1990–1999
Cosa vuole sapere di noi la gente?
Ottobre 1998


Cosa vuole sapere di noi la gente?

Desidero semplicemente dare la risposta più chiara possibile a quello che le persone chiedono di sapere di noi.

Miei amati fratelli e sorelle, parlarvi è davvero un grande onore.

Spesso veniamo intervistati dai mass media. Come molti di voi sanno, recentemente sono stato ospite del programma televisivo Larry King Live. Ho acconsentito a farlo perché ho pensato che, anche se c’erano dei rischi, avrei avuto la grande occasione di parlare al mondo delle questioni che dobbiamo affrontare.

Durante il programma Larry King mi ha chiesto di punto in bianco: «Qual è il suo ruolo? Lei è il capo di una grande religione. Qual è il suo ruolo?»

Il mio ruolo è quello di proclamare la dottrina. Il mio ruolo è quello di ergermi come esempio al cospetto della gente. Il mio ruolo è quello di levare la voce in difesa della verità. Il mio ruolo è quello di ergermi come protettore di quei valori che sono importanti per la nostra società e per la nostra civiltà. Il mio ruolo è quello di guidare le persone.

Questa risposta era improvvisata. Non mi sarei mai aspettato questa domanda. Ora, proprio nello spirito di tale risposta, ho pensato di parlare di una mezza dozzina di domande che invariabilmente ci pongono i rappresentanti dei mass media e delle altre chiese. In questa sede le mie risposte devono per necessità essere brevi. Ognuna di queste questioni meriterebbe un intero discorso.

Ho scelto queste domande a caso, senza disporle in un ordine particolare, eccetto la prima. Non voglio discutere con nessuno. Rispetto la religione di ogni uomo e di ogni donna e li onoro per il loro desiderio di metterla in pratica. Desidero semplicemente dare la risposta più chiara possibile a quello che le persone chiedono di sapere di noi.

Prima domanda: Qual è la dottrina mormone della Divinità?

Sin dal tempo della Prima Visione le persone hanno sollevato questa domanda, continuano a sollevarla attualmente e continueranno a farlo finché crederanno nel Dio della loro tradizione, mentre noi portiamo testimonianza del Dio della rivelazione moderna.

Il profeta Joseph dichiarò: «Il primo principio del Vangelo è conoscere con certezza la natura di Dio e sapere che possiamo conversare con Lui come un uomo conversa con un altro» (Insegnamenti del profeta Joseph Smith, pag. 273—274).

«Noi crediamo in Dio, il Padre Eterno, e nel Suo Figliolo Gesù Cristo, e nello Spirito Santo» (primo Articolo di fede). Il primo Articolo di fede riassume la nostra dottrina. Noi non accettiamo il Credo di Atanasio. Non accettiamo il Credo di Nicea, né alcun altro credo basato sulla tradizione e sulle congetture degli uomini.

Noi accettiamo come base della nostra dottrina la dichiarazione fatta dal profeta Joseph Smith dopo che ebbe pregato nel bosco per ricevere la conoscenza: «Quando la luce si fermò su di me, io vidi due personaggi il cui splendore e la cui gloria sfidano ogni descrizione, ritti sopra di me, a mezz’aria. Uno di essi mi parlò, chiamandomi per nome e disse, indicando l’altro: questo è il mio Beneamato Figliolo. AscoltaLo!» (Joseph Smith 2:17).

Due esseri tangibili stavano davanti a lui. Egli li vide. Essi avevano la forma di uomini, soltanto erano molto più gloriosi nel loro aspetto. Egli parlò con loro. Essi parlarono con lui. Non erano spiriti amorfi. Ognuno era un personaggio distinto. Erano esseri di carne ed ossa, la cui natura fu ribadita in successive rivelazioni che pervennero al Profeta.

