2000–2009
Pentimento e cambiamento
Ottobre 2003


Pentimento e cambiamento

Pentirsi significa abbandonare ogni nostra pratica—personale, familiare, etnica e nazionale—che sia contraria ai comandamenti di Dio.

Vi porto i saluti dell’Area Filippine, con i suoi 520.000 santi distribuiti in 80 pali e 80 distretti, nonché 2.200 missionari in 13 missioni. Stiamo progredendo nonostante le difficoltà che la Chiesa incontra laddove non è ancora ben radicata.

In queste aree in via di sviluppo, facciamo grande affidamento sulle coppie di missionari anziani. Sottolineo questo perché oggi la mia voce giunge a molti che hanno bisogno di sapere quanto apprezziamo il loro servizio e perché ci sono altri che preghiamo possano decidere di rendersi disponibili per questo servizio assai importante.

I.

La mia introduzione prende spunto da qualcosa che uno di questi valorosi missionari ha detto in mia presenza: «Se ripenso alla mia vita, mi riesce difficile pensare a un surfista scalzo delle Hawaii al termine della sua terza missione. Quando però ho sentito il caloroso abbraccio del Salvatore, ho desiderato servirLo e sono cambiato». Ebbene, lo ha fatto! Stanley Y. Q. Ho mi ha raccontato che fino all’età di trent’anni non fece altro che «girare per le spiagge di Waikiki». Poi trovò il Vangelo, sposò una ragazza appartenente alla Chiesa e cambiò. Da allora ha svolto molti incarichi, tra cui quello di vescovo e presidente di palo. A oggi, l’anziano Ho e la sua amata Momi, che è responsabile di molti dei cambiamenti nella sua vita, hanno svolto tre missioni a tempo pieno.

Per un altro esempio mi rifaccio al vangelo di Luca:

«E Gesù, essendo entrato in Gerico, attraversava la città.

Ed ecco, un uomo, chiamato per nome Zaccheo, il quale era capo dei pubblicani ed era ricco,

cercava di veder chi era Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura.

Allora corse innanzi, e montò sopra un sicomoro, per vederlo, perch’egli avea da passar per quella via.

E come Gesù fu giunto in quel luogo, alzati gli occhi, gli disse: Zaccheo, scendi presto, perché oggi debbo albergare in casa tua.

Ed egli s’affrettò a scendere e l’accolse con allegrezza» (Luca 19:1–6).

Il testo biblico ci dice che i seguaci di Gesù «mormoravano» perché Egli era entrato nella casa di un peccatore (versetto 7). Questo non interessava a Gesù. Il Suo vangelo è per tutti coloro che abbandonano i loro vecchi sentieri e operano i cambiamenti necessari per essere salvati nel regno di Dio.

Torniamo ora al racconto dell’uomo che aprì la sua casa e il suo cuore al Signore:

«Ma Zaccheo, presentatosi al Signore, gli disse: Ecco, Signore, la metà de’ miei beni la do ai poveri; e se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo.

E Gesù gli disse: Oggi la salvezza è entrata in questa casa…

poiché il Figliuol dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perito» (versetti 8–10).

Zaccheo di Gerico e Stanley Ho delle Hawaii sono degli esempi per tutti noi. Sono esempi di ciò che preghiamo possiamo sentire tutti noi che decidiamo di accogliere il Signore con «allegrezza» e di seguirLo ovunque Egli ci conduca.

II.

Il vangelo di Gesù Cristo invita ognuno di noi a cambiare. «Pentitevi» è il suo messaggio più ricorrente e pentirsi significa abbandonare ogni nostra pratica—personale, familiare, etnica e nazionale—che sia contraria ai comandamenti di Dio. Lo scopo del Vangelo è di trasformare creature comuni in cittadini celesti e ciò richiede un cambiamento.

Giovanni Battista predicò il pentimento. Coloro che lo ascoltavano venivano da gruppi eterogenei ed egli indicò i cambiamenti che ognuno di loro doveva compiere per «fa[re] dunque dei frutti degni del ravvedimento» (Luca 3:8). Pubblicani, soldati e gente comune—ognuno aveva delle tradizioni alle quali doveva rinunciare per intraprendere il processo del pentimento.

