2000–2009
Preservare il potente mutamento di cuore
Ottobre 2009


Preservare il potente mutamento di cuore

Per perseverare fino alla fine, dobbiamo avere il desiderio di compiacere Dio e adorarLo con fervore.

Nel dicembre 1967 a Cape Town, in Sud Africa, venne eseguito con successo il primo trapianto di cuore. Il cuore malato dell’uomo che stava morendo venne tolto e al suo posto venne inserito un cuore sano proveniente da un donatore defunto. Da allora nel mondo sono stati eseguiti oltre settantacinquemila trapianti di cuore.

Il corpo del paziente identifica il nuovo cuore, che ha lo scopo di salvargli la vita, come «estraneo» e inizia ad attaccarlo. Se il corpo venisse lasciato senza controllo, la sua reazione naturale sarebbe quella di rigettare il cuore nuovo e il ricevente morirebbe. I farmaci possono arrestare questa reazione naturale, ma le medicine devono essere prese ogni giorno e con precisione. Inoltre, è necessario monitorare la condizione del cuore nuovo. Saltuariamente vengono eseguite biopsie al cuore nel corso delle quali verranno prelevate piccole particelle di tessuto per esaminarle al microscopio. Se vi sono segnali di rigetto i medicinali vengono cambiati. Se il processo di rigetto viene riconosciuto per tempo, la morte può essere scongiurata.

Sorprendentemente alcuni pazienti si comportano in modo superficiale con il cuore che hanno ricevuto. Ogni tanto saltano le medicine e si sottopongono con minor frequenza ai controlli necessari. Pensano che, poiché si sentono bene, tutto vada per il meglio. Troppo spesso questo atteggiamento ottuso mette il paziente a rischio e ne accorcia la vita.

Un trapianto di cuore può prolungare di anni la vita per chi altrimenti sarebbe morto a causa di un arresto cardiaco. Ma questa non è «l’operazione finale», come è stata chiamata dalla rivista Time nel 1967.1 Quella finale non è un’operazione fisica, ma un «possente mutamento di cuore»2 spirituale.

Grazie all’Espiazione di Cristo e all’obbedienza alle leggi e alle ordinanze del Vangelo, noi ci sottoponiamo a quest’ultima operazione, questo cambiamento spirituale di cuore. Quale risultato delle nostre trasgressioni il nostro cuore spirituale si è ammalato e si è indurito, e ci ha resi soggetti alla morte spirituale e all’allontanamento dal nostro Padre celeste. Il Signore ha spiegato qual è l’operazione di cui tutti abbiamo bisogno: «E vi darò un cuor nuovo, e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; torrò dalla vostra carne il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne».3

Proprio come accade ai pazienti che hanno subito un trapianto di cuore, anche questo possente cambiamento del nostro cuore spirituale è solo l’inizio. Il pentimento, il battesimo e la confermazione sono necessari, ma non bastano. Infatti se vogliamo perseverare fino alla fine dobbiamo prestare al cuore che è mutato spiritualmente una cura uguale, se non maggiore, a quella che viene data a un cuore che è stato trapiantato fisicamente. Solo così facendo potremo essere ritenuti senza colpa nel giorno del giudizio.4

Perseverare fino alla fine può essere difficile per via della tendenza dell’uomo naturale a rigettare il cuore mutato spiritualmente e a permettergli di indurirsi. Non stupisce che il Signore ci abbia avvertito: «… anche coloro che sono santificati facciano attenzione».5

Conosciamo tutti persone che hanno provato questo possente cambiamento di cuore ma in seguito hanno ceduto all’uomo naturale. Hanno trascurato di adorare e di essere devoti a Dio, il loro cuore si è indurito e di conseguenza hanno messo in pericolo la loro salvezza eterna.

La vita delle persone che furono convertite dalla predicazione dei figli di Mosia ci illumina su come è possibile evitare di rigettare il cuore spirituale possentemente mutato. Di loro leggiamo: «… tutti coloro che furono portati a conoscere la verità tramite la predicazione di Ammon e dei suoi fratelli… e si convertirono al Signore non se ne allontanarono mai».6

Come perseverarono con successo sino alla fine? Sappiamo che «si distinguevano per il loro zelo verso Dio e anche verso gli uomini; poiché erano perfettamente onesti e integri in ogni cosa; ed erano fermi nella fede in Cristo fino alla fine».7

Il loro zelo verso Dio rispecchia, probabilmente, il desiderio di compiacere Dio e adorarLo con fervore e passione. Il loro zelo verso gli uomini suggerisce l’interesse ardente di aiutare il prossimo e servirlo. L’essere perfettamente integri e onesti in tutte le cose ci rivela che osservavano le alleanze in modo fermo e non razionalizzavano il loro impegno verso Dio o verso l’uomo. Sappiamo anche che nelle loro case il Vangelo veniva insegnato ai figli. Sappiamo che seppellirono le armi da guerra, per allontanarsi dalle tentazioni.

Devono aver controllato frequentemente le condizioni del mutamento spirituale del loro cuore. Non presumevano semplicemente che tutto andasse bene. Esaminando figurativamente i cambiamenti del cuore, potevano identificare qualsiasi iniziale indurimento o rigetto e curarlo.

