1990–1999
«Cammina dunque con me»
Aprile 1994


«Cammina dunque con me»

Come possiamo progredire eternamente quando viviamo in un mondo che richiede tante attenzioni per gli impegni quotidiani?

Mi presento davanti a voi oggi, grata per il nostro Redentore, Gesù Cristo, grata per il Suo vangelo, grata per il sacerdozio che illumina la nostra vita e per la bontà di tutti voi. Questo raduno di santi per la conferenza generale mi ricorda il gioioso proclama di Isaia: «Santo, santo, santo è l’Eterno degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria» (Isaia 6:3). I santi giusti sono la gloria di Dio ed essi si sono radunati in possenti legioni qui e in molti altri paesi.

Prima di venire su questa terra gridammo di gioia per l’occasione che ci fu data di dare questa grande prova di fede nel nostro progresso eterno. Quando fummo battezzati mettemmo fermamente il piede sulla via che porta alla vita eterna. Il profeta Nefi disse: «Dopo essere entrati su questa via stretta e angusta, vorrei chiedervi se tutto è compiuto … No; poiché non siete giunti sin qui se non per la parola di Cristo, con fede incrollabile in Lui … Perciò, voi dovete spingervi innanzi con risolutezza in Cristo … Questa è la via» (2 Nefi 31:19-21).

Come possiamo spingerci innanzi sulla via stretta e angusta? Come possiamo progredire eternamente quando viviamo in un mondo che richiede tante attenzioni per gli impegni quotidiani? Come possiamo rimanere fermi quando tutto intorno è immerso nel peccato? Le persone del tempo di Enoc si trovavano davanti alle stesse prove. Enoc iniziò il suo ministero predicando a un popolo iniquo. Ma essi intenerirono il loro cuore e ascoltarono l’invito del Signore a camminare con Lui (vedi Mosè 6:34).

Lo stesso possiamo fare noi.

Il nostro progresso eterno lungo quella via stretta e angusta in compagnia del Signore Gesù Cristo è l’argomento di cui desidero parlare oggi. Si tratta di un viaggio che è la somma di molti passi. Il nostro progresso in questo viaggio è possibile solo se riconosciamo la via stretta e angusta, se acquisiamo una prospettiva eterna e se ci comportiamo di conseguenza.

Ricordate che il nostro progresso eterno è l’essenza stessa della nostra esistenza terrena. Il piano del Signore vuole riportarci tutti a casa dal nostro Padre nei cieli. Io so questo: ognuno di noi può realizzare questo obiettivo.

Il presidente Spencer W. Kimball fece questa promessa: «All’inizio può sembrare difficile, ma quando una persona comincia ad avere un’idea di tutta l’opera, quando comincia a dare uno sguardo all’eternità nella sua giusta prospettiva, le benedizioni cominciano ad essere assai più grandi del prezzo pagato per lasciarsi alle spalle il ‹mondo›» (La Stella, agosto 1977, pag. 4).

Il nostro progresso lungo questo cammino ci impone tra l’altro la necessità di capire che la via è davvero stretta e angusta. Il concetto di via stretta mi ha sempre affascinata. Molto spesso manchiamo di conseguire un progresso spirituale e riusciamo ad avere un certo successo soltanto nelle cose materiali. Questo è contrario a quanto il Signore ha stabilito. Abbiamo una conoscenza e un potere spirituale che possono aiutarci a progredire in maniera molto più spedita rispetto a qualsiasi altra cosa il mondo possa offrirci. Rimandare a domani significa rimanere indietro, regredire e aprire la porta all’influenza di Satana. «Non si può stare fermi, nell’eterno lavoro di Dio» (George Q. Cannon, Millennial Star, 61:17, 23 febbraio 1899, pag. 117).

L’anziano Neal A. Maxwell ha detto: «Non vi sono vie diverse che conducono a questo regno: c’è soltanto una via stretta e angusta alla fine della quale, anche se arriveremo con gli occhi pieni di lacrime, tutto ad un tratto troveremo una gioia immensa» (La Stella, maggio 1978, pag. 11).