Gli insegnamenti di Gesù mettevano alla prova anche le tradizioni di diversi gruppi. Quando gli scribi e i farisei lamentavano che i Suoi discepoli «trasgredi[vano] la tradizione degli antichi» nel trascurare i lavaggi rituali, Gesù rispose che gli scribi e i farisei «trasgredi[vano] il comandamento di Dio a motivo della [loro] tradizione» (Matteo 15:2–3). Egli descrisse come essi avevano «annullato la parola di Dio a cagion della [loro] tradizione» (versetto 6). «Ipocriti» è il modo in cui Egli chiamò coloro il cui attaccamento alle tradizioni impediva di osservare i comandamenti di Dio (versetto 7).

Ancora, nella rivelazione moderna il Signore dichiara che il «malvagio» toglie la luce e la verità ai figli di Dio «tramite la disobbedienza, e a causa delle tradizioni dei loro padri» (DeA 93:39).

Le tradizioni, la cultura o lo stile di vita di un popolo includono inevitabilmente alcune pratiche che devono essere cambiate da coloro che desiderano qualificarsi per le più grandi benedizioni di Dio.

La castità ne è un esempio. «Non commettere adulterio», comandò il Signore dal Sinai (Esodo 20:14) e nella rivelazione moderna lo ha ripetuto (DeA 42:24; vedere anche DeA 59:6). Il Nuovo Testamento comanda: «Fuggite la fornicazione» (1 Corinzi 6:18; vedere anche Galati 5:19; 1 Tessalonicesi 4:3). I profeti di Dio hanno sempre condannato le abominazioni. Tuttavia questi comandamenti eterni sono stati spesso ignorati, contrastati e messi in ridicolo da tradizioni forti in molti paesi. Questo è molto evidente oggi, quando i film, le riviste e Internet portano istantaneamente in tutto il mondo ciò che succede in una qualche nazione. I rapporti sessuali al di fuori del matrimonio sono tollerati e propugnati da molti. Lo stesso vale per la dilagante cultura della pornografia. Tutti coloro che hanno appartenuto a queste culture del peccato devono pentirsi e cambiare se vogliono diventare il popolo di Dio, perché Egli ci ha avvertito che «nessuna cosa impura può entrare nel suo regno» (3 Nefi 27:19).

La frequenza settimanale alle riunioni in chiesa è un altro esempio di comandamento contrario alle tradizioni popolari. Il Signore ci ha comandato di andare in chiesa e «offr[ire] i [nostri] sacramenti» nel Suo santo giorno (vedere DeA 59:9). Questo richiede più di una presenza passiva. Ci viene comandato di partecipare nell’offerta del culto e ciò richiede un radicale cambiamento per molti non cristiani e anche per quei cristiani la cui frequenza in chiesa è stata in qualità di spettatori occasionali.

Anche il comandamento del Signore di astenerci da alcol, tabacco, dal tè e caffè (vedere DeA 89) si scontra con le tradizioni di molti. Lunghe dipendenze o abitudini non si vincono facilmente, ma il comandamento di Dio è chiaro e le benedizioni promesse ripagano più che abbondantemente le difficoltà del cambiamento.

Un altro esempio è l’onestà. Alcune culture tollerano la menzogna, il furto e altre pratiche disoneste ma la disonestà in ogni sua forma, che sia per appagare, salvare la faccia o trarre vantaggio, è in diretto conflitto con i comandamenti e la cultura del Vangelo. Dio è un Dio di verità e non cambia. Siamo noi quelli che devono cambiare, il che sarà un mutamento enorme per coloro le cui tradizioni li inducono a pensare che si possa mentire un poco, imbrogliare e raggirare un poco se questo porta un vantaggio personale e non si corre il rischio di essere scoperti.

Un’altra tradizione meno grave, ma in ogni caso in conflitto con la cultura del Vangelo, è il concetto legato agli avanzamenti e alle retrocessioni. Nel mondo si parla di promozioni o retrocessioni ma nelle chiamate di Chiesa non si sale e non si scende, piuttosto ci si muove. Un vescovo che viene rilasciato tramite la debita autorità e che viene chiamato a insegnare in Primaria non retrocede ma va avanti, accettando il suo rilascio con gratitudine, ricevendo e adempiendo i compiti della nuova chiamata, anche se meno visibile.

