentre i due sedevano nel tempio di Kirtland, e Joseph parlò con autorità divina: «Fratello Heber, lo Spirito del Signore mi ha sussurrato: “Che il mio servitore Heber vada in Inghilterra a proclamare il Vangelo e ad aprire la porta della salvezza a quella nazione”».3

Quel suggerimento dello Spirito è un esempio di come le chiamate arrivano ai servitori del Signore per mandare i missionari sul campo di missione.

Oggi i missionari vanno innanzi a due a due, come stabilito dal Signore, portando lo stesso messaggio, con la stessa chiamata divina a servire, proveniente dal profeta di Dio. Il nostro profeta, il presidente Thomas S. Monson, riguardo coloro che sono chiamati a servire ha detto: «La grande possibilità di svolgere il lavoro missionario per tutta la vita spetta a voi. Le benedizioni dell’eternità vi aspettano. Vostro è il privilegio di essere non spettatori, ma di partecipare attivamente al servizio reso dal sacerdozio».4

L’opportunità è vostra, miei cari ragazzi del Sacerdozio di Aaronne. Siete pronti e disposti a fare la vostra parte? Il Signore ha bisogno che ogni giovane uomo capace si prepari e si impegni nuovamente, a partire da stasera, a essere degno di ricevere una chiamata dal profeta di Dio a svolgere una missione.

Ricordo con affetto la grande gioia della nostra intera famiglia quando due dei nostri figli ricevettero la loro chiamata a servire come missionari a tempo pieno. Eccitazione e anticipazione riempivano i nostri cuori mentre essi aprivano le loro lettere speciali dal profeta di Dio. Nostra figlia Jenessa fu chiamata nella Missione di Detroit, in Michigan; nostro figlio Christian fu chiamato nella Missione di Mosca Sud, in Russia. Un’esperienza emozionante e che, contemporaneamente, rende umili!

Quando io e sorella Rasband avemmo il privilegio di presiedere alla missione di New York Nord molti anni fa, mi stupivo guardando i nuovi missionari arrivare nella città di New York.

Quando li intervistavo, il loro primo giorno di missione, avvertivo un profondo senso di gratitudine per ogni singolo missionario. Sentivo che la loro chiamata nella nostra missione era stata divinamente destinata a loro, e a me, quale loro presidente.

Una volta terminato il nostro incarico missionario, fui chiamato dal presidente Gordon B. Hinckley per servire come Settanta nella Chiesa. Parte del mio primo addestramento come Autorità generale includeva l’opportunità di sedere con i membri dei Dodici mentre essi assegnavano i missionari a servire in una delle oltre 300 missioni di questa grande Chiesa.

Con l’incoraggiamento e il permesso del presidente Henry B. Eyring, vorrei raccontarvi un’esperienza, molto speciale per me, che ebbi con lui diversi anni fa quando era un membro del Quorum dei Dodici. Ogni apostolo detiene le chiavi del regno e le esercita sotto la direzione e per incarico del Presidente della Chiesa. L’anziano Eyring assegnava i missionari al loro campo di missione e, come parte del mio addestramento, fui invitato per osservare.

Raggiunsi l’anziano Eyring una mattina presto in una stanza in cui molti grandi schermi di computer erano stati preparati per la sessione. C’era anche un membro del dipartimento dei missionari che era incaricato di assisterci quel giorno.

Prima di tutto, ci inginocchiammo in preghiera. Ricordo che l’anziano Eyring usò parole molto sincere per chiedere al Signore di benedirlo affinché sapesse «perfettamente» dove i missionari dovessero essere assegnati. La parola “perfettamente” dice molto a proposito della fede dimostrata dall’anziano Eyring quel giorno.

Il processo aveva inizio con la fotografia del candidato missionario che appariva su uno degli schermi. Al comparire di ogni foto, mi sentivo come se il missionario fosse nella stanza con noi. L’anziano Eyring salutava il missionario con la sua voce gentile e affettuosa: «Buongiorno, Anziano Reier o Sorella Yang. Come sta oggi?»

Mi disse che gli piaceva pensare al luogo in cui i missionari avrebbero concluso la loro missione. Questo lo aiutava a sapere dove essi dovessero essere assegnati. Poi studiava i commenti dei vescovi e dei presidenti di palo, le note mediche e tutte le altre notizie relative a ogni missionario.

Poi consultava un altro schermo che mostrava le aree e le missioni del mondo. Alla fine, guidato dallo Spirito, assegnava il missionario al campo di missione giusto.

Da altri membri dei Dodici, ho imparato che questo è il metodo tipico utilizzato ogni settimana dagli apostoli del Signore per assegnare tanti missionari a servire nei vari paesi.