Sì, la via non è facile, non è ricoperta da un tappeto, non è priva di difficoltà e di sofferenze. Spesso è tutta in salita, cosparsa di pietre, molte delle quali grandi come macigni. Vi sono deviazioni che vorrebbero indurci ad abbandonare la via stretta e angusta. Non possiamo predire quali saranno le difficoltà che incontreremo, poiché la vita di ciascuno di noi è diversa. Anche se la via è stretta, le nostre azioni non sono mosse obbligate. Le nostre alleanze, cartelli stradali che portano alla vita eterna, ci aiutano a rimanere su questa strada. Come è più difficile leggere i cartelli sulla strada principale guardando da una strada laterale, così è più difficile udire la voce mite e tranquilla che ci mette in guardia contro le difficoltà che ci aspettano, una volta che ci siamo allontanati dalle nostre alleanze.

Quando il Signore dice: «Cammina dunque con me» (Mosè 6:34), chiede a ognuno di noi di acquisire una maggiore spiritualità mediante l’obbedienza alla Sua parola. Lo sviluppo della spiritualità è indispensabile per il nostro progresso eterno.

Il nostro profeta parla a nome del Signore ai nostri giorni e il suo messaggio è esplicito: leggete il Libro di Mormon ogni giorno; liberatevi dall’orgoglio. Seguendo questi consigli ho scoperto nel Libro di Mormon nuovi punti di vista riguardanti le mie immediate necessità.

Ci sono stati dati gli strumenti necessari per sviluppare questa spiritualità. Ci è detto di frequentare le riunioni della Chiesa, lavorare alacremente nelle nostre chiamate, andare al tempio, essere generosi nel fare offerte al Signore, tenere la serata familiare, farci reciprocamente visita. Ma la nostra sola presenza non ci santifica. Le statistiche delle presenze non portano al progresso eterno. Tuttavia non possiamo ignorare che se ci troviamo al posto giusto nel momento giusto ci mettiamo in una condizione favorevole all’apprendimento, in un ambiente in cui l’influenza del Signore è invocata e forte.

Alma descrive quello che accade quando siamo non soltanto presenti, ma siamo anche nel numero dei discepoli di Cristo: «Siete voi nati spiritualmente da Dio? Il vostro aspetto porta l’impronta della Sua immagine? Avete sperimentato questa potente metamorfosi nei vostri cuori … Vi sentite disposti a cantare il canto dell’amore redentore?» (Alma 5:14, 26). Spiritualità significa sentire lo Spirito di Dio, desiderare averLo in noi, condividere questo Spirito con gli altri e ascoltare i Suoi suggerimenti.

Ed infine il progresso lungo la via stretta e angusta è caratterizzato dal compimento delle buone opere. Questo terzo passo affonda saldamente le radici in un principio che le sorelle della Società di Soccorso hanno abbracciato da molti anni, poiché «la carità non verrà mai meno» (1 Corinzi 13:8). La carità ci aiuta a mantenerci saldi quando tutto, attorno a noi, è nell’incertezza.

Priscilla Samson-Davis, una nostra sorella del Ghana, ha conosciuto le avversità. Ella ha incontrato molte pietre sul suo cammino. Come insegnante ella ha veduto tanti genitori curare i loro figli colpiti dalla dissenteria e dalla malaria, lavorare duramente, barattare ogni giorno quello che avevano in cambio di sacchi di riso, cipolle, pomodori, qualsiasi genere di cibo per mantenere in vita i loro cari. Durante tutto questo tempo ella ha fatto l’insegnante visitatrice, recandosi spesso con l’autobus a trovare una sorella dall’altra parte della città. Quando le è stato chiesto se queste visite erano per lei un fardello, considerando tutto quello che aveva da fare, ella ha risposto semplicemente: «Non è duro. La donna alla quale faccio visita non sa leggere. Quando vado da lei, le leggo le Scritture».