La nostra posizione come membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni poggia sulla validità di questa gloriosa Prima Visione. Fu il momento in cui si aprì il velo per introdurre questa che è la dispensazione della pienezza dei tempi. Nessuna delle cose su cui basiamo la nostra dottrina, nulla di quello che insegnamo, nulla nel modo in cui viviamo ha più grande importanza di questa dichiarazione iniziale. Io asserisco che se Joseph Smith parlò con Dio Padre e con il Suo benamato Figliolo, allora ogni altra cosa di cui egli parlò è vera. Questo è il cardine sul quale gira la porta che dà accesso alla via della salvezza e della vita eterna.

Siamo cristiani? Certo che siamo cristiani. Crediamo in Cristo. Adoriamo Cristo. Prendiamo su di noi in solenne alleanza il Suo Santo nome. La Chiesa alla quale apparteniamo porta il Suo nome. Egli è il nostro Signore, il nostro Salvatore, il nostro Redentore, tramite il quale venne l’Espiazione con la salvezza e la vita eterna.

Seconda domanda: Qual è l’atteggiamento della vostra Chiesa verso l’omosessualità?

In primo luogo noi crediamo che il matrimonio tra l’uomo e la donna sia ordinato da Dio. Noi crediamo che il matrimonio può diventare eterno mediante l’esercizio del potere del sacerdozio eterno nella casa del Signore.

Le persone chiedono qual è la nostra posizione verso coloro che si considerano i cosiddetti gay e lesbiche. La mia risposta è che noi li amiamo come figli e figlie di Dio. Essi possono avere certe inclinazioni che sono potenti e che possono essere difficili da controllare. Se non agiscono in base a inclinazioni, possono progredire come tutti gli altri membri della Chiesa. Se violano la legge della castità e le norme morali della Chiesa, allora sono soggetti alla disciplina della Chiesa, proprio come lo sono gli altri.

Noi vogliamo aiutare queste persone, rafforzarle, assisterle nel risolvere i loro problemi e aiutarle a superare le loro difficoltà. Ma non possiamo tacere se indulgono in attività immorali, se cercano di patrocinare, difendere e praticare il cosiddetto matrimonio tra persone dello stesso sesso. Consentire tali cose sarebbe farsi beffe del solenne e sacro istituto del matrimonio sanzionato da Dio e del suo preciso scopo: quello di generare e crescere i figli.

Terza domanda: Qual è la vostra posizione sull’aborto?

Secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, durante il 1995 soltanto negli Stati Uniti si sono praticati più di un milione e duecentomila aborti. Cosa è accaduto al rispetto verso la vita umana? Come possono le donne e gli uomini rinnegare il grande e prezioso dono della vita che è divino per origine e natura?

Quale cosa meravigliosa è un bambino! Quanto è bello un neonato! Non c’è miracolo più grande della creazione della vita umana.

L’aborto è una cosa orribile, una cosa degradante, una cosa che inevitabilmente porta al rimorso, al dolore e al rimpianto.

Anche se lo denunciamo, tuttavia facciamo qualche eccezione in certe circostanze, quando ad esempio la gravidanza è la conseguenza di un incesto o di uno stupro, quando le autorità mediche competenti ritengono che la vita o la salute della madre sia in grave pericolo, o quando le autorità mediche competenti accertano che il feto presenta gravi difetti che non consentirebbero al neonato di sopravvivere.

Ma questi casi sono rari; vi è soltanto una piccolissima probabilità che avvengano. In tali circostanze coloro che si trovano in questa situazione vengono invitati a consultarsi con i loro dirigenti ecclesiastici e a pregare con grande sincerità per ricevere una conferma tramite la preghiera, prima di procedere.

C’è una via molto migliore.

Se non vi sono prospettive di matrimonio con il padre del bambino e la madre è stata abbandonata, rimane la possibilità molto valida di dichiarare il bambino adottabile da parte di genitori che lo ameranno e provvederanno a lui. Vi sono molte coppie di coniugi di buona famiglia che desiderano un figlio e non possono averlo.

Quarta domanda: Qual è la posizione della Chiesa sulla poligamia?

In questi giorni siamo bombardati da articoli di giornale che parlano di questo argomento. Questa situazione è la conseguenza di un caso di maltrattamenti da parte di alcuni di coloro che praticano il matrimonio plurimo.

