1990–1999
Come insegnare ai figli a camminare rettamente al cospetto del Signore
Aprile 1994


Come insegnare ai figli a camminare rettamente al cospetto del Signore

I nostri figli saranno meglio in grado di affrontare le difficoltà che troveranno sul loro cammino, se sanno che osservare i comandamenti di Dio porterà loro pace e gioia.

Quanto sono cari a Dio i bambini; presso Lui iniziò la loro vita di spirito. Così inestimabile è la loro sicurezza, innocenza e purezza. Essi fanno parte del Suo piano eterno.

Quando entrò nella sua classe della Primaria, sorella Wilson esaminò attentamente ogni bambino. Quanto sono cresciuti e si sono sviluppati dal gennaio scorso! ella pensò. Li raccolse attorno a sé e iniziò la lezione. «Voi siete molto importanti! Avete imparato molte cose. Avete imparato a sedere con riverenza e ad ascoltare le nostre lezioni. Sapete anche dire le preghiere!»

«Naturalmente», rispose Clayton. «Sono sulla terra ormai da cinque anni!»

Cinque anni sembravano davvero tanto tempo a Clayton, e egli non vedeva limiti a quello che poteva imparare. Fratelli e sorelle, i nostri bambini sono molto ansiosi di imparare. Vogliono essere istruiti.

La Prima Presidenza ha esortato tutti i membri adulti della Chiesa a concentrarsi sui bambini, compiendo uno sforzo costante per aiutarli a conoscere e a seguire gli insegnamenti del Salvatore. Il programma «Obiettivo sui bambini» ha lo scopo di richiamare l’attenzione e gli sforzi dei membri adulti sui bambini, in maniera da metterli in grado di costruire forti fondamenta di testimonianza e di fedeltà mettendo in pratica il vangelo di Gesù Cristo (vedi «Obiettivo sui bambini: istruzioni e suggerimenti»). Quando pensiamo a tutti i piccoli Clayton ansiosi di imparare, ci rendiamo conto che il nostro dovere è importante ed entusiasmante.

La Prima Presidenza ha indicato quattro obiettivi che ci aiuteranno a concentrarci sui bambini. Gli obiettivi sono: uno, riconoscere il valore dei nostri bambini; due, riportare all’attività i bambini che attualmente non godono dei benefici del Vangelo; tre, insegnare ai bambini il Vangelo, in maniera tale che essi lo capiscano e lo mettano in pratica, e quattro, assicurarsi che i bambini siano preparati e sia data loro la possibilità di essere battezzati e ordinati. Voglio concentrare le mie osservazioni sul terzo obiettivo, quello di insegnare il Vangelo ai bambini in maniera tale che lo capiscano e lo mettano in pratica.

Il Signore, per rivelazione, nella Sezione 68 di Dottrina e Alleanze dichiara che i genitori hanno il dovere di istruire e addestrare i loro figli in rettitudine. Ai genitori è anche chiesto di insegnare ai loro figli a pregare e a camminare rettamente al cospetto del Signore (vedi v. 28).

Cosa significa camminare rettamente al cospetto del Signore? I sinonimi di retto sono: onesto, onorevole, franco. Pertanto, per camminare rettamente, i nostri figli devono scegliere di vivere in maniera onesta, onorevole e franca. I bambini che conoscono e mettono in pratica il Vangelo oggi possono vivere con sicurezza e gioia, e un giorno entreranno alla presenza del Signore, camminando rettamente.

Qualche volta non è facile ai genitori insegnare ai loro figli. Qualche volta invece compiamo dei miracoli. I nostri figli possono reagire con l’opposizione a quello che insegnamo loro. Noi genitori dobbiamo mantenere vivo in noi il desiderio di fare del nostro meglio, dimostrare continuamente il nostro amore e non sentirci colpevoli se i nostri figli prendono un’altra strada.