Alma il Giovane pone una serie di domande ai contemporanei del popolo di Ammon che in senso figurato fanno una biopsia ai cuori spiritualmente cambiati. Alma chiede: «Se avete provato un mutamento di cuore, e se vi siete sentiti di cantare il canto dellche redime, vorrei chiedervi, potete sentirvi così, ora?»8 Inoltre domanda se sono stati sufficientemente umili, se si sono spogliati dall’orgoglio e dall’invidia e se sono stati gentili con i loro simili.9 Se rispondiamo con onestà a domande come queste, possiamo correggere fin dall’inizio qualsiasi deviazione dal sentiero stretto e angusto e osservare le alleanze con precisione.

Nel 1980, ci trasferimmo dall’altra parte della strada dell’ospedale dove facevo il tirocinio e lavoravo. Lavoravo tutti i giorni, compreso la domenica. Se alla domenica finivo di lavorare alle due del pomeriggio, riuscivo a raggiungere mia moglie e mia figlia e andare in Chiesa assieme a loro per prendere parte alle riunioni che iniziavano alle 14:30.

Una domenica, verso la fine del mio primo anno di tirocinio, sapevo che molto probabilmente avrei finito alle 14:00. Mi resi conto, però, che se fossi rimasto in ospedale solo poco di più, mia moglie e mia figlia sarebbero partite senza di me. Sarei potuto allora andare a casa e schiacciare un necessario pisolino. Mi dispiace dire che feci proprio così. Aspettai fino alle 14:15, mi incamminai lentamente verso casa e mi sdraiai sul divano nella speranza di addormentarmi. Ma non ci riuscivo. Ero turbato e preoccupato. Mi era sempre piaciuto andare in chiesa. Mi chiesi perché quel giorno non sentivo il fuoco della testimonianza e lo zelo che provavo prima.

Non dovevo pensare molto. A causa dei miei impegni, avevo pregato e studiato le Scritture in modo superficiale. La mattina mi alzavo, dicevo le preghiere e andavo a lavorare. Spesso il giorno diventava notte e giorno di nuovo prima che facessi ritorno a casa tardi la sera successiva. Ero allora così stanco che mi addormentavo prima di dire la preghiera o leggere le Scritture. La mattina seguente il processo iniziava di nuovo. Il problema era che non stavo facendo le cose fondamentali di cui avevo bisogno per evitare che il cuore così possentemente cambiato diventasse pietra.

Mi alzai dal divano, mi inginocchiai e supplicai il Signore di perdonarmi. Promisi al mio Padre celeste che sarei cambiato. Il giorno dopo portai in ospedale un Libro di Mormon. Nella lista delle «cose da fare» di quel giorno, e di ogni giorno successivo, c’erano due voci: pregare almeno la mattina e la sera e leggere le Scritture. A volte arrivava mezzanotte e allora dovevo trovare velocemente un posto tranquillo per pregare. Alcuni giorni lo studio delle Scritture era breve. Avevo anche promesso al Padre celeste che avrei cercato sempre di andare in Chiesa, anche se avrei potuto perdere parte della riunione. Nel giro di qualche settimana lo zelo ritornò e il fuoco della testimonianza ardeva nuovamente con ardore. Promisi che, indipendentemente dalle circostanze, non sarei più caduto nella trappola mortale spirituale di trascurare quelle che potevano sembrare piccole azioni e di conseguenza mettere a repentaglio cose di natura eterna.

Per perseverare fino alla fine, dobbiamo avere il desiderio di compiacere Dio e adorarLo con fervore e passione. Questo significa che manteniamo la fede in Gesù Cristo con la preghiera, lo studio delle Scritture, prendendo parte al sacramento ogni settimana e avendo lo Spirito Santo come compagno costante. Dobbiamo aiutare gli altri e servirli attivamente e condividere il Vangelo con loro. Dobbiamo essere perfettamente onesti e integri in ogni cosa, non venire mai a compromessi con le nostre alleanze con Dio o i nostri impegni verso gli uomini, indipendentemente dalle circostanze. Nelle nostre case dobbiamo parlare di Cristo, gioire in Cristo e predicare di Cristo di modo che i nostri figli, e anche noi, sentiamo il desiderio di applicare l’espiazione nella nostra vita.10 Dobbiamo identificare le tentazioni che ci attraggono più facilmente e tenerle lontano, molto lontano. Infine, dobbiamo di frequente fare una biopsia al nostro cuore possentemente cambiato e eliminare qualsiasi segno di indurimento precoce.

Vi prego di considerare lo stato del vostro cuore mutato. Percepite un qualche segno di rigetto quale risultato della tendenza dell’uomo naturale a essere superficiale? Se è così, trovate un posto dove anche voi potete inginocchiarvi. Ricordate: c’è in gioco più della sola vita terrena. Non rischiate di essere privati dei frutti dell’operazione finale: la salvezza eterna e l’esaltazione.

Prego che possiamo spingerci innanzi con fede costante in Cristo e perseverare con gioia fino alla fine.11 Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Nota

  1. «Surgery: The Ultimate Operation», Time, 15 dicembre 1967, 64.

  2. Vedere Mosia 5:2; Alma 5:12–14.

  3. Ezechiele 36:26.

  4. Vedere 3 Nefi 27:16.

  5. DeA 20:34.

  6. Alma 23:6.

  7. Alma 27:27.

  8. Alma 5:26.

  9. Vedere Alma 5:27–30.

  10. Vedere 2 Nefi 25:26.

  11. Vedere Dieter F. Uchtdorf, «Non abbiam ragione di gioire?» Liahona, novembre 2007, 18–21.