2000–2009
Luogo santo, luogo sacro
Aprile 2003


Luogo santo, luogo sacro

La nostra capacità di cercare, riconoscere e riverire ciò che è sacro sopra ciò che è profano, e ciò che è santo sopra ciò che è materiale, definisce la nostra spiritualità.

In risposta alla domanda di Pilato: «Sei tu il Re dei Giudei?», il Salvatore disse: «Il mio regno non è di questo mondo» (Giovanni 18:33, 36). Con queste poche parole Gesù dichiara che il Suo regno è distinto e indipendente dal mondo. Gli insegnamenti, le dottrine e l’esempio personale del Salvatore elevano tutti coloro che credono veramente in Lui ad uno stato divino che richiede che l’occhio e la mente siano rivolti unicamente alla gloria di Dio (vedere DeA 4:5; 88:68). La gloria di Dio comprende tutto ciò che è santo e sacro. La nostra capacità di cercare, riconoscere e riverire ciò che è sacro sopra ciò che è profano, e ciò che è santo sopra ciò che è materiale, definisce la nostra spiritualità. Invero, senza ciò che è santo e sacro, rimane solo il profano e il materiale.

In questo mondo materiale, in cui l’unica certezza è il dubbio, ci devono essere luoghi che offrono un rifugio, una rinascita, una speranza e una pace spirituale. Questi luoghi esistono, invero. Sono luoghi santi e sacri. Sono luoghi in cui possiamo trovare ciò che è divino e lo Spirito del Signore.

In Dottrina e Alleanze, per tre volte il Signore esorta il Suo popolo a stare in «luoghi santi» (DeA 45:32; 87:8; 101:22). Il Suo consiglio appare ancora più importante se noi osserviamo le condizioni in cui si trova il mondo oggi. Malattie devastanti, persecuzioni e guerre sono ormai conosciute da tutti e sono entrate con prepotenza nella nostra vita quotidiana. Davanti a questi problemi che lasciano perplessi, il Signore ci consiglia: «Ecco, è mia volontà che tutti coloro che invocano il mio nome e mi adorano secondo il mio Vangelo eterno si radunino e stiano in luoghi santi» (DeA 101:22).

I luoghi santi sono sempre stati una particolarità del giusto culto reso a Dio. Per i Santi degli Ultimi Giorni, questi luoghi santi sono i siti storici, le nostre case, le riunioni sacramentali e i templi. In questi luoghi troviamo molto di ciò che è oggetto della nostra riverenza e di ciò che insegnamo ai nostri figli a rispettare come santo e sacro. La fede e la riverenza associati a essi e il rispetto che proviamo per ciò che rappresentano, o hanno rappresentato, ne fanno dei luoghi santi. L’importanza dei luoghi santi e delle aree sacre nel nostro culto difficilmente può essere sopravvalutata.

Per ricevere il beneficio spirituale di stare in «luoghi santi» ci è richiesta una grande preparazione personale. I luoghi santi e le aree sacre sono anche caratterizzati dal sacrificio che richiedono. L’anziano M. Russell Ballard ha detto che «la parola sacrificio significa letteralmente ‹fare sacro› o ‹rendere sacro›» (M. Russell Ballard, «La legge del sacrificio», Liahona, marzo 2002, 13). Le parole sacro e sacrificio hanno la stessa radice. Non si può ottenere ciò che è sacro senza prima sacrificare qualcosa per ottenerlo. Non ci può essere sacralità senza il sacrificio personale. Il sacrificio santifica ciò che è sacro.

Per molti, il bosco vicino alla fattoria della famiglia Smith nello Stato di New York è soltanto bello e tranquillo. Ma per i Santi degli Ultimi Giorni in tutto il mondo, è sacro a causa della fede e del rispetto che gli portiamo e del profondo sacrificio che rappresenta.

Alcuni mesi fa, in una bella giornata di fine autunno, io e mia moglie ci trovavamo in quel bosco. Era veramente bello e ci siamo goduti la pace silenziosa che vi abbiamo trovato. Tuttavia, il significato di quella pace andava oltre, poiché ci eravamo seduti nelle immediate vicinanze del punto in cui Dio Padre e Suo Figlio Gesù Cristo erano apparsi al giovane profeta Joseph Smith. La nostra fede e riverenza per la presenza divina in quel luogo e per il sacrificio personale che ne derivò, nella vita del Profeta come in quella dei nostri antenati, ha trasformato questo bellissimo posto in un’area sacra e in un luogo santo.