Per favorire il successo dei nostri sforzi, volti ad aiutare i nostri figli a desiderare di camminare rettamente al cospetto del Signore, possiamo porci tre domande:

Uno: cosa insegnamo ai nostri figli? È indispensabile che insegnamo loro il vangelo di Gesù Cristo. «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Giovanni 14:6). Penso che le Scritture siano la fonte principale alla quale potete chiedere aiuto per insegnare ai vostri figli a vivere rettamente.

Dobbiamo aiutare i nostri figli ad acquisire il senso del loro rapporto con il Padre celeste. Essi devono sapere che ogni persona è letteralmente un figlio di Dio, che ognuno di noi viene su questa terra in possesso di un divino diritto di nascita e di un potenziale illimitato. Quando mio nipote aveva quattro anni, a suo padre piaceva molto chiedergli di ripetere il suo nome. Rich gli chiedeva: «Mark, come ti chiami?» Mark si alzava quasi in punta di piedi e rispondeva con un felice sorriso: «Mi chiamo Mark Andrew Broadbent, figlio di Dio». Quando i nostri figli capiscono che il Padre celeste è un Essere reale che ama ognuno di noi e si cura di lui, vorranno naturalmente vivere rettamente.

I nostri figli devono imparare a pregare, in modo da poter comunicare con il Padre celeste. Una madre di mia conoscenza ha insegnato ai suoi figli a pregare dal momento in cui essi cominciarono a pronunciare le prime parole. Non soltanto ella insegnò ad ogni figlio ad esprimere sincera gratitudine per i doni di cui gode, ma anche a cercare la guida del Padre celeste, chiedendoGli specificamente di aiutarli a scegliere il bene.

I nostri figli devono conoscere il principio del libero arbitrio e le conseguenze delle scelte che compiono. Ricordo che quando ero alle medie superiori volevo ritirarmi dal corso di dattilografia perché era troppo difficile per me. Lo odiavo veramente. Implorai i miei genitori di firmare il modulo che mi dava il permesso di rinunciare a quel particolare corso. Mio padre mi spiegò ripetutamente tutti i motivi per cui riteneva che dovessi proseguire quel corso. Egli disse: «È importante continuare a fare quello che si comincia, specialmente quando diventa difficile. Devi lavorare e fare del tuo meglio». Alla fine, davvero esasperato, disse: «Ti ho detto quello che penso, Ruth. La decisione spetta a te. Se lo vuoi veramente, firmerò quel foglio». Dopo una notte insonne, trascorsa lottando contro il desiderio di fare quello che volevo, alla fine decisi di continuare quel corso. Anche se dovetti veramente lottare per continuare le lezioni di dattilografia durante tutto il resto di quell’anno, sono felice del fatto che ritornai sulla mia decisione e sono particolarmente lieta di aver seguito i consigli di mio padre. Egli mi aiutò a capire le possibili scelte. Era chiaro come la pensava sull’argomento, ma non mi obbligò.

Seconda domanda: dove insegnamo ai nostri figli? Il luogo migliore in cui insegnare ai nostri figli il Vangelo è nella casa. Una madre di undici figli una volta mi disse: «Il Vangelo deve impregnare l’aria della nostra casa. I nostri figli devono quasi essere in grado di sentirlo fisicamente. Possiamo fornire loro un ambiente sicuro e comodo, in modo che si sentano liberi di imparare e di sviluppare la loro personale testimonianza».

Insegnamo ai nostri figli in ogni momento che trascorriamo con loro, e penso che dovremmo divertirci insieme a loro mentre lo facciamo! Molte volte al giorno abbiamo la possibilità di insegnare loro mentre passeggiamo insieme, viaggiamo in macchina insieme, lavoriamo fianco a fianco, ci inginocchiamo in preghiera, parliamo attorno al tavolo da pranzo, e anche quando cambiamo i pannolini. Non ci volle molto per rendermi conto, subito dopo la nascita della nostra prima figlia Natalie, che cambiare i pannolini non era una delle mie attività preferite. Così, per sopravvivere a quella tragedia ricorrente, le cantavo gli inni della Primaria per rendere l’esperienza più sopportabile per entrambe. Molto presto il lavoro di routine di cambiare i pannolini diventò per me naturale e non lo trovai più fastidioso.

