Natale in primavera
Un anno, la nostra famiglia ha scoperto che il Natale e la Pasqua si possono capire meglio se messi insieme.
Illustrazione di Simona Love
Il miglior Natale della nostra famiglia non fu celebrato il giorno di Natale, ma a Pasqua.
Un anno il Natale fu oscurato dalla preoccupazione per nostro figlio Tanner, che stava lottando in ospedale contro una malattia mortale. Rimase in coma farmacologico per dieci settimane. Dormì per tutto il periodo natalizio.
Gloriosamente, Tanner riguadagnò lentamente le forze e riuscì a tornare a casa in primavera. Con l’avvicinarsi della Pasqua, parlammo del Natale perso da Tanner. Le sue sorelle e suo fratello decisero che meritava di recuperarlo. Pensammo a quanto sarebbe stato divertente trasformare la Pasqua in una doppia festa.
Per prepararci alla festa natalizia di primavera, tirammo fuori una scatola di luci di Natale, preparammo un piccolo albero di Natale e comprammo e incartammo dei regali di Natale per tutti.
La sera prima di Pasqua, la nostra “vigilia di Natale”, indossammo vecchi accappatoi e altri costumi improvvisati per una recita di Natale di famiglia. Nelle Scritture leggiamo dell’angelo che apparve a Maria e a Giuseppe, del loro viaggio a Betlemme, della loro ricerca di un luogo in cui stare e del fatto che non trovarono posto all’albergo.
Leggiamo anche dei pastori che si prendevano cura delle loro greggi di notte, dell’angelo del Signore che apparve loro e di un coro dell’esercito celeste che cantava: “Gloria a Dio ne’ luoghi altissimi, pace in terra fra gli uomini ch’Egli gradisce” (Luca 2:14). Durante la recita, i pastori visitarono la stalla dove i nostri figli erano vestiti come animali da fattoria (quell’anno, la nostra stalla della Natività includeva anche una giraffa!).
La nostra recita di Natale di famiglia non finì lì. Poiché era Pasqua, continuammo a leggere di come il bambino Gesù crebbe di statura, visitò e istruì gli studiosi del tempio, compì miracoli, ministrò al Suo popolo e incontrò i Suoi apostoli in una stanza al piano superiore a Gerusalemme, dove introdusse il sacramento.
Leggemmo con riverenza il racconto di Gesù che entra nel Giardino del Getsemani per iniziare la Sua possente opera espiatoria: soffrire, sanguinare e morire per noi. Poi leggemmo di come risorse il terzo giorno. Egli vinse la morte — la Sua stessa morte e la nostra. Ci venne ricordato che grazie a Lui tutto è possibile.
La mattina di Pasqua, ci svegliammo molto presto. Ci deliziammo del contrasto tra il bagliore delle luci natalizie, brillanti e colorate, e l’oscurità prima dell’alba Aprimmo con entusiasmo i regali e facemmo la nostra consueta colazione natalizia col nostro tradizionale pane speciale natalizio Mentre il sole che sorgeva illuminava il mondo esterno, organizzammo una caccia alle uova di Pasqua e celebrammo la meraviglia della risurrezione. In chiesa, prendemmo il sacramento, che portò la realtà dell’Espiazione del Salvatore nel presente.
Quella “Pasqua di Natale” mostrò a ciascuno di noi in modo più chiaro che il Natale e la Pasqua si possono comprendere meglio se messi insieme. Il Natale, perché è pieno di promesse e la Pasqua perché è piena di promesse mantenute.
Ripensiamo felicemente a questa esperienza perché avremmo avuto Tanner con noi solo per un altro Natale prima della fine della sua missione terrena. Oggi abbiamo fiducia che la nostra separazione da Tanner sarà solo temporanea perché a Natale gioiamo del fatto che “un fanciullo ci è nato” (Isaia 9:5) e a Pasqua ricordiamo — e ricorderemo sempre — che “Egli […] è risuscitato” (vedere Matteo 28:6).