Ho visto un meraviglioso esempio di questo qualche mese fa nelle Filippine. Stavo facendo visita a un rione del Palo di Pasig, vicino Manila. Lì ho incontrato Augusto Lim, che avevo conosciuto anni prima quando aveva servito come presidente di palo, presidente di missione, Autorità generale e presidente del Tempio di Manila. Ora l’ho visto servire umilmente e con gratitudine come membro di un vescovato, secondo consigliere di un uomo molto più giovane e con molta meno esperienza di lui. Da presidente del tempio a secondo consigliere in un vescovato. Ecco un bell’esempio della cultura del Vangelo in azione.

Nel citare questi esempi non voglio contrapporre culture e tradizioni di una parte del mondo con quelle di un’altra. Contrappongo le vie del mondo con quelle del Signore, la cultura del vangelo di Gesù Cristo con la cultura o le tradizioni di ogni popolo e nazione. Nessun gruppo ha il monopolio della virtù o è immune dal comandamento di cambiare. Gesù e i Suoi apostoli non tentarono di rendere giudei i gentili (vedere Romani 2:11; Galati 2:11–16, 3:1–29; 5:1–6; 6:15). Essi insegnarono a gentili e giudei, tentando di rendere ognuno un seguace di Cristo.

Similmente, coloro che servono il Signore oggi non cercano di far diventare americani i filippini, gli asiatici o gli africani. Il Salvatore invita tutti a venire a Lui (vedere 2 Nefi 26:33; DeA 43:20) e i Suoi servitori cercano di persuadere tutti, inclusi gli americani, a diventare Santi degli Ultimi Giorni. A tutti diciamo: «Abbandonate le vostre tradizioni e pratiche culturali che sono contrarie ai comandamenti di Dio e alla cultura del Suo vangelo; unitevi al Suo popolo nell’edificare il regno di Dio». L’apostolo Giovanni insegna che, se abbandoniamo i sentieri tenebrosi, «camminiamo nella luce… abbiam comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figliuolo, ci purifica da ogni peccato» (1 Giovanni 1:7).

III.

C’è un’unica cultura del Vangelo, un complesso di valori, aspettative e pratiche comuni a tutti i membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Questo modo di vivere secondo il Vangelo scaturisce dal piano di salvezza, dai comandamenti di Dio e dagli insegnamenti dei profeti viventi. Si attua nel modo in cui cresciamo i nostri figli e viviamo la vita. I principi dichiarati nel proclama sulla famiglia sono una meravigliosa espressione della nostra cultura evangelica.

Coloro che sono battezzati nella chiesa di Gesù Cristo fanno delle alleanze. Nella rivelazione moderna il Signore ha dichiarato: «Quando gli uomini sono chiamati al mio Vangelo eterno e fanno alleanza con un patto eterno, vengono considerati come il sale della terra e il sapore degli uomini» (DeA 101:39). Per far fronte alla nostra responsabilità di essere il sale della terra, dobbiamo essere diversi da coloro che ci circondano.

Come Gesù insegnò: «In verità, in verità, io vi dico: Io vi pongo ad essere il sale della terra; ma se il sale perde il suo sapore, con che cosa si salerà la terra? Il sale non sarà ormai buono a nulla, se non ad essere gettato via e calpestato sotto i piedi degli uomini» (3 Nefi 12:13; vedere anche Matteo 5:13; DeA 101:40).

Questo comporta che cambiamo qualcosa nella nostra cultura familiare, etnica o nazionale. Dobbiamo cambiare tutti quegli elementi del nostro comportamento che sono in conflitto con i comandamenti, le alleanze e la cultura del Vangelo.

Il piano del Vangelo è basato sulla responsabilità individuale. Il nostro articolo di fede dichiara la verità eterna «che gli uomini saranno puniti per i loro propri peccati e non per la trasgressione di Adamo» (Articoli di Fede 1:2). Il requisito della responsabilità personale, il quale trova varie espressioni nella nostra dottrina, è in netto contrasto con il piano di Satana di «redim[ere] tutta l’umanità, affinché non [fosse] perduta una sola anima» (Mosè 4:1). Il piano del Padre e del Salvatore è basato sulla scelta e sullo sforzo del singolo individuo.