Tuttavia continuai a cantare a Natalie e al resto dei nostri figli mentre svolgevo le faccende domestiche, poiché mi ero resa conto che molte volte al giorno avevo la possibilità di istruire i miei figli.

Terza domanda: come insegnamo ai nostri figli? Insegnamo mediante l’esempio. I nostri figli impareranno molto più osservandoci vivere rettamente che in qualsiasi altra maniera. I genitori di Blair mostrarono al figlio, con il loro esempio, l’importanza della preghiera. Egli ricorda ancora le molte volte che da bambino camminava lungo il corridoio per raggiungere la stanza dei genitori e li trovava inginocchiati accanto al letto, tenendosi per mano mentre pregavano il Padre celeste.

Insegnamo ai nostri figli a vivere rettamente un passo alla volta, una volta dopo l’altra. Conosco una madre che chiede ai figli che stanno per lasciare la casa paterna di ripetere questa semplice ma possente dichiarazione: «Il Vangelo è vero, io ti voglio bene e sono un figlio di Dio, qualunque cosa accada!» Le parole «Ritorna con onore», scritte su un cartello appeso sopra la porta di una casa, sono un importante memento per tutti coloro che escono da quella porta su come devono ritornare.

I nostri figli reagiscono nel miglior modo possibile quando vengono istruiti con rispetto e affetto. Nell’ottavo capitolo di Moroni il profeta Mormon si preoccupa molto di un dissenso che è sorto tra i membri della Chiesa. Egli ha scritto una lettera contenente preziosi consigli a suo figlio Moroni riguardo a questo argomento. Ma prima di trattare questo problema, Mormon esprime il suo profondo affetto per suo figlio: «Mio diletto figlio Moroni, provo una grande gioia che il Signore Gesù Cristo … ti abbia chiamato al Suo ministero e alla Sua santa opera.

Mi sovvengo ognora di te nelle mie preghiere, invocando continuamente Iddio Padre, nel nome del Suo santo Figliuolo Gesù, ch’Egli voglia, nella Sua infinita bontà e grazia, conservarti nella perseveranza della fede nel Suo nome fino alla fine» (vv. 2-3). Prima Mormon ribadisce il suo affetto per Moroni, poi lo istruisce. Quando i nostri figli sanno per prima cosa di essere amati, sono più propensi ad ascoltare e ad essere istruiti.

I nostri figli saranno meglio in grado di affrontare le difficoltà che troveranno sul loro cammino se sanno che osservando i comandamenti di Dio riceveranno pace e gioia. Mentre viaggiava in automobile con sua madre e la sorella minore, Clara, che aveva soltanto cinque anni, si rese conto che sua madre era profondamente turbata da qualcosa. «Mamma, cosa c’è? Mi sembri triste».

Non volendo entrare nei dettagli dei fatti che la preoccupavano, ma ritenendo di dover confessare alla figlia di essere preoccupata, la madre chiese alla bambina: «Clara, cosa faresti se ti sentissi triste e delusa?»

«Ecco», rispose Clara, e qui ci fu una lunga pausa, «devi fermarti un attimo a pensare. Poi devi pregare per tutto il tempo e leggere le Scritture, specialmente il Libro di Mormon. Devi aiutare le altre persone. Pensa a tutte le cose belle che le persone fanno per te e alle belle cose che hai nella vita, non a quelle cattive». La piccola Clara comincia a capire come si può camminare rettamente al cospetto del Signore.

Dio manda i bambini ai loro genitori terreni che li guidino, istruiscano, proteggano e amino. Oh, teniamo fede a questa sacra missione che Egli ha affidato a ognuno di noi e sforziamoci di ricondurli a Dio lassù.

Prego che Dio aiuti noi genitori a insegnare ai nostri figli a camminare rettamente al cospetto del Signore. Questa è la mia preghiera, nel nome del nostro Salvatore Gesù Cristo. Amen. 9