Desidero dichiarare categoricamente che questa chiesa non ha assolutamente nulla a che fare con chi pratica la poligamia. Quelle persone non appartengono alla Chiesa. La maggior parte di loro non è mai appartenuta alla Chiesa. Essi si comportano in una maniera che viola le leggi civili, e sanno di violare le leggi. Sono soggetti ai loro castighi. La Chiesa naturalmente non ha nessuna giurisdizione in tale questione.

Se si scopre che dei nostri fedeli praticano il matrimonio plurimo, essi sono scomunicati e ricevono il più grave castigo che la Chiesa può imporre. Le persone coinvolte violano non soltanto le leggi civili, ma anche le leggi di questa chiesa. Noi siamo impegnati da un Articolo della nostra fede. Questo Articolo dichiara: «Noi crediamo di doverci sottomettere ai re, ai presidenti, ai governatori ed ai magistrati, di dover obbedire alle leggi, di onorarle e di sostenerle» (dodicesimo Articolo di fede). Non si può obbedire e disobbedire alle leggi nello stesso tempo.

Non esiste cosa come i «Mormoni fondamentalisti». Usare insieme queste due parole è una contraddizione.

Inoltre più di un secolo fa Dio rivelò chiaramente al Suo profeta che la pratica del matrimonio plurimo doveva cessare, il che significa che ora essa è contraria alle leggi di Dio. Anche nei paesi in cui le leggi civili o religiose consentono la poligamia, la Chiesa insegna che il matrimonio deve essere monogamo, e non accetta tra i suoi membri coloro che praticano il matrimonio plurimo.

Quinta domanda: A che cosa attribuisce la crescita della Chiesa?

Stiamo crescendo. Stiamo crescendo in maniera meravigliosa. Tra crescita naturale e battesimi di convertiti, ogni anno aggiungiamo circa quattrocentomila persone ai nostri fedeli. Sulla base di dieci milioni questo è circa il quattro per cento, che rappresenta una crescita eccezionale per una chiesa.

Le persone cercano solide ancore in questo mondo di valori mutevoli. Vogliono qualcosa a cui tenersi stretti, quando il mondo attorno a loro sembra precipitare sempre più nel disordine.

I nuovi convertiti sono benvenuti e sono messi a loro agio. Trovano il calore della fratellanza dei santi.

Sono messi al lavoro. Si affidano loro delle responsabilità. Si fanno sentire parte di questo grande movimento in avanti che è il lavoro di Dio.

E, naturalmente, abbiamo i missionari che li assistono nella ricerca della verità.

Scoprono presto che come Santi degli Ultimi Giorni molto ci si aspetta da loro. E non si oppongono. Si dimostrano all’altezza. E sono contenti di farlo. Si aspettano che la loro religione sia impegnativa, che richieda loro di cambiare vita. Essi soddisfano i requisiti. Portano testimonianza del gran bene che è entrato nella loro vita. Sono entusiasti e fedeli.

Sesta domanda: Cosa può dirci dei maltrattamenti al coniuge e ai minori?

Condanniamo fermamente il comportamento violento sotto qualsiasi forma. Denunciamo i maltrattamenti fisici, sessuali, verbali ed emotivi del coniuge o dei figli. Il nostro Proclama sulla famiglia dichiara: «Marito e moglie hanno la solenne responsabilità di amarsi e sostenersi reciprocamente, di amare e sostenere i loro figli … I genitori hanno il sacro dovere di allevare i loro figli nell’amore e nella rettitudine, di provvedere alle loro necessità fisiche e spirituali … Mariti e mogli — madri e padri — saranno ritenuti responsabili davanti a Dio dell’assolvimento di questi obblighi» (La Stella, gennaio 1996, 116—117).

Facciamo tutto il possibile per eliminare questo terribile male. Quando c’è il riconoscimento dell’uguaglianza tra marito e moglie, quando c’è il riconoscimento che ogni figlio nato in questo mondo è un figlio di Dio, ne consegue un più grande senso di responsabilità nel nutrire, aiutare, amare durevolmente coloro di cui siamo responsabili.