La sua semplice risposta rende testimonianza della fede e della sicurezza che ella ha di essere sulla retta via. Anche se il percorso seguito dall’autobus era tortuoso, interrotto da innumerevoli fermate, agli occhi del Signore quel percorso era veramente la via stretta e angusta, poiché ella andava nella giusta direzione. Ella stava svolgendo la missione affidatale dal Padre. Questa sorella è un esempio dell’atteggiamento descritto dal presidente Ezra Taft Benson: «Siamo tanto più grandi quanto più siamo simili a Cristo» (Relazione sulla conferenza generale di aprile 1986, pag. 78).

Senza dubbio coloro che progrediscono eternamente sono quelli che si trovano sulla via stretta e angusta; sono le persone piene di spiritualità e di carità. Un vescovo della Repubblica Dominicana mi ha raccontato l’esperienza da lui fatta con un convertito del suo rione. Dopo la riunione sacramentale questo convertito lo avvicinò e gli disse: «Vescovo, ho notato che i membri di questa chiesa mentre cantano guardano nei libri. Voglio farlo anch’io. Guardano nei libri anche nelle classi della Scuola Domenicale. Voglio farlo anch’io». Poi aggiunse con voce decisa: «Vescovo, voglio diventare un buon membro della Chiesa; voglio fare tutto il lavoro del Signore. Ma non so leggere: c’è qualcuno che è in grado di insegnarmi?»

«Sì», rispose il vescovo. E poi cercò di pensare a un insegnante che facesse al caso. Ma non c’era nessun altro, perciò dovette dire: «Ti insegnerò io a leggere».

Per molti mesi questo convertito e sua moglie si incontrarono ogni settimana con il vescovo. Impararono a leggere sulle Scritture. Questo vescovo era molto occupato, come tutti i vescovi. Avrebbe potuto delegare questo compito; ma lo Spirito lo aveva spinto ad assumersi quell’incarico. Studiando insieme, diventarono amici nel Vangelo. Due anni dopo il vescovo fu rilasciato e ne fu chiamato un altro. A succedergli come dirigente del rione fu sostenuto il suo allievo nello studio delle Scritture. Il vescovo aveva cominciato a insegnare ai suoi amici a leggere il messaggio del Vangelo, e così facendo aveva mostrato loro come metterlo in pratica. Quel vescovo non poteva certo prevedere il risultato del suo insegnamento sin dal principio! Quante volte anche noi cominciamo a seguire i dettami del Signore, e facendolo otteniamo dei risultati di valore eterno!

Concentrandoci sui nostri obiettivi eterni possiamo alleggerire i nostri fardelli e rendere la nostra vita più felice e più produttiva. Sì, spesso possiamo fare meno e produrre di più. In Luca leggiamo che Marta accolse Gesù nella sua casa. Sua sorella Maria, «postasi a sedere a’ piedi di Gesù, ascoltava la sua parola.

Ma Marta era affaccendata intorno a molti servigi» (10:39-40) e venne a lamentarsi che Maria non la aiutava. Gesù esortò forse Maria a occuparsi delle faccende di quel giorno? No, anzi; «rispondendo, le disse: Marta, Marta, tu ti affanni e t’inquieti di molte cose, ma di una cosa sola fa bisogno. E Maria ha scelto la buona parte» (10:41-42). Questo messaggio è valido ancor oggi: scegliete la via del Signore, poiché conduce alla gloria eterna.

Noi sappiamo perché ci troviamo quaggiù. Possiamo sentirlo. Possiamo sentire quando stiamo facendo un progresso eterno. Anche se la via è stretta, essa è sicura. È su questa via che noi rendiamo ogni giorno testimonianza del nostro amore per il Signore, per i Suoi figli, per la Sua chiesa, per i Suoi consigli e per la ricchezza delle Sue benedizioni. Mediante le nostre buone opere noi onoriamo quello che è già possente in ognuno di noi, un passo alla volta, un giorno alla volta, per tutto il tempo.

Noi conosciamo la via; in effetti la conosciamo bene. Il profeta Nefi ci ha fatto questa promessa: «Se dunque voi avanzate, nutrendovi della parola di Cristo, e se persevererete fino alla fine, ecco, così dice il Padre: Otterrete la vita eterna» (2 Nefi 31:20). Possa questo avverarsi. Nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9