La dottrina e la pratica della responsabilità personale e dello sforzo individuale collide con le tradizioni e con la cultura locale di molti paesi. Viviamo in un mondo in cui ci sono grandi differenze in termini economici e di beni materiali; in cui ci sono molte istituzioni sia pubbliche che private che tentano di ridurre questo divario. Ai seguaci del Salvatore viene comandato di dare ai poveri e molti lo fanno. Alcune di queste donazioni hanno tuttavia promosso la cultura della dipendenza, diminuendo sì il bisogno di cibo e di un tetto, ma impoverendo coloro che ricevono sotto il profilo della crescita individuale eterna. La crescita richiesta dal piano del Vangelo avviene solamente in una cultura che prevede lo sforzo personale e l’assunzione delle proprie responsabilità. Non può avvenire in una cultura di dipendenza. A prescindere dalla causa della nostra dipendenza da qualcuno nel campo delle scelte o delle risorse che potremmo procurarci da soli, questo ci indebolisce spiritualmente e ritarda la nostracrescita rispetto a ciò che il piano del Vangelo prevede per noi.

Il Vangelo libera gli uomini della povertà e dalla dipendenza, ma solamente quando la cultura evangelica, comprendente il fedele pagamento della decima anche da parte dei più poveri, prevale sulle tradizioni e sulla cultura della dipendenza. Questa è la lezione che possiamo apprendere dai figlioli di Israele che furono liberati da centinaia d’anni di schiavitù in Egitto, seguirono un profeta che li guidò alla loro terra e diventarono un popolo potente. Detta lezione si può imparare anche dai pionieri mormoni che non usarono mai le loro persecuzioni o povertà come una scusa, ma che andarono innanzi con fede sapendo che Dio li avrebbe benedetti se avessero obbedito ai Suoi comandamenti, come accadde.

I cambiamenti che dobbiamo fare per diventare parte della cultura del Vangelo richiedono sforzi prolungati, a volte dolorosi, e il mutamento deve essere palese. Come il «sale della terra», anche noi siamo la «luce del mondo» e tale luce non deve essere nascosta (vedere Matteo 5:13–16). L’apostolo Giovanni ci ha avvertito che questo porterà il mondo a odiarci (vedere 1 Giovanni 3:13). Ecco perché coloro che si sono assunti l’impegno di cambiare hanno il sacro dovere di amarsi e aiutarsi reciprocamente. Questo incoraggiamento deve essere esteso a tutte le anime che hanno difficoltà ad abbandonare la cultura del mondo e ad abbracciare quella del vangelo di Gesù Cristo. L’apostolo Giovanni concluse così: «Non amiamo a parole e con la lingua, ma a fatti e in verità» (1 Giovanni 3:18).

Nessuno mostra più amore per i suoi simili dei meravigliosi uomini e donne di questa Chiesa che lasciano la loro comoda casa e ciò a cui sono abituati per servire come coppie missionarie. Costoro sono la fonte di aiuto più autentica e preziosa per coloro che hanno a che fare con questo difficile cambiamento. Possa Dio benedire le nostre coppie missionarie!

IV.

Gesù ci ha comandato di amarci gli uni gli altri e noi mostriamo questo amore nel modo in cui ci serviamo. Ci è stato anche comandato di amare Dio e questo amore lo mostriamo pentendoci continuamente e osservando i Suoi comandamenti (vedere Giovanni 14:15). Pentirsi è molto più che abbandonare il peccato. Nel suo senso più lato implica un cambiamento, ossia l’abbandono di tutte le nostre tradizioni che sono contrarie ai comandamenti di Dio. Quando la cultura del vangelo di Gesù Cristo diventa parte di noi, diventiamo «concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio» (Efesini 2:19).

Porto testimonianza che questo è ciò che il nostro Signore e Salvatore vuole che facciamo, così che possiamo diventare ciò che il Suo vangelo prevede per noi. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.