2000–2009
Venire a Lui
Aprile 2009


Venire a Lui

So con chiarezza perfetta e certa, tramite il potere dello Spirito Santo, che Gesù è il Cristo, il diletto Figlio di Dio.

Cari fratelli e sorelle in tutto il mondo, mi sento le ginocchia deboli e le mie emozioni non possono essere nascoste. Vi esprimo il mio affetto e vi ringrazio profondamente per il vostro voto di sostegno. Sotto molti aspetti, mi sento inadeguato e umile.

Traggo conforto da una cosa che mi qualifica per il santo apostolato che non può essere in dubbio, ed è che il Signore mi ha profondamente benedetto. So con chiarezza perfetta e certa, tramite il potere dello Spirito Santo, che Gesù è il Cristo, il diletto Figlio di Dio.

Non c’è uomo che abbia amore più grande del presidente Thomas S. Monson. Il suo calore è come un raggio di sole a mezzogiorno. Eppure, quando mi ha esteso questa sacra chiamata, potete immaginare la sobrietà che mi ha invaso quando gli occhi del profeta di Dio hanno scrutato le profondità della mia anima. Naturalmente, potete anche immaginare l’amore che ho sentito dal Signore e dal Suo profeta quando il presidente Monson mi ha abbracciato con le sue lunghe braccia amorevoli. Le voglio bene, presidente Monson.

A coloro che mi conoscono dico che se mai sono stato meno di quanto avrei dovuto in vostra presenza, invoco il vostro perdono e la vostra pazienza. Ho tanto bisogno della vostra fede e delle vostre preghiere.

So di non essere chi devo diventare. Prego di poter essere disposto e capace di ricevere la guida e la correzione del Signore. Traggo conforto dalle parole del presidente Monson di ieri sera alla sessione del sacerdozio che il Signore modellerà le spalle per potervi adagiare il fardello da portare.

Subito dopo la mia chiamata come Autorità generale sedici anni fa, in una conferenza di palo in cui accompagnai il presidente Boyd K. Packer, egli disse qualcosa che non scorderò mai. Parlando alla congregazione, disse: «So chi sono io». Poi, dopo una pausa, aggiunse: «Io non sono nessuno». Poi si girò verso di me, che sedevo sul podio dietro di lui, e disse: «E anche lei, anziano Andersen, non è nessuno». Poi aggiunse queste parole: «Se mai lo dimenticherete, il Signore ve lo rammenterà istantaneamente, e non sarà piacevole».

Esprimo profonda gratitudine per voi, fedeli membri della Chiesa. Quand’ero un giovane missionario in Francia, la mia testimonianza crebbe quando fui testimone di come i fedeli offrivano la loro piena devozione al vangelo di Gesù Cristo.

Negli ultimi vent’anni abbiamo vissuto per dieci anni al di fuori degli Stati Uniti per svolgere incarichi di Chiesa. In terre e lingue diverse dalla mia, ho visto il potere di Dio all’opera nella vostra vita. Quanto siete meravigliosi, voi, la famiglia dei credenti nel vangelo restaurato di Gesù Cristo.

Il Signore mi ha benedetto in modi che non potrò mai restituire. Mi ha permesso di sposare uno dei Suoi angeli in terra. Mia moglie, Kathy, è la mia luce e il mio esempio, una preziosa figlia di Dio, piena di purezza e di innocenza. Non sarei nulla senza di lei. Per gran parte della mia vita ho cercato di diventare ciò che ella pensava che io già fossi.

Vent’anni fa, quando i nostri quattro figli erano giovani, la nostra famiglia fu chiamata a svolgere una missione in Francia. Per via di questa e altre chiamate che seguirono, durante quegli anni che richiedevano stabilità si ritrovarono a trasferirsi di città in città, di continente in continente. Il Signore ora li ha grandemente benedetti con splendidi compagni e bravi figli. Desidero ringraziarli per la loro bontà e per i sacrifici che hanno fatto per me. Sono anche grato ai miei fedeli genitori (mia madre è qui, oggi) e a tutti coloro che hanno fatto tanto per me.

Esprimo profondo rispetto e affetto ai miei fratelli dei Settanta. Voglio loro bene come ai miei stessi fratelli. Il nostro legame d’amicizia non è solo su questa terra, ma continuerà con noi oltre il velo.

Per sedici anni i membri della Prima Presidenza e i Dodici sono stati il mio esempio e i miei insegnanti. Ho imparato molto dalla loro integrità e rettitudine. In tutti questi anni non ho mai osservato un’ira incontrollata o qualsiasi desiderio di guadagno personale o materiale. Non ho mai visto la ricerca di una posizione o di potere.

Ho visto piuttosto la loro lealtà e cura verso mogli e figli. Ho visto il loro amore e la testimonianza certa del nostro Padre celeste e di Suo Figlio. Ho visto la loro instancabile volontà di edificare prima il regno di Dio. Ho visto il potere di Dio su di loro che li ha magnificati e sostenuti. Sono stato testimone dell’adempimento della loro voce profetica. Ho visto guarire i malati e benedire le nazioni con la loro autorità, e sono stato con loro in momenti troppo sacri da poterli raccontare. Attesto che sono gli unti del Signore.

