2000–2009
«Spero che tu sappia che abbiamo passato un momento difficile»
Ottobre 2008


«Spero che tu sappia che abbiamo passato un momento difficile»

Noi sappiamo dalle Scritture che alcune difficoltà sono per il nostro bene e sono adatte al nostro sviluppo personale.

L’inverno scorso mia figlia ha avuto un’esperienza terribile dovendo guidare in una tempesta di neve. Mi ha fatto ricordare un’esperienza simile che ebbi con due dei miei figli tanti anni fa. Mio figlio minore, Joe, aveva tre anni e mio figlio Larry sei. Era giugno e stavamo andando in automobile da San Francisco allo Utah. Il tempo era stato molto bello.

Mentre salivamo verso il Passo Donner tra le montagne della Sierra Nevada, improvvisamente fummo colpiti da un’enorme tempesta di neve. Nessuno dei guidatori era preparato. L’autoarticolato davanti a noi era scivolato e occupava le due corsie. Altri camion e macchine erano usciti fuori strada. Una corsia era aperta e molti veicoli, incluso il nostro, cercavano disperatamente di avere trazione per evitare gli altri. Poi tutto il traffico si bloccò.

Non eravamo pronti per questa bufera di neve a giugno. Non eravamo vestiti in modo pesante e il carburante era scarso. Io e i bambini ci stringemmo per cercare di mantenerci al caldo. Dopo molte ore i veicoli di soccorso, gli spazzaneve e i carri attrezzi iniziarono a sgomberare il lungo ingorgo.

Alla fine un carro attrezzi ci trainò fino a una stazione di servizio dall’altra parte del passo. Chiamai mia moglie sapendo che sarebbe stata preoccupata perché aspettava una telefonata dalla sera prima. Chiese di parlare coi bambini. Quando fu il turno del figlio di tre anni, con voce tremante le disse: «Spero che tu sappia che abbiamo passato un momento difficile».

Mentre il bambino di tre anni parlava alla madre del «momento difficile», sono certo che ebbe conforto e poi rassicurazione. Le nostre preghiere sono simili quando ci rivolgiamo al nostro Padre nei cieli. Sappiamo che Egli si cura di noi nei momenti di necessità.

Ognuno di noi incontrerà prove e difficoltà in questa vita.

L’episodio che ho appena raccontato, per quanto sia stato un viaggio difficile, fu breve e non vi furono conseguenze. Tuttavia, molte delle prove e difficoltà che incontriamo nella vita sono dure e sembrano avere conseguenze durature. Ciascuno di noi ne proverà alcune durante le vicissitudini della vita. Molti che ascoltano questa conferenza stanno vivendo situazioni molto gravi in questo momento.

Facciamo eco alla supplica del profeta Joseph Smith dopo che era stato falsamente accusato e imprigionato per mesi nella prigione di Liberty. «O Dio, dove sei? E dov’è il padiglione che copre il tuo nascondiglio?»

La risposta del Signore è rassicurante:

«Figlio mio, pace alla tua anima; le tue avversità e le tue afflizioni non saranno che un breve momento.

E allora, se le sopporterai bene, Dio ti esalterà in eccelso».1

Una delle dottrine essenziali chiarite con la Restaurazione è che deve esserci un’opposizione in tutte le cose affinché possa realizzarsi la rettitudine.2 Questa vita non è sempre facile, né era inteso che lo fosse; è un momento di prova. Come leggiamo in Abrahamo: «E in questo modo li metteremo alla prova, per vedere se essi faranno tutte le cose che il Signore loro Dio comanderà loro».3 L’anziano Harold B. Lee insegnò: «Talvolta le cose migliori per noi e che portano ricompensa eterna, al momento sembrano essere le più difficili, e le cose proibite spesso sono le cose che sembrano più desiderabili».4

La novella Una storia tra due città, inizia con una frase spesso citata: «Erano i giorni migliori, erano i giorni peggiori».5 Le Scritture chiariscono che ogni generazione ha la sua versione dei giorni migliori e peggiori. Siamo tutti soggetti al conflitto tra bene e male6 e al contrasto tra luce e tenebre, speranza e disperazione. Come ha spiegato l’anziano Neal A. Maxwell: «L’improvviso contrasto tra il dolce e l’amaro è indispensabile sino alla fine di questa breve esperienza terrena».7 Sappiamo dalla nostra dottrina che il bene vincerà il male,8 e che coloro che si pentono e sono santificati riceveranno la vita eterna.9

Circa nel periodo in cui Dickens stava scrivendo la sua storia, stavano avvenendo gli sforzi eroici dei primi santi che si insediarono nell’Ovest tra le montagne.