Vi sono altri luoghi sacri sulla terra, relativi alla storia di questa Chiesa, capaci di suscitare simili sentimenti di profonda riverenza. Questi luoghi sacri ispirano la nostra fede e ci incoraggiano a rispettare quella fede e ad andare avanti, a dispetto delle difficoltà che possiamo incontrare sul nostro cammino.

Similmente, le nostre case sono luoghi santi ricolmi di aree sacre. Anche se non sono sempre immerse nella pace, nelle nostre case può regnare lo Spirito del Signore. In «La Famiglia: un proclama al mondo», la Prima Presidenza e il Quorum dei Dodici Apostoli insegnano che: «La felicità nella vita familiare è meglio conseguibile quando è basata sugli insegnamenti del Signore Gesù Cristo. Il successo del matrimonio e della famiglia è fondato e mantenuto sui principi della fede, della preghiera, del pentimento, del perdono, del rispetto, dell’amore, della compassione, del lavoro e delle sane attività ricreative (Liahona, ottobre 1998, 24).

Una casa simile richiede sacrificio personale. Il Signore disse al profeta Joseph Smith: «È necessario che la tua famiglia si penta e abbandoni alcune cose» (DeA 93:48). Ognuna delle nostre famiglie è impegnata in una varietà di attività e divertimenti e non tutte rispecchiano alte norme di integrità e rettitudine—e molte delle quali sono certamente inutili. Forse anche le nostre famiglie, come quella del profeta, hanno bisogno di pentirsi e di abbandonare alcune cose per aiutarci a salvaguardare la natura sacra delle nostre case. Il fare delle nostre case dei luoghi santi riflette la profondità del sacrificio che siamo disposti a fare per raggiungere questo scopo.

Le riunioni sacramentali in realtà sono qualcosa di più che mere riunioni. Sono momenti sacri vissuti in un luogo santo. Durante questi momenti settimanali, riflettiamo sull’atto di sacrificio più misericordioso che questo mondo abbia mai conosciuto. Meditiamo sull’amore di Dio che ha dato il Suo Unigenito Figliolo perché potessimo avere la vita eterna. Nel prendere parte al sacramento, ci ricordiamo di Lui ed esprimiamo la nostra volontà di prendere su di noi il Suo nome e di obbedire ai Suoi comandamenti. Per ottenere il rinnovamento spirituale regolare che viene offerto a chi partecipa degnamente, è richiesta un’attenta preparazione personale, comprensiva del nostro proprio sacrificio di un cuore spezzato e di uno spirito contrito. Dobbiamo essere desiderosi e capaci di scivolare via dal mondo solo per qualche momento, in modo da riflettere su cose più sacre. Senza questo rinnovamento spirituale, la nostra fede si lascia facilmente sopraffare dalle cose materiali e profane.

Molti anni fa, quando i nostri ragazzi erano ancora molto giovani, una sera a cena feci un’osservazione in merito all’eccellenza della nostra riunione sacramentale e a quante cose avessi appreso. La loro risposta fu espressa da uno sguardo che sembrava dire che forse non avevamo frequentato la stessa riunione. La differenza tra la mia percezione e la loro era rappresentata semplicemente dalla poca maturità e scarsa preparazione personale. Il rinnovamento spirituale che riceviamo dalle nostre riunioni sacramentali non eccederà la nostra preparazione, la nostra volontà e il nostro desiderio di ricevere gli insegnamenti.

I templi, con l’iscrizione «Santità all’Eterno» sono tra i luoghi più sacri della terra. Si ergono a dimostrazione dell’amore di Dio per tutti i Suoi figli, del passato e del presente. Le benedizioni del tempio sono intrecciate e inscindibili dal vero sacrificio. Le ordinanze celebrate in essi forniscono l’accesso alla piena espressione del sacrificio espiatorio del Salvatore. Basterebbe questo aspetto a qualificare il tempio come santo e sacro. Tuttavia, è richiesto anche il sacrificio personale. Sacrifichiamo il nostro tempo nella ricerca dei nostri antenati e nell’assolvere i nostri doveri relativi al tempio. Ci impegnamo anche per rispettare le norme più elevate di dignità personale, che ci qualificano a entrare nella sacra area di questo luogo santo.

Nei luoghi santi e nelle aree sacre troviamo rifugio, rinnovamento, speranza e pace spirituali. Non sono questi elementi degni di ogni nostro sacrificio personale? Miei fratelli e sorelle, possa ognuno di noi mostrare riverenza e rispetto per il santo e il sacro nella nostra vita. Possiamo noi insegnare ai nostri figli a fare altrettanto. Stiamo in luoghi santi e sacri intrisi di pace spirituale.

Esprimo la mia testimonianza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, Colui che è il Principe della Pace e della Speranza, nel nome di Gesù Cristo. Amen.