Prego che il mio spirito possa essere come quello dell’anziano Joseph B. Wirthlin, la cui scomparsa ha portato a questa chiamata, uno spirito privo di alcun desiderio di attenzione personale, disposto ad andare ovunque e fare qualsiasi cosa i profeti di Dio vogliano da me, consacrandomi pienamente nel testimoniare del Salvatore e nell’edificare il regno di Dio fino al mio ultimo respiro.

I nostri giorni furono a lungo attesi nella storia del mondo. Le Scritture parlano di cose che «il Signore ordinò e preparò, prima della fondazione del mondo» (DeA 128:5).

Le rivelazioni parlano di un grande raduno che avverrà (vedere 2 Nefi 10:7–8; 3 Nefi 16:5). Isaia profetizzò che la casa dell’Eterno sarebbe stata stabilita sulla vetta dei monti, e che da lì la voce del Signore sarebbe andata per tutta la terra (vedere Isaia 2:2–3). Daniele dichiarò che sarebbe stata come una pietra tagliata da una montagna senz’opera di mano (vedere Daniele 2:34, 44–45). Pietro parlò della restaurazione di tutte le cose (vedere Atti 3:20–21). Nefi vide che la Chiesa dell’Agnello non sarebbe stata molto numerosa ma che sarebbe stata in ogni terra e nazione (vedere 1 Nefi 14:12, 14).

Viviamo nei giorni in cui il Signore compie «un’opera meravigliosa e un prodigio» (Isaia 29:14; vedere 2 Nefi 25:17). Abbiamo avuto la benedizione di portare il vangelo alle nostre famiglie e alla nostra posterità, e di prendere parte alla preparazione per la seconda venuta del Salvatore. Il Signore spiegò i motivi della restaurazione: «Per essere una luce per il mondo e per essere uno stendardo per il [Suo] popolo… e per essere un messaggero davanti al [Suo] cospetto per preparare la via dinanzi a [Lui]» (DeA 45:9). La nostra responsabilità non è cosa da nulla; non è per caso che siamo chi siamo; l’osservanza delle alleanze in questi ultimi giorni sarà simbolo d’onore nell’eternità.

Ho avuto il privilegio di vedere la mano del Signore all’opera nel mondo. Se da una parte rendiamo onore a quei pionieri che attraversarono le grandi pianure fino alla Valle del Lago Salato, vi sono molti altri pionieri che vivono oggi. Non spingono carretti a mano, ma sotto molti aspetti sono uguali: hanno ascoltato la voce del Signore tramite il Libro di Mormon e la preghiera personale. Con fede e pentimento sono entrati nelle acque del battesimo e hanno fermamente posto i piedi sul ricco suolo del Vangelo. Come discepoli di Cristo sono stati disposti a sacrificarsi per ciò che è vero e giusto. Con il dono dello Spirito Santo procedono fermamente lungo il percorso verso la vita eterna.

Dobbiamo ricordare, cari fratelli e sorelle, chi siamo e che cosa abbiamo tra le mani. Non siamo soli nel nostro desiderio di fare bene; vi sono persone meravigliose di molte fedi e credenze.

Non siamo i soli a pregare il Padre celeste o a ricevere risposta alle preghiere; il nostro Padre ama tutti i Suoi figli.

Non siamo i soli a sacrificarci per una causa più grande; vi sono altri che sono altruisti.

Altri condividono la nostra fede in Cristo. Vi sono padri e madri leali e onesti in ogni paese che si amano e amano i propri figli. Possiamo imparare tanto dalle brave persone che ci circondano.

Non dobbiamo tuttavia rinunciare a ciò che si trova in modo unico e singolare nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Solo qui vi è il sacerdozio di Dio, restaurato sulla terra da messaggeri celesti. Solo qui il Libro di Mormon si erge con la Bibbia per rivelare e dichiarare la piena divinità e il vangelo di Cristo. Solo qui vi sono profeti di Dio, che offrono la guida del cielo, e detengono le chiavi che legano in cielo ciò che è legato in terra.

La nostra conoscenza della divina missione della Chiesa non deve dar luogo a sentimenti di superiorità o arroganza, ma deve portarci in ginocchio a supplicare l’aiuto del Signore per diventare ciò che dovremmo. Benché umili, non dobbiamo però essere timidi nel ricordare le parole del Signore: «Questa è la mia chiesa, e io la renderò stabile; e niente la farà cadere» (Mosia 27:13).

Soprattutto noi proclamiamo il nostro Salvatore e Redentore, Gesù Cristo. Tutto ciò che siamo, e che saremo, lo dobbiamo a Lui. Mentre guardiamo con intensità alla Sua maestà, Egli non ci chiede di restare a distanza, ma ci comanda di andare a Lui. «Io sto alla porta e picchio: se uno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui» (Apocalisse 3:20).

Le Sue parole echeggiano nei secoli:

«Io son la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muoia, vivrà;

e chiunque vive e crede in me, non morrà mai» (Giovanni 11:25–26).

Fratelli e sorelle, Egli vive. Egli è risorto. Egli guida la Sua santa opera sulla terra. Il Suo profeta è il presidente Thomas S. Monson. Questa è la mia testimonianza, nel nome di Gesù Cristo. Amen.