Avendo svolto una missione nel mio paese, nella missione degli stati dell’est, molti anni prima, fui veramente toccato da questa esperienza. Inoltre, essendo stato presidente di missione, ero grato di un’ulteriore testimonianza del fatto che i missionari che avevo ricevuto a New York mi erano stati mandati per rivelazione.

Dopo aver assegnato alcuni missionari, l’anziano Eyring si girò verso di me, mentre meditava su un particolare candidato, e disse: «Allora, Fratello Rasband, dove pensa che dovrebbe andare questo missionario?» Ero stupito! Dissi piano all’anziano Eyring che non lo sapevo, e che non sapevo di poterlo sapere! Mi guardò negli occhi e disse: «Fratello Rasband, faccia più attenzione e anche lei potrà saperlo!» Allora spostai la sedia più vicino all’anziano Eyring e allo schermo del computer e prestai molta più attenzione!

Un paio di altre volte, mentre il processo continuava, l’anziano Eyring si girò verso di me chiedendomi: «Allora, Fratello Rasband, dove sente che dovrebbe andare questo missionario?» Indicavo una particolare missione e l’anziano Eyring mi guardava pensieroso e diceva: «No, non è quella!» Poi continuava ad assegnare i missionari così come veniva ispirato.

Verso la fine di quel processo di assegnazione, una foto di un certo missionario apparve sullo schermo. Sentii un forte suggerimento, il più forte di tutta la mattinata, che quel missionario dovesse essere assegnato al Giappone. Non sapevo che l’anziano Eyring avesse intenzione di consultarmi, ma incredibilmente lo fece. Piuttosto umilmente e con incertezza gli dissi: «Giappone?» L’anziano Eyring rispose subito: «Sì, andiamo lì». Sullo schermo apparvero le missioni del Giappone. Seppi immediatamente che il missionario doveva andare nella missione di Sapporo.

L’anziano Eyring non mi chiese il nome esatto della missione, ma assegnò il missionario alla missione di Sapporo.

Nel mio cuore ero profondamente commosso e sinceramente grato al Signore per avermi permesso di sentire il suggerimento e di sapere dove dovesse andare quel missionario.

Alla fine della riunione, l’anziano Eyring mi rese la sua testimonianza dell’amore che il Salvatore ha per ogni missionario chiamato ad andare nel mondo a predicare il vangelo restaurato. Disse che è grazie al grande amore del Salvatore che i Suoi servi sanno dove questi meravigliosi giovani uomini e donne, missionari senior e coppie missionarie anziane devono servire. Quella mattina ricevetti un’ulteriore testimonianza che ogni missionario chiamato in questa Chiesa, e assegnato o riassegnato a una particolare missione, lo è per rivelazione dal Signore Dio Onnipotente attraverso uno dei Suoi servitori.

Concludo con le parole del Signore ai fratelli Whitmer, che ebbero un grande ruolo nei primi giorni della Restaurazione. Essi furono i testimoni delle tavole d’oro e le loro testimonianze firmate sono incluse nelle prime pagine di ogni copia del Libro di Mormon. Essi furono tra i primi missionari chiamati da un profeta di Dio nel 1829 a predicare il vangelo del Signore Gesù Cristo.

Nella prefazione alla sezione 14 di Dottrina e Alleanze si legge: «Tre figli dei Whitmer, avendo ricevuto ciascuno una testimonianza della genuinità dell’opera, erano profondamente preoccupati in merito al loro dovere individuale».

A John e a Peter Whitmer Jr. il Signore disse: «Poiché molte volte hai desiderato conoscere da me ciò che sarebbe del maggior valore per te».5

Ritengo che molti di voi, giovani uomini, vi siate posti la stessa domanda. Questa è la risposta del Signore: «Ed ora, ecco, io ti dico che ciò che sarà di maggior valore per te sarà proclamare il pentimento a questo popolo per potermi portare delle anime, affinché tu possa riposare con loro nel regno di mio Padre».6

In questo momento della vostra vita, una chiamata in missione dal Signore, miei giovani amici, è l’opera più importante che possiate compiere. Preparatevi ora, vivete rettamente, imparate dalla vostra famiglia e dai dirigenti della Chiesa, e venite e unitevi a noi nel costruire il regno di Dio sulla terra; accettate la vostra chiamata divina in «una così grande causa».7 Questa è la mia umile preghiera nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. Luca 10:1.

  2. Matteo 4:19.

  3. Insegnamenti dei presidenti della Chiesa: Joseph Smith (2007), 335.

  4. Thomas S. Monson, «Perché tutti possano udire», La Stella, luglio 1995, 63.

  5. Dottrina e Alleanze 15:4; 16:4.

  6. Dottrina e Alleanze 15:6; 16:6.

  7. Dottrina e Alleanze 128:22.

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