Nessun uomo che maltratta moglie e figli è degno di detenere il sacerdozio di Dio. Nessun uomo che maltratta moglie e figli è degno di essere un membro di buona reputazione nella Chiesa. I maltrattamenti al coniuge e ai figli sono una grave offesa al cospetto di Dio, e chiunque li commette può aspettarsi di essere oggetto di misure di disciplina da parte della Chiesa.

Settima domanda: In che modo la Chiesa finanzia le sue operazioni?

Gli estranei si chiedono come possiamo fare tante cose. Parlano e scrivono che questa chiesa possiede grandi ricchezze e immensi beni.

Abbiamo davvero dei beni. Abbiamo delle case di culto sparse in tutta la terra. Ogni anno ne costruiamo in gran numero. Portiamo avanti un grande programma di istruzione superiore di Seminari e Istituti. Abbiamo un programma genealogico senza uguali. Amministriamo un’immensa organizzazione missionaria che comporta il mantenimento di case di missione e di altre proprietà, oltre alle spese per mantenere i missionari, spese che sono coperte dai missionari stessi e dalle loro famiglie. Portiamo avanti altri programmi che richiedono tutti dei finanziamenti.

Ma tutti questi programmi, e molti altri, richiedono denaro — e non ne producono. Gestire questa chiesa costa molto. Le sue operazioni nel mondo sono finanziate tramite le decime consacrate dai membri fedeli. Quale principio meraviglioso e glorioso è la legge della decima! È così semplice da capire e seguire. È la legge finanziaria del Signore.

Ringrazio il Signore dal profondo del cuore per la fede di coloro che pagano onestamente la decima. Sono più poveri perché lo fanno? Noi portiamo testimonianza che in qualche modo, nella Sua divina provvidenza, il Signore ci ricompensa, e lo fa generosamente. Non è una tassa; è un’offerta volontaria, data in tutta riservatezza. È un principio che comporta una straordinaria promessa. Dio ha dichiarato: «Vedrete s’io non v’apro le cateratte del cielo e non riverso su voi tanta benedizione, che non vi sia più dove riporla» (Malachia 3:10). Questa è la Sua promessa. Egli ha la capacità di tenere fede a questa promessa. E vi porto testimonianza che Egli lo fa.

Ebbene, questo era tutto quello che avevo da dire questa mattina. Potrebbero esserci molti altri argomenti di cui parlare. Queste sono soltanto alcune delle domande che un mondo curioso ci rivolge.

Noi che accettiamo le dottrine di questa chiesa dobbiamo sapere questo: questa chiesa è opera di Dio, è diretta dal Signore Gesù Cristo e opera secondo il Loro piano e il Loro schema, ed è accompagnata dalle Loro benedizioni.

Perché siamo un popolo tanto felice? È a motivo della nostra fede, della tranquilla convinzione che dimora nel nostro cuore che il nostro Padre in cielo, che vede ogni cosa, proteggerà i Suoi figli e le Sue figlie che vivono al Suo cospetto con amore, riconoscenza e obbedienza. Saremo sempre un popolo felice se vivremo sempre in questo modo. Il peccato non dà mai la felicità. La trasgressione non dà mai felicità. La falsità nelle parole e nel comportamento non dà mai la felicità. La felicità si trova nell’obbedienza agli insegnamenti e ai comandamenti di Dio, nostro Padre Eterno, e del Suo amato Figliolo, il Signore Gesù Cristo.

Come ho già detto in passato da questo pulpito, vi vogliamo bene. Vi vogliamo bene per la vostra fede e la vostra bontà. Vi vogliamo bene per la vostra disponibilità a fare tutto ciò che vi è chiesto. Vi vogliamo bene per la vostra obbedienza alla volontà del Signore.

Consapevoli che questo lavoro è vero, andiamo avanti, ognuno di noi. Possiamo quindi compiere un rinnovato sforzo per rivestirci dell’intera armatura di Dio ed emulare il Suo esempio. Questa è la mia umile preghiera, nel nome del nostro Redentore, il Signore Gesù Cristo. Amen. 9