Anche con la loro fede comune, i santi vissero molte difficoltà e affrontarono l’evacuazione da Nauvoo con aspettative molto differenti. Alcuni guardavano avanti con ottimismo; altri con preoccupazione. Due esempi eccellenti sono rappresentati da Helen Mar Whitney e Bathsheba Smith. Entrambe hanno lasciato interessanti scritti dei loro sentimenti.

La sorella Whitney descrisse così le sue aspettative lasciando Nauvoo: «Impacchetterò tutti i miei nastri, pizzi e merletti ecc., perché dove andiamo non possiamo comprarli. Andremo fuori dal mondo per vivere al di là delle Montagne Rocciose dove nessun altro vuole andare. Tra noi non vi saranno né ricchi né poveri, e non vi saranno altro che onesti e virtuosi».10 Le parole della sorella Whitney risuonano con idealistico ottimismo.

Anche le parole della sorella Bathsheba Smith sono piene di fede, ma dimostrano un po’ di trepidazione. Aveva visto le folle schierate contro i santi nel Missouri ed era presente alla morte dell’apostolo David W. Patten.

Ricordando l’evacuazione di Nauvoo, scrisse: «L’ultimo mio gesto fu di riordinare, scopare il pavimento e riporre la scopa al solito posto, dietro la porta. Poi, con l’emozione nel cuore… chiusi gentilmente la porta per affrontare un futuro sconosciuto… con fede in Dio e con non meno certezza nel fatto che il Vangelo sarebbe stato stabilito all’Ovest e dei suoi principi veri ed eterni, che avevo sentito durante quelle scene difficili nel Missouri».11

Entrambe queste pioniere rimasero forti nel Vangelo per tutta la vita e prestarono un meraviglioso servizio per edificare Sion, ma affrontarono molte altre prove e difficoltà, che sopportarono fedelmente.12 Malgrado l’ottimismo della sorella Whitney, i suoi primi tre figli morirono alla nascita o poco dopo, due di loro durante l’esodo da Nauvoo a Salt Lake.13 La sorella Whitney ci è stata di beneficio con i suoi scritti in difesa della nostra fede e fu la madre dell’apostolo Orson F. Whitney.

La sorella Smith descrisse la povertà, la malattia e le privazioni che i santi patirono nel loro viaggio verso Ovest.14 Nel marzo 1847 sua madre morì e il mese seguente nacque il suo secondo figlio John. La sua descrizione dell’evento fu breve: «Era il mio ultimo figlio e visse solo quattro ore».15 Più avanti nella vita fu la moglie del presidente del Tempio di Salt Lake e la quarta presidentessa generale della Società di Soccorso.

Siamo profondamente colpiti dalle difficoltà patite dai primi santi. Brigham Young le descrisse con un po’ di umorismo nel febbraio 1856 quando dichiarò: «Vorrei dire qualcosa riguardo ai tempi difficili. Voi sapete che vi ho detto che chiunque teme di morire di fame può andarsene, può andare dove c’è cibo in abbondanza. Io non temo assolutamente il pericolo della fame, poiché sino a quando non avremo mangiato l’ultimo mulo, dalla punta delle orecchie ai peli della coda, non temo di morire di fame».

Continuò dicendo: «Vi sono molte persone che attualmente non trovano lavoro, ma la primavera sarà presto su di noi, e noi non soffriremo più di quanto è giusto per il nostro bene».16

Le difficoltà che affrontiamo oggi sono a modo loro paragonabili alle difficoltà del passato. La recente crisi economica ha causato parecchia preoccupazione in tutto il mondo. I problemi di lavoro e finanziari non sono rari. Molte persone hanno difficoltà fisiche e mentali. Altre hanno problemi coniugali o figli ribelli. Alcuni hanno perso i loro cari. Dipendenze o inclinazioni inappropriate o dannose causano sofferenza. Quale che sia la fonte delle prove, esse causano tanto dolore e sofferenza alle persone e ai loro cari.

Noi sappiamo dalle Scritture che alcune difficoltà sono per il nostro bene e sono adatte al nostro sviluppo personale.17 Sappiamo inoltre che piove sui giusti e sugli ingiusti.18 È anche vero che non ogni nuvola che vediamo porta pioggia. A prescindere dalle sfide, prove e difficoltà che affrontiamo, la dottrina rassicurante dell’espiazione compiuta da Gesù Cristo include l’insegnamento di Alma che il Salvatore avrebbe preso su di Sé le nostre infermità per «soccorrere il suo popolo nelle loro infermità».19

Le Scritture e i profeti moderni hanno chiarito che vi saranno anni di carestia e anni di abbondanza.20 Il Signore si aspetta che ci prepariamo per molte delle difficoltà che verranno. Egli dichiara: «Se siete preparati, voi non temerete».21 Parte del trauma che vissi attraversando la catena montuosa della Sierra in quella bufera di tanti anni fa, dipese dal fatto che non ero preparato a quell’evento improvviso e inaspettato. Una delle grandi benedizioni delle Scritture è che ci mettono in guardia dalle difficoltà che sono inaspettate, ma che spesso si verificano. Faremmo bene a prepararci. Una forma di preparazione è di osservare i comandamenti.

In svariate parti del Libro di Mormon si promette al popolo che avrebbe prosperato nel paese se avesse obbedito ai comandamenti.22 La promessa è spesso accompagnata dall’avvertimento che se non avesse osservato i comandamenti di Dio sarebbe stato reciso dalla Sua presenza.23 Chiaramente avere le benedizioni dello Spirito e la presenza dello Spirito Santo è un elemento essenziale per prosperare veramente nel paese ed essere preparati.

Quali che siano le nostre prove, con l’abbondanza di cui godiamo oggi saremmo degli ingrati se non apprezzassimo le nostre benedizioni. Malgrado l’ovvia natura delle difficoltà che i pionieri stavano affrontando, il presidente Brigham Young parlò del significato della gratitudine. Egli dichiarò: «Ad eccezione del peccato imperdonabile, io non conosco peccato più grande del peccato dell’ingratitudine».24

La gratitudine per il Salvatore e la Sua espiazione

La nostra gratitudine principale dovrebbe essere rivolta al Salvatore e alla Sua espiazione. Ci rendiamo conto che molti che ascoltano questa conferenza stanno affrontando prove e difficoltà di intensità tale che il sentimento principale del loro cuore, mentre invocano il nostro Padre celeste in preghiera, è: «Spero che tu sappia che sto passando un momento difficile».

Lasciate che vi racconti questa storia vera di una sorella, Ellen Yates di Grantsville, nello Utah. All’inizio di ottobre di dieci anni fa baciò suo marito Leon prima che questi uscisse per recarsi a lavorare a Salt Lake City. Quella sarebbe stata l’ultima volta in cui vide Leon vivo. Lui ebbe una collisione con un giovane di vent’anni che era in ritardo per il suo primo giorno di lavoro e che aveva cercato di superare un veicolo più lento, provocando uno scontro frontale che li uccise entrambi all’istante. La sorella Yates disse che, dopo che due poliziotti della stradale le portarono la notizia, piombò nello shock e nel dolore.

Spiega: «Quando guardavo al futuro, vedevo solo oscurità e dolore». Si scoprì che il miglior amico di suo marito era il vescovo nel rione del giovane. Il vescovo chiamò la sorella Yates e le spiegò che la madre del giovane, Jolayne Willmore, voleva parlarle. Lei ricorda: «Ero scioccata perché ero così concentrata sul mio dolore e la mia pena che non avevo nemmeno pensato al giovane e alla sua famiglia. Improvvisamente mi resi conto che c’era una madre che stava soffrendo come o più di me. Acconsentii subito all’incontro».

Quando fratello e sorella Willmore arrivarono, espressero il profondo dispiacere per il fatto che il figlio fosse stato responsabile della morte di Leo e le regalarono un’immagine del Salvatore che tiene tra le braccia una bambina. La sorella Yates spiega: «Quando ci sono momenti troppo difficili da sopportare, guardo quest’immagine per ricordare che Cristo mi conosce personalmente. Egli conosce la mia solitudine e le mie prove». Un passo scritturale che conforta la sorella Yates è: «Pertanto, siate di buon animo e non temete, poiché io, il Signore, sono con voi e vi starò vicino».25

Ogni ottobre la sorella Yates e sorella Willmore (che sono entrambe presenti qui oggi nel Centro delle conferenze) vanno insieme al tempio e rendono grazie per l‘espiazione di Cristo, per il piano di salvezza, per le famiglie eterne e per le alleanze che uniscono mariti, mogli e figli da entrambi i lati del velo. La sorella Yates conclude: «In questa prova ho sentito l’amore del mio Padre celeste e del mio Salvatore in modo più grande che mai». Ella attesta: «Non vi è pena, dolore o malattia tanto grande che l’espiazione di Cristo e l’amore di Cristo non possano guarire».26 Che splendido esempio di amore e perdono hanno dimostrato queste due sorelle. Ha consentito all’espiazione di Gesù Cristo di avere effetto nelle loro vite.

Pensate al Salvatore nel Giardino di Getsemani durante l’espiazione, che patì un’agonia talmente forte da sanguinare da ogni poro.27 Il Suo grido al Padre includeva la parola Abba.28 Può essere interpretato come il grido di un figlio angosciato a suo padre: «Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi».29 Attesto che l’espiazione di Gesù Cristo copre tutte le prove e le difficoltà che ognuno di noi incontrerà in questa vita. A volte, quando vorremmo dire: «Spero che tu sappia che ho passato un momento difficile», possiamo essere rassicurati che Egli è lì e che noi siamo al sicuro tra le Sue braccia amorevoli.

Quando chiesero al nostro amato profeta, il presidente Thomas S. Monson, nel giorno del suo compleanno lo scorso agosto, quale sarebbe stato il dono ideale che i membri di tutto il mondo potevano fargli, disse senza un attimo di esitazione: «Trovate qualcuno che sta passando un momento difficile e fate qualcosa per lui».30

Io, insieme a voi, sono eternamente grato a Gesù Cristo per aver salvato l’umanità. Rendo testimonianza che Egli è il Salvatore e il Redentore del mondo. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

  1. DeA 121:1, 7–8.

  2. Vedere 2 Nefi 2:11.

  3. Abrahamo 3:25.

  4. Harold B. Lee, The Fall of Man, discorso fatto agli insegnanti di Seminario e Istituto, 23 giugno 1954.

  5. Charles Dickens, The Tale of Two Cities (Signet Classic, 1997), 13.

  6. Vedere 2 Nefi 2:15–16.

  7. Neal A. Maxwell, «La perseveranza», La Stella, aprile 1999, 12.

  8. Vedere DeA 19:2–3; 133:64.

  9. DeA 133:62, Giovanni 17:3.

  10. A Woman’s View: Helen Mar Whitney’s Reminiscences of Early Church History, ed. Jeni Broberg Holzapfel e Richard Neitzel Holzapfel (1997), 329–30.

  11. Bathsheba W. Smith, Autobiography, ed. Alice Merrill Horne, typescript, 15, come citato in Maurine Jensen Proctor e Scot Facer Proctor, foto, «Joseph, Joseph, Joseph: The Temple Has Returned to Nauvoo, Part 4, “Lift Up Thine Eyes”», Meridian Magazine, 2002, http://www.meridian magazine.com/photoessay/020522nauvoo/020522nauvoo3.html.

  12. Vedere Ether 12:6.

  13. Vedere Whitney, 491.

  14. Vedere Heidi Swinton, «I Gently Closed the Door», Heroines of the Restoration, ed. Barbara B. Smith e Blythe Darlyn Thatcher, Bookcraft, SLC, Ut, 1997, 134.

  15. Bathsheba W. Smith, in Heroines of the Restoration, 134.

  16. Insegnamenti dei presidenti della Chiesa: Brigham Young (corso di studio per il Sacerdozio di Melchisedec e la Società di Soccorso, 1997), 177.

  17. Vedere DeA 122:7.

  18. Vedere Matteo 5:45.

  19. Vedere Alma 7:12.

  20. Vedere Genesi 41:29–31; Gordon B. Hinckley, «Ai ragazzi e agli uomini», La Stella, gennaio 1999, 65.

  21. DeA 38:30.

  22. Vedere 2 Nefi 4:4.

  23. Vedere Alma 36:30.

  24. Teachings: Brigham Young, 177.

  25. DeA 68:6.

  26. Ellen Yates, racconto personale fatto alla conferenza del Palo di Grantsville, sessione pomeridiana del sabato, 16 febbraio 2008.

  27. Vedere DeA 19:18.

  28. Marco 14:36.

  29. Matteo 26:39.

  30. Thomas S. Monson, citato da Gerry Avant, «Prophet’s Birthday: Milestone of 81», Church News, 23 agosto 2008, 4.